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Chimica, biocondizionatori ed integratori dolce Per parlare dei valori dell’acqua, del modo per mantenerli sotto controllo, dei test per le analisi e degli integratori e biocondizionatori .

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Vecchio 10-10-2011, 15:59   #1
Entropy
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Per comodità di lettura (visto il mio rimando iniziale all'altro topic), faccio una sintesi del mio pensiero sull’argomento fosfati.
Riguardo alla solubilizzazione dei fosfati al cambio d’acqua, vorrei precisare che i fosfati che precipitano nel fondo non vengono solubilizzati automaticamente al cambio d'acqua. Anche perchè non è facile solubilizzarli (come Frankys stesso fa notare con la frase citata di “un chimico in un sito americano”: "A short answer to this is that P04's are not very soluble in water, being bound with organic material in sediments").
Se poi per esempio ci sono quantità di ferro libero nell'acqua, questo si lega ai fosfati e li fa precipitare. Stesso discorso se si dosano in vasca fertilizzanti a base di ferro non chelato. Quindi anche il non fertilizzare non porta a ridurre il fosfato in vasca. Perché se alle piante manca un elemento, per la legge del minimo di Liebig, non tenderà nemmeno ad assorbire i fosfati in eccesso (siano essi in acqua che sul fondo). Piante in salute che crescono rigogliose sono (insieme ad una scelta bilanciata della fauna e a cibo ben dosato) l'obiettivo migliore da raggiungere per avere l'abbattimento della concentrazione di fosfati in vasca. Tanto che spesso, in acquari con una ricca vegetazione e una forte richiesta di micro e macro nutrienti, si dosano addirittura azoto e fosforo.
Il pericolo di una solubilizzazione cospicua dei fosfati precipitati in vasca può accadere solo con cambiamenti repentini dei parametri chimici in acqua (da vagliare caso per caso).
Riguardo invece alla rimozione biologica dei fosfati, gli unici in grado di farlo sono i Poly P Bacteria, chiamati anche PAO (Phophorus accumulating organism, organismi accumulatori di fosforo.
In tal caso però, affinchè si abbia un'efficienza significativa dei processi di rimozione potenziata di fosforo (EBPR, Enhanched biological phosphorus removal) da parte di questi batteri, si devono instaurare delle condizioni ALTERNATE di aerobiosi e anaerobiosi, condizioni possibili solo con la costruzione di particolari filtri. Mentre nei normali filtri biologici delle nostre vasche questo non avviene, o avviene in maniera non significativa.
In pratica questi batteri eterotrofi aerobi, normalmente utilizzano per la loro crescita acidi grassi prodotti solitamente da batteri fermentatori. Ma in condizioni anaerobiche non possono farlo, cosicchè (se si trovano in tali condizioni) immagazzinano (ma non utilizzano) gli acidi grassi sotto forma di amidi insolubili (detti PHB, poly-B-hydroxybutyrate). L'energia necessaria per la formazione e lo stoccaggio dei PHB deriva dal RILASCIO, da parte di questi batteri, di ortofosfati (in pratica i fosfati inorganici a noi familiari, PO4--- e loro simili).
Quando poi si trovano in condizioni aerobiche, allora utilizzano l'ossigeno per degradare i PHB e ricavare energia e carbonio per la loro sussistenza e moltiplicazione. Contemporaneamente però alla degradazione dei PHB, catturano e immagazzinano i fosfati (sottoforma di macromolecole) per utilizzare successivamente la loro energia in fase di anaerobiosi e ricostituire così i PHB. Ma poichè l'energia ricavata dalla degradazione dei PHB è maggiore di quella necessaria per stoccare i fosfati, essi accumulano più fosfati di quelli che rilasciano in anaerobiosi. Per di più, la continua alternarnanza di condizioni aerobiche e anaerobiche porta