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Killifish Per parlare di tutto quanto concerne i Killifish. Le esigenze, la riproduzione, la compatibilità, l’habitat, ecc.

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Vecchio 29-06-2012, 13:26   #1
Lo-renzo
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I killi annuali dalla A alla Z

Ecco qui una breve guida sui killi annuali che abbiamo scritto Venus ed il sottoscritto.
Purtroppo mancano le foto che inserirò pian piano spero nei prossimi giorni!
Buona lettura!!!




Premessa:


Cosa sono i Killifish?
Non molto spesso nei negozi di acquari ci s’imbatte in dei simpatici pesci dai colori affascinanti che spesso colpiscono l’occhio di chi li osserva. Tali pesci sono i Killifish e nei negozi si possono trovare prevalentemente rappresentati da: Aphyosemion Australe, Fundulopanchax gardneri , qualche Epiplatys ed Aplocheilus ed il piccolo Pseudoepiplatys. Tuttavia oltre a queste 3-4 specie diffuse nell’hobby esistono centinaia di pesci dai colori e forme più disparate capaci di stregare l’acquariofilo. Tali pesci tuttavia richiedono attenzioni differenti rispetto ai normali pesci d’acquario e tali attenzioni possono variare a seconda della specie. Facendo un discorso più generale si possono suddividere i Killifish in:
  • specie annuali;
  • specie semi-annuali;
  • specie non annuali.
In questo articolo parleremo di tutto ciò che riguarda i Killifish annuali e del loro allevamento.


Maschio di Simpsonichtys santanae "Santana creek"



Introduzione sugli annuali:


Come si può comprendere dal nome stesso i Killifish annuali sono pesci dalla vita molto breve (da pochi mesi a poco più di un anno) che colpiscono molto per il metodo di riproduzione e conservazione delle uova in natura e che nel mondo acquariofilo, l’allevatore cerca di riproporre mediante vari “stratagemmi” dei quali parleremo più avanti.
L’areale di distribuzione di tali killi è molto esteso tuttavia paradossalmente anche molto piccolo. Infatti possiamo trovare Killifish annuali in Africa e Sud America i quali però non saranno mai presenti in 2 posti differenti, infatti, la particolarità di questi pesci è quella di vivere per un breve periodo di tempo,in pozze d’acqua della brave durata dalle quali non possono spostarsi. Seppur piccole, tra i pesci della stessa specie ma con location differente, si possono trovare differenze di colorazione e morfologiche dovute al processo evolutivo che è stato differente per ogni pozza; per intenderci un po’ come i fringuelli delle isole Galapagos studiati da Darwin. Tale processo iniziò 200 milioni di anni fa, quando la terra emersa era ancora unita nel supercontinente Pangea e successivamente si separò in due parti al Nord Laurassia ed al Sud Godwana, tra i due nuovi continenti si formò il Mar di Thetys dove si originarono i pesci ossei moderni tra cui i Cyprinodontiformi.
In milioni di anni di evoluzione tali pesci si sono adattati all’ambiente in cui vivono che, come già accennato precedentemente, pozze stagnanti o delle zone acquitrinose che una volta riempite a seguito di pesanti piogge, nel corso dei mesi si prosciugano lentamente, causando la morte dell’intero ecosistema e dei pesci in esso presenti. La pozza tuttavia rinascerà con le piogge successive con la schiusa delle uova deposte nel terreno.


Austrolebias juanlangi "isidoro Noblia - KCA 51/06"


Vasca e allevamento:


Tipi di vasca:

Il mantenimento in cattività dei killi annuali richiede l’allestimento di una vasca ad hoc che rispetti le esigenze riproduttive e comportamentali degli esemplari ospitati.
La capacità della vasca stessa dipenderà innanzitutto dalla taglia adulta dei pesci, e in secondo luogo dal loro numero: per la maggior parte degli annuali (sia africani che sudamericani) è sufficiente una vaschetta da 20 litri per una coppia o un trio, dato che raramente superano i 6 cm di lunghezza; discorso diverso per i grossi Nothobranchius (come N.orthonotus) e i grossi Austrolebias, che richiedono uno spazio molto più ampio, data anche la loro spiccata aggressività intraspecifica.
Si possono utilizzare sia classiche vasche in vetro, meglio se dotate di una copertura, o fauna box di adeguate dimensioni, fino ad arrivare alle pratiche (ed economiche!) vaschette in plastica (in vendita nei negozi del fai da te, o IKEA).

