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Vecchio 21-10-2006, 22:41   #1
CanceR
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Malati cronici... acquariofili si nasce!!!

Ragazzi, leggendo un topic sull'acquariofilia-malattia non resisto e metto un articolo di una grande scrittrice-giornalista.... spero di non fare un torto a nesssuno ma non resisto.... spero che non lo abbia già messo qualcuno in precedenza e se fosse successo mi scuso anticipatamente....
Leggetelo tutto perche ne vale la pena... e la storia di noi acquariofili, io mi ci rivedo un casino!!!

Preso gentilmente da acquaplanta... web magazine di plantacquari.

MALATI CRONICI: ACQUARIOFILI SI NASCE
DI STEFANIA ZOCCALI
Avendo ormai incontrato un numero di casi di acquariofilia conclamata superiore a 15, posso forse permettermi anch’io di elaborare una piccola statistica personale.
Nella mia esperienza mi sembra di riconoscere due percorsi diversi lungo i quali si sviluppa la malattia.
La prima modalità è rappresentata dagli acquariofili bambini che mostrano un interesse più che passeggero già durante l’infanzia, dai 6-8 anni in su.
Un mio caro nipotino aveva sviluppato un così forte interesse per gli acquari che riuscì a farsi regalare il suo primo esemplare, di dimensioni tutt’altro che ridotte per un bambino [intorno agli 80 litri], alla tenera età di 6 anni. Ovviamente all’epoca non era in grado di fare tutto da solo, necessitava dell’aiuto degli adulti per i cambi d’acqua ed altri interventi periodici e tendeva a supernutrire quei malcapitati pesci con cui aveva scelto di colonizzare la vasca, ma diventò in breve tempo piuttosto edotto sulle varietà di pesci, sulla temperatura dell’acqua e su altri possibili abitanti da aggiungere di tanto in tanto.
A quell’età però non si riesce ancora a percepire l’importanza di rispettare la natura e le sue leggi [alcuni, ahimè, non se ne rendono conto nemmeno in tarda età]. Si bada piuttosto ad attirare l’attenzione dei grandi inserendo in acquario gli animali e gli arredi più strani [un sintomo questo che purtroppo ricorre a volte anche negli adulti].
Ricordo che una volta quasi contrabbandai una coppia di tartarughine acquatiche che il mio nipotino desiderava tanto e che nella sua città non si riusciva a trovare.
Sguazzanti nella loro acqua, ben chiuse nel sacchetto di plastica infilato in un bagaglio a mano, le tartarughine passarono indenni i controlli aeroportuali e il metal detector, sopportando un viaggio aereo di 1 ora, con gli inevitabili sballottamenti del caso, ed atterrando esauste ma apparentemente soddisfatte della trasferta, pronte ad infilarsi curiose con i loro beauty-case nell’acquario del nipote.
Certo, dal punto di vista estetico un bambino ha poche pretese, adora arricchire il fondo con teschi e scheletri di pirati, finte colonne e imitazioni in scala ridotta di vasi romani, e per quanto riguarda le piante è ancor meno schizzinoso, gli bastano due o tre echinodorus di robusta plastica tinta di verde bottiglia.
La malattia che insorge da bambini, per quanto le mamme cerchino di tenerla sotto controllo distraendo il piccolo paziente con offerte di cuccioli di pitbull, merli indiani, conigli d’angora o furetti - a seconda della moda del momento – e vigilando attentamente per tenere a freno le crisi più acute, è un po’ come l’herpes.
Rispunta fuori non appena le difese immunitarie si abbassano e può riacutizzarsi nell’età matura, risultando particolarmente aggressiva in qualche caso, riconoscibile da sintomi quali il pullulare dei soliti finti reperti antichi nelle vasche di adulti che si ostinano a non riconoscere la gravità del proprio stato, abbandonandosi a comportamenti decisamente infantili [come la tendenza a salutare tutti i pesciolini chiamandoli per nome al mattino prima di uscire, dimenticando regolarmente di salutare la moglie, o il gusto per certi sfondi a tre dimensioni che sembrano usciti dritti dritti da un episodio di Star Wars].
Nella maggior parte dei casi, però, la patologia si manifesta a partire dalla tarda adolescenza [con la ben nota “euforia petulante” che compare intorno ai 16 anni] per risultare poi conclamata nell’età adulta. Infine, in uno sparuto numero di individui i primi sintomi compaiono tardivamente, dopo i 30 anni [la cosiddetta “fase del sogno irrealizzato”].
