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Vecchio 03-12-2008, 23:55   #1
SJoplin
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GUIDA allestimento NANOREEF Introduzione/Attrezzatura (1)

Cos’è un nanoreef

Un nanoreef è un piccolo acquario marino, che con una spesa relativamente contenuta, vi permetterà di avere in casa vostra un piccolo angolo di natura. Esistono alcuni prefissi che si danno a seconda delle dimensioni della vasca (pico, nano, micro, mini, ecc.), ma non li ritengo importanti per la comprensione dell’argomento, anche perché soggetti a differenti interpretazioni.

E’ importante capire da subito quali sono i limiti di questi sistemi, limiti che sono dettati sia dalle dimensioni che dall’esperienza nella gestione di un reef. Non è difficile capire che un acquario è dipersè una forzatura, in quanto ogni animale, in natura, vive in ambienti ben più grandi.

I pesci marini, in particolar modo, sono abituati a vivere in ettolitri d’acqua, a fronte dei ridotti spazi che possiamo riservargli nei nostri cinque vetri. Aldilà dei motivi di ordine etico, nelle vasche piccole il problema diventa anche pratico, in quanto l’attrezzatura spesso non consente di avere una filtrazione accettabile per mantenere uno o più pesci. Questo argomento verrà riproposto più avanti nel momento in cui si parlerà dell’allestimento vero e proprio della vasca; è però necessario esserne consapevoli da subito, in quanto se desiderate fare una vasca di pinnuti occorrerà giocoforza aumentarne le dimensioni e l’attrezzatura.

L’altro limite è legato alle difficoltà di gestione. Vorrei smentire, da subito, la convinzione che un nanoreef sia una vasca difficilissima e inadatta a principianti. E’ vero che le ridotte dimensioni equivalgono a un equilibrio più precario rispetto a una vasca grande, ma è indiscusso che in tanti abbiamo ottenuto ottimi risultati con vaschette da 20/30 litri, facendo solamente attenzione a non inserire animali troppo esigenti. Anche il discorso della popolazione merita un paragrafo a sé; quello che è importante sapere da ora è che un nanoreef può ospitare una moltitudine di animali belli e colorati, molti dei quali cresceranno e si riprodurranno in continuazione, fornendoci uno spettacolo sempre diverso e delle soddisfazioni uniche.


Quanto costa un nanoreef


Un acquario marino è decisamente costoso, e tante volte il nanoreef rappresenta un approccio prudente a questo hobby. Potrà succedere che la passione vi prenda al punto di cambiare vasca più volte, come magari può essere che terrete per anni la stessa; l’importante è sapersi muovere bene per evitare di buttar via soldi nell’immediato e nel futuro. Per l’attrezzatura, la soluzione più economica è senza dubbio quella dell’acquisto di materiale usato da altri appassionati. I forum di discussione spesso hanno una sezione “mercatino” dove si possono fare facilmente buoni affari. C’è da dire che è possibile pure prendere delle fregature, per cui, conviene frequentare per un po’ di tempo il forum, anche per entrare in contatto con potenziali amici che si faranno in quattro per risolvere i vostri problemi. In ordine di convenienza, per chi non volesse affidarsi al mercato dell’usato, la scelta successiva va verso i siti di e-commerce internet. Anche qui la maggior parte dei negozi sono professionisti seri, ma è importante tener presente l’incidenza delle spese di trasporto, soprattutto nel caso vi dovessero essere dei resi. Al negoziante tradizionale voglio dedicare un paragrafo a sé, perché il discorso è molto più complesso di quel che sembra.
Anche per quel che riguarda l’acquisto degli animali, la scelta più economica è senza dubbio quella dei privati, tenendo comunque presente che è preferibile non acquistare a distanza, sia per l’impossibilità di vedere in anticipo l’animale, che per i rischi dovuti ai ritardi nella consegna.
Una variabile importante nel conto, è il costo della strumentazione per la gestione dei valori della vasca che in genere prescinde dal litraggio. In una vasca piccola l’incidenza è ovviamente maggiore, ma anche qui il rapporto col negoziante locale può fare la differenza.

Voi e il negozio


Se frequentate, o vi capiterà di frequentare i forum di discussione sull’acquariofilia, troverete sicuramente una quantità di “colleghi” che si sono trovati in serie difficoltà con il loro negoziante. Allestimenti o consigli sbagliati possono mettere in seria difficoltà sia la vasca che il portafoglio.

E’ necessario però fare una premessa, per capire meglio il problema.
L’acquariofilia è un hobby in continua evoluzione; a distanza di pochi mesi escono nuovi prodotti o si scoprono differenti sistemi per ottimizzare la propria vasca. Spesso capita che il negoziante non sia aggiornato, o ancora peggio, sia talmente legato a metodi di gestione oramai ultradecennali che non prende proprio in considerazione altre alternative. C’è da dire pure che ci sono diversi modi di intendere l’acquariofilia e che spesso e volentieri i forum sono un’avanguardia poco rappresentativa della realtà. Questo non significa che quegli appassionati stiano sbagliando, tutt’altro, ma occorre tenere presente che vi è una tendenza a estremizzare gli allestimenti per ottenere il massimo dalla propria vasca. Per fare un esempio facilmente comprensibile, se io sono appassionato di cellulari cercherò di avere sempre il modello più recente, nonostante il vecchio funzioni ancora perfettamente. Devo dire pure che io sono “cresciuto” e appartengo a quell’ambiente, per cui il mio pensiero ne è fortemente influenzato. Mi rendo conto però che non esiste solo quello e per onestà devo farlo presente. Ci sono regole di gestione però, che prescindono da quanto uno sia appassionato, la cui inosservanza denota una scarsa competenza da parte del negoziante.

