Marco AP, colgo al volo l'occasione del tuo intervento per chiarire, soprattutto ai più giovani, il "senso" del lavoro di fotoreporter e di un reportage in genere.
Il coraggio,forse l'incoscienza, sono doti richieste,ma spesso assolutamente marginali.
Le condizioni essenziali per un buon reportage (potrebbe essere Yemen,Nicaragua o la morosa che coglie margherite in giardino...è esattamente lo stesso) sono:
-amore verso il soggetto che si fotografa
-condizioni di empatia ,confidenza e fiducia col soggetto stesso. Le foto rubate sono quasi sempre da cestinare

Se pensate di fare un reportage durante un giro turistico d'agenzia, o "rubare" espressioni con un tele da 200...meglio lasciare a casa la reflex e viaggiare leggeri con la compattina.
La foto in oggetto ha richiesto che io mi sedessi a quel tavolo, "gustassi" quelle focacce e permettessi che "giocassero" un po' con la mia reflex.
Il reportage sul Nicaragua (la mostra è ancora in giro) è frutto di 4 anni di lavoro come chirurgo volontario su quelle montagne etc.....
Ma, ripeto, la stessa empatia è
necessaria anche durante uno shooting con la modella in studio etc...etc...
E' conseguenziale,a questo punto che anche le attrezzature si modellino sulle esigenze :wide e superwide soprattutto (i tele servono a pochissimo !).
In sintesi tenere sempre presente i due famosi aforismi dei Maestri:
La fotografia mette in linea occhio,cuore e cervello (Henri Cartier Bresson)
Se una foto non è buona, allora vuol dire che non eri abbastanza vicino (Robert Capa)
Scusate la lungaggine, ma se qualcuno mi chiama vecchio barbagianni, m'inc...zo!