L’acquariofilo adulto muove i primi passi con estrema prudenza, timoroso di condividere con i familiari quella strana passione nascente, sentendosi quasi un carbonaro mentre attende le ore notturne per cercare di appagare la propria sete di conoscenza attingendo a tutte le fonti che trova.
Spesso si documenta in maniera approfondita prima di scegliere con quale tipo di acquario iniziare la propria avventura. Inizia sfogliando le pagine scolorite di qualche atlante illustrato di pesci ed altri animali acquatici - appartenuto a nonni zoofili o zii estrosi e relegato da tempo immemorabile in un ripostiglio o sulla mensola più alta della libreria, quella che viene spolverata solo il 24 dicembre prima dell’arrivo dei parenti per il pranzo di Natale.
In altri casi si infila furtivamente nella scarna libreria di un centro commerciale mentre la moglie è impegnata a sguazzare fra i flutti insidiosi delle offerte speciali dell’ipermercato.
Dopo aver chiesto timidamente “avete qualcosa sugli acquari?”, il poveretto si ritrova a fissare con aria rassegnata il commesso che gli porge la Nuovissima Guida all’Acquario di Genova. Finalmente, dopo aver spiegato pazientemente che a lui interessano gli acquari da tenere in casa, riesce ad acquistare un paio di libri che sembrano interessanti, solitamente di autori tedeschi dai nomi impronunciabili, nelle cui pagine non vede l’ora di immergersi. Le foto mostrano pesci coloratissimi che sembrano essersi messi in posa per l’occasione sullo sfondo di tronchi o sassi da cui spuntano piante quasi sempre verdi e molto somiglianti ad insalate miste. L’attenzione iniziale del neofita è comunque decisamente incentrata sui pesci e sul tipo di vasca.
In altri casi, soprattutto da qualche anno a questa parte, l’acquariofilo in erba sceglie di documentarsi in Rete. Internet è il posto ideale per trovare ogni genere di informazione, comprese quelle sugli acquari con annessi e connessi. Dopo cena aspetta che la moglie o il marito si siano posizionati davanti alla tele e poi farfuglia con aria distratta, “do un’occhiata alla posta e ti raggiungo,” e si posiziona davanti al PC sperando che il coniuge si abbandoni presto al sonno. Lì, incollato al video, finalmente potrà sfogare le sue curiosità scaricando tonnellate di documenti che passerà diverse notti [o diverse ore in bagno] a leggere.
Anche in ufficio approfitta delle pause o dei momenti di distrazione dei colleghi per curiosare su strani forum, dove gente più o meno esaltata parla in codice usando termini mai sentiti prima, perlomeno nell’ambito dei normali discorsi quotidiani, come “Gh, Kh, macroelementi, PL, T8, T5, lumen, lux, olandese, zen, hightech, lowtech, enteroclisma [!!!]”.
Finalmente, arriva il momento in cui si sente pronto a cominciare. Ha già individuato da tempo la vasca giusta per lui, forse l’ha anche prenotata lasciando un acconto al negoziante, ha scelto un angolo tranquillo della casa in cui posizionarla e si è fatto un’idea del biòtopo [ma a lui viene meglio dire “biotopo”] che vuole riprodurre.
Magari è rimasto colpito dal Malawi e decide di provare a riprodurre quell’ambiente, gli sembra abbastanza facile cominciare con un ammasso di sassi senza troppe pretese e si lancia nella costruzione di un muretto a secco che ricorda quelli che a Pantelleria usano per proteggere i cespuglietti di capperi. Peccato che in un acquario non sia possibile ricreare il vento, quel muretto gli è venuto proprio bene e sarebbe in grado di reggere qualunque bufera [o almeno così crede lui].
Le prime vere difficoltà insorgono con il montaggio e l’installazione del filtro, che è ben più complicato dei filtri da supermercato a cui era abituato quando trafficava con l’acquarietto dei pesci rossi. Cerca di seguire alla lettera le istruzioni della ditta produttrice ma a volte capita che i foglietti o manualetti esplicativi siano tradotti anche in 10 o 15 lingue, fra cui l’afrikaans, il finlandese, l’arabo e il greco moderno, tranne naturalmente l’italiano.
