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La conformazione del corpo è schiacciata e tozza, spiccano per grandezza le dimensioni della bocca, delle pinne pettorali e della testa; presenti raggi spiniformi con proprietà venefiche, in corrispondenza della base dell'arto dorsale. Sulla testa sono evidenziate delle appendici termiche dallo sviluppo abbastanza accentuato e un rivestimento di placche ossee dotate di spine, caratteristica ravvisabile anche negli opercoli branchiali. Altro segno peculiare è la cresta che si sviluppa dalla parte sottostante l'occhio fino all'opercolo.
Facendo perno sulle pinne pettorali scava un buco nel fondale sabbioso e vi si adagia aderentemente esponendo allo scoperto la parte superiore del corpo (rivestita di aculei e alghe, queste ultime eliminabili con il regolare cambiamento del muco) e l'occhio. Grazie alla facoltà di mimetizzarsi camaleonticamente tra le rocce e i sassi, gli esemplari di questo genere vengono denominati anche pesci pietra.
Il mimetismo del pesce è ulteriormente perfezionato dal cambio cromatico di livrea in accordo al colore del fondale. Si tratta di una specie che vive solitaria e di carattere sedentario, in quanto assolutamente refrattaria ai movimenti natatori: sostano immobili nel fondale in attesa di pesci o crostacei di passaggio, per poi ghermirli istantaneamente.
Tale specie si alimenta di pesci vivi e pertanto è sconsigliato abbinarla ad altri pesci, indipendentemente dalla loro taglia.
Ospiti graditi sono principalmente Scorpenidi dalla conformazione non troppo minuta e le Murene.
Un fattore che rende Synanceia verrucosa poco adatta all'acquario è l'alta percentuale di letalità del suo veleno, sprigionabile dalle vescichette velenifere situata alla base delle spine dorsali, che può uccidere persino l'uomo; per fortuna, l'azione letale di questi veleni può essere neutralizzata con un apposito siero di invenzione recente.
L'incompatibilità con gli invertebrati non è dettata da motivi alimentari (esclusi i gamberetti, i pesci scorpione non si nutrono di tali organismi), ma dalla controindicazione che, dovendo assumere grossi quantitativi di cibo, S. cirrhosa espelle inevitabilmente parecchie sostanze inquinanti che rendono l'habitat inadatto ad organismi molto più delicati come gli invertebrati.
Se l'animale riesce ad abituarsi al regime di cattività, può vivere per lunghi periodi (10 anni e oltre).