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oook :-)) ho aggiornato il profilo sia per la parte relativa ai pinnuti sia per la parte relativa alle piante.
@babaferu: a nitrati e nitriti sto messo bene direi: no3 stazionari a 12,5 mg/l e no2 sempre minori di 0,3 mg/l @fappio: guarda ho fatto misurare i valori dei fosfati anche dalla mia ragazza che è chimico professionale e sia nell'acqua di osmosi che compro sia in quella del rubetto il po4 è assente. |
oook :-)) ho aggiornato il profilo sia per la parte relativa ai pinnuti sia per la parte relativa alle piante.
@babaferu: a nitrati e nitriti sto messo bene direi: no3 stazionari a 12,5 mg/l e no2 sempre minori di 0,3 mg/l @fappio: guarda ho fatto misurare i valori dei fosfati anche dalla mia ragazza che è chimico professionale e sia nell'acqua di osmosi che compro sia in quella del rubetto il po4 è assente. |
ovodda, cerca sul mercatino della salvinia (galleggiante) e buttala in vasca, lasciando che si riproduca liberamente... è una "resina naturale" per nitrati e fosfati.
Parallelamente cerca di piazzare qualcuno dei tuoi pesci, altrimenti non ne esci... poi leggi quanto aggiungo sotto (eh, si... ci sono passato anche io!!!) :-( Quote:
la fonte principale di fosfati sono le deiezioni dei pesci che si accumulano sul fondo ( e, come giustamente hai segnalato, nella vasca di ovodda di pesci ce ne sono troppissimi!!!)... il fondo appunto ne incamera quantità industriali e li trattiene. Con i cambi d'acqua si eliminano quelli in sospensione, ma subito dopo il fondo ne rilascia altri in soluzione ripristinando l'equilibrio osmotico.... in pratica più ne togli e più il fondo ne rilascia e tu ti chiedi da dove arrivino. -05 A me era successo che i fosfati erano schizzati a 2 ppm a causa di un cambio di layout incauto con cui avevo smosso il fondo sollevandone una nube... dopo 4 cambi del 50% la concentrazione era ancora tale e quale con mio sommo disappunto. Ho impiegato massicciamente le resine per un mese, accompagnando con aspirazioni settimanali del detrito grossolano sul fondo (occhio!!! aspirazione e non sifonatura) e cambi regolari... una volta che i fosfati sono scesi sotto 0,5 ppm ho levato le resine e le piante hanno fatto il resto. Dopo 6 settimane ho ricominciato a reintegrarli mendiante elos fase2 perchè stavano a zero spaccato ;-) |
ovodda, cerca sul mercatino della salvinia (galleggiante) e buttala in vasca, lasciando che si riproduca liberamente... è una "resina naturale" per nitrati e fosfati.
Parallelamente cerca di piazzare qualcuno dei tuoi pesci, altrimenti non ne esci... poi leggi quanto aggiungo sotto (eh, si... ci sono passato anche io!!!) :-( Quote:
la fonte principale di fosfati sono le deiezioni dei pesci che si accumulano sul fondo ( e, come giustamente hai segnalato, nella vasca di ovodda di pesci ce ne sono troppissimi!!!)... il fondo appunto ne incamera quantità industriali e li trattiene. Con i cambi d'acqua si eliminano quelli in sospensione, ma subito dopo il fondo ne rilascia altri in soluzione ripristinando l'equilibrio osmotico.... in pratica più ne togli e più il fondo ne rilascia e tu ti chiedi da dove arrivino. -05 A me era successo che i fosfati erano schizzati a 2 ppm a causa di un cambio di layout incauto con cui avevo smosso il fondo sollevandone una nube... dopo 4 cambi del 50% la concentrazione era ancora tale e quale con mio sommo disappunto. Ho impiegato massicciamente le resine per un mese, accompagnando con aspirazioni settimanali del detrito grossolano sul fondo (occhio!!! aspirazione e non sifonatura) e cambi regolari... una volta che i fosfati sono scesi sotto 0,5 ppm ho levato le resine e le piante hanno fatto il resto. Dopo 6 settimane ho ricominciato a reintegrarli mendiante elos fase2 perchè stavano a zero spaccato ;-) |