Chiusa questa parentesi tendenzialmente buonista, devo dire che come tanti, sono stato fregato bellamente dal mio ex negoziante, e solo quando ho iniziato a interessarmi più nello specifico, ho ottenuto dei risultati. La soluzione migliore è senza dubbio quella di potersi appoggiare a una persona competente, e allo stesso modo onesta. Più volte mi è capitato di sentire discorsi differenti (e spesso opposti) a seconda che il cliente fosse un principiante o un esperto. Il primo passo è quindi quello di acquisire alcune nozioni di base, per far capire al vostro interlocutore che non siete proprio a zero, sull’argomento. Non importa che conosciate questa guida a memoria, ma la parte sull’allestimento e quei pochi processi biochimici è meglio averli chiari ancora prima di passare la soglia. Vi serviranno pure per capire se è sufficientemente aggiornato per potervi seguire o se vi sta raccontando delle sonore cavolate. Altro aspetto da valutare è lo stato di salute degli animali in vendita, nonché la cura delle vasche, ma per questo è necessario un po’ d’occhio che acquisterete con l’andar del tempo. Non per ultimo guardate pure ai prezzi, tenendo conto che rispetto a quelli internet un 20% in più ci può pure stare.

Il fattore economico, è spesso la madre di tutte le fregature. Se entrate in un negozio senza saperne nulla e avete la pretesa di uscire con un nanoreef spendendo 100 euro o poco più, è molto probabile che uscirete con qualcosa che assomiglia a una vasca che non funzionerà mai, o che magari un giorno potrà pure andare dopo averci speso tre volte tanto.
Il tutto per dire che dovete aver presente l’ordine di spesa che andrete ad affrontare e ragionare su quella. Studiatevi con calma l’attrezzatura che vi serve, guardate i prezzi su internet e presentatevi con le idee chiare su quello che vi occorre. Probabilmente alcune marche non saranno le stesse, ma in un nanoreef non ci sono attrezzature particolarmente impegnative, per cui, se siete disposti a pagare un po’ di più e ad avere in cambio un’assistenza in loco (semprechè che ci si trovi davanti a un negoziante preparato), è sicuramente la soluzione più comoda. Per ultimo non dimenticate di trattare un po’ il prezzo. Se prendete una vasca completa, qualche decina di euro riuscirete sicuramente a strapparla, ma non lasciatevi incantare dall’offerta irripetibile del momento, fatevi fare un preventivo, portatelo a casa, magari chiedete a qualcuno se avete dei dubbi e tornate il giorno successivo.

IL PROGETTO

Partiamo dal presupposto che allestire un nanoreef non è come portarsi a casa un gatto, e poi ci si pensa. Se volete evitare di accumulare delusioni e debiti futuri, occorre pianificare tutto dalla A alla Z e muoversi secondo un ordine prestabilito che difficilmente ammette varianti. I punti chiave sono:

a) cosa si vuole allevare
b) l’illuminazione, ovvero, la plafoniera
c) la vasca e tutto quello che segue

Mi fermo un attimo per spiegare perché sia importante seguire quest’ordine: il tipo di animali che ospiterete influenzerà decisamente la parte tecnica, a cominciare proprio dalla luce che per i coralli è la fonte principale di sopravvivenza. La scelta della plafoniera, in particolar modo in un nanoreef, è un’impresa quantomeno ardua, poiché il mercato offre ben poco. Una volta che l’avrete trovata, sarà relativamente facile trovare una vasca che sia adeguata a quelle misure, ma nella peggiore delle ipotesi potrete farla fare su misura da un vetraio qualsiasi. Il resto viene dopo e non crea in genere particolari problemi. L’errore tipico è quello di partire dalla fine, tornando cioè a casa con una vaschetta per la quale difficilmente si riuscirà a trovare una lampada adeguata, e lì son guai…

A) GLI ANIMALI (non idonei)
Un nanoreef può ospitare diversi organismi marini, per cui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Mi sembra più logico, però, partire da quelli che per vari motivi non sarà possibile allevare.

Il pesce
Sembra difficile riuscire a concepire un acquario che non ospiti almeno un pesce, ma sotto un certo aspetto, il fascino di un nanoreef è pure questo. Non è il classico scenario che si è soliti immaginare, bisogna vedere dal vivo le splendide vasche che si possono realizzare inserendo solo coralli, gamberetto e paguro. Qual’ è il problema del pesce? Se lasciamo perdere la parte morale, cioè che un pesce marino in una vaschetta soffre nel vero senso della parola, l’aspetto pratico dovrebbe essere più convincente. Non entro ora nell’aspetto chimico/biologico, che verrà affrontato più avanti, ma semplifico il tutto dicendo che il pesce inquina l’acqua, e una vasca piccola non è in grado di smaltire il carico organico dovuto ai resti del cibo e le deiezioni dell’animale. Questa è la regola, alla quale si possono pure fare le dovute eccezioni. Se per esempio disponiamo di un 35 litri al netto delle rocce, con la dovuta attrezzatura, un pesce di piccole dimensioni tipo il gobiodon okinawae ci può pure stare. Attenzione a non cadere nell’alibi del tipo: ‘prendo un pesce piccolo e poi quando crescerà lo sposto’. Questo non succederà, primo perché il pesce sarà soggetto a nanismo indotto, crescerà cioè molto meno del dovuto e ai vostri occhi sarà sempre piccolo e in buona salute, secondo perché è facile che vi affezionate e che questo sentimento indubbiamente sincero, condanni l’animale a una prigionia eterna. La vittima per eccellenza è il pesce pagliaccio, sia per la pessima pubblicità avuta dal cartone animato della Disney che per il costo relativamente basso. Un pesce del genere necessita almeno di 50 litri d’acqua e una vasca che gli consenta di avere qualche decina di cm di lunghezza per il nuoto. Vedremo in seguito che quel tipo di vasca è la meno indicata per un nanoreef di piccole dimensioni, perché dovrebbe essere necessariamente stretta, con i conseguenti problemi nella disposizione della rocciata. Se non sono riuscito a convincervi nell’evitare il pesce, tenete presente che con quell’animale è indispensabile disporre di uno skimmer (o schiumatoio), le cui caratteristiche saranno trattate nei paragrafi successivi.



