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Vecchio 23-06-2010, 21:49   #1
wolverine
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LO IODIO

Ho sempre integrato Iodio senza misurare ed in particolare Ioduro di potassio, poi un mese fà ho deciso di comprare un test dello iodio della Salinfert dove leggo che è possibile effettuare due tipi di test: Ioduro oppure Iodato e Iodio Molecolare. Sai che conforto apprendere che esistono almeno due o più tipi di iodio.
Ho iniziato a fare qualche ricerca in internet e mi sono imbattuto nell’articolo di Advanced Aquarist’s on line Magazine ed esattamente nel numero di Aprile del 2003 scritto da Randy Holmes-Farley. Per il resto si trova veramente poco sull’argomento.
Non mi sono chiarito le idee, ma mi ha dato qualche nozione in più, e spero di poter far scaturire una buona discussione dando il mio contributo traducendo il suddetto articolo e rendendolo accessibili a tutti.
Spero che ne valga la pena visto il tempo impiegato. Armatevi di pazienza perché è…. un po’ lungo.

In effetti, per lo iodio esistono diverse correnti di pensiero c’è chi lo integra giornalmente, chi settimanalmente, chi ogni 15 giorni, altri solo quando c’è ne bisogno dopo opportuni test, mentre altri ancora considerano le integrazioni non necessarie ed addirittura dannose. Al momento non è affatto chiaro dove sia la verità visto che vasche senza l’aggiunta supplementare mostrano animali belli come quelli che integrano lo iodio regolarmente. Bene vediamo di capirci qualche cosa in più.

LO IODIO NEGLI OCEANI
Innanzitutto, vediamo cosa avviene negli oceani, dove lo iodio è presente sotto una grande varietà di forme, sia ORGANICHE che INORGANICHE ed il ciclo dello iodio tra queste forme, (il passaggio da una forma all’altra) è molto complesso ed è ancora attività di ricerca.

La natura dello iodio INORGANICO è conosciuto da decenni e le due forme predominati sono IODATO (IO3-) e IODURO (I-).
Solo per curiosità, queste forme variano al variare della profondità, infatti in superficie lo IODATO in genere è la forma dominante con valori tipici che vanno da 0.04 a 0.06 ppm (0.3-0.5 µM). Mentre in superficie lo IODURO è presente in concentrazioni più basse, di solito 0.01 a 0.02 ppm (0.07-0.18 µM).
Le forme ORGANICHE sono quelle in cui l’atomo di iodio è legato all’atomo di carbonio, come CH3I. La concentrazione delle forme organiche (delle quali esistono differenti molecole) soltanto ora iniziano ad essere riconosciute dagli studiosi. In alcune aree costiere la forma organica può comprendere sino al 40% dello iodio totale. E molte precedenti relazioni che riportano che la componente dello iodio organico è trascurabile potrebbero risultare inesatte.

Tutte le varie forme possono essere convertite tra loro.
Il fitoplancton, ad esempio, prende lo iodato e lo converte in ioduro, il quale è per la maggior parte, ma non totalmente, rilasciato. Un gruppo di ricerca ha suggerito che lo iodato assomiglia chimicamente ai nitrati, è preso con lo stesso modo ed è internamente convertito in Ioduro prima di essere rilasciato. Questo processo è sufficientemente veloce che in uno studio si è visto che il fitoplancton può convertire tutto lo iodato presente in Ioduro in un mese. Lo Iodato può essere anche convertito in Ioduro in ambienti degli oceani poveri di ossigeno.
Le alghe marine possono anche assumere direttamente ioduro, ed apparentemente lo fanno preferendolo allo iodato. Questo processo può essere la causa principale dell’esaurimento dello Ioduro in acquario.
Ci sono anche trasformazioni non biologiche in atto negli oceani, con ioduro che può essere potenzialmente ossidato a iodato. Questi processi non biologici non sono probabilmente i fattori principali di conerversione delle forme di iodio negli oceani, in quanto sono i processi biologici ad essere predominanti. Negli acquari marini che utilizzano forti ossidanti come l'ozono, o anche sterilizzatori UV, che possono favorire l'ossidazione, questi fattori non biologici potrebbero però diventare importanti.

