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Vecchio 15-08-2007, 20:53   #21
SJoplin
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luciafer, bisognerebbe sapere la misura dei rivetti per avere un termine di paragone sulla differenza

poi c'è pure il delta tra negozio e catena di distribuzione che sposta.

i cinesi, casi estremi a parte, hanno un costo del lavoro che è decisamente inferiore a quelli delle altre nazioni e una qualità diciamo così-così.

io compero volentieri un prodotto cinese se so che effettivamente lo è; il problema è che spesso e volentieri paghiamo dei cinesi a un prezzo occidentale e questo mi piace meno.

lo spauracchio cinese per le economie occidentali lo vedo come un problema relativo, anzi, ragionando da consumatore penso che in un qualche modo contribuiscano a tenere bassi i prezzi. il problema grosso (sempre secondo me, ovvio...) è che i fabbricanti hanno trovato come soluzione più comoda spostare le produzioni nei paesi a economia emergente, piuttosto che adottare delle economie di scala nei rispettivi paesi. e i posti di lavoro scarseggiano sempre di più... indipendentemente dai cinesi.
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Vecchio 15-08-2007, 22:29   #22
luciafer
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Originariamente inviata da sjoplin
luciafer, bisognerebbe sapere la misura dei rivetti per avere un termine di paragone sulla differenza .........
sjoplin, se rileggi bene quello che ho scritto vedrai che il termine di paragone era specificato.

Comunque ribadisco, erano della stessa misura.
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Vecchio 15-08-2007, 22:40   #23
SJoplin
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luciafer, di solito leggo bene prima di rispondere a un post. se ho chiesto la misura è perchè 0,90 per 50 pezzi mi sembra poco per dei rivetti a strappo che suppongo siano in alluminio.. comunque non ha importanza, non è questo che sposta il senso del post.
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Vecchio 15-08-2007, 23:03   #24
luciafer
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Originariamente inviata da sjoplin
luciafer, di solito leggo bene prima di rispondere a un post. se ho chiesto la misura è perchè 0,90 per 50 pezzi mi sembra poco per dei rivetti a strappo che suppongo siano in alluminio.. comunque non ha importanza, non è questo che sposta il senso del post.
Infatti non cambia il senso, ma neanche avrei fatto il paragone se i due prodotti erano diversi. Visto che li uso, saprò pure vedere le differenze, non ti pare?
I prodotti erano uguali, unica differenza la quantità e il prezzo.
Se sei ancora scettico te ne mando volentieri una confezione così potrai toccare con mano.
Comunque, secondo me, il prezzo assurdo non sono i 90 centesimi per i 50 pezzi ma i 3,60 euro per 20 pezzi, 18 centesimi per un chiodo e un po di alluminio sono veramente tanto. Non credi?
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Vecchio 15-08-2007, 23:26   #25
SupeRGippO
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luciafer, secondo me invece la cosa ASSURDA e' quello che accade in Cina
SupeRGippO non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 16-08-2007, 08:17   #26
luciafer
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Originariamente inviata da supergippo
luciafer, secondo me invece la cosa ASSURDA e' quello che accade in Cina
Pienamente daccordo supergippo, però diciamo pure che molte di quelle cose che accadono in Cina fanno comodo a parecchi. O no?
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Vecchio 17-08-2007, 08:04   #27
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Originariamente inviata da supergippo
io sono contento quando leggo queste cose...
e non perche' mi piace ridere delle disgrazie altrui... ( il cinese della fabbrica si e' suicidato )... ma sono contento perche' questi ZOZZI dei Cinesi combattono una concorrenza sleale a livello mondiale...
Sono sicuro che tutti sappiate che il loro COMUNISMO prevede che a lavorare nelle fabbriche siano i detenuti nei LAOGAI... e quindi lavoratori a COSTO ZERO e praticamente schivizzati.

Se volete farvi una idea su cosa sia un LAOGAI date una letta qui...

http://it.wikipedia.org/wiki/Laogai

http://www.ecn.org/filiarmonici/cina-030715.html

Nei laogai non esistono diritti per i detenuti e quelli che devono essere giustiziati, subito dopo la morte subiscono il totale espianto degli organi e vengono cremati senza neppure il diritto ad un misero funerale....
Ovviamente le famiglie non vengono nemmeno avvisate....

ECCO PERCHE' SONO CONTENTO QUANDO LE DITTE CHE SI RIVOLGONO A LORO SCHIATTANO -04
Carissimo Gippo,

affermare che in Cina il sistema produttivo si sostiene sulle spalle dei detenuti è quantomeno un po' audace.