Anemone
Non è un caso se ho indicato quest’animale subito dopo il pesce, perché nelle fantasie più ricorrenti, la simbiosi tra anemone e pagliaccio la fa da padrone. Partiamo dal presupposto che nel paragrafo precedente non sia riuscito a convincervi sull’inopportunità di tenere un pesce pagliaccio in un nano e che siate fermamente convinti nel voler assistere al fenomeno tra i due organismi, beh, la prima cosa da sapere è che il pesce andrà in simbiosi nel momento in cui lo riterrà opportuno e con l’invertebrato (o altro) che più riterrà di suo gradimento. Sono frequenti i casi di simbiosi con invertebrati del genere Sarcophytum o Euphyllia, a discapito della povera anemone che se ne resta tutta sola, ma sono altrettanto frequenti i casi in cui non va in simbiosi con nulla, o paradossalmente lo fa con le pompe di movimento della vasca. Simbiosi a parte, l’anemone è un animale esigente e pericoloso che mal si adatta nei nanoreef. L’allevamento di questi animali richiederebbe delle vasche dedicate, con ottimi valori chimici dell’acqua, buon movimento e molta luce. Queste condizioni sono impensabili da riprodurre in un nanoreef, in particolar modo poi, se si pensa pure di inserire un pesce. Ma il vero problema dell’anemone è che spesso e volentieri gira per la vasca urticando tutti gli organismi che incontra sulla sua strada per poi finire, magari, tritata in mezzo a una pompa di movimento. La particolarità di quest’animale è che in caso di decesso (non necessariamente all’interno di una pompa, in genere quando inizia a deperire per la mancanza delle condizioni che ho indicato sopra, non è più possibile recuperarla) rilascia delle tossine che sono in grado di uccidere ogni organismo presente in vasca, rocce comprese. Si è verificato pure in vasche di medie dimensioni, e in un nanoreef, non c’è praticamente scampo. Non aggiungo altro.

Cerianthus
Per certi aspetti è un parente dell’anemone, anche se è un animale molto più robusto che predilige le zone d’ombra. Il problema relativo al nanoreef è di compatibilità con gli altri ospiti in vasca. Da tenere presente che cresce molto e la notte allunga i suoi tentacoli urticanti alla ricerca di prede di cui nutrirsi. La migliore delle ipotesi è che ustioni qualche corallo nelle vicinanze, quella peggiore è che un pesce o un gamberetto si vengano a trovare nel percorso dei tentacoli e diventino uno spuntino notturno.

Filtratori
Questo genere comprende Spirografo, Tridacna, Lima scabra e tutti quegli organismi che traggono sostegno dalla filtrazione dell’acqua. Per loro la condanna a morte, in uno spazio così piccolo e povero di nutrimento specifico è quasi certa. La Tridacna necessita poi di una forte illuminazione che raramente è installata su un nanoreef.

Stelle marine

Se escludiamo quelle già presenti sulle rocce vive, del genere Asterina od Ophiura, nessuna stella è idonea a vivere in una vasca di piccole dimensioni. La classica Fromia (rossa) e Linkya (blu) sono condannate a morte certa, in quanto si nutrono di flora bentonica che possono trovare solo su rocce presenti in vasche grandi e allestite da anni.

Nudibranchi ornamentali
Anche per questi bellissimi parenti delle lumache, il problema principale è l’alimentazione. A seconda della specie necessitano di un’alimentazione specifica costituita da cibo vivo; condizione impraticabile anche per le vasche di litraggio superiore.



A) GLI ANIMALI (idonei)
La lista degli animali idonei a essere tenuti in un nanoreef è abbastanza lunga e mi limiterò quindi a riassumerla per generi. Occorre sempre tenere presente le compatibilità tra le varie specie e lo spazio a disposizione nella vasca.

Gamberetti
I candidati ideali sono i Tohr Amboinensis, che date le piccole dimensioni, possono essere inseriti in gruppetti di 4/6. Sono animali particolari che hanno un movimento caratteristico somigliante a una specie di danza. I rimanenti sono di dimensioni maggiori, si parte dai Lysmata Amboinensis, Debellius, Wurdermanni. I Wurdermanni, se addestrati, possono rappresentare un rimedio nel controllo di anemoni infestanti quali le aiptasie. Sono comunque animali timidi e tendenzialmente notturni, caratteristica da tener presente, se si inseriscono per motivi estetici. Da evitare invece gli Stenopus Hyspidus in quanto oltre che a essere territoriali, tendono a crescere molto. E’ sconsigliabile pure inserire differenti specie in vasche piccole.

Granchi
Occorre cercare animali che restino piccoli, come il Neoliomera Pubescens e che non siano pericolosi per i coralli. Sono anch’essi animali timidi e notturni, per cui poco visibili in vasca.

