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Vecchio 14-11-2007, 17:15   #1
SJoplin
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Scelta e manutenzione di un impianto d'osmosi.

L’acqua è l’elemento fondamentale di ogni acquario e come tale, in molti casi, richiede una purezza che può essere ottenuta solamente con impianti d’osmosi o colonne di resine a scambio ionico.

Soprassedendo sulla seconda soluzione, sia per il maggior costo, che per alcune difficoltà relative alla manutenzione, l’alternativa si pone tra acquistare acqua già pronta o installare un impianto d’osmosi domestico.

Nella prima ipotesi ci si riferisce all’acqua fornita dai negozi di acquariofilia, scartando a priori le confezioni di acqua distillata, demineralizzata od osmotica venduta nei supermercati, in quanto non idonee per l’uso che ci prefiggiamo. E’ la soluzione economicamente preferibile per chi ha piccole vasche, a fronte della scomodità di trasporto e di un dubbio di fondo sulla qualità di ciò che ci viene venduto.

Sia che si acquisti acqua già trattata, che si decida di installare un impianto d’osmosi, converrebbe avere a disposizione un conduttivimetro a penna per testarne periodicamente la qualità. Lo strumento si può reperire per poche decine di euro ed è il controllo più attendibile che si possa fare sull’acqua d’osmosi.

Negli ultimi anni, il prezzo degli impianti d’osmosi è diminuito notevolmente, tanto da renderlo la scelta preferibile nella maggior parte dei casi.
Il funzionamento dell’impianto è abbastanza semplice: l’acqua del rubinetto viene portata in pressione utilizzando un tubo di dimensioni ridotte e fatta passare attraverso elementi filtranti di materiali diversi, chiamati stadi. Ogni stadio ha una funzione specifica e rimuove uno o più elementi, fino a ottenere un’acqua più o meno pura, a seconda del numero di stadi e della qualità dei materiali utilizzati negli stessi. Chi volesse approfondire il funzionamento dell’impianto, e in particolar modo della membrana osmotica, può trovare l’articolo qui http://www.acquaportal.it/Articoli/T...si/default.asp .

La prima domanda da porsi prima di acquistare un impianto RO è quale sia il tipo che fa al caso nostro, che non corrisponde necessariamente a quale sia l’impianto peggiore o migliore in assoluto. La differenza è sottile ma economicamente rilevante in quanto ci sono diverse variabili in ballo nella valutazione di un impianto e la prima da considerare è la qualità dell’acqua che proviene dall’acquedotto. Per assurdo, con buoni valori d’acqua in ingresso, si può avere un’acqua pura anche con un semplicissimo due stadi. C’è da dire però, che i valori medi dell’acqua italiana non sono troppo incoraggianti e che in ogni modo, conviene sempre acquistare un impianto con prefiltro sedimenti e stadio di carbone per allungare la vita della membrana stessa. Presso le ASL locali è comunque possibile visionare gratuitamente le analisi dell’acqua per poter valutare approssimativamente il tipo di impianto più adatto alle proprie esigenze. Le condizioni chimiche per un funzionamento ottimale dell’impianto sono diverse, tra le più rilevanti, la durezza dell’acqua in ingresso che dovrebbe essere inferiore ai 15° F. In caso di acqua troppo dura occorrerà preventivare l’installazione di uno stadio addolcitore, come nel caso la concentrazione di silicati nitrati e fosfati fosse alta, bisognerà mettere in conto l’acquisto di un filtro post-osmosi da caricare con resine specifiche.

Il secondo punto riguarda la pressione dell’acqua. Il rendimento dell’impianto, sia in termini quantitativi che qualitativi è direttamente proporzionale alla pressione dell’ acquedotto. Una buona membrana osmotica, per lavorare correttamente necessita di una pressione variabile dai 4 ai 5 bar; va da se che se la pressione dell’acquedotto è inferiore a 3 bar, occorrerà acquistare anche una pompa di rilancio (booster). Il problema della pressione si presenta soprattutto negli appartamenti posti ai piani alti, dove è comunque possibile fare un tentativo agendo sul riduttore di pressione posto in prossimità del contatore dell’acqua, oppure, installando l’impianto in garage o in cantina, dove la pressione è decisamente superiore. In questa ipotesi, occorre tenere presente che anche la temperatura dell’acqua è un fattore critico nel funzionamento dell’impianto. Date per scontate le precauzioni da prendere contro le gelate invernali, bisognerà comunque tener presente che il rendimento dell’impianto diminuirà in conseguenza al calo della temperatura.

