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Vecchio 26-11-2020, 01:27   #1
Manu1988
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Pmdd

Ciao a tutti.
Notando le molte domande e richieste di aiuto nell'utilizzo del famigerato PMDD (Poor Man Dupla Drop) ho pensato di scrivere qualche riga a riguardo per indirizzare i nuovi utilizzatori di questo metodo di fertilizzazione e togliere qualche dubbio a chi già lo utilizza.
I primi ad utilizzare questo metodo furono due canadesi, Kevin Conlin e Paul Sears che nel '98 publicarono un articolo sulla competizione alimentare tra alghe e piante e in appendice proponevano una ricetta per creare il primo PMDD della storia.
Ognuno poi ha modificato questa ricetta creandone una più adatta alle proprie esigenze e che si rileva essere efficace soltanto nell'acquario dell'ideatore o finché determinate condizioni chimico fisiche dell'acquario non cambiano, per questo in rete è pieno di fantomatiche ricette che dicono di essere ognuna migliore dell'altra.
Esattamente quello che succede per i fertilizzanti commerciali tutto in uno che possono avere buoni effetti su un acquario mentre su un altro no.
Per questo io ritengo migliore un protocollo a elementi separati dove si può decidere cosa somministrare e quando solo all'occorrenza e alle necessità delle nostre piante.
Ma cosa serve alle nostre piante per crescere?
Sappiamo che le piante grossomodo sono composte così:
Il 96/ 97% è composto da 3 soli elementi, carbonio, idrogeno ossigeno.
Idrogenone ossigeno formano l'acqua mentre il carbonio viene solitamente fornito attraverso la co2.
Il restante 3/4% è ciò che noi forniamo con i fertilizzanti.
Senza stare a dare le varie percentuali di ogni elemento (che poi tra l'altro varia da pianta a pianta) possiamo suddividerli in 3 gruppi.
I macronutrienti di cui fanno parte:
Azoto, potassio, calcio,magnesio, fosforo e zolfo
I microelementi di cui fanno parte:
Ferro (per alcune piante può essere un macroelemento), cloro, manganese, boro, zinco e molibdeno.
Elementi traccia presenti in quantità insignificanti e non in tutte le piante:
Rame (per diverse specie è un oligoelemento), silicio, cobalto, selenio, iodio, vanadio e altri ancora più rari.
Ma quali sono gli elementi che più spesso vanno reintegrati nei nostri acquari?
Essenzialmente sono 3, potassio magnesio e ferro.
Vediamo di capire il perché.
Azoto e fosforo si creano naturalmente nei nostri acquari a seguito della decomposizione di feci, foglie morte e mangime avanzato, li possiamo rilevare con i test di no3 e po4 e salvo casi particolari non serve reintegrarli.
Anzi spesso sono il motivo per cui facciamo i classici cambi d'acqua proprio per ridurne la concentrazione in acqua.
Il calcio è più che sufficiente nelle nostre normali acque di rubinetto, è raro arrivare ad avere una carenza di questo elemento.
Anche tagliando l'acqua di rubinetto con osmotica la concentrazione rimane sempre più che sufficiente al fabbisogno delle nostre piante.
Lo zolfo è sempre presente nei comuni fertilizzanti sotto forma di solfato di potassio, di magnesio e altri (anche questo elemento si accumula facilmente con i normali fertilizzanti commerciali spingendoci a frequenti cambi d'acqua per ridurne la concentrazione) per questo con il PMDD cercheremo di ridurne al minimo le quantità.
Il cloro è sempre presente in quantità elevate nelle nostre acque di rubinetto anche dopo la decantazione sotto forma di cloruri.
Gli altri microelementi tranne il ferro sono richiesti in quantità minime ed è facile soddisfazione la richiesta delle piante con prodotti da giardinaggio che li contengono tutti insieme e a prezzi molto ragionevoli.
Gli elementi traccia sono spesso contenuti nei mangimi per i pesci e sono più che sufficienti.
