Una precisazione doverosa, visto che la mia affermazione precedente (datata 6 aprile 2011....

) può ingenerare confusione.
La Riccia fluitans, come tutte le epatiche, è strettamente dipendente dall’acqua (liquida) sia per la sopravvivenza che per la riproduzione. Infatti i suoi organi sessuali (maschili e femminili) vengono in contatto tra loro solo se c’è un velo continuo di acqua che avvolge la pianta e mette in contatto i gameti. Inoltre, non possedendo stomi regolabili, una mancanza di acqua provocherebbe una veloce disidratazione dei tessuti.
Il fatto che la Riccia fluitans possa vivere in emersione è verissimo, a patto però che la sua forma acquatica si tramuti in una forma “terrestre”. E questo non è sempre scontato. Infatti la cosa si complica ulteriormente se si pensa che Riccia fluitans viene ascritto spesso ad un complesso di specie (ed anche di ecotipi secondo alcuni). Il dibattito sistematico è ancora aperto e molti si riferiscono a Riccia fluitans come ad un gruppo di 4 - 5 specie distinte: R. fluitans L. emend K. Mueller, R. canaliculata Hoffm., R. rhenana Lorb., R. duplex Lorb. & K.Mueller e R. abuensis Bapna. E probabilmente anche qualcun’altra.
Ognuna di queste può presentare distinte forme acquatiche e terrestri. Il successo nell’adattamento da forma acquatica a terrestre però dipende dalla specie in oggetto (o sottospecie o ecotipo dir si voglia) e dalla sua provenienza. Infatti la Riccia è una specie cosmopolita e ha colonizzato sia zone tropicali (dove l’acqua non manca mai) che zone sub-tropicali e temperate (dove l’acqua può risultare un fattore limitante a seconda del periodo).
Quando si ha la trasformazione da forma acquatica a forma terrestre le differenze morfologiche dei tessuti vegetali sono molto evidenti e ben caratterizzanti. Questo significa anche che, a prescindere dalla capacità intrinseca dell’ecotipo considerato di mutare forma, se il passaggio da ambiente acquatico a terrestre (o viceversa) non viene fatto molto gradualmente, l’insuccesso è assicurato.