Le tipologie di impianti sono nella sostanza due: il modello “in linea”, meno ingombrante, più economico all’acquisto ma con ricambi più costosi, e viceversa, il modello a bicchieri. Il rendimento degli impianti è pressoché equivalente, anche se il secondo offre il vantaggio di poter ispezionare i singoli stadi, che sono di dimensioni maggiori (e quindi con una maggior superficie utile per il filtraggio) rispetto ai modelli in linea.
La portata dell’impianto è data dalla membrana, normalmente disponibile in modelli variabili dai 50 ai 100 galloni giornalieri. C’è da dire che il dato si riferisce a una produzione di acqua puramente teorica, in condizioni difficilmente replicabili nelle nostre abitazioni. Non è neppure una buona idea prendere un impianto eccessivamente sovradimensionato in quanto le membrane più piccole hanno prestazioni superiori rispetto alle più grandi.

Fatte queste considerazioni preliminari, la domanda successiva che ci si pone ricade sicuramente su quale marca acquistare. C’è da dire che esistono ottimi prodotti sia a livello nazionale che estero, ma che a livelli di impianti per acquariofilia, non esiste nessuna tecnologia proprietaria ed esclusiva. In parole povere, il rendimento di un impianto di osmosi è principalmente influenzato dalla qualità della membrana osmotica e in maniera marginale dagli altri due stadi. Non è tanto necessario affidarsi a un marchio noto, quanto essere in grado di valutare la qualità dei singoli elementi. Del primo stadio, il prefiltro sedimenti, esistono diverse fatture, che in ogni modo non incidono particolarmente sul funzionamento dell’impianto. Per lo stadio di carbone invece, è preferibile affidarsi al tipo carbon-block. Discorso a sé merita invece la membrana che rappresenta il fulcro del sistema. Data per scontata la scelta del tipo TFC piuttosto che la CTA, per questo componente conviene orientarsi sui prodotti di fabbricazione americana a discapito delle produzioni asiatiche, più economiche, ma di qualità nettamente inferiore. A mio avviso, non è una garanzia sufficiente neppure il fatto che la stessa venga dichiarata “made in USA”, preferisco in questo caso farne proprio una questione di marchio, orientandomi sul prodotto Filmtec che so per certo essere di buona qualità. Sicuramente ne esistono anche altre, ma il prodotto è talmente diffuso e relativamente economico che non ha neppure un grosso senso fare ricerche specifiche.

Riassumendo, la scelta di un impianto d’osmosi, dovrebbe seguire questi tre punti:
1) Valutazione della quantità e qualità dell’acqua da trattare.
2) Scelta del tipo di impianto (in linea/bicchieri)
3) Ricerca di un prodotto che monti componenti di qualità, particolarmente la membrana.

Seguendo questo ragionamento, sarà possibile fare una scelta relativamente economica, evitando errori d’impostazione che nella migliore delle ipotesi porterebbero all’acquisto di ulteriori componenti. Affidarsi a un marchio conosciuto può essere un modo per attendersi ragionevolmente un buon prodotto, ma la ricerca di prodotti non brandizzati che montino componenti di qualità, ci permetterà di risparmiare parecchi soldi, a parità di risultati.

Unitamente all’impianto, o come opzione, vengono forniti alcuni accessori:

- Manometro per misurare la pressione d’esercizio dell’impianto
- Tds on-line che consente di monitorare in tempo reale la quantità dei solidi disciolti espressi in ppm relativi all’acqua in ingresso e quella trattata (valore più basso, qualità maggiore). Lo scopo principale è quello di valutare il momento per la sostituzione dei pre-filtri, le resine o la membrana stessa. Spesso e volentieri, negli impianti già forniti di post-filtro di resine questo apparecchio viene montato in maniera errata. Le indicazioni stesse dell’apparecchio ci porterebbero a installare una sonda all’ingresso dell’impianto e una all’uscita per monitorare le performances di abbattimento, che aldilà dell’installazione hanno un’importanza relativa. Installando invece la sonda IN all’uscita della membrana e quella OUT dopo le resine, si potrà capire quando sarà il caso di sostituire le resine oppure gli altri componenti dell’impianto.
- Post-filtro resine. Negli impianti che non ne sono già provvisti è un ulteriore stadio in formato bicchiere o cartuccia nel quale andranno inserite le resine per l’abbattimento di sostanze tipo silicati o nitrati che la membrana stessa non è riuscita a trattenere. Sono da preferire resine specifiche per le sostanze da trattare, possibilmente a viraggio di colore.


