Salve a tutti.
Interessato ad approfondire l'argomento "low tech" , mi sono deciso ad acquistare il libro della Walstad , che tradotto si intitola "Ecologia dell'acquario di piante".
Tra le cose interessanti che vi trovo scritte (molte , visto lo spessore tecnico dell'opera ), e a causa delle mie scarse conoscenze su molti dei temi trattati , mi trovo spesso ad effettuare ulteriori approfondimenti , magari sui vecchi testi di chimica oppure in rete.
In particolare , uno dei temi trattati dall'autrice e che più mi lascia interdetto , riguarda proprio il modo in cui affronta i cambi parziali ;a dispetto dei testi tradizionali , che ne consigliano di abbondanti e frequenti , al fine di mantenere il più equilibrato possibile il sistema acquario , la Walstad afferma che -in un acquario ben piantumato ed adeguatamente popolato - "si effettua un cambio del 50% ogni 6 mesi , a meno che non si verifichino dei problemi"...
Volendo trovare un riscontro pratico in questa gestione , mi sono messo a cercare in rete se effettivamente qualcuno si fosse concretamente cimentato in qualcosa del genere , e ho trovato questa discussione...
http://www.acquariofacile.it/forum/t...?TOPIC_ID=4819
Facendo un sunto, un acquariofilo , ha gestito per ben due anni la sua vasca , semplicemente senza mai effettuare un cambio parziale , ma unicamente dei rabbocchi e , per il resto , fornendo regolarmente CO2 , fertilizzazione PMDD , luce, cibo ai pesci (una dozzina di guppy) , apparentemente senza alcun problemi per i pesci o per le piante.
Al di là delle considerazioni prettamente estetiche sulla vasca , che possono in effetti lasciare il tempo che trovano , e la gestione sicuramente estrema della stessa , lo scopo della discussione ( e quindi l'argomento che mi interesserebbe approfondire) , è il seguente : è possibile che le trasformazioni chimiche che avvengono nella vasca per opera delle colonie batteriche , dei pesci , delle piante , ecc. riescano in qualche modo a generare una sorta di equilibrio secondo il quale l'acquario riesca autonomamente a rendere inerti le sostanze potenzialmente dannose e trasformare oppure accumulare quelle in eccesso , ad un livello tale da non rendere in realtà così necessari i cambi parziali , considerati tradizionalmente così importanti per la sua stabilità?
Non c'è , anzi , il rischio che cambi troppo frequenti vadano proprio a disturbare questi meccanismi automatici , che richiederebbero tempi maggiori per entrare a regime? Molti di coloro che gestiscono acquari con cambi più diluiti nel tempo , parlano per esempio di una minore attaccabilità da parte della fauna , alle malattie...
Credo che varrebbe la pena approfondire questo argomento, magari riportando delle esperienze personali , se qualcuno ne ha (sia a favore che contro , ovviamente!!!).
Grazie a coloro che prenderanno parte alla discussione...