Allego questa citazione (da www.acquariofiliaemicroscopia.it - di Maurizio Gazzaniga - "la nutrizione minerale delle piante d'acquario"), che sicuramente vi sarà utile ;-)
Il fosforo, contenuto nelle piante in concentrazioni dell’ordine dello 0,1-0,5% della sostanza secca, è il secondo macronutriente di cui ci andremo ad occupare. Con la sua presenza od assenza, è in grado di condizionare pesantemente lo sviluppo degli organismi, e dunque anche quello delle piante in qualunque acquario d’acqua dolce. Quando comodamente seduti davanti ad una vasca, osserviamo ad esempio un pesce espellere delle feci od indugiamo con lo sguardo sui detriti organici che si accumulano sul fondo, possiamo essere certi che da questi si stia andando ad originare fosforo di natura organica. Questo può essere costituito da acidi nucleici, nucleotidi, fosfolipidi, fosfoproteine, etc.; cioè da forme non sfruttabili dalle piante. Se il fosforo rimanesse così strutturato queste potrebbero venirsi a trovare nelle ipotetiche condizioni di chi, circondato da un’abbondanza di scatolette di cibo, non possedesse nulla con cui aprirle finendo col morire di fame. Nel mentre, alghe e cianobatteri, capaci di aprire quelle scatolette, inizierebbero a prendere il sopravvento. Perché quel fosforo possa rendersi disponibile all’assorbimento anche da parte delle piante, occorre che le specie chimiche in cui è contenuto subiscano un processo di mineralizzazione ovvero ed in genere, un idrolisi catalizzata da fosfatasi di origine batterica. Le piante, infatti, assorbono fosforo come anioni dell’acido ortofosforico (H3PO4) che come tali vengono traslocati nelle loro parti epigee. A secondo del pH presente, in vasca, dovremo registrare la presenza di concentrazioni differenti di acido indissociato e dei suoi ioni. L’acido fosforico, infatti, è un acido mediamente forte nella sua prima dissociazione, debole nella seconda e debolissimo nella terza. A pH neutro, ad esempio, avremo una netta prevalenza di ioni HPO4—(67%) con circa un 33% di ioni H2PO4-. Nelle piante i principali organi deputati all’assorbimento del fosforo sono le radici. Queste sono in grado di modificare le loro funzioni e la loro struttura a livello cellulare di modo da potersi procurare questo prezioso elemento il più efficacemente possibile. Poiché questo in esse è contenuto spesso nell’ordine di frazioni di parte per milione, se ne deduce chiaramente che si tratta anche in questo caso di un trasporto attivo. E’ di fondamentale importanza, affinché, nella pianta si possano raggiungere concentrazioni elevate che l’assorbimento possa procedere piuttosto rapidamente.Questo lo possiamo ottenere inizialmente prestando particolare attenzione nell’allestimento del fondo che, a tal fine, dev’essere costituito da materiale atto a favorire l’insediamento batterico come certe argille e ghiaietto con una granulometria non inferiore ai 3-4 mm per uno spessore complessivo non eccedente i 6 cm. La mineralizzazione delle sostanze organiche in decomposizione in un simile fondo è in grado di fornire una sufficiente quantità di fosforo alle piante che lo possono rapidamente ed efficacemente assorbire attraverso l’apparato radicale. Teniamo però presente che in acquari con una forte illuminazione (circa 1 watt/l) ed abbondante presenza di CO2 (25 – 30 mg/l) può avvertirsi la necessità di una regolare aggiunta di P nella colonna d’acqua per sopperire alla grossa domanda di questo elemento da parte delle piante presenti. In queste circostanza, infatti, può anche capitare di assistere a consumi giornalieri dell’ordine di 0,25 mg/l ed oltre. Dato che per un appassionato può risultare difficile dedurre quale sia l’effettiva disponibilità di fosforo all’interno di una propria vasca, come regola generale, non si può che consigliare di ridurre ai minimi termini la presenza di pesci, chiamandoli a giocare un ruolo molto più marginale di quello a cui siamo abituati. |