Paguro
Il paguro è un piccolo crostaceo che vive all’interno di un guscio sottratto a una lumaca. Ne esistono diverse specie, ma il Clibanarius Tricolor da preferire per le sue ridotte dimensioni e la livrea di color azzurro elettrico. E’ un animale onnivoro che si nutre principalmente dei residui organici trovati in vasca, alghe e fauna bentonica. Come tutti i crostacei è un animale molto intelligente, ma per certi aspetti fastidioso poiché ha la cattiva abitudine di ribaltare piccole rocce o talee di corallo alla ricerca di qualche cosa da mangiare. Come per i gamberetti, non è il caso di inserirne più di un paio, altrimenti è molto probabile che si uccideranno. Da tener presente, infine, che questi animali hanno la necessità di cambiare il guscio periodicamente, in quanto crescono, e se non ne trovano uno vuoto disponibile c'è il rischio che attacchino le lumache per impossessarsene.

Lumache
Questi animali non hanno nulla di spettacolare, ma sono indubbiamente utili nel controllo delle alghe infestanti. E’ sempre consigliabile non esagerare col numero degli esemplari, per evitare problemi di sopravvivenza alimentare. La classica Turbo è la specie più indicata nella lotta alle alghe.

Coralli
I coralli hanno diverse classificazioni, ma la distinzione più comune si riassume nella caratteristica di avere una struttura scheletrica (DURI) o meno (MOLLI), e, relativamente ai primi un’ulteriore divisione tra coralli a polipo corto (SPS) e a polipo lungo (LPS). La scelta di quale tipo di corallo allevare, influenzerà sensibilmente la parte tecnica, ovvero l’attrezzatura che dovrà essere installata.

E’ da tenere presente da subito che in una vasca piccola non sarà possibile allevare tutti e 3 i generi, sia per le differenti esigenze in termini di luce, movimento e qualità dell’acqua, che per problemi di territorialità, e non per ultimo, la difficoltà relativa all’allevamento degli SPS legata sia all’esperienza che all’instabilità intrinseca tipica di una piccola vasca.

In questa guida affronterò principalmente la gestione di una vasca “facile”, ovvero composta principalmente da molli e pochi LPS, facendo riferimento al genere SPS, solamente per quanto riguarda l’attrezzatura.



B) L’ILLUMINAZIONE

La luce è un fattore fondamentale nella gestione della vasca, sia per quel che riguarda la crescita dei coralli che per tutte quelle attività biologiche e chimiche, dalle quali dipende la qualità dell’acqua. Prima di entrare nel dettaglio dei tipi di bulbo e le relative plafoniere, penso sia necessario un breve cenno teorico sulle unità di misura che ci interessano.

- Watt indicano il consumo della lampada e non sono, in linea di massima, indicatori validi sull’efficacia della sorgente luminosa. Negli acquari dolci si prende in considerazione il rapporto tra watt e litri netti, in relazione alle esigenze delle piante acquatiche, attestandosi normalmente tra 0,5 e 1 w/l, a differenza del marino dove ha ben poco significato. C’è da dire però che alcuni parametri importanti non vengono pubblicizzati dai fabbricanti, per cui, lasciando stare il rapporto w/l, il consumo di una lampada può rappresentare un punto di partenza per avere almeno un orientamento su un ipotetico rendimento, a seconda del tipo di bulbo.

- Lumen misurano il flusso luminoso emesso in tutte le direzioni. E’ anch’esso un dato di importanza relativa, in quanto nella gestione di un acquario occorre far riferimento al tipo di luce necessaria alla crescita degli animali. Il lumen ci dà un’indicazione più utile a uso civile per fare delle valutazioni di luminosità ambientale.

- Lux rappresentano in parole povere i lumen rapportati a un metro quadrato di superficie. Valgono le stesse considerazioni di cui sopra.

- Kelvin è la temperatura di colore della luce. Per capire bene questa misurazione basta pensare a un pezzo di ferro che scaldato inizia a prendere una colorazione che, in crescendo, varia dal rosso, al bianco, all’azzurro. E’ un parametro significativo per la valutazione delle fonti luminose per acquariofilia, anche perché strettamente connesso ai PAR.

- PAR misura l’energia disponibile per la fotosintesi, cioè quella parte necessaria anche alla vita delle zooxantelle, alghe simbionti di molte specie di coralli. E’ un parametro preso dal mondo “vegetale” e l’applicazione in acquariofilia è ancora abbastanza discussa. A oggi, si sostiene che sia il riferimento più utile per la valutazione di una lampada ad uso acquaristico. Un fattore da tener presente, nella scelta del bulbo è che al crescere dei PAR diminuiscono i °Kelvin. In parole povere, più la luce tende all’azzurro, più bassa è la quantità di energia disponibile per la fotosintesi. Per questo motivo, in caso di illuminazione scarsa, si tende a evitare il classico neon blu, o attinico.

- PUR è un parametro ancora abbastanza sconosciuto e poco utilizzato che indica la capacità di una cellula fotosintetica di sfruttare tutta la radiazione PAR.

La domanda che viene spontanea, è come scegliere un bulbo adatto alla nostra vasca, anche in considerazione delle unità di misura date sopra. In teoria, dovremmo ragionare solamente in termini di PAR, cioè cercare una lampada che fornisca il maggior numero di radiazioni utili alla fotosintesi.

In pratica non è affatto semplice, perché difficilmente i fabbricanti riportano questo dato e le apparecchiature per misurarli sono abbastanza costose. Da tenere presente pure che dato che al crescere dei PAR diminuiscono i K, per avere il massimo rendimento sarebbe necessaria una luce giallina, per niente bella, in una vasca.