Avviamento.
Capita di frequente che le istruzioni di montaggio siano anche troppo sintetiche, trascurando dettagli che possono essere molto importanti per la durata e il corretto funzionamento dell’apparecchio.
Gli impianti vengono di solito forniti già assemblati, fatta eccezione per la membrana e per il restrittore di flusso (se non è integrato nel vessel porta membrana).
La prima operazione da fare, prima di installare la membrana, è di scartare un po’ di litri di acqua per evitare che i sedimenti di lavorazione del carbone si vadano a depositare all’interno della stessa, riducendone la durata.
Dopo aver installato la membrana, controllando che risulti correttamente inserita nella sede, prima di installare il restrittore di flusso, scartare ancora qualche litro d’acqua.
Per ultimo, dopo aver montato il restrittore, scartare almeno 30/40 litri di acqua per consentire il lavaggio della membrana dalle sostanze protettive utilizzate nello stoccaggio. Questa operazione è fondamentale in quanto i conservanti utilizzati sono potenzialmente tossici per l’acquario.

Manutenzione.
L’impianto deve lavorare con la maggiore frequenza possibile, avendo cura di scartare qualche litro d’acqua ogni volta che viene avviato.
Se si prevede un periodo di inattività, conviene estrarre la membrana e, dopo averla avvolta con una pellicola trasparente tipo Dompack, conservarla in frigorifero (non nel freezer).
La membrana deve rimanere sempre a bagno d’acqua. Per gli impianti non fissi, si può ovviare allo svuotamento installando due rubinetti del tipo venduti nei negozi di giardinaggio, alle estremità dei tubi di uscita dell’acqua.
I pre-filtri sedimenti e carboni vanno sostituiti nell’intervallo tra i 3 e i 6 mesi, e in ogni modo, nel caso in cui i valori all’uscita dovessero peggiorare. La sostituzione dello stadio di carbone implica le stesse precauzioni descritte nella sezione Avviamento.
Mensilmente, effettuare un ciclo di pulizia della membrana. Il funzionamento è differente a seconda del tipo dell’impianto e può consistere nella rimozione del restrittore di flusso o l’apertura di un rubinetto preposto allo scopo, scartando qualche litro dell’acqua prodotta in questa condizione.
Ogni sei mesi, per rimuovere i depositi di calcio, magnesio e altri sali, si utilizzano le soluzioni in commercio destinate allo scopo. Un’alternativa economica e ugualmente efficace è la seguente:
- preparare una soluzione di acido cloridrico al 0,2% o, in alternativa, acido citrico al 2%
- tagliare la parte superiore di una bottiglia di plastica tipo quelle dell’acqua minerale
- riempirla della soluzione e inserire la membrana immergendola completamente.
- Se è possibile controllare il PH verificare che sia a 1 o al massimo 2
- Dopo un paio d’ore controllare il PH e se si è alzato intorno a 6/7 occorre sostituire il liquido ed effettuare un nuovo ciclo.
- Una volta reinstallata la membrana nell’impianto scartare qualche litro di acqua.
SJoplin non è in linea   Rispondi quotando


Vecchio 14-11-2007, 17:39   #2
ecarfora
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Che dire complimenti e grazie

per questo ho da chiederti delle info ,ho capito che stavi approfondendo l'argomento


e bravo il nostro sjoplin,
ecarfora non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 14-11-2007, 18:01   #3
Bubi82
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bravo sjoplin, 2 domandine....
quindi a tuo parere, indipendentemente dalle marche, l'orientarsi verso un 2-3 o 4 stadi presume un'analisi chimica a monte delle nostre acque del rubinetto? nel senso... ho qualitativamente un'acqua buona di per sè e non "bombardo" l'impianto con 1000 stadi... concludendo... l'analisi a priori prima di "impostare" l'impianto sulla base di quanto test specifici hanno riscontrato può essere considerata un punto di partenza "sicuro" oppure le variabili che giocano sulla chimica dell'acqua delle nostre acque di rubinetto sono troppe?
spero di essermi spiegato....
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Vecchio 14-11-2007, 18:34   #4
SJoplin
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Bubi82, io non so se posso darti la risposta più obiettiva, perchè è da un po' che sono entrato nel tormentone dell'acqua pulita... comunque, se dovessi acquistare un'impianto ora, probabilmente ragionerei in questi termini:

1) prendo uno strumento per misurare l'acqua dell'acquedotto, perchè tanto quello mi servirà sempre.
2) considero che una buona membrana abbatte dal 95 al 98% e ci ragiono sopra
3) un 2 stadi lo escluderei a priori, perchè il prefiltro sedimenti ti allunga la vita della membrana, quindi conviene averlo sempre.
4) se quello che esce mi basta, vivo felice, diversamente metto un post-filtro con delle buone resine

sulla stabilità dell'acqua in ingresso ho dei seri dubbi, e non mi riferisco tanto a quanto esce dall'acquedotto, quanto a quello che succede dopo. ti faccio sempre un esempio che mi riguarda: nel palazzo dove abito abbiamo un impianto addolcitore e non si sa bene come e quando venga effettuata la manutenzione. metti caso abbia fatto un ragionamento sulla qualità dell'acqua testando un campione prodotto immediatamente dopo la manutenzione dell'addolcitore, è chiaro che andando avanti col tempo ci sarà un degrado. altra ipotesi: devono chiudere il condotto centrale per fare dei lavori all'impianto, quando lo riaprono ti salgono su per i tubi tutte le schifezze di questo mondo che nel mentre si son depositate. non è un caso se quando ci sono interventi del genere gli idraulici hanno un bel da lavorare su tutte le vaschette di carico acqua dei wc del condominio. poi non escluderei neppure casini con l'acquedotto, capitano più di frequente di quel che si possa immaginare e c'è un utente di acquaportal che ne sa qualcosa...
in poche parole credo che non ci sia affatto una certezza sulla continuità dei valori in ingresso e l'unica strada sia quella di monitorare sempre la qualità dell'acqua prodotta.

ne approfitto per aggiungere qualcosa sui TDS meter in linea, che prima avevo dimenticato.
praticamente ti permettono di monitorare quasi in contemporanea i valori in ingresso e in uscita. è importante tenere pulite le sonde e tararle periodicamente con la soluzione specifica, ma è altrettanto importante posizionarle correttamente, a seconda della configurazione dell'impianto.
in poche parole, ha poco senso misurare il valore dell'acqua in ingresso e quella in uscita, mentre ha molto più senso inserire le sonde tra i vari stadi.
mi spiego meglio: mettiamo che ho un 3 stadi più post-filtro resine.
se io metto l'ingresso IN all'uscita della membrana e quello OUT dopo la cartuccia delle resine, mi renderò conto al volo quando sarà il momento di sostituire o le une o le altre, mentre è pressochè inutile sapere che la qualità dell'acqua in ingresso dell'impianto è peggiorata.
spero di esser stato chiaro
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Vecchio 14-11-2007, 19:15   #5
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Vecchio 14-11-2007, 19:37   #6
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...ecco perche' te ne sei stato tutto il giorno zitto zitto su MSN!!
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Sjoplin Bellissimo lavoro, complimenti e arriva prorpio a pennello per mè
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Dimenticavo, sarà già stato detto e ridetto, ma non l'ho trovato, per quanto tempo rimane buona l'acqua RO in una tanica?
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Vecchio 14-11-2007, 20:15   #9
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Originariamente inviata da mike1966
Dimenticavo, sarà già stato detto e ridetto, ma nonl'ho trovato, per quanto tempo rimane buona l'acqua RO in una tanica?
ti confesso che ogni volta che ho chiesto od ho letto qualcosa in merito all'argomento ho trovato risposte contrastanti, per questo non ti posso dare dei numeri senza correre il rischio di dire stupidaggini.
penso che principalmente sia un problema di batteri, e quelli non li riesci certo a misurare... in poche parole, quando vai a togliere il cloro e altre sostanze dall'acqua, la esponi al rischio di una proliferazione batterica. gli elementi da considerare sono diversi: temperatura, luce, aria, pulizia della tanica e via dicendo. la variabilità di questi fattori non credo permetta di dare un tempo standard di conservazione. per darti un esempio, che non è detto sia quello giusto, io la tengo in una tanica chiusa al buio per 7/10 gg, ma nulla esclude che possa durare molto di più. lì ti regoli un po' te secondo i tuoi consumi.
tieni anche presente, sempre per tornare in tema impianti, che non è il caso di lasciarlo fermo per troppo tempo, per cui, se ti regoli in modo di farlo lavorare almeno una volta alla settimana, di sicuro non sbagli.
SJoplin non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 14-11-2007, 21:01   #10
Rompì
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sjoplin non o capito 1 cosa quindi l acqua demineralizzata non va bene che cambia non sono neutre tutte e 2 o cambia qualcosa di specifico?? sono confuso.....
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