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Beccacci, ti ringrazio moltissimo delle belle parole e mi fa molto piacere sapere che la pensiamo in modo simile.
Grazie
gabrimor, quando scrivi che "bisognerebbe imparare ad odiarlo", ti capisco bene perchè è quanto ho tentato di fare per anni, talvolta riuscendoci. Il problema è che quando uno sport ce l'hai dentro sin da bambino, e lo associ inevitabilmente alle cose belle della tua vita, non è facile imparare a detestarlo veramente.
Credo si possa giungere ad un compromesso: si ama lo sport in sè, e si prendono le distanze, con chiarezza e fermezza, da tutto quanto a nostro giudizio lo rovina.
Lo so, sono molte le cose che lo rovinano, ma resto dell'idea che il calcio sia uno sport (come tanti altri), molto nobile, istruttivo, bello da vedere e da praticare.
Il calcio inoltre, a mio avviso, è una cosa seria.
E poi è il nostro sport, il nostro gioco d'elezione, fa parte della nostra cultura, dell'immagine che abbiamo di noi stessi bambini in un cortile, ragazzi su di un prato con le magliette a fare da pali, con i palloni finiti sotto una macchina o bucati dall'intollerante, onnipresente, vicino di casa.
Il fatto che sia lordato quotidianamente da tanta gente che invece di nobilitarlo lo sfrutta, e sfrutta conseguentemente la passione della gente, per arricchirsi impunemente e per celebrare la propria notorietà, è cosa esecrabile ma che con il calcio, in quanto tale, ha poco a che vedere.
Come dicevamo con Tuko in altro post, ove mi ha ricordato una conversazione fatta davanti ad una pizza l'anno scorso, il calcio che piace a noi è ancora possibile vederlo: basta andare su qualche campetto di periferia la domenica mattina.
E' vero che anche lì i giovani tentano di scimmiottare gli atteggiamenti dei loro beniamini, compresi tutti quelli degni di censura, ma su quei campi credo sia innegabile che si veda un calcio diverso, lordo anche lui, ma di una sporcizia congenita e che fa parte della pochezza umana, delle debolezze dei ragazzi, degli strati sociali di provenienza, dell'aggressività innata in ciascuno di noi.
E ci può anche stare...
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