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Ci tengo a sottolineare però, che ci sono negozianti che hanno sempre fatto le cose in regola e mi piace citare Simone di Reeflab www.reeflab.com che per ogni vendita rilascia sempre il numero di cites o il protocollo cites assegnato alle varie talee che produce. Sarebbe bello, se Simone ci legge, se potesse aggiungere qualcosa all'argomento spiegandoci magari ancora di più nel dettaglio come gestire il tutto, perchè, ripeto, secondo me il discorso è estremamente semplice. Ciao ;-) |
Paolo i cites li paghi e pure caro mi sa ;-) ... difficilmente un negoziante avrà cites che gli avanzano ......
il discorso del peso l'avevo detto prima ...... per i coralli ci sono prob .... chi identifica e certifica la specie ... non lo può fare uno della forestale .... misura e peso del corallo non sono riportati nel cites .... |
poi va fatta una bella distinzione tra coralli di allevamento e pescati ... ogni paese ha delle quote cites da rispettare .... ma la cosa non vien mai fatta IHMO .....
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Cmq non possiamo ragionare come hai detto tu. Mettersi in regola significa anche fare un'acquariofilia consapevole! Significa dire a chi di competenza, che nel mondo ci sono tot coralli di quel tipo in circolazione, che quel tipo di corallo è stato "riprodotto" tot volte, che magari non è più necessario immettere nuovi esemplari in commercio prelevati in natura perchè facilmente riproducibile per talea in acquario ecc. ecc. Queste sono cose a cui noi in primis dobbiamo pensare. Io ora non voglio fare il moralista, perchè probabilmente dovrei essere l'ultimo a farlo in questo contesto, ma ribadire certi concetti è secondo me molto importante. Ciao ;-) |
già il fatto di parlarne è molto positivo, bravo Marco!
(minchia, che ho scritto?!?!? :-D #23) |
Non nascondiamoci dietro un dito ;-) molti negozianti si tengano i Cites perchè non è raro che arrivino animali senza o con cites sbagliato, in tal modo in caso di controllo loro hanno documenti per evitare la sanzione.
Quando arrivano i box importati dentro c'è un po' di tutto compresi animali senza Cites non richiesti o animali con evidenti errori di classificazione, il negoziante non può mica buttarli via non saebbe corretto ne economicamente ne tantomeno eticamente. Ecco che Cites non dati possano tornare comodi per regolarizzare animali che altrimenti non lo sarebbero mai. Stesso discorso sulle talee. Poi spesso i cites riportano diciture generiche (acropora sp, montipora sp ecc) quindi son buoni per tanti animali diversi. Con questo non dico che siano disonesti ma semplicemente reagiscano in difesa contro un sistema che non funziona. In questa ottica una regolare e continua richiesta di Cites da parte dei clienti potrebbe creare notevoli problemi ma forse, e sottolineo forse, imporre una maggiore regolarità anche a chi li preleva in natura e li spedisce |
in maniera più esplicita hai detto quello che intendevo io ;-)
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Marco, lo capisco il tuo discorso e lo condivido appieno, io studio e non avrei avuto modo di farmi una vasca se non con gli scambi e le vendite del mercatino.... Stare ad eliminarmi questa "fonte" per me e altri nella mia condizione sarebbe fatale! Francamente io di appassionati che tengono registri non ne conosco, volendo io regolarizzarmi non saprei come fare... Tutto qui! Penso che se una legge esiste vada rispettata in toto e su questo siamo d'accordo....
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Traduzione italiana Team: AcquaPortal
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