In altri casi il neo-acquarifilo è così concentrato sul tentativo di versare i cannolicchi nell’apposito alloggiamento del filtro che non si accorge di star guardando la figura illustrativa alla rovescia, e quindi colloca perfettamente i cannolicchi nel vano riservato alla spugna e viceversa! Una volta montato il filtro [non si è ancora accorto di aver inserito tutto alla rovescia] lo sistema nella vasca e finalmente inserisce la spina.
Dalla cucina il resto della famiglia lo sente illustrare a voce alta alla stanza vuota le varie fasi del montaggio e infine esclamare esultante: “fatto, adesso lo attacco e guarda come parte bene”. Purtroppo questa frase sarà seguita immediatamente da una serie impressionante di imprecazioni, sovente irripetibili, all’indirizzo del filtro, “brutto figlio di…, ma vuoi partire!… Apriti maledetto bastardo!... Vaff… Acc..!”, non appena si accorgerà che il filtro non va. Di solito per fortuna in questi casi tutto si risolve con la moglie che si affretta a tappare le orecchie dei pargoli, mentre il neofita, finita la serie standard di imprecazioni, ricomincia “pazientemente” tutto da capo.
Un altro tipo di acquariofilo, particolarmente amante del verde, preferirà invece cominciare con un altro “biòtopo”, magari caratterizzato da piante tipiche del Rio delle Amazzoni.
Soddisfatto, dopo una rapida partenza in cui è riuscito a collocare facilmente alcune piantine infilando le radici nel fondo con un dito come ha visto nei disegni scaricati da Internet, deciderà di aggiungere del muschio per creare un angolo caratteristico.
In negozio gli hanno spiegato che esistono varie soluzioni per applicare il muschio sui pezzi di legno, fra cui è possibile usare le retine per capelli. Dopo aver chiesto alla moglie, alla sorella e alla mamma se hanno retine per capelli da regalargli, ed essersi sentito dire che non si usano più da almeno 30 anni [a dire la verità la moglie lo ha fissato preoccupata, credendo di aver capito finalmente come mai passa tutto quel tempo su Internet – “è stanco di me, sarà annoiato dalla routine del nostro ménage e avrà deciso di frequentare l’ambiente dei trans per ritrovare mordente”], decide di ripiegare sul filo di nylon che gli ha prestato suo cugino provetto pescatore.
E lì è il completo disastro. Posiziona il primo pezzetto di muschio sul tronco, vi passa sopra il filo e tenta di fare il nodo tenendo con una mano il muschio e il tronco, con l’altra un capo del filo e con la bocca l’altro. Riesce a fare due nodi ma si accorge che il filo è scivolato fuori dal tronco e il muschio non è fissato. Riprova con un altro pezzo di filo, lo avvolge due o tre volte intorno al legno, stringe bene, fa i nodi e poi si accorge che si è legato un dito sul tronco, lo sfila via e viene via anche il muschio. Al quarto o quinto tentativo, dopo la solita serie di imprecazioni, chiama la moglie, lui tiene il muschio sul tronco, lei avvolge il filo, fa due nodi e…squilla il cellulare, lui fa un movimento brusco e il filo scivola via ancora una volta.
Finalmente la moglie, mentre lui nervosissimo cerca di liquidare l’interlocutore al telefono, blocca il muschio con una mano, fa due giri di filo con l’altra e quando lui torna gli fa mettere un dito sul nodo per stringerlo, riesce a farne un secondo, e…voilà. Il muschio finalmente è a posto!
A questo punto, qualunque tipo di acquariofilo non potrà fare altro che riempire d’acqua la vasca e aspettare ansioso che il filtro maturi per poter aggiungere i pesci. Saranno due o tre settimane di trepidazione, di serate passate a scrutare le piante nella speranza che abbiano attecchito, di montaggi e smontaggi del filtro che continua a non funzionare bene, di continui passaggi in negozio per prenotare i pesci. E poi le prime analisi per vedere se ci sono i nitriti…
Ha ordinato il kit su Internet. E’ una confezione degna dei più avanzati laboratori di ricerca svizzeri, gli è costata un’iradiddio ma ne valeva la pena. Le prime analisi non lo convincono, le ripete due o tre volte per essere certo che i reagenti funzionino, i nitriti sembrano altissimi, eppure sono già passate due settimane! Una sera torna a casa con un altro kit di un’altra marca, molto meno costosa. Riprova… e i nitriti sembrano spariti.