Già una breve riflessione sui numeri di quel Paese, dovrebbe indurre il prudente osservatore a dubitare che un'economia di tali dimensioni possa anche solo lontanamente essere vincolata, e addirittura favorita, dall'impiego di prigionieri.

Sarebbe un po' come affermare che gli Stati Uniti sostengono la loro produzione grazie allo sfruttamento del lavoro forzato che, come noto, ancora vige da quelle parti.

La Cina è un paese complesso, dotato di risorse notevoli, e di un'organizzazione che fa i conti con numeri ai quali altri paesi non sono abituati.

Spesso si parla della Cina portandola ad esempio nel campo della negazione dei diritti umani, dello sfruttamento, di ogni nefandezza.

La mia personale opinione, supportata dall'aver visitato quel Paese e dall'averci avuto rapporti di lavoro proprio in campo economico per diverso tempo, è che alla base di tante considerazioni ci sia una neanche troppo ben celata ostilità di natura politica.

L'estremo oriente, e non solo l'estremo oriente, è pieno di stati ove i diritti umani sono decisamente meno garantiti che non in Cina, ma nessuno se ne cura in modo particolare. E non perchè tali paesi siano economicamente poco rilevanti. Basti pensare all'India, fedele alleato di molti Paesi occidentali.

Quello che disturba molti è che la Cina è un paese comunista.

Inutile negarlo. E disturba molto perchè, paradosso dei paradossi, dopo decenni in cui il comunismo ha prodotto drammi e tragedie, fornendo in cambio solo stabilità e sopravvivenza, ora ha cambiato marcia e naviga a gonfie vele. Lo fa sulle spalle dei poveracci? Comodo pensarlo. Suggerisco un bel viaggetto, magari nelle parti rurali del paese, per farsi una propria idea.

Intendiamoci: qui nessuno afferma che il lavoratore cinese goda di livelli di tutela paragonabili a quelli di alcuni paesi occidentali (anche se limiterei la considerazione ai soli paesi europei), ma si vuole solo far notare come un'economia di quelle proporzioni non può essere liquidata come parassitaria, frutto dell'abuso o figlia della delocalizzazione.

In Cina si vive il boom, anche fra il popolo. Aumenta il tenore di vita, soprattutto nelle città, come sempre accade quando il Pil aumenta a quei tassi. Il Paese vola.

I diritti umani sono spesso legati al benessere. L'augurio è che la Cina, proseguendo su questa strada, modifichi, come in alcuni casi ha già fatto in passato, la propria condotta in punto di diritti umani e tutela dei lavoratori.

Per quel che riguarda noi, se veramente vogliamo competere sul terreno di scontro che noi stessi abbiamo scelto, cioè il mercato, sarà meglio che cominciamo a rimboccarci le maniche e a farci venire qualche idea, invece che cercare giustificazioni talvolta piuttosto strumentali e fumose.

