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Originariamente inviata da alek_
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mi sembra un po' un discorso "o tempora o mores" :) non sono sicuro che i nostri nonni vivessero in un paradiso, probabilmente lavoravano dodici ore al giorno e morivano di tisi e di pellagra. beh magari non i nostri nonni ma i nostri bisnonni..
che le nuove specie introdotte possano prendere il sopravvento sulle specie autoctone non c'e' dubbio, lo hanno fatto in molti casi e in molte parti del mondo.
non sono sicuro che questa sia necessariamente una cosa negativa, ritengo che gli ecosistemi non siano statici ma dinamici, molto piu dinamici di quello che pensiamo. anche senza l'intervento dell'uomo le specie animali si spostano e diventano a tratti invasive e soppiantano altre specie autoctone.
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intendevo un paradiso dal punto di vista naturalistico, in ambienti incontaminati e quando gli impatti ambientali erano sicuramente più limitati di oggi tutti gli ecosistemi erano caratterizzati da una complessità e una variabilità delle popolazioni (=biodiversità) che si erano instaurate nel corso dei secoli, dando vita a sistemi maturi e complessi.
non c'è niente di buono nel fatto che "le nuove specie introdotte possano prendere il sopravvento sulle specie autoctone" se le prime sono state introdotte indiscriminatamente e con fini di lucro, nella totale ignoranza delle conseguenze che inevitabilmente si avranno a carico delle specie autoctone.
la dinamica delle popolazioni non è una tua opinione, esiste e si basa come ti hanno detto sul concetto che ogni elemento ha un pabulum e un fattore di contenimento all'interno della popolazione stessa; la dinamica è guidata dalle infinitesime interazioni fra gli anelli di questa catena. se ci si mette di mezzo l'uomo e il suo portafoglio la catena si spezza, con consegunze che non ci è dato di sapere se non, appunto, "dopo"