Malù, mi sa che hai ragione!!
Ho trovato l'articolo, è tratto da "Il giornale dell'ingegnere" quindi penso che la fonte sia attendibile. E' uno stralcio di un discorso più ampio circa la depurazione delle acque potabili nei comuni tipo Milano.
UNA LUCE CONTRO LA CARICA BATTERICA
Nel processi di depurazione delle acque è necessario lavorare su più fronti per abbattere i contenuti solidi, gli inquinanti e la carica batterica. I primi due interventi si effettuano per via meccanica e chimica, per il terzo la via tecnologicamente più avanzata consiste nel ricorso all'irraggiamento con UV. Metodo che ha il grande vantaggio di non utilizzare altri additivi chimici.
L'irraggiamento con UV è il metodo ideale per trattare acque batteriologicamente contaminate. Inoltre lo spettro di azione degli UV è selettivo in quanto l'irraggiamento influisce sulla struttura stessa del DNA, andando a rompere e modificare i legami tra le quattro molecole che lo compongono (adenina, citosina, guanina e timina). Pertanto anche i miceti (funghi) e i virus sono, se sufficientemente irraggiati, soggetti alla disinfezione UV. La tecnologia ha permesso di mettere a punto lampade che emettono raggi UV con la lunghezza d'onda di 254 nm che risulta essere la più efficace per realizzare l'effetto di sterilizzazione. Si può quindi affermare che il trattamento con UV costituisce una alternativa economicamente valida al tradizionali processi di clorazione evitandone gli effetti dannosi (odore dell'acqua, residui chimici dannosi per l'ecosistema,sottoprodotti tossici..). La tecnologia UV viene utilizzata sia nella disinfezione delle acque potabili che nel trattamento finale delle acque reflue per eliminare i batteri prima dello scarico in acque superficiali o per le acque depurate destinate al loro riutilizzo in irrigazione. Le batterie di disinfezione UV possono essere installate in condotte chiuse o in canale garantendo una corretta dose di UV in funzione della qualità e quantità del liquido da trattare.
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