Si cerca quindi di barcamenarsi con gli altri parametri noti, ovvero i watt e i gradi Kelvin, trovando un compromesso anche con l’estetica. Normalmente si utilizzano bulbi tra i 10 e i 14000K, cercando di fornire quanti più watt possibili per la vasca e il portafoglio.



IL TIPO DI LUCE

LAMPADE A INCANDESCENZA
Per capire meglio di cosa stiamo parlando, e soprattutto per dare un significato alle unità di misura esposte prima, penso che la cosa migliore sia di partire dal concetto di luce tradizionale.
È il caso della classica lampadina domestica, composta da un filo di tungsteno (o materiali simili) che, posto sottovuoto in un bulbo trasparente e attraversato da corrente elettrica, si scalda fino a emettere luce.Il consumo della lampadina è espresso in watt, e la resa luminosa in lux o lumen.
La temperatura di colore, misurata in gradi Kelvin è appunto il colore della luce, che nelle lampade a uso civile sta attorno ai 2000K. Il tutto per avere una luce il più possibile simile a quella diurna.
Questo tipo di luce non è idoneo all’utilizzo in acquariofilia, poiché manca lo spettro e le radiazioni necessarie alla fotosintesi. E’ però utile come riferimento, perché più o meno tutti i tipi di illuminazione si basano su questo principio, ma è soprattutto importante sapere che tutte le lampade a risparmio energetico (neon, PL, ES) fanno riferimento a questo tipo di lampada. Il paragone è ingannevole, in quanto in acquariofilia non si usano lampade a incandescenza, e non è quindi possibile parlare di lampade a risparmio energetico. Non in questi termini almeno.

LAMPADE A FLUORESCENZA
A differenza delle lampade a incandescenza, la luce viene prodotta per l’emissione da parte del "plasma", che viene generato, ionizzando tramite il passaggio di corrente elettrica, il gas contenuto all'interno della lampada. È il caso dei neon e derivati (T5,T8,PL,ES) dove nel tubo sono contenute miscele di gas che consentono di ottenere diversi spettri luminosi, e, conseguentemente, differenti temperature di colore. Necessitano di un alimentatore specifico, per il funzionamento, che può essere di tipo ferromagnetico o elettronico (da preferire). Nelle versioni più compatte, quelle comunemente chiamate a risparmio energetico (ES) l’alimentatore è incorporato nella base della lampada.
T8 di diametro più grosso dei T5 e meno efficienti, sono utilizzati prevalentemente nelle vasche di acqua dolce, dove è richiesta meno potenza luminosa.
T5 sono i classici tubi per il marino, con potenze variabili dagli 8 agli 80W. Il mercato offre una vasta scelta di questi prodotti, sia come temperature di colore che come miscele di gas contenuto all’interno. Uno degli aspetti interessanti di questo tipo di lampada è che i gas in essa contenuti possono falsare la percezione dei colori, esaltando determinate fluorescenze nei coralli. Da tenere presente, inoltre, che tutte le lampade a fluorescenza hanno un decadimento delle prestazioni abbastanza rapido. Dopo 5 mesi sarebbe il caso di sostituirli, soprattutto nelle vasche popolate da coralli esigenti. Fate attenzione alle marche che acquistati, perché ce ne sono di ottime e di pessime.
PL concettualmente potrebbero rappresentare un tubo T5 piegato a U. Nella pratica non si sa se a livello qualitativo le miscele di gas possano essere performanti (ne dubito) come per i T5 di marca. E’ certo però, che per la particolare forma del tubo, vi è una dispersione luminosa dovuta alla rifrazione interna tra i due tubi. Necessitano anch’esse di un alimentatore. Restano comunque la scelta quasi obbligata per i nanoreef, in quanto le dimensioni, che vanno dai 15 ai 50cm, con un wattaggio variabile dai 9 ai 55W, sono le ideali per vasche piccole. Per la durata si suppone che siano simili ai tubi T5, anche se non è un dato certo ,
ES la forma è quella delle lampadine da casa a risparmio energetico, ed è la lampada che ha il peggior rendimento nella categoria. Il motivo dipende principalmente dalla disposizione dei tubi, che aggiunge alla dispersione tipica delle PL un ulteriore spreco di luce dovuto all’affiancamento dei tubi. Hanno il vantaggio di non dover necessitare di alimentatore esterno e la semplicità di un attacco a vite standard montato su plafoniere economiche, ma è bene tenere presente che a dispetto del nome non vi è nessun risparmio energetico.



LAMPADE AD ALOGENURI METALLICI (HQI)

Il principio di funzionamento è simile a quello dei tubi neon, seppure con gas diversi e caratteristiche molto differenti. Sono bulbi di ridotte dimensioni con potenze variabili dai 70 ai 1000W, uno spettro abbastanza completo, e un fascio luminoso molto concentrato. Necessitano anch’essi di un alimentatore specifico, che può essere di tipo ferromagnetico o elettronico. A prima vista, in considerazione delle ridotte dimensioni, potrebbero sembrare il tipo di luce ideale per un nanoreef. Occorre però tener presente le difficoltà legate alla gestione di lampade ad alta efficienza, quali l’alto calore sviluppato e l’emissione di raggi UV

LED
Sfruttano le caratteristiche di alcuni materiali semiconduttori e con molta probabilità, nei prossimi anni rappresenteranno una valida alternativa alle lampade a fluorescenza. In Italia la commercializzazione di plafoniere LED è iniziata da poco, per cui (anno 2008), non si hanno ancora dati certi né sulla crescita degli animali e neppure sulla durata. I vantaggi teorici non sono indifferenti: basso consumo, lunga durata, scarsa emissione di calore, ne fanno i candidati ideali soprattutto per le piccole vasche. Purtroppo i costi sono ancora alti, e la reperibilità di prodotti finiti è abbastanza scarsa, per cui, al momento conviene aspettare gli sviluppi futuri.


