Ciclide
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L'ho visto stasera e poi, adesso, ho notato questo thread.
Dico la mia.
Una premessa è d'obbligo: a mio avviso "Il Gladiatore" è un film pessimo, e non ho ancora superato lo shock di quella infausta sera.
Le ragioni sono molte, ma non sto scrivendo di quel film, quindi mi astengo. L'ho citato solo perchè più di qualcuno li ha equiparati o comunque assimilati.
A mio avviso "300" è invece un buon film.
Più precisamente non è un film, perlomeno nel senso che comunemente si intende, ma una rappresentazione fantastica d'impatto, volta a stimolare corde tradizionali, ma non in modo banale. Si viene investiti e coinvolti da atmosfere storico-noir ben presentate, che tradiscono la derivazione fumettistica, ma non deludono sul grande schermo. I suoni, i colori, le riprese a scatti incisive ma non fastidiose, ti spogliano delle sensazioni quotidiane, ti tolgono la buccia e, messo a nudo, ti portano lì fin dove ti sei spinto solo con la fantasia, con i sogni da bambino, rapito da concetti come l'onore, la fierezza, l'amicizia.
E' un quadro moderno, che più di essere capito, va vissuto, lasciandosi dominare dalle sensazioni, più che dalla ragione. E' un film che non può essere perimetrato con il metro abituale, misurando trama, dialoghi, realismo storico, verosimiglianza sostanziale. Occorre andare oltre, senza riflettere, in un ritorno a sensazioni ataviche, quasi bestiali, sempre più nascoste, spesso per fortuna, in ognuno di noi.
Il regista, sapientemente, non ha tentato di fare nulla più di questo, lasciando così la più sicura via del tradizionale film di avventura, ed incamminandosi invece lungo il sentiero dell'iperbole, dell'enfasi, attento e capace a non diventare ridicolo, pericolo sempre in agguato quando si abbandonano lidi noti, e pubblico compiacente, per terre sconosciute.
Il film nonostante gli innegabili limiti, a mio avviso decolla.
A proposito di limiti, certo non sfuggirà al pur disattento spettatore che la storia richiamata fa pandant con le drammatiche cronache attuali. Il film, di produzione statunitense, è la celebrazione della strenua difesa dell'occidente contro l'oriente, dei buoni contro i cattivi, dei bianchi contro i mulatti, degli eroi contro i codardi, degli onesti contro i traditori, di pochi contro molti. Tutto il bene di qua, tutto il male di là, oltre le Termopili. Il male oltre il mare, oltre il Mediterraneo, il male dei Persiani, popolo che include nell'immaginario collettivo iraniani, iracheni, afgani, indiani, arabi, pakistani. Mostri, rappresentati come tali, schiavi e schiavisti, distruttori di cultura e adoratori di tiranni odiosi, come Serse allora, o Saddam e Ahmadinejad oggi.
Questa ingenuità, inevitabile in questi tempi, non è l'unica. Se da un lato i dialoghi sono pochi, scelta sommamente saggia in un film americano, dall'altro fioccano clichè imbarazzanti e, talvolta, anche piuttosto retrivi. Dalla solita storia degli uomini che cercano di raggiungere i propri obiettivi con le armi, mentre le donne lo farebbero dandola via (dandolo via, il registo credo ci abbia voluto rivelare) con sapienza e calcolo millimetrico, alla francamente offensiva scena di Serse, la quint'essenza del male, che appoggiandosi a Leonida da dietro, viene sopreso in atteggiamenti vagamente omo, con sommo ludibrio e conseguente schiamazzo dell'idiota pubblico in sala che non ha colto, o non ha voluto cogliere, la pochezza e la pericolosità di simili rappresentazioni. E siamo nel 2007.
A guardare in filigrana, le smagliature sarebbero tante.
Resta però un fatto: il film, superando i suoi stessi limiti e le inevitabili trovate americaneggianti, riesce a volare più in alto di quanto ci si potrebbe aspettare e, probabilmente, facendo giustizia dei suoi stessi autori.
A presto
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