Ciclide
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Acquariofilo: Marino

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ogni volta che si apre la questione C.I.T.E.S. mi rendo sempre piu' conto che non ne verremo fuori mai !!! per comprendere il senso e per certi versi l'inutilita' dei cites bisogna prima interrogarsi sul senso dell'acquariofilia.
se poniamo come base primaria di tutto il discorso la salvaguardia degli animali allora ritengo che sia indispensabile far leva sulla coscienza dell'appassionato,e' il primo importante lavoro e credo che il forum in questo senso faccia egregiamente la sua parte. mi spiego meglio, a prescindere dalla specie in questione,credo sia obbligatorio da parte dell'appassionato conoscere esattamente le esigenze dell'animale che sta comprando e tutelarlo fornendogli condizioni ottimali .credo che il rispetto per gli animali impedisca sia che una catalaphyllia venga buttata in una vasca con fosfati a 2 ma allo stesso tempo anche che un flavescens finisca intrappolato in una vasca da 50 litri, a prescindere dal discorso cites. quante volte in questo forum si e' cazziata gente per scelte improprie che avrebbero portato alla morte di pesci e coralli??? migliaia , e la stessa cosa dovrebbero farla anche i negozianti. quindi sostengo,per il rispetto e la salute degli animali, una sorta di patentino(rilasciato magari da veterinari certificati) che accerta e assicura minimi standard di sopravvivenza agli ospiti delle nostre vasche e che deve essere esibito al negoziante al momento dell'acquisto.hai 300 litri di vasca? il sohal non lo puoi comprare,punto. questo e' per me il primo passo ,se vogliamo tutelare tutti gli animali e far in modo che si sviluppi una coscienza acquariofila , a prescindere che si tratti di un ocellaris d'allevamento o di una catalaphyllia jardineii .
l'impatto dell'acquariologia sugli ecosistemi in questione,cioe' le barriere coralline e' impercettibile rispetto a quello provocato da altri fattori come pesca e turismo. il surriscaldamento degli oceani e' indiscutibilmente il primo fattore di distruzione per le barriere coralline(e non solo). i cites nulla possono contro il surriscaldamento del globo,questo e' evidente. i problemi vanno risolti all'origine ma il discorso e' complesso.
in merito alla questione c.i.t.e.s. credo veramente sia una puttanata colossale,passatemi l'espressione ma ora vi motivo il perche'.
le quote cites vengono stabilite ogni tot sulla base di comitati scientifici composti da biologi che a campione controllano la densita'e lo stato di salute delle barriere.
a mio nonno che stava sdraiato in un letto di un famoso ospedale degli esperti non sono riusciti per diverse settimane e con tutti i macchinari a disposizione a trovargli un tumore che poi l'ha ucciso, e qui pensiamo che mettendo maschera e pinne a qualche biologo riusciamo a far stime in qualche decina di milioni di metri cubi di oceano..........
comunque chi detiene il 90% delle quote cites mondiali e' l'indonesia e gia' questa e' un'anomalia, pensate quanti coralli ci sono in egitto,sudan,eritrea,tanzania,kenia,madagascar,moz ambico, arabia saudita,isrlaele,nell'oceano indiano,nel golfo persico, e ancora malesia, oceano pacifico,usa,australia,caraibi,belize,honduras,bra sile,giappone,papua nuova guinea........
chi detiene il monopolio sono quelle 3/4 famiglie indonesiane......le briciole finiscono ad altri piccoli esportatori locali.
questa e' sicuramente un'anomalia che incide parecchio nella questione delle quote cites e che rende in modo lampante l'idea del business che gravita attorno a questa questione.