E’ il panico, non sa più se fidarsi del kit costoso ma pessimista o di quello economico e fortemente ottimista. Riguarda bene i parametri di quest’ultimo e si accorge che il colore di riferimento è diverso da quello del kit costoso, la presenza dei nitriti è indicata in verde anziché in rosa.
Niente da fare, quei bastardi ci sono ancora e ci resteranno per un bel po’, a malincuore deve rassegnarsi ad aspettare ad inserire i pesci, il cui arrivo tutti in famiglia, nel condominio e in ufficio ormai aspettano come un vero evento, altro che quella noia del Festival di Sanremo!.
Infine il momento tanto atteso arriva. L’acquariofilo porta a casa tre sacchetti con alcuni fragili otocynclus, qualche gambero dai tratti inquietanti e una simpatica colonia di rasbore. Alcuni dei primi arrivati moriranno quasi subito per cause naturali o per lo shock di essere stati buttati in vasca senza la necessaria fase di acclimatazione, lui darà la colpa al negoziante che tiene pesci malaticci, poi chiederà ripetutamente alla moglie se mentre puliva i mobili ha spruzzato del Pronto o del Vetril nell’acquario, infine se la prenderà con se stesso per aver trascurato per qualche microsecondo di controllare i parametri della vasca, mettendo così a rischio la vita dei preziosi [e costosi] animaletti.
Passeranno altre settimane di controlli, nuovi inserimenti ed eradicazioni di piante decedute tristemente per motivi misteriosi, ma nel frattempo il nostro neo acquariofilo avrà acquisito sicurezza e comincerà ad affacciarsi sui forum con una certa baldanza, chiedendo spiegazioni a destra e a sinistra. In questa fase della malattia il Nostro ispira tenerezza, chiede consigli e pareri agli esperti, prova a seguire alla lettera tutti i protocolli che gli sembrano affidabili, è affascinato dalle discussioni che infiammano i forum su argomenti ancora a lui semisconosciuti, come il fondo con o senza torba, l’estimative index - una teoria affascinante di cui ha sentito parlare ma che non osa ancora mettere in pratica – le percentuali di CO2, e soprattutto le LUCI.
Ha scoperto che il benessere delle piante dipende in massima parte dalle luci e gli si è aperto un mondo. Comincia a borbottare di tubi fluorescenti, T5 e T8, passa ore curiosando nei negozi di elettricità e dopo qualche mese entra decisamente nella fase conclamata della malattia.
Un giorno la moglie tornando a casa lo trova intento a trafficare sul coperchio dell’acquario che giace rovesciato sul tavolo di cucina, fra pezzi di metallo, cacciaviti, seghetti ed altri attrezzi normalmente in uso ad elettricisti, falegnami e lattonieri.
Ha deciso di cambiare le lampade della sua vasca dietro suggerimento di un esperto del forum che lo ha fatto molto prima di lui con ottimi risultati. Gli esiti potranno essere i più svariati, a seconda della poca o molta abilità manuale, ma certamente la polvere di metallo, i pezzi di filo elettrico e di fascette in plastica ed altri residui di questo intervento continueranno ad emergere da dietro i mobili per diverso tempo, ad ogni passata di aspirapolvere….insieme a qualche cadavere di gambero o altro abitante di acquario che periodicamente decide di suicidarsi saltando fuori dalla vasca quando l’acquariofilo è occupato altrove.
A questo punto bisognerà accettare il fatto che ormai non è più possibile tornare indietro, la malattia si sta cronicizzando. Certo, molto dipenderà anche dalla pregressa abilità dell’acquariofilo nel campo del bricolage. Chi non è particolarmente portato per l’elettricità o la chimica si limiterà ad acquistare prodotti finiti o ad ottenere l’intervento di dilettanti più esperti per apportare ai propri apparati le modifiche desiderate. I bricoleur invece cominciano a piccoli passi e non smettono più.
Questo genere di acquariofili adora lanciarsi sempre in nuove avventure e ognuno ha una o più specialità. C’è chi è bravissimo a costruirsi i filtri partendo da un semplice contenitore in plastica, preferibilmente le vaschette vuote di note marche di gelato o i contenitori di scamorze affumicate. Chi monta e smonta lampade di ogni genere, prelevando abat-jour dai comodini della camera da letto e faretti colorati dalle scrivanie dei figli e cercando di assemblare pezzi sparsi creando originali abbinamenti, fino ad ottenere uno strano obbrobrio incandescente con il classico groviglio di fili tenuti insieme con lo scotch, e tutto per assicurare il grado di luminosità ideale a quella piantina posizionata nell’angolo a destra in fondo alla vasca.
