Apro questo thread sulla "patina superficiale" o "patina oleosa" e sulla diatriba circa la capacità di ostacolare in misura massiccia piuttosto che trascurabile gli scambi gassosi.
Lo spunto è partito da questo thread
http://acquariofilia.biz/viewtopic.p...192783#2192783, dove il sottoscritto ha fatto una memorabile figura di me***
Di post in merito ce ne sono molti, ma la maggioranza discute dei metodi di eliminazione o riduzione (movimentazione superficiale, carta assorbente etc etc).
Qui vorrei invece approfondire gli aspetti biochimici di questa patina, e degli effetti negativi od assenza di essi nelle nostre vasche: fino ad ora ho letto "tutto e il contrario di tutto", quindi mi piacerebbe finalmente vederci chiaro
Le imprecisioni sui termini che seguono sono volute per rendere di facile comprensione la discussione: non me ne vogliano i chimici e biologi che leggeranno
Cos'è questa patina e perchè si forma?
Si tratta di colonie batteriche aerobe, che si aggregano dove trovano le condizioni ideali per la moltiplicazione cellulare, ovvero l'ambiente a loro idoneo.
I metaboliti dei pesci sono inizialmente in larga misura a base proteica; queste molecole hanno la caratteristica di avere una parte idrofila (attratta elettrostaticamente dalla molecola H2O) ed una idrofoba (respinta dall'acqua).
In altre parole se si trovano sull'interfaccia aria-acqua si "girano" tutte come bandierine.
La tensione superficiale (causata appunto dal fatto che l'ultimo strato di molecole di acqua non ha altre molecole sopra, ma solo i gas atmosferici) attira inesorabilmente queste molecole, che restano incollate.
Questo è il principio di funzionamento degli schiumatoi usati nel marino.
Ecco che in prossimità della superficie aumenta la concentrazione di inquinanti. Cibo per i batteri.
Cos'altro occorre ai batteri per vivere? L'ossigeno, che in atmosfera assume concentrazioni molto più elevate che in acqua.
Abbiamo quindi ottenuto un habitat eccezionale per i batteri, che iniziano a moltiplicarsi colonizzando la superficie e formando un biofilm che pur essendo spesso solo pochi micron (millesimi di millimetro), è visibile e si presenta come una patina oleosa.
Le condizioni migliori per questa coltura sono di acqua ferma, infatti il film è talmente sottile che basta poco movimento supeficiale per frammentare la pellicola.
All'interno di questo film si sviluppa tutto un micromondo, fatto di prede (i batteri aerobi e alghe unicellulari) e predatori (protozoi, amebe, etc etc), che si evolve a nostra insaputa.
Ora le domandone:
In che misura il biofilm interferisce con gli scambi gassosi?
In particolare, per quanto riguarda lo scambio di ossigeno e biossido di carbonio fra acqua ed atmosfera, quanto le due specie vengono "frenate"?
Dobbiamo realmente preoccuparci o si tratta solo di un innocuo "inestetismo"?
A voi la palla