Tossicità ed altre proprietà delle varie forme di Iodio.
Le varie forme di iodio hanno proprietà chimiche molto diverse, e non dovrebbero essere confuse tra loro. In aggiunta alle tre forme di cui sopra (Ioduro, Iodato e Iodio Organico), gli acquariofili incontrano spesso lo iodio molecolare (I2).
La soluzione Lugols, ad esempio, contiene una miscela di iodio molecolare (I2) e Ioduro (I-).
E’ la forma molecolare, che è alla base della convinzione diffusa che lo iodio è "tossico". La forma molecolare, e tale forma in associazione con altre forme, è un potente agente antibatterico che è stato a lungo utilizzato per la disinfezione. Le forme inorganiche presenti in natura (ioduro e iodato) hanno poco in termini di attività antimicrobica. Anche una soluzione di ioduro di 30.000 ppm (240 mM o mezzo milione di volte più concentrata rispetto al normale acqua di mare) è solo debolmente antibatterica. In miscele contenenti I2 e altre forme, è la quantità di I2 libero che è importante per l’attività antimicrobica.

In termini di tossicità per gli organismi superiori, la quantità varia considerevolmente da un organismo all'altro. Tuttavia, sembra esserci una tendenza generale.
La Trota iridea, ad esempio, sono molto sensibili all’ I2, con LC50 inferiore a 1 ppm di iodio (dove LC50 è la concentrazione dove la metà di essi muoiono). Queste specie, non sono molto sensibili al Ioduro e Iodato, con CL50 di oltre 200 e 850 ppm rispettivamente.
Daphnia magna era ugualmente sensibile a I2 (il CL50 è inferiore a 0,2 ppm) e I-(CL50 è inferiore di 0,2 ppm), ma era meno sensibile al IO3-(LC50 superiore a 10 ppm).

Purtroppo, non vi sono molti dati disponibili sulla tossicità dello iodio per qualsiasi specie di organismo marino. Gli acquariofili non sanno esattamente quanto alto possa esser il livello di ioduro e iodato prima di diventare problematico.
Ad esempio, la crescita del fitoplancton non è apparentemente inibita a livelli di iodato fino a 1,3 ppm di iodio. Questi autori hanno concluso che vi sia poca interazione tra il processo dello iodio e l'attività metabolica della crescita cellulare. Diverse specie di fitoplancton hanno dimostrato di non essere inibite da ioduro e iodato a livelli superiori a 12 ppm, anche se lo ioduro (ma non iodato) in un test iniziò ad inibire una specie (Antiqua C.) a livelli inferiori a circa 0,13 ppm.

Nelle sezioni successive, risulta chiaro che spesso macroalghe vivono a livelli elevati di ioduro o iodato a volte meglio che se vivessero a livelli di iodio pari a quelli naturali.
Se questo può essere esteso ad altri organismi negli acquari marini purtroppo non è noto.

CHI USA LO IODIO
ALGHE:
La presenza di grandi quantità di iodio in varie specie di alghe marine è conosciuto da circa 100 anni. Alcune specie contengono circa l’1% di iodio del loro peso secco (100.000 ppm). Lo iodio è concentrato notevolmente da tutte le macroalghe, compreso il Rhodophyta (alghe rosse), Phaetophyta (kelp e altre alghe brune) e la Chlorophyta (alghe verdi). Vi sono, tuttavia, grandi differenze di quantità di iodio contenuto nel tessuto delle varie specie di macroalghe. Molte di queste specie sono di interesse per acquariofili marini, sia come cibo per i pesci, o perché sono mantenute in vasca.

