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Vecchio 20-05-2005, 12:48   #1
reefaddict
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Metodo berlinese/biologico ( seconda parte)

Ci sono dei punti che mi piacerebbe chiarire

Metodi naturali e metodi non naturali. La definizione è nata dopo che negli anni '60 (sessanta) un tale Eng di Jakarta ha divulgato i suoi esperimenti sull'uso delle rocce vive. Non sto a fare tutta la storia, la trovate sui libri, ma la differenza naturale/artificiale si è sempre solo basata sulla presenza di LR/LS (live rock/live sand) o meno. Quindi il classico acquario degli anni '70 con uno scomparto interno o esterno con materiale inerte di supporto ai batteri (carbone non-attivo, cannolicchi, palline di plastica riciclate dai depuratori industriali, ecc.) e arredato con rocce inerti e sabbia lavata è un sistema artificiale, tipico di quegli anni. Un sistema BASATO, e sottolineo BASATO su rocce vive è invece un metodo naturale perché presuppone che avvengano tutti i processi naturali propri delle rocce vive e cioè mineralizzazione di sostanza organica, nitrificazione, denitrificazione, assimilazione da parte delle alghe e della fauna epifita, ecc.

Tutto questo per dire che un berlinese classico è un metodo naturale e come tale se ne parla sempre in tutto il mondo; gli americani ad esempio indicano con NNR (Natural Nitrate Reduction) tutti i metodi che consentono denitrificazione in modo naturale, come il berlinese.

Ad esempio, un sacco di gente, principianti di solito, non riesce a capire perché un qualunque tipo di filtro ossidante, quello che chiamate "biologico", ma che, per capirci, è un filtro dove avviene un passaggio sensibilmente rapido di acqua ben ossigenata su un substrato adatto allo sviluppo di masse batteriche, diventi una specie di trappola e porti ad un accumulo di nutrienti. Persino se aiutato da uno schiumatoio o da una abbondante quantità di rocce vive, un filtro ossidante non fa che mantenere l'acqua ad un livello di concentrazione di nutrienti comunque superiori rispetto ad un analogo sistema che ne è privo.

Mentre in una roccia viva i processi avvengono in strettissima prossimità e si alimentano l'uno con l'altro (nitrificazione e denitrificazione ad esempio avvengono simultaneamente e spazialmente sono separati di pochi micron) portando ad una chiusura del ciclo dell'azoto, in un filtro ossidante avviene il solo processo di nitrificazione. Per "chiudere" il ciclo non bastano a questo punto le rocce vive perché, non avendo più la possibilità di svolgere in modo concomitante i processi, si troverebbero a dover solo denitrificare, cosa che non possono svolgere in modo efficiente.

Ecco perchè succedeva negli anni 80 (forse 90 in Italia) che la gente, una volta verificato di avere una discreta quantità di rocce vive, e togliendo le palline di plastica dai percolatori, vedeva i nitrati calare miracolosamente. Semplicemente perché ridava alle rocce vive la possibilità di svolgere processi completi e chiudere completamente il ciclo dell'azoto.

Ciò detto, è un BENE che si faccia qualunque sperimentazione e si provino un sacco di strade alternative, basta non ripercorrere a rovescio la strada già fatta disconoscendo tutto il buono che si è imparato nel frattempo, perché questo non è utile a nessuno. Converrebbe prima capire perché si è arrivati qui e come mai tutti cercano di non avere il benché minimo substrato artificale colonizzabile da batteri in vasca (gli americani in questo sono maniaci, tolgono perfino le spugnette di protezione dalle pompe).

Se io però dovessi cercare un campo in cui fare sperimentazione, oggi come oggi, direi che nel campo della filtrazione c'è molto POCO da sperimentare o da capire, nel senso che avverto molto poco la necessità di qualcosa che mi manca. Se volete la mia opinione su un campo di sperimentazione... meglio l'alimentazione dei coralli, lì si che c'è tanto da fare ancora.
__________________
un saluto
Alessandro Rovero
reefaddict non è in linea   Rispondi quotando
 

Tag
berlinese or biologico , metodo , parte , seconda

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