Quindi il problema rimane su potassio, magnesio e ferro.
Il potassio nelle nostre acque di rubinetto spesso e presente in quantità di zero virgola mg/l, cioè quantità che non bastano sicuramente alle nostre piante, specialmente se in acquario si hanno specie che ne hanno grande richiesta come le hygrophyla, la cabomba, le bacopa e molte altre.
La situazione si aggrava se se ne possiede più di una specie contemporaneamente.
Il magnesio è presente a volte in buone quantità nelle nostre acque ma spesso non è in rapporto di 1:2 o 1:3 con il calcio come richiesto dalle piante.
Anche tagliando l'acqua con osmotica si diminuisce la quantità di calcio ma contemporaneamente anche quella di magnesio rendendolo poi carente.
Il ferro in genere è associato alle piante rosse e ai pratini che vanno tanto di moda ultimamente.
Se l'acquario è esposto a forte luce e buona presenza di co2 questo elemento viene richiesto in quantità elevate da alcune piante portando questo microelemento prepotentemente tra i macronutrienti.
Con un fertilizzante commerciale spesso soddisfare questa forte richiesta diventa motivo di svenamento economico.
La richiesta di questo elemento varia da acquario ad acquario ecco perché introdurlo con un fertilizzante a elementi separati e la scelta migliore.
Preparazione del PMDD:
Rechiamoci in un consorzio agrario e cerchiamo del nitrato di potassio, ne esistono di varie marche l'importante è che riporti la dicitura nk 13 46.
Mentre ci siamo chiediamo anche del cifo ferro s5 radicale, viene venduto in bustine da 10g a pochi euro.
Chiedete anche del rinverdente, viene venduto in bottiglieda 1 litro. La cosa importante è che sul retro nella composizione ci siano soltanto microelementi.
Segnalo di averlo trovato anche da acqua e sapone.
Adesso in farmacia potete chiedere del solfato di magnesio o comunemente chiamato sale inglese o sale di Epson.
Adesso abbiamo tutto.
Prendiamo 3 bottiglie, 2 da 1 litro e una da mezzo litro.
Nella prima da un litro mettiamo 250 grammi di nitrato di potassio e riempiamo di acqua osmotica o demineralizzata e agitiamo bene fino a completo scioglimento, si può anche far scaldare un pochino l'acqua prima di inserirla nella bottiglia, questo renderà più facile sciogliere il prodotto.
Nella seconda bottiglia da un litro mettiamo 300 grammi di solfato di magnesio e riempiamo la bottiglia, questo si scioglierà meglio.
Poi nella terza bottiglia da mezzo litro versiamo la bustina di ferro da 10 grammi e agitiamo bene.
I prodotti sono pronti.
Non ci resta che rivestire le bottiglie con della carta stagnola per non far prendere luce ai prodotti ed evitare la formazione di muffe e alghe all'interno.
La somministrazione:
Come detto con questo protocollo non ci si basa tanto su una fertilizzazione standard sempre uguale e periodica ma si andrà a dare ciò che serve e quando serve.
Come riconoscere le eventuali carenze?
Ci possiamo munire di un conduttivimetro che si può trovare su Amazon per circa 10 euro, uno vale l'altro, per i nostri scopi non servono apparecchi da laboratorio.
Per la prima somministrazione possiamo tranquillamente dosare circa 10 ml di prodotto in 100 litri di nitrato di potassio essendo che come detto le nostre acque sono molto povere di questo elemento.
Qualcuno si sarà accorto che si chiama NITRATO di potassio e che quindi insieme al potassio per effetto collaterale daremo anche nitrato(no3 per intenderci).
Essendo che le piante assorbono più azoto che potassio ed essendo che con il nostro prodotto somministriamo più potassio che nitrato la conseguenza sarà che in un primo momento avremo un aumento degli no3 ma una volta esaurito il potassio avremo addirittura una diminuzione del valore di no3 precedente la fertilizzazione.
