Lozzio 3: le misure non contano (però…)
Spesso il novello possessore di acquario guarda la vasca appena portata a casa e può chiedersi: “chi ci metto dentro?” , in tale caso ha più di qualche speranza di approdo su
www.acquaportal.it e
www.acquariofilia.biz e di diventare un acquariofilo.
Oppure può abbracciare il lato oscuro della forza e chiedersi: “quanto pesce può starci?” (ribadisco “quanto”). E da lì parte la metamorfosi in cuggino. Difatti al futuro cuggino interessa già un'unica cosa: lui vuole riempire l’acquario. Letteralmente! Ma tanto tanto!!! Ma colmo eh!!!
Anche Lozzio, in quanto primo tra i cuggini si pose in tempi antichi questa domanda e, salendo in piedi sopra una boccia pagata 9e 99 con piantina finta in omaggio, disse: “Quanto pesce mettere in vasca deve avere una serie di regole! mica siamo dei selvaggi, e le regole, le farete voiiiiiiiiiiiiiiiii”. Standing ovation di cuggini. Gente che si strappa i capelli. Un motorino vola dal secondo anello. Tutti in piedi sul divano. Lozzio ha centrato il punto. E se ne compiace. I cuggini sanno cosa vogliono sentirsi dire.
Interrogò quindi i vari cuggini, riuniti seduti in cerchio: “ dunque cosa volete?”. Raccolte le ordinazioni (“voi cosa volete?”, è una domanda ambigua, sempre!), si passò alla tempesta di idee… che trattandosi dei cuggini ha sempre un certo spessore.
Cuggino Giuda ribadì che nessuno dei presenti vuole osservare i comportamenti di quei cosi in acquario: “Lozzio, tanto sono pesci! cosa vuoi sappiano fare!”, ma insistette sul volere una serie di regole (ovviamente fatte e finite a suo comodo) per sapere quanto pesce mettere. O meglio per giustificare cosa avevano messo.
Trenta denari, per sette amari, un marsala grazie, e il tradimento a millenni di evoluzione ittica era compiuto.
Lo studio di tale regole richiese secoli e secoli di tentativi e una raccolta imponente di cugginate di cuggini autorevoli, di cui citerò le tre più importanti.
Premetto che Lozzio già da allora non concepisce che i pesci abbiano alcuna esigenza specifica.
Per Lozzio è irrilevante che con “pesce” si accomuni una varietà di organismi che se paragonata ai mammiferi, va dal topo all’umano, al cuggino e all’elefante. E i cuggini furono ben felici di apprendere questa massima, farla loro, e difenderla con le unghie e con i denti.
Sono pesci? punto! se cerchi di attribuire qualche nome in più sei evidentemente un saccente professore, non sei amico delLozzio e non sarai mai un cuggino doc (denominazione origine cuginosa), e te li scordi i punti del supermercato avanzati dagli altri. E questa furono le solide fondamenta per la costruzione di regole successive.
Ma andiamo con ordine.
Einstein, aveva un cuggino, Ainstainless Steel, un tipo tutto d’un pezzo che ruggine non ne faceva. Lui applicò la teoria della relatività alla vasca. Tutto è relativo, ma non alle esigenze del pesce, ma all’ammoreeeeee che dai al tuo pesciolino.
Alla fine, dato che al suo pesciolino dava troppo ammoreee, Cuggino Steel è diventato cieco, ma è un’altra storia poco inerente.
Comunque sia Cuggino Steel con le sue ultime diottrie teorizzò che se il pesce nuota sta bene. Se non nuota è morto. Non esiste via di mezzo, a lui piaceva così o bianco o nero e i cuggini approvarono. E per primo scrisse che “ogni pesce si può adattare a ogni vasca. L’importante è crederci e darli l’ammore, date l’ammore al vostro pesce”.
La buon costume sta ancora vagliando la teoria, che c’è qualcosa che non gli convince scritto tra le righe, ma non è bene sicura di cosa sia.
Altra cugginata di spessore è il centimetro di pesce per litro. Questa fu enunciato da Cuggina Misura, una che per i centimetri aveva praticamente un ossessione. Cambiò 7 mariti per questo.
In realtà la regola è ripresa e adattata da una ricetta del codice de Clerici: alla voce frittura di pesce viene enunciato di utilizzare un litro d’olio per 2 etti di pesce. Cuggina Misura ritenne, dopo una serie di tentativi, una cosa saggia fare un litro per centimetro di pesce. Bastava spegnere il fuoco, sostituire l’olio con l’acqua ed evitare di passare il pesce sulla pastella. Ovviamente arrivò per tentativi a queste variazioni.