LA PLAFONIERA

La scelta della plafoniera, ovvero il contenitore delle lampade che potrà essere montato appeso o appoggiato a bordo vasca, è senza dubbio la parte più impegnativa nell’allestimento di un nanoreef.
Il problema delle dimensioni è rilevante, e il mercato offre scarse alternative. In linea teorica bisognerebbe scegliere dei prodotti costruiti con un certo criterio, ovvero una buona parabola riflettente, un corretto progetto per la dissipazione di calore, ballast (alimentatori) di qualità. Il più delle volte ci si deve accontentare con quel che si trova, non escludendo l’ipotesi di costruirsela.

La lampada PL, candidata per eccellenza nelle piccole vasche, è reperibile solo in pochi modelli, alcuni dei quali veramente pessimi per quel che riguarda la progettazione della parabola e ballast.
E’ importante dimenticarsi del tubo blu (attinica) nel caso che non si disponga di un discreto numero di tubi sulla vasca, in quanto questo colore di luce è di secondaria importanza, per la crescita degli animali. Se per esempio in una vasca da 35x35 prevederete 4 bulbi PL da 24W, allora uno di questi potrà essere blu. Diversamente è meglio limitarsi solo alla componente bianca.

I neon T5 rappresentano un’ottima soluzione per le vasche superiori a 60cm di lunghezza, e quindi non propriamente nanoreef. Anche per questo tipo di luce, molto più disponibile sul mercato, occorre orientarsi su modelli costruiti con materiali di qualità e riflettenti singoli, altrimenti la differenza con le PL non sarà particolarmente rilevante.

Le Energy saving la fanno da padrone, nelle vasche di piccole misure. C’è da dire che oltre ai limiti derivanti dalla forma del bulbo, la maggior parte dei prodotti non presenta un riflettente progettato per quel tipo specifico di bulbo. Vale a dire che con consumi alti, otterrete una scarsa resa.

Le plafoniere HQI, invece, si prestano bene al montaggio su vasche piccole. Occorre tener presente, però, che i riflettori non nascono specificamente per i nanoreef, e per evitare di disperdere troppa luce all’esterno della vasca, è necessario matenere una distanza ravvicinata dal pelo dell’acqua, con i conseguenti problemi di aumento della temperatura ed emissioni di raggi UV.

Fatta tutta questa disquisizione tecnica, viene da chiedersi, ora, quanta e quale luce mettere.
La scelta è condizionata sia dal tipo di animali che intenderete allevare, che dalle dimensioni della vasca, ma indipendentemente da questi, la risposta non può essere che: “tutta quella che riuscite a farci stare”.
Salvo qualche eccezione, non esistono coralli poco esigenti; diciamo piuttosto che esistono specie che meglio si adattano a una scarsa illuminazione, ma che con la giusta luce crescerebbero sicuramente di più. Oltre a questo ricordo che molti processi chimici e biologici sono collegati alla quantità di luce, e una vasca ben illuminata funzionerà senza dubbio meglio. Ciò non toglie che si possa allestire pure un nanetto con una modesta illuminazione, valutando attentamente gli animali che inserirete. Con un po’ di attenzioni e di gusto estetico si potranno avere ugualmente dei risultati.

Andando sul pratico, se si ha intenzione di allevare dei coralli duri SPS, l’HQI è senza dubbio la soluzione migliore. Il taglio di partenza è da 150 W con una temperatura di colore di 12-14000 ° Kelvin. Da tenere presente che i bulbi 10000K potrebbero tendere al giallo, spesso dopo pochi mesi di utilizzo, e se non prevedete attiniche (neon blu), conviene senza dubbio tenere gradazioni più alte. Considerate pure che i bulbi HQI per acquariofilia hanno prezzi esorbitanti. Ho provato personalmente, insieme ad altri appassionati, dei bulbi di fabbricazione cinese, acquistati su ebay per pochi euro e devo dire che ne sono rimasto soddisfatto. Magari non potranno competere con le marche più blasonate, ma sono ugualmente validi, in particolar modo per un nanetto SPS, dove non si potranno avere troppe pretese. Una HQI da 150 W su una vasca cubica da 35 cm è perfettamente gestibile, facendo solamente attenzione a non avvicinarla troppo e a raffreddare la superficie dell’acqua tramite una coppia di ventoline, quando ve ne sarà bisogno. Per ottenere buoni risultati coi coralli duri, senza stare a impazzire con la chimica dell’acqua, una 250 W vi sarà sicuramente d’aiuto. Tenete in considerazione le dimensioni della vasca, ma soprattutto il fatto che questo tipo di illuminazione, con parabole riflettenti mediamente piccole, tende a emettere un fascio molto concentrato che potrebbe non riuscire a coprire vasche lunghe e strette. Se l’acquistate in un negozio la cosa migliore è vederla accesa e fare qualche prova con la distanza che vorrete tenere dal pelo dell’acqua. L’affiancamento dell’HQI ai neon attinici non è obbligatorio, in quanto lo spettro del bulbo è dipersè abbastanza completo. Potrà servirvi per creare l’effetto alba-tramonto (l’illuminazione progressiva della vasca partendo da quella più debole, i tubi neon blu) e per esaltare le fluorescenze di alcuni coralli, ma potrete sopravvivere tranquillamente senza.