La quantità di iodio presente nelle macroalghe varia in funzione della stagione dell’anno, della temperatura dell’acqua, della profondità ed di altri fattori. Alcune specie hanno necessariamente bisogno di iodio altrimenti non crescono, altre possono essere mantenute, senza crescere, in soluzioni carenti di iodio ed all’incrementarsi della quantità di iodio la crescita si incrementa per poi stabilizzarsi. Altre alghe non mostrano incrementi di crescita con l’aumentare dello iodio ed la crescita di altre alghe è addirittura inibita con concentrazioni di iodio superiori a quelle naturali. Vediamo alcune alghe di interesse acquaristico quanto iodio contengono:
Chaetomorpha moniligera 24ppm di iodio del peso secco, Chaetomorpha antennina 144ppm, Chaetomorpha linum 68ppm, Caulerpa racemosa 800ppm, Caulerpa taxifola 89ppm ed altre specie di Caulerpa 440, 843 e 1083 ppm di iodio del loro peso secco.

CHE FORME DI IODIO PRENDONO LE ALGHE
Ci sono molti studi su quale tipo di iodio queste macroalghe prendono (non per ragioni acquaristiche, ma per capire dopo incidenti nucleari dove lo iodio radioattivo và a finire) ed il risultato è stato che esse prendono sia lo Iodato che lo Ioduro con preferenza dello Ioduro. Il grado di preferenza comunque varia da specie a specie, con molte che utilizzano entrambe le forme.

CHE FORMA ASSUME LO IODIO ALL’INTERNO DELLE ALGHE
Purtroppo, capire quale forma prende lo iodio all'interno di macroalghe è una questione molto più complicata di quello che potrebbe sembrare. A quanto pare, le macroalghe accumulano lo iodio di in molte forme, tra cui entrambe le forme inorganiche (I-e IO3-, ma soprattutto I-) e forme organiche, e la percentuale di queste forme varia da specie a specie.

Che vantaggio hanno le macroalghe da tutto questo iodio? Purtroppo, non è stato definitivamente stabilito, ma è stato ipotizzato che è in gran parte costituisce una difesa contro gli erbivori. Il suggerimento è che le alghe, piuttosto tossiche a questi livelli di iodio o semplicemente di cattivo gusto, incoraggiano l’erbivoro a passare a qualcosa di più gustoso. Lo studio delle componenti in tracce di iodio organico è iniziato solo di recente nei sistemi marini. Una recente scoperta che sostiene questa ipotesi ha evidenziato che un’alga del genere Laurencia contiene un lattone iodato, un metabolita che è un probabile un veleno per gli erbivori. Ciò costituisce almeno una parte della risposta del perché le alghe accumulano iodio.

LE ALGHE UTILIZZANO LO IODIO IN ALTRI MODI
Oltre ad immagazzinare all’interno di esse lo iodio lo utilizzano in altri modi? Un modo importante è quello di produrre una varietà di composti organici dello iodio che vengono rilasciati. Questi composti hanno generato grandi quantità di studi di recente perché alcuni di loro entrano in atmosfera e potenzialmente hanno effetto sul riscaldamento globale della terra e provocano altri tipi problemi che stanno generando molte ricerche. Molti di questi studi sono interessati a tutti i tipi di organoalogenati (sostanze organiche contenenti fluoro, cloro, bromo o iodio) che le macroalghe producono, ma la maggior parte di quelli di interesse riguardano le sostanze organiche da 1-4 di atomi di carbonio che contengono una combinazione di bromo e iodio.