tali batteri ad uno stress fisiologico che li porta ad accumulare più fosfato del necessario. Ed è qui che tornano utili per la rimozione del fosfato in acqua. Da sottolineare IN ACQUA. Perché il fosfato assorbito non viene degradato, ma solo accumulato, sotto forma di fanghi batterici. Sedimento che si deposita sul fondo o deve essere allontanato dalla vasca o dal filtro. Altrimenti potrebbe ritornare in circolo. Ecco infatti che i sistemi di rimozione dei fosfati dall'acqua attraverso tali batteri, prevedono una fase di allontanamento dei fanghi batterici (carichi di fosfati appunto).
I normali filtri biologici delle nostre vasche non lavorano come un filtro antifosfati (costruito ad hoc). Quindi il filtro (come noi lo conosciamo) non può ridurre significativamente la concentrazione dei fosfati accumulati. Mentre è vero che un filtro antifosfati costruito secondo i giusti criteri funziona sicuramente.
Invece, in un acquario "canonico", sono le piante, la fauna equilibrata, il giusto dosaggio di cibo ed i cambi a mantenere bassi i livelli di fosfati in acqua.
Le piante preferenziano di gran lunga l'assorbimento dei fosfati per via radicale, assorbendo i fosfati precipitati nel fondo, tanto che il maggior accumulo di fosforo nella pianta è proprio al'interno delle radici. Le piante comunque possono (se scarseggia nel fondo e/o se viene dosato in acqua) assorbirlo anche per via fogliare (soprattutto le vere piante acquatiche e quelle prive di radici).
Ricordo inoltre che Il fosforo è un macronutriente, insieme a azoto, potassio, zolfo, calcio e magnesio. E rappresenta una percentuale di sostanza secca pari a circa lo 0.2%, quarta come ordine di grandezza tra tutti gli elementi necessari ad una pianta (ad esclusione di carbonio, idrogeno e ossigeno), dopo azoto (1.5%), potassio (1.0%) e calcio (0.5%).
Il fosforo rientra nella composizione degli acidi nucleici (i mattoni del DNA e dell’RNA) e dei fosfolipidi (presente nelle membrane cellulari), nella sintesi dell’ATP e del NADPH (la “moneta” energetica di tutti gli esseri viventi) e nella costruzione di molti enzimi.
Non a caso infatti, i fertilizzanti canonici si basano sulle concentrazioni di NPK (il calcio è più difficile che manchi).
E più la vasca è ricca di piante che crescono velocemente (con relativamente pochi pesci) più si sente la necessità di dosare fosforo in vasca. In vasche molto spinte a livello di vegetazione, solitamente si cerca di tenere un rapporto tra azoto e fosforo di 10:1. Ovviamente i fosfati verranno assorbiti dalle piante solo se in vasca sono presenti tutti gli altri elementi nella giusta proporzione .
Riguardo la differenza di gestione di una vasca priva di piante ed una ricca in vegetazione, è abbastanza risaputo, che una vasca con molte piante è ben gestibile con una frequenza di cambi d'acqua sensibilmente minore rispetto ad una priva di vegetazione (sempre a parità di fattori).
Io ho una vasca senza filtraggio, piena zeppa di piante (fuori e dentro, tra Pothos e Cryptocoryne) e abbastanza popolata di pesci e invertebrati (regolarmente alimentati). Sono due anni che non cambio l'acqua e mai visto nemmeno l'ombra di un fosfato.
In un acquario senza piante invece, i motivi per dei livelli bassi di fosfati sono: pochi pesci, cibo ben dosato, precipitazione nel fondo dei fosfati in eccesso e cambi regolari. Come è anche naturale che una vasca priva di piante, abbia una presenza ed una crescita algale maggiore. Perchè anche le alghe contribuiscono allo stoccaggio dei fosfati.

Ultima modifica di Entropy; 10-10-2011 alle ore 16:45.
Entropy non è in linea   Rispondi quotando
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Tag
dolce , esportazione , fosfati , nellacquario

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