Allestimento:

Dopo aver parlato delle caratteristiche delle vasche da utilizzare, passiamo all’allestimento.
Preparare un acquario per il mantenimento e la riproduzione dei killi, siano essi africani o sudamericani, oppure piccoli o di taglia ragguardevole, segue, in linea di massima, sempre gli stessi principi.
Innanzitutto dimentichiamoci di avere un bel soprammobile da mostrare a parenti ed amici; la bellezza dei killi sta soprattutto nel loro metodo riproduttivo, nella loro vulnerabilità negli ambienti naturali, nella consapevolezza di avere in casa davanti ai propri occhi le fatiche e le difficoltà di molti ricercatori e magari una specie già estinta in natura, e non certo nel cercare una perfezione estetica che peraltro sott’acqua non esiste.
L’allestimento andrà quindi a riprodurre più o meno fedelmente l’ambiente naturale in cui questi pesci vivono.
Partiamo dal filtro: al contrario dei luoghi comuni (acquario logicamente parlando), una vasca per killi annuali può benissimo fare a meno di un sistema di filtraggio, con l’accortezza di cambiare grosse percentuali d’acqua frequentemente, fino ad una volta al giorno per gli esemplari di taglia maggiore,
che producono molto inquinamento.
Se però vogliamo comunque assicurare la salubrità dell’acqua, riducendo il numero e l’entità dei cambi, potremo utilizzare un semplice filtro (facilmente realizzabile autonomamente), alimentato da un aeratore o da una piccola pompa.
La cosa essenziale, però, è che la corrente in vasca sia ridotta al minimo.
Per vasche di una certa dimensione, molto efficiente risulta l’adozione di un particolare sistema di filtraggio, poco diffuso in Italia, ma molto di più all’estero, il filtro d’Amburgo, o Hamburg Mattenfilter. In questo caso, la spugna occupa tutto uno dei lati corti (o anche entrambi), garantendo una superficie filtrante davvero notevole.
L’arredamento delle vasche è molto spartano: piante galleggianti in abbondante quantità (vanno bene tutte le specie, è importante però che resistano ad un’illuminazione scarsa, dato che i killi sono fotofobici); felci, Anubias o muschio (o un mix di tutte) legati ad un legno; 2 o 3 mops di lana acrilica (di quelli adatti per la riproduzione dei killi non annuali), che nel nostro caso serviranno come rifugio per i pesci.


Grande vasca con giovani di Austrofundulus guajira 2006/01

Un discorso particolare va riservato al fondo: per gli annuali sudamericani, che sono “peat divers”, ossia si infossano completamente nel substrato per fertilizzare e deporre le uova, si può utilizzare un velo di ghiaietto di colore scuro, dato che non c’è il rischio che i pesci vi depongano; gli annuali africani, al contrario, depongono in superficie, quindi sarebbe auspicabile eliminare completamente qualsiasi tipo di substrato di fondo, utilizzando magari uno strato di foglie di quercia, per evitare che i pesci vengano spaventati dal riflesso del vetro di fondo.
Per quanto riguarda la presenza o meno del termo riscaldatore, questa va valutata in base alle temperature preferite dai pesci e quelle della zona dove si trova la vasca. Tendenzialmente gli annuali africani e quelli provenienti dal nord e dal centro del continente sudamericano (esempio tipico, i Simpsonichthys) richiedono temperature al di sopra dei 22°C, e si dimostrano estremamente resistenti alle alte temperature estive, fino ad oltre i 30°C. Viceversa, gli annuali uruguayani ed argentini (Austrolebias) mal tollerano le alte temperature (26°C è il massimo consentito per la salute del pesce), ma sono resistentissimi alle basse temperature (alcune specie di Austrolebias, se gli esemplari sono adulti, possono svernare all’esterno, con acqua prossima agli 0°C!).