A presto

PS: Gippo, poi quella sera non sono andato a pesca, altrimenti ti avrei chiamato. Ci sentiamo presto. Ciao
condormannaro non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 17-08-2007, 08:54   #28
TuKo
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Faccio una piccola premessa(ammettendo il mio esser prevenuto) io penso fortemente che quando un cinese e/o giapponese(che pur avendo culture differenti come lo è l'inclinazione degli occhi,sono molto simili come filosofia comportamentale) ti fa l'inchino di rivenreza,in realtà stia solo facendo stretching ai lombari,perche da li a poco ti si inc..a.Detto ciò mio caro condormannaro, penso che ti stai infilando in un qualcosa che sia difficilmente difendibile,per quanto tu possa esser preparato in questa direzione.
Sicuramente estremizzare il concetto, che tutta la lora economia è basata(quindi vincolata) sulla loro popolazione detentiva è errato,ma è fuor di dubbio che un pesante apporto di quest'ultima c'è.
La Cina purtroppo(per noi) adotta un sistema di produzione che viola palesemente ogni regola del buon lavoro(es.:vedi orario,ferie,ect..ect....),questo ne fa un leader per quello che riguarda il lavoro di manovalanza(n.d.r visto che, anche altri paesi del sud-est asiatico adottano questa filosofia mi viene da pensare che sia un qualcosa che esula dall'esser cinese).Ovviamente questa loro "filosofia" va a discapito degli altri paesi, che hanno una regolamentazione del lavoro consona all'individuo.
Quello che di cui stiamo parlando è una delle tante caratteristiche per cui questo paese si sta rendendo antipatico agli occhi del mondo.Ovviamente evito la loro citazione in quanto porterebbero fortemente il 3d OT,mi basta pensare che sia ben chiaro il concetto di "pluralità di antipatie"(concedimi il termine).
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Vecchio 17-08-2007, 09:21   #29
SJoplin
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ti fa l'inchino di rivenreza,in realtà stia solo facendo stretching ai lombari,perche da li a poco ti si inc..a..
questa me la devo scrivere da qualche parte..troppo forte!
SJoplin non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 17-08-2007, 09:38   #30
condormannaro
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Faccio una piccola premessa(ammettendo il mio esser prevenuto) io penso fortemente che quando un cinese e/o giapponese(che pur avendo culture differenti come lo è l'inclinazione degli occhi,sono molto simili come filosofia comportamentale) ti fa l'inchino di rivenreza,in realtà stia solo facendo stretching ai lombari,perche da li a poco ti si inc..a.Detto ciò mio caro condormannaro, penso che ti stai infilando in un qualcosa che sia difficilmente difendibile,per quanto tu possa esser preparato in questa direzione.
Sicuramente estremizzare il concetto, che tutta la lora economia è basata(quindi vincolata) sulla loro popolazione detentiva è errato,ma è fuor di dubbio che un pesante apporto di quest'ultima c'è.
La Cina purtroppo(per noi) adotta un sistema di produzione che viola palesemente ogni regola del buon lavoro(es.:vedi orario,ferie,ect..ect....),questo ne fa un leader per quello che riguarda il lavoro di manovalanza(n.d.r visto che, anche altri paesi del sud-est asiatico adottano questa filosofia mi viene da pensare che sia un qualcosa che esula dall'esser cinese).Ovviamente questa loro "filosofia" va a discapito degli altri paesi, che hanno una regolamentazione del lavoro consona all'individuo.
Quello che di cui stiamo parlando è una delle tante caratteristiche per cui questo paese si sta rendendo antipatico agli occhi del mondo.Ovviamente evito la loro citazione in quanto porterebbero fortemente il 3d OT,mi basta pensare che sia ben chiaro il concetto di "pluralità di antipatie"(concedimi il termine).
Gentile Tuko,

che in Cina, come (e probabilmente meno che) in altri paesi, la posizione del lavoratore non goda delle medesime tutele di cui gode in occidente, è questione fuori discussione.

Quello che mi preme fare è solo stimolare la riflessione, mia e altrui.

Il mio sospetto, ma probabilmente dovrei parlare di fondato sospetto, è che tutta questa attenzione, questa "antipatia", come giustamente la definisci, questa forte disinformazione, tutt'altro che casuale, sia dovuta al fatto che, per la prima volta, un Paese comunista ci pesta i piedi sul nostro terreno. Se la Cina non fosse comunista, se avesse mandato i suoi contingenti in Iraq, se scattasse sugli attenti ogni volta che gli Stati Uniti chiamano, qualcosa mi dice che la sua immagine, a parità di condizioni, sarebbe ben diversa.

Del resto Cuba non ha mai preoccupato nessuno. Lo Yemen men che meno. L'Unione sovietica sì, ma per motivi diversi. Non scendeva sul nostro campo, ma operava in modo completamente avulso, separato.

La Cina invece, colpo di scena, opera di fino, lavora di fioretto. Ci spiazza. Resta infatti comunista, ma cresce economicamente, e lo fa migliorando la vita dei propri cittadini, e non a loro discapito (non ci vuole molto per verificare, basta farsi un viaggetto e leggersi qualche testo per avere un'idea su come si viveva in passato - suggerisco per chi fosse interessato il libro "Cigni selvatici" di Jung Chang, che nonostante il pessimo titolo, e l'impostazione antiregime, rende bene l'idea di quello che è stata la Cina, per poterla poi confrontare con la situazione attuale).

E soprattutto, orrore degli orrori, osa scendere sul nostro terreno. Sfidarci sul nostro campo, facendoci sfrontatamente concorrenza (certamente sleale per molti versi, ma è leale alimentare il proprio sistema produttivo con l'approvvigionamento di materie prime indispensabili attraverso campagne belliche o favorendo l'instaurazione di dittature compiacenti, oppure non aderendo a protocolli internazionali di tutela dell'ambiente, in modo da non limitare le emissioni inquinanti dei propri impianti - vedi Kyoto?)