Allego questa citazione (da www.acquariofiliaemicroscopia.it - di Maurizio Gazzaniga - "la nutrizione minerale delle piante d'acquario"), che sicuramente vi sarà utile ;-)
Il fosforo, contenuto nelle piante in concentrazioni dell’ordine dello 0,1-0,5% della sostanza secca, è il secondo macronutriente di cui ci andremo ad occupare. Con la sua presenza od assenza, è in grado di condizionare pesantemente lo sviluppo degli organismi, e dunque anche quello delle piante in qualunque acquario d’acqua dolce. Quando comodamente seduti davanti ad una vasca, osserviamo ad esempio un pesce espellere delle feci od indugiamo con lo sguardo sui detriti organici che si accumulano sul fondo, possiamo essere certi che da questi si stia andando ad originare fosforo di natura organica. Questo può essere costituito da acidi nucleici, nucleotidi, fosfolipidi, fosfoproteine, etc.; cioè da forme non sfruttabili dalle piante. Se il fosforo rimanesse così strutturato queste potrebbero venirsi a trovare nelle ipotetiche condizioni di chi, circondato da un’abbondanza di scatolette di cibo, non possedesse nulla con cui aprirle finendo col morire di fame. Nel mentre, alghe e cianobatteri, capaci di aprire quelle scatolette, inizierebbero a prendere il sopravvento. Perché quel fosforo possa rendersi disponibile all’assorbimento anche da parte delle piante, occorre che le specie chimiche in cui è contenuto subiscano un processo di mineralizzazione ovvero ed in genere, un idrolisi catalizzata da fosfatasi di origine batterica. Le piante, infatti, assorbono fosforo come anioni dell’acido ortofosforico (H3PO4) che come tali vengono traslocati nelle loro parti epigee. A secondo del pH presente, in vasca, dovremo registrare la presenza di concentrazioni differenti di acido indissociato e dei suoi ioni. L’acido fosforico, infatti, è un acido mediamente forte nella sua prima dissociazione, debole nella seconda e debolissimo nella terza. A pH neutro, ad esempio, avremo una netta prevalenza di ioni HPO4—(67%) con circa un 33% di ioni H2PO4-. Nelle piante i principali organi deputati all’assorbimento del fosforo sono le radici. Queste sono in grado di modificare le loro funzioni e la loro struttura a livello cellulare di modo da potersi procurare questo prezioso elemento il più efficacemente possibile. Poiché questo in esse è contenuto spesso nell’ordine di frazioni di parte per milione, se ne deduce chiaramente che si tratta anche in questo caso di un trasporto attivo. E’ di fondamentale importanza, affinché, nella pianta si possano raggiungere concentrazioni elevate che l’assorbimento possa procedere piuttosto rapidamente.Questo lo possiamo ottenere inizialmente prestando particolare attenzione nell’allestimento del fondo che, a tal fine, dev’essere costituito da materiale atto a favorire l’insediamento batterico come certe argille e ghiaietto con una granulometria non inferiore ai 3-4 mm per uno spessore complessivo non eccedente i 6 cm. La mineralizzazione delle sostanze organiche in decomposizione in un simile fondo è in grado di fornire una sufficiente quantità di fosforo alle piante che lo possono rapidamente ed efficacemente assorbire attraverso l’apparato radicale. Teniamo però presente che in acquari con una forte illuminazione (circa 1 watt/l) ed abbondante presenza di CO2 (25 – 30 mg/l) può avvertirsi la necessità di una regolare aggiunta di P nella colonna d’acqua per sopperire alla grossa domanda di questo elemento da parte delle piante presenti. In queste circostanza, infatti, può anche capitare di assistere a consumi giornalieri dell’ordine di 0,25 mg/l ed oltre. Dato che per un appassionato può risultare difficile dedurre quale sia l’effettiva disponibilità di fosforo all’interno di una propria vasca, come regola generale, non si può che consigliare di ridurre ai minimi termini la presenza di pesci, chiamandoli a giocare un ruolo molto più marginale di quello a cui siamo abituati. |