“Quindi possiedi un 30 litri? caro cuggino puoi inserire 30 cm di pesci… ma non importa che pesci… vanno bene tutti, anche i cardinali, i neon, i pesci rossi, pangasius, i balatiochelius, i bothia, le trote no, perché si mangiano. Perché (attenzione, attenzione) il vero cuggino non deve vedere le foto di pesci giganti che gli postano i saccenti professori: quelli sono pesci da mangiare. Gli stessi pesci in acquario restano piccoli, basta darli l’ammoreeeeeee.”
Il terreno era pronto. Su queste basi, da lui stesso ispirate, Lozzio enunciò la regola magna.
Era una fredda mattina di novembre di quelle che non si vedono più, quando avvenne la cosa. Il ponte levatoio del castello subacqueo mosso dall’aeratore. Usci Lozzio ostentando un icona di plastica del sacro guppy.
E disse:
“I pesci crescono in base allo spazio che hanno.”
All’annuncio di tale regola si dice che il cielo si oscurò per tre giorni: erano i Carassi, i Balantiochelius, i Chromobothia e gli scalari che tentavano di migrare in un altro pianeta, meglio l’ignoto al loro futuro in 30 litri.
Lozzio proseguì:
“E i pesci stanno benone! te lo dicono loro! D’altronde in negozio (notare che è negoZIO, non nego-forum, ci sarà un perché!) hai mai visto un pesce rosso più grande di 5 cm? si? ah… era uno gigante. Un’altra varietà. Ma quelli piccoli restano piccoli. Mistero della fede nel grande Guppy.”
O così o sei un saccente. E vai a giocare da un’altra parte, che il pallone (intesa come grandissima balla) è nostro.
Dopo questo avvenimento, ad un cugino potete dire quante volte volete che anche lui è nato di 3 kg se è tanto e ora ne pesa da 60 a 90 e oltre. Ma niente, il vero cuggino risponderà come Lozzio insegna: “professorone saccente, non lo sai che crescono in base allo spazio?”.
Infatti, secondo Lozzio, il pesce secerne un ormone: la misurina. Questa ritorna al pesce in base allo spazio che ha disposizione, e di conseguenza il pesce cresce in base alla dimensione della vasca. E sta bene! e non muore (subito, ma se muore dopo un anno, vi ricordo che è sempre colpa dei pesci che sono delicati o vostra che non lo avete amato a dovere).
Ma se lo mettete veramente alle strette, se minacciate il suo lato oscuro, esso si manifesterà con l’arma suprema. E poi sono volatili senza zucchero.
Nella stessa giornata Lozzio consegnò ai cuggini l’arma suprema per difendersi dai professoroni: il magna vasca libertatum, scritto sulla tovaglietta della trattoria da Pino il Cuggino che sfoggia ovviamente un 50 litri con 7 scalari della varietà nana. In tale documento si enuncia che:
“Quando sarai messo alle strette da un professorone saccente, come ultima arma, ricorda che tu non puoi permetterti una vasca più grande, e che il pesce deve adattarsi lui. In caso non abbia pietà, digli che appena cresce ne comprerai una più grande e adatta, anche se ti dice che deve essere di mille litri.”.
Se con la pazienza di un santo saprete ancora resistere, al cuggino non resta che il suicidio morale, come atto di estrema fedeltà alLozzio: abbasserà lo sguardo, poi vi fisserà e con voce quasi spezzata dal pianto vi dirà “Comunque vasca grande o piccola, starebbero meglio a nuotare nei fiumi quindi non cambia niente.”
E a questo punto la vostra pazienza farà i bagagli per capo Nord e ve la riporterà Babbo Natale se sarete buoni, e voi abbandonerete il cuggino al suo destino.
O forse, egli tornato a casa e vedendo il carassio in 10 litri o il betta nel vaso… si chiederà se non abbia sbagliato qualcosa.
Scherzi a parte, ogni specie ha un’esigenza di spazio specifica e tipica, che non dipende solo dalle dimensioni finali, ma anche dal comportamento. Per discutere di questo ci sono le varie sezioni, ma spero di avervi strappato un sorriso anche questa volta
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potrei pensare ad un merchandaising 
Modalità lineare