Questo, in un mondo che ha condannato il comunismo alla dannazione eterna, è inaccettabile, insostenibile ed intollerabile. Occorre una spiegazione. Qualunque, pur di fugare dalle nostre menti anche solo il remoto pensiero, la balzana idea, che un sistema del genere possa funzionare. Ed ecco che i tipici drammi dei paesi in ritardo di sviluppo (civile), comuni a decine di altri stati, diventano secondo questo curioso modo di pensare l'unica ragione di un successo: le condanne a morte, lo sfruttamento del lavoro, i lavori forzati, i reati di opinione.

Tutto pur di non riconoscere che il mostro rosso, il comunismo, possa avere in qualche misura successo, possa in qualche modo contribuire, in un paese enormemente grande e popolato, al miglioramento delle condizioni di vita di un popolo. E' una cosa che non si può non solo dire, ma neanche pensare.

Alla massa bisogna dare delle spiegazioni semplici, di pronto uso e consumo, facilmente replicabili e diffondibili. Spiegazioni di moda che, come tutti gli inganni popolari, hanno una parte di verità: la compressione dei diritti umani, i limiti alle nascite, il regime penale ecc.

La Cina è un posto curioso, con forze innovative e forti spinte conservative. La tendenza sembra tuttavia quella dell'impiego di un sistema produttivo diverso, e certo non solo per gli aspetti normativi riguardanti il lavoratore, per raggiungere il fine ultimo di ogni paese: il migliioramento delle condizioni di vita della gente.

Si stanno avvicinando piuttosto rapidamente a quelle che per noi sono tradizioni, nemmeno tanto vecchie.

In Cina esiste un forte turismo. La gente va in vacanza. A milioni. Si compra i cellulari, comincia a comprarsi le macchine. Va in discoteca. Non muore di fame.

E' vero che queste cose in un paese normale dovrebbero essere scontate. In questo caso però stiamo parlando di un paese con oltre un miliardo di abitanti. Già solo impostare un sistema di produzione che li possa sfamare, è impresa titanica.

Noi siamo abituati a ragionare su altri numeri. Su altri problemi. Occorre elasticità e riflessione per avvicinarci e capire.

Una volta Mao disse ad Andreotti una frase rimasta nella storia, e che esemplifica la particolarità del pianeta Cina: " Il problema è che se anche avessi il consenso del 99% della popolazione, rimarrebbero ben 10 milioni di scontenti".

Con quei numeri, occorre cautela.

La tutela dei lavoratori, a dir poco sacrosanta ed auspicabile, verrà con il tempo. Come è normale ed inevitabile che sia. Già oggi le condizioni del lavoratore cinese sono enormemente migliori non solo di quelle dei tempi del "grande balzo in avanti", o della "rivoluzione culturale", ma anche di soli dieci anni fa.

Pretendere addirittura che oggi la tutela sia simile alla nostra, mi sembra francamente fantasioso e scollato dalla realtà. Come se poi noi avessimo secoli di tradizione garantista alle spalle, quando fino a settanta anni fa avevamo un regime che prevedeva le corporazioni e non i sindacati, e fino al 1970 non esisteva lo Statuto dei lavoratori.

La Cina non è un'ostacolo al nostro sviluppo ma, anzi, un'occasione ghiotta, per chi ha la lungimiranza di coglierla, per avere un nuovo enorme mercato di sbocco a dei prodotti, i nostri, che hanno oramai saturato i propri mercati di riferimento. Diversificare, affrontare nuove sfide, aprirsi invece di additare.

Devo dire che al MEF (Ministero Economia e Finanze) e al MSE (Ministero Sviluppo Economico) sembrano averlo capito. Vedremo se ne saranno capaci.

Del resto, se veramente si auspica un miglioramento delle condizioni di lavoro in Cina, come in tanti altri paesi con problemi ben peggiori, la via maestra non credo sia la criminalizzazione, spesso motivata da riserve politiche o ideologiche, e altrettanto spesso falsa, ma la condivisione, l'apertura, la collaborazione.

Per capirci: se la Mattel, tanto per essere d'attualità, apre uno stabilimento in Cina ed applica condizioni migliori degli altri ai propri dipendenti, e poi lo fa anche la Microsoft, e la Philips ecc, si innescherà con il tempo un processo inarrestabile di miglioramento.

Seppur con qualche resistenza, con qualche approfittamento tipicamente occidentale, e con qualche abuso tipicamente orientale, é ciò che sta già accadendo...

A presto
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