Vasca da 50 litri con giovani Austrolebias charrua "ruta 18 -San Luis


Acqua:

I killi annuali sono pesci molto robusti, che tollerano un’ampissima varietà di acque diverse, anche chimicamente lontane da quelle che si ritrovano in natura nei loro biotopi di origine.
L’imperativo, nell’allevamento dei killi annuali, è che l’acqua sia pulita; poco importano durezza, pH o conducibilità, nelle vasche bisogna però sempre garantire un’acqua il più possibile povera di inquinanti.


Cynolebias itapicuruensis "Capim Grosso"

In linea di massima, si può affermare che un’acqua di durezza e conducibilità medie (circa 10 dGH, circa 300 μS) va più che bene per la maggior parte degli annuali; l’aggiunta di sale, in quantità minime (un cucchiaino da caffè per 5 litri d’acqua), aiuta a prevenire la comparsa di infezioni sulla cute dei pesci, molto delicata ma molto sollecitata, data l’aggressività intraspecifica che si manifesta di solito.

Alimentazione:

Eccoci arrivati ad uno dei capitoli più importanti nell’allevamento dei killi, soprattutto per quanto riguarda i killi annuali.
Data la loro scarsa aspettativa di vita, questi pesci hanno un metabolismo velocissimo, e quindi la loro crescita deve essere supportata da un’abbondante somministrazione di cibo; gli avannotti fino ad un paio di mesi di vita devono essere alimentati anche ¾ volte al giorno con naupli di Artemia salina, mentre gli esemplari adulti e subadulti richiedono una dieta più varia: crostacei acquatici in stadio adulto come Mysis, Artemia salina o Daphnia; larve di zanzara; larve di Chironomus (sia rosso che bianco); Enchitreidi; lombrichi (per gli esemplari più grossi, affettati); camole della farina o del miele (molto grasse, vanno dato con parsimonia).
Tutti i cibi elencati possono essere somministrati sia vivi che surgelati, a seconda delle disponibilità e del periodo.
Mai e poi mai va somministrato alimento commerciale secco, povero di proprietà nutritive, e sempre snobbato dai pesci, col rischio di inquinamento dell’acqua.



Riproduzione:


I killi annuali sono pesci che in natura, per sopravvivere all’ambiente estremo in cui vivono, hanno sviluppato un particolarissimo metodo riproduttivo, basato sulla sopravvivenza della specie e non del singolo esemplare.
Con l’avvicinarsi della stagione secca, le pozze ed i campi allagati (tipici biotopi dei killi annuali) iniziano ad asciugarsi; le uova vengono allora deposte nel substrato, in modo che, una volta esaurita l’acqua, esse siano protette per molti mesi (da 3 a 12 circa, a seconda delle specie) dal suolo, e permangano in una zona di umidità accettabile per lo sviluppo dell’embrione, che fuoriuscirà all’avvento della stagione delle piogge successiva.
Tutto questo meccanismo va ricreato in casa, se si vogliono allevare con successo questi splendidi pesci.

Clicca per vedere il video su YouTube Video
Video di deposizione degli Austrolebias arachan


Substrato di deposizione:

Il substrato d’elezione è la torba; non tutte le torbe che troviamo in commercio vanno però bene, è importante infatti che la torba utilizzata non sia fertilizzata, ed abbia una quantità di composto organico il più alta possibile, a fronte di una bassissima percentuale di azoto e di metalli. Un buon compromesso, soprattutto per chi ha poche vasche e pesci di taglia contenuta, sono le compresse di torba (tipo Jiffy, o simili), utilizzate normalmente per far germinare i semi in semenzaio (anche quelli…illegali!).
Per alcuni generi, che non gradiscono un substrato troppo acido (Austrolebias in primis), è buona norma utilizzare anche il granulato di cocco, reperibile in panetti nei negozi che trattano articoli per terrari: può essere utilizzato da solo, ma ritengo sia troppo grossolano, inoltre mantiene poco l’umidità; ottimo è invece mescolato in parti uguali alla torba.
In ogni caso, il substrato va bollito per una quindicina di minuti, strizzato e sistemato nel contenitore che si è scelto.
Il contenitore va scelto in base alle caratteristiche riproduttive ed alla dimensione della specie ospitata.