il cites da questo punto di vista non mi sembra tanto uno strumento per tutelare animali a rischio estinzione quanto uno strumento di controllo del mercato dal punto di vista meramente economico. e' piu' conveniente limitare il numero di alcuni animali poiche' tutta la filiera di distribuzione puo' avere profitti molto piu' alti . il pescatore indonesiano guadagna 50 dollari al mese. se una catalaphyllia pescata a 30 metri gli viene pagata mezzo dollaro (quello e' il costo in loco),il supplier lo rivendera' a 2 dollari all'esportatore,che la mettera' in conto a 5 dollari all'importatore italiano. calcolando trasporto,tasse,mortalita' il costo finito per il grossista si aggira attorno ai 10 euro. siccome le catalaphyllia non ce le mangiamo a colazione e il numero che il mercato richiede e' tuttosommato esiguo rispetto a quella che potrebbe essere l'offerta, conviene trovare un giustificativo per far costare l'animale in origine,dall'esportatore,20/25 dollari. l'appassionato italiano compra una sola catalaphyllia,non 30, e la paga 80/90/100 euro anziche' 20/25 euro. il giochino ha funzionato e tutti hanno guadagnato.
siamo ancora convinti che i cites tutelino gli animali ? le tridacne in indonesia,vietnam,cambogia, madagascar e chissa' in quanti altri posti se le mangiano come fossero ostriche o cozze a tonnellate. e' cetamente maggiore il numero di animali mangiati che non quello degli animali destinati al mercato acquariofilo. in italia non possono arrivare direttamente poiche' i cites non vengono convalidati per questi animali, nonostante i paesi d'origine(penso ad esempio alle isole tonga) abbiano cites in abbondanza per l'esportazione di tridacne . arrivano invece in germania, e magari rispedite in italia, tutto nella legalita' trattandosi di c.i.t.e.s. europei,ma con notevole aumento dei costi per l'acquirente finale e soprattutto stressando ulteriormente gli animali e aumentado inevitabilmente il numero di decessi.
anche questa e' bella: un amico importatore un paio di mesi fa organizza un arrivo di talee dall'indonesia,logicamente con relativi c.i.t.e.s. , il cargo atterra a malpensa alle 7 del mattino( gli animali normalmente hanno gia' 24 ore di viaggio alle spalle) e i box vengono sdoganati alle 16,30 !!! piu' di otto ore fermi in dogana tra cambi di turno degli operatori e interminabili controlli veterinari . risultato? il 60% degli animali morti .
ma se un importatore paga qualche migliaio di dollari per lo spazio aereo, qualche migliaio di dollari per gli animali,qualche centinaio di dollari per i cites indonesiani,qualche centinaio di euro per la convalida dei cites italiani,aspettando magari in tutto questo iter qualche mesetto, puo' tollerare di subire queste perdite a causa di un controllo veterinario ??? ma sti cites che cosa tutelano gli animali o solo una serie di portafogli?
altra questione puramente tecnico/legale. ad un grossista arriva un taleona di acropora tutta frantumata. a quel pezzo corrisponde un solo numero di cites. lui in effetti ha 5 frammenti e un solo cites. eheh.......bel rompicapo. trattasi di avvenuta nascita? bisogna chiamare un veterinario x accertarla. quale veterinario? boh. e se nel frattempo arrivasse la forestale per un controllo?? ma il veterinario o la forestale possono rilasciare 4 nuovi cites? o bisogna aver autorizzazione dal ministero. quando potranno essere venduti questi animali?quanto e' lungo e oneroso questo iter? economicamente cosa conviene fare al grossista? .......................
siamo veramente convinti che l'adozione di certificati c.i.t.e.s. sia il miglior strumento per la difesa degli habitat marini? dopo aver visto sommergibili dotati di testate nucleari gironzolare per parchi marini della sardegna riempiendo le coste di scorie ,francamente ogni volta che si parla di cites mi viene da sorridere.
la strage di animali prodotta dall'acquariofilia e' innegabile,e' per questo motivo che ogni acquariofilo deve sviluppare un propria coscienza e una precisa consapevolezza . comprarsi un paio di jeans non e' la stessa cosa che comprarsi una sinularia. il sacrificio di molti animali,lo studio e la passione di alcuni, sono serviti a sviluppare tecniche di allevamento e riproduzione ormai consolidate, che rappresentano una concreta possibilita' per la sopravvivenza futura di molte specie.
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vasca grande ........e pesci piccoli !!!!!
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