Paolo Piccinelli, l'articolo è interessante, piano piano leggerò anche gli altri postati nel link ... come tu stesso hai postato, le piante si nutrono solo del fosfato inorganico (ortofosfato) . tutti i test misurano infatti ortofosfato po4--- , di conseguenza misurano il fosfato della molecola organica già decomposta dai batteri e in soluzione nell'acqua. sostituendo acqua ricca di po4 con acqua priva il valore, andrà inevitabilmente a diminuire. certamente in una vasca ricca di materiale organico , si avrà sempre un rimpiazzo di questi nutrienti perchè i batteri continueranno imperterriti a rimpiazzarli ... la "stessa cosa" accade per gli no3 : quando il pesce fa la cacca, il test no3 , non misura immediatamente quel nutriente; prima dovrà essere trasformato in ammonio/ammoniaca , poi ossidato in no2 ecc ecc ... certamente come dici, si dovrebbe risolvere il problema alla base eliminando parte dei pesci , ma in sostituzione a questo , l'unica cosa veramente efficace , sono i cambi. non sono molto d'accordo sull'utilizzo delle resine perchè oltre a rilasciare elementi , eliminano i nutrienti in modo mirato e generalmente quando si ha un eccesso di po4 , lo si ha anche di no3 e di altre sostanze dannose .... :-)
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Paolo Piccinelli, l'articolo è interessante, piano piano leggerò anche gli altri postati nel link ... come tu stesso hai postato, le piante si nutrono solo del fosfato inorganico (ortofosfato) . tutti i test misurano infatti ortofosfato po4--- , di conseguenza misurano il fosfato della molecola organica già decomposta dai batteri e in soluzione nell'acqua. sostituendo acqua ricca di po4 con acqua priva il valore, andrà inevitabilmente a diminuire. certamente in una vasca ricca di materiale organico , si avrà sempre un rimpiazzo di questi nutrienti perchè i batteri continueranno imperterriti a rimpiazzarli ... la "stessa cosa" accade per gli no3 : quando il pesce fa la cacca, il test no3 , non misura immediatamente quel nutriente; prima dovrà essere trasformato in ammonio/ammoniaca , poi ossidato in no2 ecc ecc ... certamente come dici, si dovrebbe risolvere il problema alla base eliminando parte dei pesci , ma in sostituzione a questo , l'unica cosa veramente efficace , sono i cambi. non sono molto d'accordo sull'utilizzo delle resine perchè oltre a rilasciare elementi , eliminano i nutrienti in modo mirato e generalmente quando si ha un eccesso di po4 , lo si ha anche di no3 e di altre sostanze dannose .... :-)
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Con i cambi risolvi, ovviamente, ma è un lavoraccio... per dimezzare il valore in soluzione spesso ti servono 3-4 cambi del 50% che stressano particolarmente la fauna.
Io ho riportato quello che mi successe e come ne sono uscito, le resine nella normale conduzione le sconsiglio sempre, ma in casi come questo faccio uno strappo. Detto questo, la sostanza non cambia.. diminuire i pesci, aumentare le piante (l'uso temporaneo delle galleggianti aiuta parecchio) e parsimonia con il cibo per un pò ;-) |
Con i cambi risolvi, ovviamente, ma è un lavoraccio... per dimezzare il valore in soluzione spesso ti servono 3-4 cambi del 50% che stressano particolarmente la fauna.
Io ho riportato quello che mi successe e come ne sono uscito, le resine nella normale conduzione le sconsiglio sempre, ma in casi come questo faccio uno strappo. Detto questo, la sostanza non cambia.. diminuire i pesci, aumentare le piante (l'uso temporaneo delle galleggianti aiuta parecchio) e parsimonia con il cibo per un pò ;-) |
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Traduzione italiana Team: AcquaPortal
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