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I magari ci si pensa 2 volte prima di comprare pesci che non si sa bene se possibile tenere oppure no.
Non credo basti questo, chi ha una vasca un po grossina non ha problemi a spendere 5-8 € in piu su un pesce che ne costa 80, almeno per me .....
Per di piu nel dolce il prezzo medio è sotto i 10 € (parlo di neon, cardinali, scalari, guppy ecc..ecc..) perciò l'aumento dell'iva incide di pochi centesimi
Se l'aumento dell' IVA è retroattiva qualcosina sul venduto i negozianti ci perdono. L'IVA si paga e poi si recupera, o viceversa in qualche caso, ma da la recuperano i negozianti sul venduto, vanno dai clienti di un mese prima ? Una domanda, chi decide quali sono i pesci per alimentazione e quelli da passeggio ?
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quando l'ultimo albero sarà stato tagliato, l'ultimo animale abbattuto,
l'ultimo pesce pescato, l'ultimo fiume avvelenato, allora vi accorgerete
che il denaro non si può mangiare
Se l'aumento dell' IVA è retroattiva qualcosina sul venduto i negozianti ci perdono. L'IVA si paga e poi si recupera, o viceversa in qualche caso, ma da la recuperano i negozianti sul venduto, vanno dai clienti di un mese prima ?
fa69, no, nel senso che se vendono con imposta al 10% anzichè al 20%, vanno semplicemente meno a debito nei confronti dell'erario, l'imponibile, cioè i ricavi di vendita rimangono gli stessi, per loro non cambia nulla, eccetto per il discorso fatto da tenkan, giusto ma rilevante se consideriamo volumi di vendita notevoli.
Una domanda, chi decide quali sono i pesci per alimentazione e quelli da passeggio ?
I psci per alimentazioni sono morti, mentre quelli per acquario sono vivi...Anche se comunque mi sembra che astici e aragoste che vengono vendute vivi sui banchi del pesce siano già a Iva 20 da tempo
Scusa, andreaross, se i negozianti vendono con l'iva al 10%, ma per legge è 20%, loro allo stato pagano sul 20% avendo incassato al 10%, quindo il 10% c'è lo rimettono, a meno che non vanno a cercare i compratori e gli rifanno lo scontrino. Sempre che prima applicavano l'IVA al 20%. Tutto questo discorso vale sull'aumento retroattivo da quando viene deciso l'aumento, nella fattispecie il 1 gennaio, a quando il negoziante viene messo al corrente del cambiamento d'imposta, per cui ha modo di modificare, se necessario, i prezzi di vendita. Questo ovviamente è tutto teorico, ed è valido solo se tiene un registro di carico/scarico molto rigoroso.
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Cose fatte all'alba dei tempi, se ricordo bene, compro a 10 + iva10% = 11 l'iva la pago al fornitore ma poi la porto in detrazione. rivendo a 20+ iva 10% = 22 l'iva la incasso dall'acquirente e la pago allo stato. Dunque se dopo che io ho venduto la merce lo stato mi dice che l'iva è al 20, non cambia niente sull'acquisto, ma sulla vendita io mi trovo a pagare l'iva di 20 , perciò 4, ma ne ho incassata solo 2. In teoria, potrei ricercare i clienti e cambiare la ricevuta di vendita applicando la maggiore iva. Mi è successa questa cosa qualche anno fà lavorando in edilizia ( iva al 4 al 10 al 20 ????? ), ovviamente è molto più facile risalire ad un cliente che sai dove abita dopo che sei stato a casa sua qualche mese, rispetto ad un avventore che entra in un negozio compra un pesce e se ne và. Non sono un commercialista, e magari per la vendita al dettaglio non funziona così.
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fa69, non avevo capito bene .....nel caso di iva retroattiva hai ragione nel senso che l'iva a quel punto non è più "neutra" per i negozianti non avendola potuta addebitare al cliente e qundi dovranno rettificare i corrispettivi con l'iva al 20 e di conseguenza avranno un'imponibile/margine di guadagno inferiore. (pratica diffusa nel nostro ordinamento che personalmente non trovo affatto giusta per i commercianti)
ciao
andrea
andreaross, mi dicono che purtroppo lo stato può farlo, a me sembra follia pura.
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fa69, purtroppo può farlo, capita spesso e in diversi settori produttivi a scapito delle persone che pensano di poter detrarre costi o imputare ricavi in un certo modo e secondo le norme vigenti e poi vedono cambiare successivamente le regole