Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Giacomo scrisse queste parole, davanti a se la siepe.
La siepe ci accomuna.
Ora la mia
Sempre cara mi fu la mia finestra
che rapiva i miei pensieri e i miei sguardi. La mia infanzia.
Ora
Al primo piano oltre la siepe di confine
c'è un gruppo di soli uomini marocchini i quali friggono tutte le sere intorno a mezzanotte,
la mia camera si riempie di odor di fritto che mi accompagna tutta notte e la mattina quando mi alzo invece che il latte prendo della citrosodina per digerire la frittura mai mangiata.
Invece di dir sonno pesante devo dir dormito pesante.
Al secondo piano abbiamo dei turchi i quali di italiano dicono solo porco d.., hanno imparato solo quello e lo dicono cento volta al giorno.
Sempre al secondo piano abbiamo dei rumeni, i quali oltre zuppe di cipolla non cucinano, rendendo l'aria già pesante alle sette di mattina.
Musica a palla anche alle due di notte, alla richiesta di abbassare un soave ********** riempe le mie orecchie.
All'ultimo piano c'è una famiglia araba il cui marito picchia la moglie e le figlie.
Pianti urla e grida scandiscono le giornate.
Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare di ........
Non è una balla è la pura verità documentata e certificata

Non è razzismo è poesia.