Per un nanetto tipico di molli e qualche LPS poco esigente, la scelta delle luci ricadrà sicuramente sulle lampade PL. I tagli più utilizzati sono le 18W, per vasche larghe ca 30cm e 24W per i 35 cm.
Se avete un minimo di manualità non vi sarà difficile realizzare una plafoniera per questo tipo di lampade, magari riciclando il ballast (accenditore) montato sulle lampadine a risparmio energetico a uso civile. La quantità di bulbi ideale è di 4, e in quel caso, potrete decidere di “sacrificarne” uno al blu. Si ottengono buoni risultati anche con un numero inferiore, ma non meno di due. Un’alternativa potrebbe essere un faretto HQI da 70w, anche se sono di scarsa reperibilità.

Chi avesse la possibilità di avere una vasca lunga 60cm, troverà sicuramente la migliore soluzione con una plafoniera T5, che, a seconda del numero di tubi montati, consentirà anche l’allevamento di coralli SPS. Il mercato offre diverse alternative su queste misure, ma è importante saper valutare bene il prodotto, scegliendo tubi di qualità montati con riflettore singolo, plafoniere con raffreddamento forzato e ballast elettronici. Questo tipo di vasca però, esula un po’ dal discorso nanoreef, in quanto con le opportune proporzioni si superano abbondantemente i 100 litri, ma come ho detto dalle prime righe, nano, mini, pico o micro sono tutte convenzioni che lasciano il tempo che trovano. Alla fine sono tutti acquari marini con problematiche più o meno simili.

C) LA VASCA E L’ATTREZZATURA

LA VASCA
La scelta della vasca, una volta definite le misure della plafoniera, diventa relativamente semplice.
Da tenere presente che il mercato offre principalmente vasche per acquari dolci; mi riferisco in particolar modo a quelle con coperchio e mobile, tendenzialmente strette e lunghe.
I problemi che nascono dalla scelta di questi modelli sono molteplici:

1) un acquario marino deve essere aperto. Questa caratteristica è legata alla necessità imprescindibile di avere scambi gassosi tra la superficie dell’acqua e l’esterno. Si può rimediare prevedendo una circolazione forzata dell’aria, ma in ogni modo non si risolve il punto successivo.
2) le vasche industriali chiuse montano solitamente plafoniere adatte agli acquari di acqua dolce e richiedono modifiche al parco luci, che spesso non sono realizzabili, anche in considerazione dell’inevitabile aumento della temperatura provocato da esse.
3) le dimensioni non sono di solito idonee alla costruzione di una rocciata dall’aspetto naturale. La profondità è quasi d’obbligo, e una vasca lunga e stretta consentirà di creare solamente una struttura rocciosa molto simile a un muro.

La forma di una vasca adibita a nanoreef va un po’ a gusto, e per quel che mi riguarda, ritengo che il cubo rappresenti il miglior compromesso di dimensioni. Le misure più comuni sono 30x30, 40x40 e via dicendo. C’è da dire che per vasche piccole, se si possiede un minimo di manualità, sarà pure possibile assemblarsele da soli, facendo solo attenzione a non utilizzare silicone antimuffa che causerebbe gravi scompensi nell’attività batterica presente in vasca. E’ pure possibile farsele costruire su misura da alcuni vetrai, premurandosi di chiedere più preventivi prima di acquistarle.
A seconda delle dimensioni, si sceglierà cristallo di spessore 4, 8 o 10mm. Fate attenzione che le vasche commerciali sono solitamente molto sottili, come spessore, e se gli andate a togliere la struttura che incorpora il coperchio, correte il rischio di indebolire tutta la struttura, con conseguenti rischi di spanciamento, se non peggio.

LE POMPE
Il movimento, come vedremo più nel dettaglio, in seguito, è un fattore critico nella gestione della vasca, nel senso che da esso dipende il corretto equilibrio chimico e biologico del sistema.

Nella sostanza esistono due tipi di movimento differente:
- Quello ricavato utilizzando le normali pompe da acquario (lamellare) che è da utilizzare solamente nel caso in cui la vasca sia troppo piccola per l’altro tipo.
- Il movimento da pompe specifiche per l’utilizzo (stream) che è da preferire

Il getto delle pompe lamellari può essere paragonato a quello di un rubinetto dell’acqua, mentre le stream generano un flusso conico che si allarga. Diventa abbastanza intuitivo comprendere che all’interno di una vasca è da preferire un getto aperto e delicato, piuttosto che l’altro, sia per la salute degli animali che per la circolazione dell’acqua stessa.
La portata delle pompe deve essere maggiore di 20 volte il volume in litri della vasca.
E’ un’indicazione approssimativa, poiché il movimento dipende anche dal tipo di animali che si allevano, dalla loro collocazione nella vasca e dalla disposizione della rocciata stessa.
Occorrerà quindi fare qualche prova verificando che gli animali non siano troppo disturbati dalle pompe e tenendo presente che nessun corallo può vivere sotto il getto diretto di una pompa.
Tendenzialmente si consiglia di utilizzare due pompe di movimento poste ai lati della vasca, da far funzionare in cicli alternati di 6 ore e prevedendo una mezz’ora di sovrapposizione. Questo per permettere un corretto ricircolo dell’acqua in tutta la vasca, ed evitare la formazione di ristagni, anche se in quelle più piccole, è possibile utilizzare un’unica pompa.