E come capiamo quando sta finendo il potassio?
Con il conduttimetro che abbiamo acquistato ci basterà segnare su un foglio il valore pre fertilizzazione e quello post fertilizzazione, quando questo valore tornerà più o meno al valore iniziale possiamo dire che il potassio è stato consumato tutto.
Un segnale che le piante ci danno è la presenza di diramazioni lungo gli steli se il potassio è presente, anche gli steli stessi risulteranno belli croccanti quando andrete a tagliarli, se notate poche diramazioni e steli come se fossero elastici da cancelleria allora il potassio potrebbe essere carente.
Per il magnesio ci regoleremo con il gh, cerchiamo in rete le analisi dell'acqua del nostro comune e vediamo quanto magnesio c'è in mg/l. Sappiamo che un punto di gh corrisponde a circa 4,3 mg/l di magnesio e che con il nostro solfato di magnesio in 100 litri netti dobbiamo aggiungere circa 15 ml di prodotto per avere un aumento di un punto di gh.
Quindi partendo dalle analisi dell'acqua del rubinetto se magnesio ce ne poco aggiungiamo quello che serve per aumentare un punto di gh e quando ci accorgiamo che il gh è tornato al valore precedente sappiamo che lo dobbiamo riaggiungere.
Una carenza di magnesio si può notare dalle foglie a pianta larga che cominceranno ad ingiallire dai bordi verso l'interno mentre le venature rimarranno verdi.
Questa carenza si può notare specialmente nelle foglie più basse perché essendo un elemento mobile la pianta lo toglie alla parte vecchia per portarlo alle foglie più nuove.
Per il ferro invece ci regoleremo con un semplice trucchetto.
Verseremo qualche ml in acquario del nostro prodotto e dopo qualche minuto osserveremo la colorazione dell'acqua, quando noteremo una leggera colorazione rossastra allora ci fermiamo.
Questa colorazione durerà qualche ora poi andrà via.
Se la colorazione persiste avremo un po esagerato ma niente di preoccupante, la volta dopo basterà fare un po più attenzione.
Un altro metodo è quello di prendere due bicchieri di plastica bianchi, uno lo riempiamo con l'acqua dell'acquario e lo teniamo lì come campione e l'altro lo riempiamo con l'acqua dell'acquario ogni volta che aggiungiamo qualche ml.
In questo modo possiamo notare meglio la differenza che c'è tra il primo bicchiere con l'acqua campione e quella dell'acqua dove mettiamo il ferro, a volte notare subito la variazione di colore direttamente nell'acquario è più difficile mentre prendere l'acqua e guardarla nel bicchiere vicino a quella di campione è più semplice.
Per notare una carenza di ferro si può guardare le foglie più nuove, essendo un elemento plastico la pianta non è in grado di spostarlo dove serve.
La carenza si presenta con una necrosi delle foglie più nuove con il classico ingiallimento delle foglie.
Per il rinverdente essendo che contiene microelementi e quindi nutrienti che servono alle piante in piccole quantità ne daremo pochi ml a distanza di 15/20 giorni di distanza e sempre lontano dal ferro s5 perché anche il rinverdente contiene ferro e si rischia un eccesso.
Per capire quanto rinverdente dare ci baseremo sulle alghe polverose, sono quelle alghe che sono presenti spesso sui vetri e che vanno via facilmente passandogli anche solo il dito sopra.
Se vediamo una leggera comparsa di questo tipo di alghe allora ridurremo le dosi fino a che troveremo la dose giusta che non fa venire queste alghe.
3 ml in 100 litri dovrebbe già essere una dose sufficiente a non far comparire le alghe polverose ma comunque la migliore risposta ve la darà il vostro acquario dato che ognuno è diverso dall'altro.
Spero di non avervi annoiato e aver tolto qualche dubbio a qualcuno.
Grazie dell'attenzione.