LE GORGONIE E CORALLI NERI: Altre creature degli abissi che usano lo iodio sono certamente le gorgonie come Plexaura Flexuosa. Esse hanno nel loro corpo 3,5-diiodiotirosina per un totale da 0,1 a 2,6% di iodio del loro peso secco. Questo acido amino iodato è incorporato nelle proteine dello scheletro ma i benefici non sono chiari. Anche in questo caso può essere in gran parte dovuto per ottenere un effetto anti-predatorio. L’assunzione dello iodio nelle gorgonie sembra aumentare con l’età. Le proteine di molte specie di gorgonie diverse contengono iodio: Eunicella otenocalloides 6.5-8.9% del loro peso in percentuale, Gorgonia verrucosa 4.2-9.0, G. lamarcki 3.3-6.8, G. scirpearia 0.4-0.6, Rhipidigorgia flabellum 0.6-1.1, Euplexora maghrebensis 0.19-0.23, e Plexaura kukenthali 1.9-2.2.44 E’ stato anche dimostrato che almeno una gorgonia (E. verrucosa) prende iodio nelle forme inorganiche dalla colonna d’acqua.
Uno studio ha mostrato che la tiroxina composto organico dello iodio, ed altri componenti correlati, sono localizzati in certe parti della gorgonia L. virgulata. Una delle parti dove è localizzato sono gli scleroblasti (spicole che formano le cellule) e sulle stesse spicole. Inoltre, l’aggiunta di tiroxina a queste cellule, impattava sull’assunzione del calcio e suggeriva che la funzione della tiroxina contribuisce alla formazione delle spicole
Anche i coralli neri sembrano immagazzinare molto iodio. Le regioni basali di questi coralli sono particolarmente carichi di iodio, più del 23% di iodio del loro peso secco in due specie. Di nuovo la finalità specifica non è nota.
I TUNICATI: la storia conosciuta dello iodio nei tunicati comunque appare complessa. I tunicati usano gli acidi amino iodati per fare proteine, come le gorgonie ma essi producono anche componenti di iodio organico molto complesse. Come tutte le specie discusse sopra, è stato dimostrato che i tunicati prendono iodio nelle forme inorganiche disciolte nella colonna d’acqua.
LE SPUGNE: sono conosciute per produrre grandi quantità di componenti potenzialmente tossiche di iodio organico, che dovrebbero avere un effetto protettivo.
Oltretutto le spugne immagazzinano grandi quantità di iodio. Un’analisi di 12 specie ha mostrato contenuti di iodio che vanno da 0.001 a 0.085%. Non esiste nessuno studio che mostri da dove le spugne prendano lo iodio se dalla colonna d’acqua o dal cibo ingerito.
I VERMI: E’ stato dimostrato che il verme marino Glossobalanus minutes prende iodio dalla colonna d’acqua, ma non è chiaro quale utilizzo ne faccia visto che non sono state rilevate proteine iodate. Un altro verme Lineus rubber accumula ioduro dalla colonna d’acqua e l’immagazzina principalmente come ioduro con una piccola quantità di thyronine.
I GAMBERI: Come ci si muove verso l’alto della catena alimentare i dati diventano molto scarsi, per quanto riguarda l’abilità degli organiscmi a prendere iodio dalla colonna d’acqua. E’ conosciuto che i gamberi hanno bisogno di iodio per la loro crescita, ma questo è conosciuto solo in termini di dieta. Il gambero Penaeus chinensis O'sbeck per esempio cresce ottimamente se la sua dieta contiene lo 0,003% di iodio.
Ancora, I gamberi immagazzinano quantità considerevoli di iodio organico nei loro corpi. Il contenuto comunque non ci dice ancora niente sul fatto che lo iodio è un componente importante. L’autore non ha trovato nessun studio scientifico che mostra che i gamberi hanno bisogno di iodio dalla colonna d’acqua ma neanche studi che dimostrano il contrario.
LE XENIE: Sicuramente, Voi direte, che ci sono studi che le Xenie ed altri coralli molli hanno bisogno di iodio dalla colonna d’acqua? Bene l’autore dell’articolo non ne ha trovato nessuno. Ci sono studi che mostrano che le Xenie contengono iodio, ed è probabile che esso venga dalla colonna d’acqua, ma a cosa serva, se nel caso serva, non è conosciuto. In una recente pubblicazione Ron Shimek, mostra che una specie selvatica di Xenia conteneva 350ppm di iodio su base umida a una specie in cattività mostrava un contenuto di 270ppm su base umida e 1350ppm su base secca. Questi valori sono alti alla pari delle macroalghe e portano a supportare l’idea che le Xenie accumulano iodio.
Naturalmente, dimostrare che lo iodio viene accumulato e mostrare che l’aggiunta di iodio supplementare ha degli effetti benefici sono due cose differenti.

