No, il reattore NON è un trasformatore.
Diciamo che è una specie di "resistenza" messa in serie al neon che serve per limitare la corrente che produce la scarica elettrica fra i due capi del neon. Tale scarica (che avviene in un mezzo gassoso) si sviluppa in presenza di una resistenza elettrica estremamente bassa, poiché gli atomi di gas hanno una elevata mobilità e la sezione del neon è molto più grossa di quella di un filo: questo fatto porterebbe in pochi istanti la corrente a valori intollerabili per il neon - con tutto quanto ci sta attaccato - e inammissibili per le protezioni ENEL che abbiamo in casa (quando si dice che "scatta la valvola").
In pratica, se non si pensasse a limitare tale corrente, la scarica nel neon sarebbe assimilabile dopo poche frazioni di secondo a un vero e proprio corto circuito, che è un funzionamento elettrico assolutamente da evitare come la peste: è un fenomeno incontrollabile, dannoso per le cose e pericoloso.
La funzione di limitatore viene così svolta dal cosiddetto "reattore", che è un avvolgimento di filo di rame (mentre i trasformatori in genere sono formati da DUE avvolgimenti) avvolto su una carcassa di ferro.
Chi conosce un po' i principi dell'elettrotecnica sa che un oggetto così fatto, in presenza di una corrente variabile (la corrente di rete, infatti, è alternata), è in grado di produrre un campo elettromagnetico di reazione (ecco perché si chiama "reattore") che tende a contrastare le variazioni di corrente. L'entità di questo campo elettromagnetico dipenderà dalle dimensioni di progetto, che vengono ponderate sulla base della corrente che dovrà attraversare l'utilizzatore.
In genere, dunque, un reattore è dimensionato per il neon su cui deve agire da limitatore, perché un neon da 30W, essendo lungo 90 cm, avrà al suo interno una scarica elettrica molto più lunga di uno da 11W, per cui la potenza elettrica (e quindi la corrente assorbita) necessaria per sostenere tale scarica sarà MOLTO diversa nei due casi.
C'è una certa tolleranza, specie a potenze basse, per cui sulla maggior parte dei reattori possono essere indicate diverse potenze in grado di alimentare i rispettivi neon.
Per ciascuna potenza sarà però indicata anche la variazione del "cos fi" del reattore (cos'è il "cos fi"? Anche qui è una storia un po' lunga...

), in modo da far capire a chi lo utilizza che comunque il funzionamento a 18W è diverso dal funzionamento a 24W.
Opposto è il discorso per i reattori elettronici di tipo più moderno: quelli sono veri e propri trasformatori e quindi l'indicazione della potenza è solo un limite massimo di potenza per dire "non più di così, sennò non ce la faccio: mi scaldo e brucio dopo pochi minuti".
Ma si può senza problemi attaccare un neon da 9W a un reattore elettronico anche da 500 W: se il tubo chiede 9W l'alimentatore gliene fornirà soltanto 9, e per i restanti 491 Watt si riposa.
Con un alimentatore
elettronico da 30W puoi collegare due neon da 11W senza alcun problema, purché ovviamente l'alimentatore abbia due attacchi. Si trova senza problemi, comunque, a uno, due o anche quattro attacchi: costerà 15 euro, forse anche meno.
Con un reattore normale il discorso sarebbe molto più delicato: i due neon vanno collegati secondo uno schema preciso un po' particolare, servono anche due starter di tipo apposito (starter per "neon serie") e altre amenità, per cui te lo sconsiglio.
Quest'ultima cosa, fra l'altro, l'ho imparata proprio da un utente di questo forum - che ringrazio - perché in tanti anni all'Università nessuno me l'aveva mai spiegata!!! (ci feci una figuraccia che non dimenticherò facilmente..

)