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Vecchio 08-03-2012, 14:19   #8
Entropy
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Dico personalmente la mia.
L’akadama, essendo una argilla allofana (ossia derivante dall’alterazioni di silicati di alluminio) possiede un’alta CSC, ossia capacità di scambio cationico, che rappresenta la potenzialità di un substrato di scambiare e veicolare gli elementi nutritivi (per la precisione cationi come Ca++, K+, Mg++, NH4+, Fe+++ ed altri ancora) tra le particelle del terreno e le radici delle piante. Quindi è un indice indiretto della fertilità di un terreno. Indiretto perché, di per sé, l’akadama non contiene elementi nutritivi, ma questi devono essere dosati all’interno della vasca. Essendo poi un “assorbitore” di cationi (= ioni positivi) preleva dall’acqua ioni Ca++ e Mg++, abbassando di conseguenza la durezza totale (o meglio, la durezza permanente), ed indirettamente provoca anche la diminuzione del KH. Ma l’abbassamento dei due valori non è legato da un'equazione lineare. Cosicché si viene a creare nel tempo un certo squilibrio, che risulta proporzionale al rapporto volume akadama/volume acqua e ai valori di durezza totale e alcalinità.
Succede anche che se le concentrazione di calcio e magnesio sono elevate, l’akadama si satura con tali cationi e, visto che la forza di adsorbimento è proporzionale alla carica dello ione adsorbito, li preferisce ad altri con carica minore, come il potassio o l’ammonio, minimizzando di fatto l’assorbimento di tali nutrienti ed il vantaggio di avere un substrato con un’alta CSC. Se invece accade che il pH dell’acqua è sotto la neutralità (e più pericolosamente sotto al 6) la CSC diminuisce drasticamente e ciò che era legato torna in soluzione, mentre ciò che è in soluzione non viene legato. Di conseguenza cambiamenti repentini del pH in una vasca con akadama (vedi ad esempio inserimento impianto di CO2 o suo staramento) possono comportare vari squilibri.
Detto ciò, se ne deduce che l’utilizzo dell’akadama come unico substrato è possibile, ma è da consigliare solo a chi ha un preciso quadro di ciò che accade e che accadrà nel proprio acquario e con una certa esperienza nel capire (o anticipare) le variazioni e nel correggere eventuali squilibri.
Un utilizzo più sicuro e consono dell’akadama potrebbe invece essere quello di integrazione per un fondo fertilizzato (mischiandolo con esso) o per un fondo molto alto, vista la sua leggerezza se rapportata al volume. Anche in quest’ultimo caso però, valide (e forse migliori e più economiche) alternative risultano il gravelit e il lapillo vulcanico.
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