MISURA DELLO IODIO:
Ci sono molti modi per misurare lo iodio in acqua di mare. Anche limitando l’elenco, ci sono per lo meno tre fondamentali modi e di questi tre tutti rilevano differenti componenti dello iodio presenti in acqua. Sfortunatamente, queste differenze fanno divenire una comparazioni tra i differenti metodi alquanto impossibile, e rende anche complicata l’interpretazione dei dati di ognuno di loro. Per i test commerciali disponibili, Seachem and Salifert sono quelli più popolari in US. Sfortunatamente, l’uso e l’interpretazione di questi test e tediosa e complicata, anche se l’autore preferisce non commentare sino a quanto non avrà avuto altro tempo per studiarli meglio, ma comunque dalla sua esperienza è stata chiaramente meno positiva di altri test come la durezza, il calcio etc.
Il test Seachem dello iodio rileva solo ioduro (I-) and iodio molecolare (I2). E’ improbabile che ci sia molto I2 in un acquario che si scinde velocemente in altri prodotti. Un potenziale svantaggio (almeno sino a qualche anno fa, adesso non so se è stato modificato) di questo kit è che non rileva lo iodato. Così se in vasca si hanno valori simili a quelli dell’acqua di mare in quantità e specie di iodio, essi sembreranno più bassi (circa 0,01 o 0,02). Chiaramente non conviene utilizzare questo test se si aggiungono integratori di iodio che contengono quantità significative di Iodato e Iodio Molecolare (che si scinde in prodotti tra i quali Ioduro e Iodato), o forme di iodio organico. C’è anche la possibilità che l’integrazione di Ioduro, e altre forme di iodio che vengono introdotte con il cibo può finire in parte come iodato. Di conseguenza questo test può in parte sottostimare la quantità totale di iodio presente.
Il test Salinfert dello iodio rileva ioduro, iodato e iodio molecolare. Assumendo che esso funzioni correttamente potrebbe essere una buona scelta per chiunque dosi Ioduro, Iodato o Ioduro molecolare anche se è un test lungo che si svolge in differenti passi. Non rileva le forme di iodio organico e le persone che dosano tali forme dovrebbero prestare cautela a non sovra dosare.

Un altro modo per rilevare lo iodio che talvolta si può incontrare (secondo me molto raramente), è l’Inductively Coupled Plasma -ICP). In questa macchina un campione d’acqua viene aspirata in un plasma ad alta temperatura. Lo iodio in tutte le sue forme è vaporizzato e rilevato i parti uguali. Nella sua applicazione più accurata il flusso di plasma è inviato in uno spettometro di massa che conta gli ioni con una determinata massa. Questa tecnica è denominta ICP-MS. Dati di questo tipo sono stati riportati dagli acquariofili, 60 di questi risultati vanno in un range da 0,03ppm a 1,2ppm.

L’ICP-MS comunque non è il più comune metodo di ICP usato come routine nell’analisi dell’acqua. Il modo più comune per rilevare quali elementi sono presenti è con spettro di emissione. Nel plasma ad alta temperatura gli atomi emettono luce e la lunghezza d’onda (colori) emessa è specifica per ogni elemento. In un ICP che usa il rilevamento ad emissione ottica (denominato ICP-OES), il rilevatore è settato alla lunghezza/e d’onda/e emessa dallo iodio, e l’ammontare emesso a quella lunghezza d’onda è registrato e convertito nella concentrazione presente in acqua.