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Vecchio 26-11-2020, 10:56   #2
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Vecchio 28-11-2020, 11:28   #3
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prima domanda: come passare correttamente da un protocollo commerciale al pmdd?
bisogna diminuire pian piano le dosi fino ad azzerare la somministrazione, e poi partire con il nuovo?
oppure il passaggio può essere diretto?

leggevo che chi, come me, utilizza il Seachem, ha avuto grossi problemi algali in seguito all'interruzione della somministrazione dell'Excel, che come mi insegni cotiene glutaraldeide, da lì la sua efficacia nell'attaccare le alghe.
Non vorrei anche io finire nella stessa situazione, non vorrei sbagliare.

ovviamento aprirò un thead specifico, ma la risposta potrebbe essere utile a chiunque intenda fare il passaggio.

grazie.
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Vecchio 28-11-2020, 15:40   #4
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Partendo dal fatto che ogni vasca è un mondo a se e che quindi bisognerebbe valutare caso per caso, io farei un bel cambio d'acqua nel momento in cui si decide di passare da un protocollo ad un altro.
In questo modo si può resettare la vasca e ricominciare da zero, o quasi.
Per l'exel, diciamo che se un acquario viene gestito nel modo corretto e se non si esagera con la fertilizzazione, le alghe non dovrebbero essere un grosso problema, quindi se si ritiene necessario utilizzare un prodotto del genere è perché c'è un problema di fondo, il problema non è smettere di dare l'exel, il problema è capire perché si dava.
Io ritengo che partire da una buona fertilizzazione, riducendo al minimo le sostanze in eccesso che si accumulano e favorire una crescita sana delle piante è la soluzione migliore per combattere le alghe.
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Vecchio 28-11-2020, 20:49   #5
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grazie. dovresti solo spiegarmi cosa intendi esattamente con "bel cambio d'acqua", che proporzioni intendo.

altre due domande:

1) meglio partire con il pmdd base o subito con l'avanzato? specie in vasche come la mia che, come ricorderai, sono in perenne deficit di NO3 e PO4

2) cosa serve per monitorare la vasca? io ad esempio ho solo il phmetro, bisogna anche munirsi di conduttivimetro? altro?
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Vecchio 28-11-2020, 22:23   #6
Manu1988
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Non c'è una regola standard, si valuta al momento, anche con l'uso del conduttivimetro, cioè se per esempio hai una conducibilità di 1000µS si potrebbe anche fare un cambio del 50% perché probabilmente ci sono molte sostanze in eccesso tra cui potassio e magnesio, altrimenti potrebbe andar bene anche un cambio del 20/25 .
Quindi un conduttivimetro serve sicuramente, poi i principali test, ma quelli servono sempre anche senza il PMDD.
Si nel tuo caso direi che serve passare subito a quello avanzato.
Appena ho tempo scrivo due righe anche sul PMDD avanzato.
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Vecchio 29-11-2020, 02:44   #7
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PMDD avanzato

Come detto precedentemente, nei nostri acquari la presenza di nitrati e fosfati è quasi sempre abbondante e non vanno reintegrati. Il fatto che molto spesso nelle nostre vasche ci siano poche piante e molto spesso anche a crescita lenta come anubias, microsorum, cryptocoryne e tanti (a volte troppi) pesci, fa si che addirittura queste sostanze vadano smaltite in altri modi, anche con cambi sostanziosi e ravvicinati tra loro.
In altri casi invece, la presenza di molte piante rapide tra cui ( limnophila sessiflora, egeria densa, hygrophyla polisperma, myriophyllum e tante altre, e un basso carico organico dato da pochi pesci, a volte di piccole dimensioni (è il caso di allestimenti come plantacquari e acquascaping) dove i pesci sono solo di contorno e l'elemento principale sono le piante, può capitare di trovarsi in deficit di elementi importanti come azoto e fosfati.
Quando questo accade è bene reintegrarli per evitare un rallentamento o addirittura un blocco delle piante che porta poi inesorabilmente ad un esplosione algale.