Qualcuno arriva addirittura al punto di costruirsi le vasche da solo, e sogna di farle sempre più grandi. L’ideale sarebbe riuscire a trasformare in un acquario il salotto di casa, se solo il vicino del piano di sopra gli vendesse l’appartamento! In questo modo potrebbe aprire una botola nel soffitto del salotto, da cui entrare nella vasca con pinne e maschera per la necessaria manutenzione. Quanti sogni accendono le giornate e le notti di un acquariofilo conclamato!
Molti, più modesti, si accontenterebbero di avere a disposizione una cantina vuota, un luogo tutto loro da riempire di vasche, bombole di CO2, pompe peristaltiche [cosa diavolo saranno mai?], microscopi, macchine fotografiche e videocamere perennemente montate su treppiedi per osservare e riprendere ogni momento di crescita dei loro beniamini del regno animale e vegetale.
Un altro pericoloso segnale della gravità della malattia è dato dal graduale cambiamento di prospettiva in base alla quale l’acquariofilo considera dei singolari colonizzatori degli acquari, le LUMACHE.
Nei primi tempi le lumache sono considerate esclusivamente alla stregua di un qualunque altro parassita, un flagello da eliminare. Immagino che con frequenza periodica ogni negoziante di prodotti per l’acquariofilia si trovi davanti qualcuno che con un certo imbarazzo gli dice: “ho la vasca piena di lumache, cosa posso fare?” Per l’acquariofilo con poca esperienza le lumache sono ancora un fastidio, uno sgradevole effetto ottico che rovina l’armonioso abbinamento piante-pesci. Non è carino vedere quegli esseri viscidi scivolare sui vetri che lui tenta disperatamente di tenere puliti, o lanciarsi in furiosi accoppiamenti sulle foglie di una piantina fatta attecchire con tanta fatica. E dato che la moglie/compagna/fidanzata è assolutamente d’accordo sul fatto che “quegli insetti schifosi” vadano eliminati al più presto, nei primi tempi lui ci prova, convinto che si possa davvero debellarle.
Su consiglio del negoziante alcuni ricorrono a prodotti chimici, che in breve le fanno effettivamente sparire. Dopo qualche tempo però, al primo inserimento di nuove piante potrete scommettere che qualche lumachina ricomparirà, e questi pazienti animaletti ci mettono ben poco a riprodursi in massa, nonostante la proverbiale lentezza [ma avete mai notato con quanta rapidità una lumaca si sposta lungo una parete di un acquario? Altro che “lumache”, sono dei bolidi!!].
Nel frattempo la forma mentis dell’acquariofilo alle prime armi sarà già cambiata, e il soggetto avrà iniziato a sviluppare interesse anche per questi abitanti precedentemente poco graditi.
Riproverà a ridurle di numero solo quando sono troppe, ma in questa seconda fase non userà più il prodotto chimico, bensì le mani. Inizierà a schiacciarle fra le unghie come si fa in campagna quando si spulciano i gatti, e la moglie, tutt’altro che contenta di vedere come lui ha deciso di risolvere il problema, finirà per chiedergli mille volte al giorno se si è lavato le mani, nel terrore che qualche residuo più o meno mucoso le si depositi su qualche parte del corpo ogni volta che lui si azzarda a farle una carezza.
Col passare delle settimane, però, l’acquariofilo, sempre più preso dalla sua passione, inizierà inevitabilmente a considerare amiche quelle “simpatiche lumachine che mi liberano dalle alghe”, e si guarderà bene dal cercare di eliminarle.
A quel punto le lumache si saranno guadagnate un posto d’onore nella scala delle priorità dell’appassionato, scendendo precipitosamente in basso in quella del gradimento per molte compagne di vita. Mentre lui è occupato a contare le bolle di C02, lei non potrà fare a meno di notare i gusci di lumaca che regolarmente compaiono nella zona intorno alla vasca.
Gli ha ripetuto mille volte che non vuole lumache in giro per la casa ma lui continua a dire che è impossibile, perchè non possono vivere fuori dall’acqua, eppure…mistero…quasi ogni giorno lei trova uno o due gusci sul piano del mobile che sorregge l’acquario, o sul pavimento. Lui spiega che sicuramente le poverine, spinte dalla curiosità, avranno cercato di arrampicarsi fino al bordo della vasca e saranno precipitate fuori, nel mondo crudele, ma non c’è da preoccuparsi, perchè muoiono all’istante, si dissolvono come un vampiro centrato da un crocefisso.