La lunghezza d’onda usata per la rilevazione dello iodio nell’ICP standard sono tutte nel campo degli ultravioletti, con 178,215 nm come prima analisi. In accordo con il Varian (il costruttore dell’ICP che l’autore ha utilizzato per testare i campioni) il limite di rilevamento a quella lunghezza d’onda è 0,6ppm di iodio(lontano dai livelli di iodio dell’acqua marina). Questa lunghezza d’onda ha anche una potenziale interferenza con il fosforo che ha emissioni vicino a questa lunghezza d’onda (178,222nm).
La seconda seconda analisi è fatta a 183,976 nm che ha un limite di rilevamento di 4,3ppm (in accordo con Varian). Così si può vedere che l’utilizzo dell’ICP che usa il rilevamento ottico non è una buona scelta per misurare bassi livelli di iodio (come quelli presenti a livello naturale 0,06ppm) ma può funzionare sostanzialmente a livelli più elevati (più grandi di 0,6ppm).

L’autore ha utilizzato ICP con emissione ottica per analizzare acqua non filtrata della sua vasca (il quale aveva dosato iodio per poi sospenderlo 3 settimane circa prima del test). Un suo amico ha testato in laboratorio molti campioni al solo scopo di rilevare lo iodio. Essi non furono in grado di rilevare iodio nei campioni prelevati arricchiti con ulteriore 0,33ppm di ioduro.

In uno studio condotto invece da Ron Shimek, utilizzando sempre l’ICP-OES (evidentemente con una sensibilità diversa), egli ha trovato il 38% di campioni (23 in tutto provenienti da diversi acquari) con iodio non rilevabile al di sopra del limite di rilevamento che stavolta era di 0,1ppm, ma per altri campioni ha rilevato valori da 0.1ppm sino a 2,1ppm di iodio. Questi risultati sono indicativi dello iodio totale (ioduro+iodato+iodio organico). I campioni in questo studio con elevato valore di iodio potevano avere elevate forme di iodio inorganico (forse iodato che si consuma meno rapidamente in acquario), o potevano avere elevate forme di iodio organico che non sono rilevabili con altri test commerciali. Poteva anche essere che queste valori alti erano dovuti ad interferenza di questo metodo con il fosforo, che è stato riportato essere fortemente correlato con i livelli di iodio. In ogni caso dobbiamo essere consapevoli del potenziale rischio di sovradosaggio degli additivi, ad anche dei cibi contenenti iodio.
Utilizzare un test può aiutare a non incorrere nel problema del sovradosaggio.

FONTI DI IODIO NELL’ACQUARIO MARINO:
Oltre agli integratori di iodio, le risorse più significative di iodio nell’acquario sono probabilmente i cibi somministrati. Anche se, i sali di partenza contengono alcune miscele di iodio, questa fonte scompare molto rapidamente . Così solo aggiunte di iodio possono avere un impatto a lungo termine. Molti supplementi di calcio e alcalinità si prevede che contengano piccole quantità di iodio ma non ho visto mai analisi quantitative in merito.
Dei prodotti alimentari utilizzati per gli acquari marini, le alghe per i pesci sono la maggiore risorsa di iodio. La macroalga Gracilaria è spesso aggiunta in acquario, sia come cibo commerciale (Ocean Nutrition) che come macroalga per pesci (Tang Heaven). In uno studio, Gracilaria sp. contiene 3654 ppm di iodio di peso secco. Così se si aggiunge 3 grammi (peso secco) di Gracilaria al giorno si aggiunge circa 11mg di iodio. Questa quantità è sufficiente per portare un acquario di 50 galloni da 0 ppm di iodio ai livelli dell’acqua marina naturale (006ppm di iodio) ogni giorno. Alla fine, io penso che dovremmo essere felici che lo iodio si consuma così rapidamente, perché se non fosse così, probabilmente avremmo livelli alti di iodio in molte vasche.
In un recente studio del cibo somministrato in acquario Ron Shimek, ha valutato che in media esso aggiunge in acquario il 27% del livello naturale di iodio ogni giorno, in coerenza con quanto sopra riportato. Ed ancora molte delle vasche (38%) hanno mostrato un livello di iodio non rilevabile (con ICP che ha un livello di rilevazione di 0,1ppm).

