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Ciao a tutti, mi unisco al club postando le foto del mio termoriscaladatore. Ha circa 27 anni la marca è RENA, apparteneva al padre del mio ragazzo, attualmente continua a fare il suo lavoro riscaldando il mio Askoll ambiente 60
Benvenuta nel club!!
Il termoriscaldatore ha termostato a bimetallo. Vi è una bandella costituita da due lamine sovrapposte di metalli con dilatazioni termiche molto diverse, quindi al variare della temperatura la bandella si piega e, al di sotto della temperatura impostata, fa un contatto che porta corrente alla resistenza riscaldante. Oggi quasi tutti i termoriscaldatori hanno invece termostati elettronici. Con i prezzi odierni dei componenti elettronici conviene, anche se è più complesso, sia come costo di realizzazione che come facilità di taratura in fabbrica.
Resta il fatto che quelli a bimetallo sono molto longevi anche perchè estremamente semplici e come diceva Henry Ford circa un secolo fa "quel che non c'è non si rompe"
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Ciao, Fede
Non dobbiamo credere che siano intelligenti solo le persone che la pensano come noi.
Dare una mano agli altri è il modo migliore per tenersi in piedi. (Indro Montanelli)
Timer Steward con motorino sincrono Siemens agganciato alla frequenza di rete (si vede in alto a sinistra). E' funzionante e mi par di ricordare che comandasse uno o più distributori di cibo (non era mia, ma di mio cognato che all'epoca aveva qualche vasca marina).
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Ultima modifica di SJoplin; 14-04-2011 alle ore 22:09.
Motivo: sistemate foto
Qui c'è invece un oggetto relativamente misterioso.
A tutti gli effetti sembra un termostato con alimentazione a rete e relativa sonda di temperatura, ma:
- sul davanti parte un cavetto che va ad una fotoresistenza che non si capisce se fosse già presente di serie od aggiunta dopo.
- ma la cosa più strana è che non c'è presa/cavo per dare corrente agli utilizzatori (es. riscaldatore). Che il cavo giallo/verde non sia la terra, ma il neutro della rete e vi sia neutro + fase per l'alimentazione e neutro + fase (il terzo cavo) per gli utilizzatori? Mi sembra improbabile. Eppure dietro c'è scritto 220V 10A che dovrebbe essere il carico massimo del relé.
Mi sa che dovrò fare un terzo grado a mio cognato, sperando che si ricordi, altrimenti dovrò esibirmi in qualche prova estemporanea
La presenza nel circuito di un integrato Telefunken TAA861 fa risalire l'oggetto a fine anni '70 inizio anni '80 in quanto poi gli amplificatori operazionali hanno avuto un'evoluzione rapidissima e ne avrebbero usato uno con prestazioni migliori.
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Ultima modifica di SJoplin; 14-04-2011 alle ore 22:11.
Motivo: sistemate foto
La faccia delle piste del PCB denota diversi interventi (rivelati da saldature artigianali e non industriali), ma soprattutto la mancanza di una pista, bruciata, tra la piazzola del cavo marrone di rete ed il centro dello scambio del relé (pista in rosso, nella foto non si vede bene la traccia lasciata sul PCB dalla pista preesistente). Questo però confermerebbe la mia ipotesi, detta improbabile nel messaggio precedente. Sarebbe improponibile collegare tramite relé la terra con un cavo di rete, probabilmente la bruciatura della pista è stata generata da un errato collegamento di questo tipo
Non farò nessuna prova perchè il circuito è chiaramente deteriorato e non ho voglia di mettermi a ripararlo.
A differenza dei due trimmer di taratura e del trasformatore, il potenziometro ed il relé sembrano di qualità professionale.
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Ultima modifica di SJoplin; 14-04-2011 alle ore 22:14.
wow fede... dalla mia piccolissima esperienza, direi che hai colto tutti i particolari che si potevano cogliere... il periodo di produzione sarà quello (per il motivo da te spiegato) ed è ovvio che il circuito è stato rimaneggiato, forse anche senza troppa cura (almeno dalla foto sembra cosi)
cmq dai tre cavi che escono dallo scatolotto, penso che 1 sia di alimentazione (quello più spesso a tre poli) e poi vedo la sonda (dove è attaccata la ventosa) e l'altro cosa è?
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c'è chi si è sbagliato e c'ha messo troppo sale,c'è chi non avrà pace finchè non riuscirà a scoprire in quale maledetto barattolo hanno nascosto lo zucchero
cmq dai tre cavi che escono dallo scatolotto, penso che 1 sia di alimentazione (quello più spesso a tre poli) e poi vedo la sonda (dove è attaccata la ventosa) e l'altro cosa è?
Vai a rileggere quello che ho scritto
Poi se invece mi chiedi che cavolo ci fa' una fotoresistenza collegata ad un termostato devo ancora scoprirlo. Può anche darsi che ad un certo punto non gli servisse più come termostato e lo abbia modificato (o cercato di farlo) in sensore di luminosità sfruttando il circuito di controllo preesistente.
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