Sono tutte spiegazioni poco credibili, lei lo sa bene, ma lui purtroppo è ormai vittima della malattia che intacca pian piano la sua capacità di ragionare a mente fredda, impedendogli di riconoscere obiettivamente lo stato delle cose. Non c’è molto da fare di fronte all’acquariofilia conclamata, se non stare vicini alla persona malata ed assecondarla per quanto è possibile, cercando di limitare i danni ed impedendogli soltanto di allargarsi troppo, altrimenti si rischia di trovarsi vasche su ogni superficie piana della casa, compreso il tavolo da pranzo e la spianatoia dove siete abituate a tirare la pasta fatta in casa.
Tanti altri aspetti caratterizzano le fasi adulte della malattia, fra cui uno in particolare, il piacere dell’acquariofilo di PARLARE della sua passione. Questo argomento però richiede una trattazione a parte che mi riservo di approfondire in futuro.
Per ora mi limiterò a concludere avvisando le malcapitate ancora ignare di certi risvolti che prima o poi un acquariofilo cronico, sempre desideroso di coinvolgere la propria partner in quest’avventura, finirà inevitabilmente per chiederle orgoglioso: “hai visto che cambiamento pazzesco, come crescono bene le piante adesso che abbiamo i 6500 gradi Kelvin?”
E la compagna fedele penserà che il suo uomo ha finalmente deciso di cambiare il frigorifero [era da tempo che pensavano di farlo] sostituendolo con un glorioso Kelvinator!
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Luca aka Loko47
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Vecchio 22-10-2006, 03:41   #2
simo86
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bellissimoooooooooooooooooooo
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Vecchio 22-10-2006, 07:59   #3
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Ciao, Marco

IL MIO ACQUARIO http://acquariofilia.biz/album_pic.php?pic_id=2525
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Vecchio 22-10-2006, 09:40   #4
lucry
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è andata proprio cosìììììììììììììììììì!!!!!!!!!!!!!!
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Vecchio 22-10-2006, 10:21   #5
CanceR
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beh la giornalista è chiaramente nella fase conclamata per come parla con cognizione di causa
E siii e malata pure lei!!!
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Vecchio 22-10-2006, 11:01   #6
anna62
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beh la giornalista è chiaramente nella fase conclamata per come parla con cognizione di causa
E siii e malata pure lei!!!
se non sbaglio è la moglie di Dario Schelfi quello che scrive (o responsabile) di acquaplanta ...molto bello e divertente comunque ed è tutto veroooooo
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E' sempre viva questa nostalgia di te.....ovunque sei...mi manchi...(R.Zero)...ciao scimmietta...
anna62 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 22-10-2006, 11:12   #7
CanceR
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beh la giornalista è chiaramente nella fase conclamata per come parla con cognizione di causa
E siii e malata pure lei!!!
se non sbaglio è la moglie di Dario Schelfi quello che scrive (o responsabile) di acquaplanta ...molto bello e divertente comunque ed è tutto veroooooo
Naaaa davvero?!?!?!? la moglie!?!?!??
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Vecchio 22-10-2006, 11:23   #8
xmrdieselx
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se scriviamo qui siamo tutti malati...
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e fra poco le tartarughe!!!
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Vecchio 22-10-2006, 11:25   #9
milly
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sì bello soprattutto questo

L’ideale sarebbe riuscire a trasformare in un acquario il salotto di casa, se solo il vicino del piano di sopra gli vendesse l’appartamento! In questo modo potrebbe aprire una botola nel soffitto del salotto, da cui entrare nella vasca con pinne e maschera per la necessaria manutenzione. Quanti sogni accendono le giornate e le notti di un acquariofilo conclamato!
Molti, più modesti, si accontenterebbero di avere a disposizione una cantina vuota, un luogo tutto loro da riempire di vasche, bombole di CO2, pompe peristaltiche [cosa diavolo saranno mai?], microscopi, macchine fotografiche e videocamere perennemente montate su treppiedi per osservare e riprendere ogni momento di crescita dei loro beniamini del regno animale e vegetale.
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Vecchio 22-10-2006, 11:26   #10
CanceR
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