Grosso depositore auto-costruito dal volume di 5 litri utilizzato per gli ex-Megalebias

Gli annuali sudamericani, come già accennato prima, sono “peat divers”: maschio e femmina si infossano completamente nel substrato, uno accanto all’altra, e lì in profondità le uova vengono rilasciate e fertilizzate; risulta evidente che, per garantire il successo nella riproduzione, il nostro contenitore di torba debba essere dimensionato tanto da contenere uno strato di torba alto almeno quanto la lunghezza del maschio, e dall’imboccatura larga, affinché maschio e femmina possano entrare agevolmente.
Molto adatti, almeno per le specie più piccole, risultano i grossi vasi da confetture o sottaceti; per le specie di grosse dimensioni, oltre i 10 cm, si possono utilizzare o vasi da un paio di litri, o addirittura ci si può auto costruire, con cinque vetri di scarto (ma mi raccomando, ben molati!), contenitori studiati ad hoc proprio per la specie ospitata.
Per evitare che, una volta in vasca, dal vasetto fuoriesca il substrato, bisogna riempire il vasetto prima di immergerlo, e chiuderlo con una retina di nylon (ottimi i collant), forata però al centro per permettere il passaggio ai riproduttori.


Maschio di Austrolebias carvalhoi TT che entra nel depositore

Nel caso di più maschi presenti in vasca, per evitare scontri è bene inserire un contenitore per ogni maschio.


Maschio in parata per difendere il proprio territorio di deposizione

La preparazione del contenitore con il substrato per la riproduzione degli annuali africani è, in un certo senso, più semplice.
I Nothobranchius, ad esempio, depongono in superficie; è quindi sufficiente una vaschetta (come quelle Frigowerre, basse e larghe) con all’interno 2/3 cm di torba, sempre con il coperchio forato per evitare (che poi in sostanza non è proprio così) spargimenti di terriccio in giro per la vasca.
I contenitori con la torba possono essere mantenuti in vasca per circa 2/3 settimane.


Grossi contenitori in una vasca ospitante Rachovia hummelincki 2006/2

Una volta trascorso questo lasso di tempo, i contenitori vanno prelevati, e il substrato va ben strizzato con un canovaccio, rigorosamente pulito e senza residui di detersivi o altri prodotti chimici; a questo punto, si può appoggiare il tutto su un quotidiano, dove la torba va lasciata ad asciugare per un giorno o due, fino ad un livello di umidità tale che la torba rimanga sì attaccata alle dita, ma che si riesca facilmente a sgranare.
A questo punto, il terriccio va imbustato utilizzando, se possibile, delle bustine con chiusura ermetica e facendo attenzione a non lasciare (per quanto possibile) aria all’interno del sacchetto; è importantissimo scrivere, all’esterno della busta, la data di raccolta delle uova e la specie a cui appartengono, onde evitare clamorosi disastri (errori nella diapausa, scambio di specie ecc).
Una volta pronti, i sacchettini di uova vanno stipati in un luogo buio, tranquillo e a temperatura costante (esempio, in una scatola di polistirolo all’interno di un cassetto o armadio, o in una incubatrice che mantenga una temperatura adeguata e costante), per il periodo necessario alla maturazione delle uova.
Sarebbe buona norma dare una controllata alle uova un paio di settimane dopo la raccolta, per rendersi conto se sono fertili e in che numero; lo stesso andrebbe fatto periodicamente, per controllare lo stadio di sviluppo, ed evitare brutte sorprese (i tempi di maturazione sono abbastanza indicativi, molti fattori entrano in gioco, e le uova potrebbero essere pronte prima o anche dopo il periodo indicato) inoltre, se necessario, addizionare la torba con dell’acqua per mantenere costante l’umidità.
Quando all’interno dell’uovo si potrà osservare l’iride ben definito dell’ormai avannotto sarà giunto il momento per bagnare le uova ed ottenere un’ottima schiusa.
Più le uova verranno schiuse con ritardo più la possibilità di insuccessi aumenta.