Ma come possiamo fare per reintegrarli?
Qualcuno penserà.......aumentiamo il mangime dato ai pesci no?
Se cercate in ogni forum del mondo non esiste caso di pesci morti di fame, altresì i forum sono pieni di casi con pesci che invece sono stati nutriti esageratamente e che poi molto spesso muoiono.
Sarà successo a chiunque di aver lasciato l'acquario in custodia al fratello o al parente per andare in ferie dicendogli, "mi raccomando, un pizzico di mangime una volta al giorno e basta", e poi quando tornate i pesci li trovate con una pancia tanta.
Vi ricordo che quello che i nostri pesci mangiano in un giorno in natura forse riescono a reperirlo in una settimana, oltre al fatto che l'acquario è sempre pieno di microfauna e microscopiche alghette di cui si possono nutrire i pesci restando tranquillamente a digiuno per qualche giorno.
Quindi evitate questo esperimento se volete evitare brutte occlusioni intestinali ai vostri amati pesci.
Tornando a noi.
Per i nostri scopi esistono prodotti specifici per acquario delle marche più blasonate come seachem e easy life per citarne alcuni, ma non sono gli unici.
Con questi prodotti ho visto consumare flaconi e flaconi di prodotto per mantenere i valori desiderati.
Con il PMDD invece si utilizza il cifo fosforo e il cifo azoto, due prodotti da giardinaggio che oltre a soddisfare a pieno le nostre esigenze ci fanno risparmiare un bel po.
Se vogliamo fare un esempio possiamo paragonare il seachem phosphorus e il cifo fosforo.
Se per il primo viene consigliato di introdurre 2,5 ml di prodotto per aumentare i fosfati di 0,15mg/l in un acquario di 80 litri netti, quindi 17,5 ml per aumentare i fosfati di 1 mg/l, con il cifo fosforo basterebbero 0,2 ml (5 gocce) per portare i fosfati a 1 mg/l nello stesso ipotetico acquario.
Se il seachem vi durasse 4 mesi il cifo vi durerebbe 27 anni.
Un tempo qualcuno ebbe anche la brillante idea di utilizzare il clismalax (un lassativo ad uso farmaceutico) per aumentare i fosfati in acquario.
Il web è pieno anche di calcoli matematici per calcolare con esattezza quanti ml dosare per aumentare i fosfati in acquario, ma poi nessuno ti fa anche il calcolo di quanto sodio aggiungi insieme ai fosfati.
Ma si l'importante è vedere quel numerino che stiamo cercando nel nostro test a reagente poi chissene frega se il sodio ha l'effetto di impedire l'assorbimento del potassio che poi guarda te la coincidenza il potassio ha lo scopo di far assorbire i fosfati alle piante.
Se volete potete chiedere a un contadino di cosa ne pensa di un terreno ricco di sodio.
Questi terreni infatti inibiscono la crescita e la produzione delle piante.
Adesso qualcuno mi dirà che tante piante sopravvivono in acque salmastre e che le nostre piante acquatiche sono diverse dalle piante terricole, probabilmente è vero e non voglio dire che a tot mg/l le nostre piante ne patiscono o no perché non ho dati certi ma io eviterei di scoprirlo lasciando questi studi agli esperti.
Comunque senza divagare andiamo avanti.
Prima di parlare del cifo azoto permettetemi un piccolo appunto.
Abbiamo visto nella versione base del PMDD che somministrando nitrato di potassio andremo ad aumentare anche i nitrati(no3) ma come detto questi in un secondo momento tenderanno a scendere per il fatto che la richiesta da parte delle piante è maggiore in favore dell'azoto e minore in favore del potassio e che invece noi somministriamo più potassio che azoto, quindi in un'acquario molto piantumato si può arrivare al punto che gli no3 sono finiti ma la conducibilità ci dice che il potassio è ancora presente, quindi non è consigliato reintegrare i nitrati attraverso il nitrato di potassio perché a lungo andare creeremo un eccesso di potassio con relativo aumento di conducibilità con tutto quello che ne consegue.