DOSARE ADDITIVI
L’autore fortemente consiglia di non cercare di mantenere i livelli di iodio a 0,06 ppm mediante additivi basandosi sulle misurazione fatte con i test. Perché Vi chiederete? Non è quello che facciamo per altri componenti chimici dell’acquario? Bene, se potesse facilmente ed accuratamente determinare la concentrazione delle varie forme di iodio in acquario allora ci raccomanderebbe di farlo. Ma se Voi unite la complessità di avere varie forme di iodio con l’incertezza di avere dei test complessi che possono portare a letture non corrette o di difficile interpretazione e facile poter portare i valori di iodio lontani da quelli che si vorrebbe raggiungere. Io non so a quale il livello lo ioduro e iodato possono diventare problematici ma il rischio di sovra dosare non è da poco. Lo studio con L’ICP ha comunque mostrato vasche con livelli alti di iodio e non so come esso fosse stato possibile, ma sicuramente il sovradosaggio dei componenti è uno di questi modi.
Perché sono riportati così differenti effetti nella integrazione dello iodio?
C'è una differenza enorme tra gli acquariofili circa gli effetti che hanno visto nelle loro vasche con e senza somministrazione di iodio. Alcuni dicono molto chiaramente di vedere effetti positvi quando somministrano lo iodio (un effetto che si ferma spesso quando smettono la somministrazione), e altri acquariofili che sostengono di non aver visto questi effetti.
Spesso questo viene usato come prova che la somministrazione di iodio non può avere gli effetti osservati in una vasca, se non ha lo stesso effetto in un'altra vasca. Senza pretendere che lo iodio ha un effetto particolare, io sostengo che la logica sia viziata per le motivazioni esposte qui di seguito:
Dato che lo iodio sembra variare massicciamente tra i vari acquari rispetto ai livelli naturali in acqua di mare, non sarebbe sorprendente se, in mancanza di integrazione, alcuni acquari avessero livelli molto più alti di iodio di altri. Mentre in alcuni acquari possono restare su livelli più bassi di 0,06 ppm senza integrazione, ciò può risultare critico se si tratta di restare costantemente a 0.02 ppm, 0,001 ppm, o 0,00001 ppm. Altre vasche possono avere livelli di iodio totale sopra 0.06 ppm, dovuto alla somministrazione di alimenti ad alto contenuto di iodio. Ed anche all'interno dello stesso livello di iodio totale, diversi acquari, con o senza integrazione, hanno un differente valore relativo di ioduro, iodato, e iodio organico.
Quindi, le differenze che le persone riportano, in risposta all’aggiunta di iodio nel loro acquario possono essere dovute o ad osservazioni sbagliate sugli effetti o meno della aggiunta di Iodio Oppure la quantità naturale delle varie specie di iodio presenti in acquario senza integrazione supplementare varia considerevolmente, e così le diverse osservazioni riportate possono riflettere diversi punti di partenza. Alcune vasche possono avere abbastanza Iodio naturale presente che le integrazioni non hanno effetto, mentre altre possono avere un livello di Iodio basso che l’incremento con additivi portano lo iodio in vasca ad un punto tale che possono essere osservati nuovi effetti.