Schiusa delle uova:


Per la schiusa delle uova sono necessari :
  • un contenitore basso e di ampia superficie;
  • un nebulizzatore a pressione;
  • pastiglie d’ossigeno.
Le uova pronte per la schiusa possono venir bagnate previa l’aggiunta di pastiglie di ossigeno sbriciolate. Tale aggiunta consente di ottenere una percentuale di ossigeno maggiore in acqua in modo da favorire il riempimento della vescica natatoria dell’avannotto, se ciò non accade si avranno i cosiddetti belly slider ovvero degli avannotti con vescica natatoria trofica, incapaci di galleggiare e di nuotare al meglio e destinati a morire.

Acqua di schiusa:

Essa deve essere acqua decantata, quindi priva di cloro. Durante la preparazione di tale acqua si può aggiungere un cucchiaino da caffè di sale non iodato ogni 10 litri in modo da ottenere una duplice funzione:
evitare la comparsa dell’oodinium sulla cute degli avannotti;
prolungare la sopravvivenza dei naupli forniti come alimento.
L’acqua cosi preparata può essere leggermente raffreddata prima di venir utilizzata per la schiusa in modo tale da aumentare la percentuale di ossigeno disciolto in essa.
Per bagnare le uova si dovrà riporre la torba + uova all’interno della bacinella e nebulizzare su di esse l’acqua di schiusa, l’acqua viene nebulizzata per ottenere una percentuale di ossigeno ancora maggiore. Il livello dell’acqua all’interno della bacinella non dovrà superare i 2 – 2,5 cm.
Si consiglia di inserire fin da subito delle lumachine del genere physia in modo che esse possano mangiare i naupli in esubero impedendo il rapido inquinamento dell’acqua



Accrescimento degli avannotti:


Successivamente alla schiusa è possibile operare in 2 modi:
  • METODO 1: se la bacinella di schiusa ha un volume sufficiente (2-3 litri) è possibile mantenere in essa gli avannotti per una settimana circa in modo che possano rafforzarsi prima di venir prelevati e essere spostati nella vasca d’accrescimento.
  • METODO 2: se il volume di schiusa è limitato gli avannotti vanno trasferiti 1-2 giorni dopo la schiusa nella vasca d’accrescimento.


Ampie bacinelle da 11 litri utilizzate per la schiusa

Si è parlato di spostamento di avannotti ma come è possibile fare ciò?

L’avannotto va trattato con estrema delicatezza in quanto nelle prime settimane di vita la possibilità di generare belly slider è elevata ed un errore potrebbe vanificare mesi di lavoro nonché tempo e denaro.
Gli avannotti possono essere spostati utilizzando un cucchiaino da caffè o da minestra, immergendolo nei pressi dell’avannotto la depressione ed il relativo risucchio catturerà l’avannotto e sarà possibile spostarlo.
Altro metodo è quello di utilizzare una siringa di grandi dimensioni al cui beccuccio si applicherà un pezzo di tubo d’aeratore al cui interno si risucchierà con delicatezza l’avannotto.


Avannotti di Nothobranchius guentheri "zanzibar"


Analizzati i vari metodi mediante i quali è possibile spostare gli avannotti descriviamo ora in breve come deve essere la vasca per l’accrescimento.

In primo luogo il livello dell’acqua nella vasca deve essere lo stesso di quello della bacinella di schiusa, inoltre anche qui andremo ad introdurre delle lumachine e si potrà aggiungere una pallina di muschio in cui gli avannotti potranno rifugiarsi se spaventati dalla nostra presenza. I cambi d’acqua generalmente devono essere frequenti (alcune specie invece tollerano poco tali cambi) e mediante questi il livello dell’acqua nella vasca potrà essere aumentato gradualmente di circa 5 cm in settimana.