Quindi è questo il caso di munirsi del cifo azoto per reintegrare soltanto l'azoto senza l'aggiunta del potassio.
Il cifo azoto ha la peculiarità di fornire questo prezioso elemento in 3 forme diverse, azoto ammoniacale, azoto nitrico e azoto ureico.
Quello che noi possiamo misurare con il nostro test dei no3 è soltanto l'azoto nitrico mentre per rilevare l'azoto ammoniacale avremo bisogno del test nh3/nh4 che non tutti hanno e che neanche serve di per sé.
Sappiamo che le piante preferiscono nutrirsi prima dell'ammonio, perché è già pronto e devono spendere pochissima energia per assorbirlo, in secondo luogo finito questo attingeranno alla pare nitrica che invece dovranno spendere più energie per assorbirlo quindi rimarrà una specie di riserva, infine rimane l'azoto ureico che dovrà subire il processo del ciclo dell'azoto per essere trasformato in nh4, no2 e no3 per essere assorbito dalle piante, questo quindi rimarrà una riserva della riserva.
Quindi si raccomanda di utilizzare cifo azoto con attenzione, meglio munirsi di un contagocce o siringa da insulina per acquari piccoli in quanto è come se stessimo aggiungendo carico organico e se il filtro non è pronto (è il caso di acquari avviati da poco) potrebbe non essere in grado di gestire questo sovraccarico e non essere pronto a trasformare immediatamente gli no2 pericolosissimi in no3.
E per le piante che si nutrono dalle radici come ad esempio le cryptocoryne, gli echinodorus ma anche alcune piante rosse che spesso ricoprono un ruolo importantissimo nei nostri acquari di piante, cosa possiamo fare?
Be' sicuramente un fondo fertile inizialmente aiuta, ma arrivati ad un certo punto i nutrimenti al suo interno tendono a finire e quindi c'è bisogno di reintegrare i nutrimenti nel fondo in qualche modo.
Per questo esistono moltissimi tipi di pastiglie e tavolette fertilizzanti da interrare vicino alle radici delle piante che ne hanno bisogno ma la maggior parte riportano in etichetta la solita dicitura "non contengono nitrati e fosfati "e purtroppo è quasi sempre ciò che manca alle nostre piante.
Con il PMDD invece si utilizzano gli stick npk, quelli da giardinaggio che si possono trovare ormai ovunque.
Sicuramente li avrete notati in giro nei negozi, a volte anche nei negozi dove questi prodotti non centrano niente, probabilmente li avete anche a casa da usare per le piante in vaso.
Ne esistono di centinaia di tipi diversi e di marche diverse, forse i più conosciuti sono i Compo.
Se guardate sul retro troverete la concentrazione di npk (azoto,fosforo,potassio) e a volte contengono anche microelementi.
Ne basterà interrare un pezzettino piccolo, diciamo 1/4 o 1/8 una volta ogni 2 mesi per vedere già buoni risultati nelle vostre piante.
Prima però sarebbe il caso di capire se la pianta mostra qualche carenza e di che tipo per scegliere quello più adatto.
Capite che il costo di 3/5 euro a confezione dove ci sono circa 25/30 stick da utilizzare in pezzettini così piccoli rende questo prodotto molto duraturo nel tempo ad una spesa minima.
Inoltre questi stick si possono utilizzare anche in altri modi, li si possono sbriciolare in acqua in pezzettini molto piccoli per colmare una carenza immediata di nitrati o fosfati ( basta scegliere quello che contiene di più quello che ci serve) o lasciarlo sciogliere piano piano in infusione o messo nel filtro per un rilascio molto lento e duraturo se il nostro acquario ha richieste continue di questi elementi e non si ha molto tempo per stare dietro ai test ogni 2 giorni.
Con questo concludo.
Spero di esservi stato utile.
Buon forum a tutti.
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