Ciao
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Vecchio 23-06-2010, 22:05   #2
SJoplin
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wolverine sposto in chimica.
per una questione di visibilità più che altro
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Vecchio 23-06-2010, 22:45   #3
Amstaff69
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...qualcuno mi fa un riassunto...?
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Vendo skimmer Skimz Monster 180; Spectra Giesemann 2x400 + 2x54

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Vecchio 23-06-2010, 22:53   #4
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Telefonami, che te lo racconto
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Vecchio 23-06-2010, 23:54   #5
pirataj
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Ciao interessante, stavo proprio pensando di inizare a dosarlo, lo iodio che ho io e una soluzione artigianale passatami da un amico, e pensavo di metterla settimanalmente.
pirataj non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 24-06-2010, 10:12   #6
Massimo-1972
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Ma lo Iodio, a chi o a cosa serve?
ed inoltre visto che i test che si trovano in giro sono poco affidabili nella misurazione di tale elemento, non è che ci sia un rischio di sovradosaggio?

In sostanza: ha senso integrarlo?
Massimo-1972 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 24-06-2010, 10:34   #7
IVANO
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Io lo reintegro ma senza un principio preciso, cioè quando mi ricordo lo metto...a volte passa parecchio tempo e non noto nulkla di particolare in vasca , sia quanto lo metto sia quando mi dimentico....bò.....
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Il mio reef...
IVANO non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 24-06-2010, 13:06   #8
wolverine
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Secondo me l'articolo dice alcune cose importanti e soprattuttto molte affermazioni sono basate su test e prove che rendono l'articolo interessante e cioè (così faccio anche un favore ad Amstaff69 facendogli il riassunto ):
Lo Iodio negli oceani si divide in Inorganico (nelle sue forme principali che sono Ioduro e Iodato) ed Organico. Queste forme possono essere convertite tra loro. Noi acquariofili utilizziamo anche un'altra forma di Iodio che è lo Iodio Molecolare ed è quello che bigogna stare più attenti degli altri (rispetto ad es. al Ioduro di potassio) nel dosaggio in quanto tossico (in effetti lo Iodio Molecolare è quello che si utilizza per la disinfezione). L'altra cosa importante e che molte alghe crescono bene anche senza Iodio e quindi sembrerebbe che il fatto che esse lo imagazzinano sia dovuto principalmente ad un fatto di protezione contro gli erbivori, visto che molte alghe crescono anche in soluzioni povere di Iodio. L'ultima cosa che l'autore cerca di evidenziare è proprio che visto che i test di misura non sono molto "affidabili", e in ogni caso non misurano la componente di Iodio Organico, cercare di mantenere i livelli di Iodio a 0.06ppm simili a cioè simili a quelli dell'acqua marina potrebbe portare sicuramente ad un rischio di sovradosaggio. In effetti test che ha condotto Ron
Shimek su 23 acquari c'erano acquari con Iodio inferiore a 0.1ppm ma altri che arrivavano anche a 2.1ppm.
Inoltre molte alghe che utilizziamo per alimentare i ns. pesci sono già fonte di iodio che introduciamo in acquario.
In effetti secondo l'idea che mi sono fatto il rischio di sovradosare è alto.
Ciao
wolverine non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 24-06-2010, 19:42   #9
RobyVerona
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Lo iodio è uno degli elementi più difficili da dosare e allo stesso tempo da testare. Che sappia io in circolazione esiste solo il test salifert e la sua interpretazione è tutt'altro che facile. E' un elemento il cui sovradossaggio è assai facile (vista la sua bassa concetrazione) con il rischio concreto di far seri danni. Parallelamente non ho mai letto di una persona che noti differenze tra il dosare lo iodio o meno. Io non l'ho mai dosato e mai lo farò, il mio personale consiglio, per chi lo vuole proprio dosare è quello di utilizzare ioduro di potassio e mai la soluzione di lugol. Con quest'ultima basta scaricare erroneamente la pipetta del contagocce e si è fritti.
RobyVerona non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 24-06-2010, 22:47   #10
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Lo doso una volta la settimana.

Che sappia io, magari mi sbaglio, è utile anche ai pesci per prevenire le malattie.
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Dios mio, dame paciencia, ¡Pero dámela ya
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