Giovani Austrolebias bellotti "Ezeiza"

L’alimentazione dovrà essere anch’essa frequente (2 volte al giorno o più) e dovrà essere a base di naupli di artemia finché gli avannotti non accetteranno del surgelato tagliuzzato (larve bianca di zanzara o chironomus sono i cibi più indicati per lo svezzamento) . Qualora gli avannotti fossero troppo piccoli per accettare fin da subito i naupli è possibile somministrare infusori o anguillule dell’aceto.
Per facilitare la crescita degli avannotti è possibile tenerli ad una temperatura costante di circa 23-24 °C utilizzando un piccolo riscaldatore posto in vasca o,se il livello è insufficiente per accoglierlo mantenendo la vaschetta a bagnomaria.


Vasca d'accrescimento contenente Nothobranchius guentheri "Zanzibar" semiadulti



Un grazie sentitissimo a Marco Vaccari che ci ha aiutato nella stesura del tutto e per le foto!


Testo di: Jacopo Tiranti (Venus), Lorenzo Bertotti (Lo-renzo)
Foto e correzioni: Marco Vaccari, Jacopo Tiranti
__________________
Ciao!
Lorenzo


Ultima modifica di Lo-renzo; 30-06-2012 alle ore 13:58.
Lo-renzo non è in linea   Rispondi quotando


Vecchio 29-06-2012, 14:58   #2
davide.lupini
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aspettando le foto, lo nomino sulla fiducia ;)
bell'articolo!
davide.lupini non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 29-06-2012, 15:35   #3
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Complimenti per l'articolo, per un principiante come me sarebbe una bella sfida riuscire a riprodurli.
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Sei di Arezzo e provincia? Vieni a presentarti!
Hank non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 29-06-2012, 16:51   #4
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Grande Lorenzo, bellissimo articolo!
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"La corretta alimentazione dei pesci è uno dei principali fattori di successo nell'acquariofilia."
Luca_fish12 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 29-06-2012, 20:13   #5
Marco Vaccari
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...le foto sono state appena spedite.... belle e abbondanti!
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Vecchio 29-06-2012, 23:27   #6
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...le foto sono state appena spedite.... belle e abbondanti!
Ecco...domani mi toccherà vivere di imageshack

Originariamente inviata da Luca_fish12 Visualizza il messaggio
Grande Lorenzo, bellissimo articolo!
Grazie!grandi Jacopo e Marco!!
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Ciao!
Lorenzo

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Vecchio 30-06-2012, 08:02   #7
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ehehehhee.. oggi sarò in treno, ma sono connesso!.. posso mandartene ancora una dozzina!
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Vecchio 30-06-2012, 11:34   #8
draik
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Ottimo articolo, veramente complimenti
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Vecchio 04-09-2012, 23:19   #9
daniele68
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questo articolo è davvero molto bello e ben fatto..una guida per chi si avvicina a questo modo di fare acquariofilia così diversa dalla canonica e così intrigante...

Notavo come spesso gli acquariofili si spaccano la testa per ricreare un biotopo..un ambiente...
Qua invece ricreiamo le condizioni imitando la natura , perchè un pesce si possa riprodurre inseguendo e rispettando i suoi ancestrali istinti.. ed è bello veder come in questi casi l'estetica si fa benedire a vantaggio della funzionalità tra cui oggetti quali vasetti di marmellata...

Un mondo questo che se ci si appassiona ti entra dentro...un mondo che ti fa amare ancor di più la natura e questi animali..

Spero che questo thread rimanga sempre visibile e alla portata di tutti...
__________________
La grandezza dell'uomo non consiste nell'essere felice, ma nell'essere consapevole, lucido.
Georges Minois, Storia del mal di vivere, 2003
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Vecchio 05-09-2012, 08:29   #10
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..è proprio così, Daniele!...
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annuali , killi

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