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Originariamente inviata da mmicciox
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io sono un sostenitore del libero mercato e dell'abbattimento di tutti i monopoli, se c'è qualcuno che riesce alle condizioni di mercato bene, altrimenti è giusto che chiuda per fare spazio ad un altro che ci riesce, magari con idee + innovative, con capacità di marketing etc.
ti faccio un es. nel tuo campo: 20 anni fa giù da me c'era una tabaccheria come tante, un giorno il fidanzato della figlia del titolare cominciò a regalare floppy disk con un programma di totocalcio e stampava le schedine con il mael 301, beh ora fa 100 volte il fatturato di prima con questa e altre trovate
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Gentili amici,
non ho certo intenzione di liquidare la questione "mercato concorrrenziale", che ha affaticato e tuttora affatica economisti di ogni tipo, con un paio di battute.
Senza entrare quindi in analisi tecniche, nelle quali probabilmente mi perderei, mi limito a qualche passaggio, senza pretesa di esaustività.
In primo luogo registro che oggi, nel mondo occidentale, qui più qui meno, è oramai diffusa e radicata una ferrea convinzione: la soluzione di tutti i mali è il mercato, e se qualcosa non funziona non è colpa del mercato, ma di tutto ciò (persone, regole, lobbies ecc.) che gli impedisce di funzionare correttamente. A parte rare e contenute ipotesi di mercati controllati, o limitati, e di mano pubblica nell'economia (in misura variabile Francia, Svezia ecc.) sembra di assistere (e comunque anche i questi paesi) ad una sfrentata rincorsa alla "concorrenza".
Gli stessi detrattori (pochi, e sempre meno) del mercato concorrenziale, spesso sono perplessi sulla sua equità, un po' meno sulla sua efficienza.
Oggi criticare il mercato, o dubitare del suo essere la panacea, come minimo ti espone ad essere considerato un folle, se non a ricevere qualche sputazzo in un occhio.
A me sembra che il funzionamento di un mercato sia strettamente legato a fattori complessi fra i quali, a mero titolo esemplificativo, farei rientrare il senso civico, il sistema penale, il grado di sviluppo dell'economia, l'efficienza del sistema di controllo, il livello culturale di un paese, la trasparenza dei sistemi di selezione.
Calare in un contesto inadeguato, quale è quello non solo italiano, ma direi di quasi tutti i paesi occidentali, il "mercato", genera certamente alcuni benefici (da noi pochini) e altrettanto certamente alcuni problemi (da noi tantini).
Sempre ammesso poi che sia giusto.
Alcuni esempi.
La concorrenza nel settore informatico dell'hardware è discreta, ma oggi un pc nuovo di prima fascia costa, rapportato ad uno stipendio medio, come dieci anni fa (è più potente, è ovvio, ma la possibilità di acquisto, per l'utente, non si è modificata).
La concorrenza nel settore auto, discreta, non ha abbattuto i costi. Pregasi ricordare quanto costava una cinquecento o una panda, considerate auto di ingresso nel mercato, e quanto costa oggi una qualunque utilitaria base (sempre ponderando rispetto al reddito pro-capite, ovviamente).
Telefonia. Non so voi, ma io pago più di prima, tenuto conto delle proporzioni, a parità di impiego. Si sono alternate e succedute diverse società nel panorama telefonico italiano, eppure siamo sempre lì, se non peggio.
Aerei. Qui è divertente. Siamo tutti convinti che almeno qui si paghi di meno di un tempo.
Premetto che la circostanza è vera. Si paga meno. Innanzitutto, però, si paga meno, ma non così tanto di meno. Aggiunti i vari costi separati (supplemento carburante, tasse aeroportuali, trasporto da/per aeroporti sempre più fuori mano), il risparmio c'è comunque, ma meno di quanto si pensi.
Per il resto il risparmio dubito sia merito del mercato, ma credo sia imputabile, almeno in parte, alla speculazione nel mercato del lavoro.
Mi spiego: io compagnia ti faccio risparmiare perchè ti faccio partire da un aeroporto secondario, arrivare in un aeroporto secondario, in orari improbabili, senza l'assistenza di un volo normale. Lo posso fare solo perchè le regole del mercato del lavoro mi permettono di assumere con contratti dai nomi fantasiosi dei ragazzetti a cui faccio raggiungere posti di lavoro lontani, a cui non garantisco stabilità, che obbligo a turni massacranti in orari imbarazzanti e che, ovviamente, pago due lire.
Il risparmio lo si ottiene in gran parte così, e non (solo) perchè la concorrenza è automaticamente foriera di benefici.
Potrei andare avanti a lungo, ma mi sono accorto che è tardi e che ho scritto anche troppo.
A presto