LO SCHIUMATOIO, O SKIMMER
E’ un tipo di filtro non indispensabile nei nanoreef, semprechè non si ospitino pesci.
Il funzionamento simula quanto avviene in natura: le onde, infrangendosi sulla spiaggia, formano una schiuma che porta con sé le sostanze organiche disciolte nell’acqua.
L’apparecchio riproduce artificialmente questa schiuma, e gli scarti organici aderiscono alle bollicine di cui la schiuma è composta per essere raccolti successivamente in un bicchiere.
Lo schiumatoio non filtra solamente composti inquinanti, ma anche altri elementi di cui se ne renderebbe necessario il reintegro. Il problema legato alle vasche di piccole dimensioni è che il mercato non offre nulla di affidabile, salvo qualche rara eccezione. Per un nanetto da 35 litri netti, la scelta migliore è senza dubbio il Sander a porosa, e a salire dai 50/60 litri in su, il Deltec 300, Tunze nanodoc, H&S 90. Pur non avendoli provati personalmente, eviterei quei minischiumatoi cinesi che hanno l’aspetto di un filtro a zainetto. Non lasciatevi ingannare dal fatto che fanno un po’ di schiuma, perché la stessa deve avere delle caratteristiche specifiche per indicare che un apparecchio funziona.

IL FILTRO A ZAINETTO

E’ utile nell’impiego del carbone o delle resine. Non esistono indicazioni particolari o preferenze.
Basta solo valutare che all’interno ci sia lo spazio per contenere i due prodotti nella proporzione di 1ml/litro. Tutto quello che viene fornito a corredo non va utilizzato: spugne, cartucce di carbone compresso, cannolicchi o quant’altro.

L’OSMOREGOLATORE
L’evaporazione dell’acqua è un fenomeno da tener sotto controllo, in particolar modo in un nanoreef, dove un calo del livello di acqua di un cm potrebbe corrispondere a un brusco sbalzo della salinità. Nell’evaporazione, infatti, i sali minerali restano in vasca alterando la concentrazione del liquido. L’osmoregolatore non è altro che un galleggiante elettrico, che, all’abbassarsi del livello in vasca, aziona una pompa che provvede al ripristino di acqua d'osmosi. Ne esistono diversi modelli in commercio e con differenti sistemi di rilevazioni, anche se la scelta più economica consiste nel farselo da sé, operazione alla portata di tutti, o quasi.

IL RISCALDATORE

L’acquario deve essere tenuto a una temperatura costante di circa 26° e il dimensionamento del riscaldatore varia sia in funzione del volume della vasca che del delta termico con l’esterno. Personalmente preferisco apparecchi sovradimensionati, in quanto, nella stagione invernale, è sufficiente lasciare la finestra aperta per pochi minuti per causare un sensibile calo della temperatura. Con un riscaldatore potente sarà possibile compensare questa variazione velocemente.
Come contropartita, il rischio che se si incolla un contatto del termostato, l’acqua arrivi a una temperatura pericolosa per gli organismi ospitati. Il riscaldatore deve essere sempre di una buona marca, quelli che preferisco sono i Jaeger, ma ce ne sono anche altri.

LE VENTOLE
Nella stagione estiva, e in caso di utilizzo di lampade HQI molto potenti, le ventole contribuiscono a mantenere una temperatura stabile in vasca. Il raffreddamento si basa sul principio dell’evaporazione, per cui, il flusso dell’aria andrà posizionato in modo che sia quasi parallelo alla superficie dell’acqua. Da tenere presente che la temperatura massima in vasca non deve superare eccezionalmente i 28/29°. In commercio si trovano soluzioni destinate all’uso acquariofilo, ma è comunque possibile costruirsele da soli con pochi euro. In pratica sono le ventoline montate per raffreddare i personal computer che vengono vendute al ricambio.

FACCIAMO QUATTRO CONTI

Dopo aver visto l’elenco delle attrezzature necessarie, si può iniziare ad avere un’idea concreta della spesa che andremo a sostenere. I prezzi indicati sono relativi ai siti di vendita online nel corso del 2008. Chiaramente è possibile risparmiare, acquistando materiale usato o costruendosi il possibile, o spendere di più, se si acquista tramite i negozi tradizionali.

Riporto qui una considerazione che forse andava fatta dall’inizio, ma che ho ritenuto più opportuno inserire in questa parte per evitare che venisse dimenticata nel momento in cui si tirano le somme:

La stabilità di una vasca e conseguentemente la sua facilità di gestione, è strettamente correlata al volume di acqua contenuta. In poche parole più la vasca è piccola più sarà “delicata”. Con questo non voglio dire che i nanoreef siano vasche per esperti, impossibili da gestire, tutt’altro. Quello che intendo è che con una vasca grande, la gestione è sicuramente semplificata e per chi inizia sarebbe sicuramente un bel vantaggio. Il problema è poi la spesa, ed è per questo che ho inserito il discorso in questo paragrafo, per evitare che per spendere poco ci si orienti verso soluzioni troppo minimali.

Per contro devo dire che sto gestendo da qualche mese, senza nessuna difficoltà o particolari attenzioni, una vaschetta da 10 litri che contiene qualche molle e un paio di lps. E’ sicuramente una configurazione rischiosa, dove un errore potrebbe andare a monte tutto, però la vedo anche come una soluzione fattibile con poca spesa, per chi volesse fare un tentativo molto economico.
Basta solo stare attenti a non fare errori grossolani che indicherò nella parte relativa alla gestione.

Partiamo dal 10 litri, quella che di solito viene definita picoreef

Vasca 30x20x20 15 euro
Pompa 400 lt/ora(*) 10 euro
Riscaldatore 10w 10 euro
Plafo 2x18 autocostruita 50 euro
Osmoregolatore auto costruito 30 euro TOTALE 115 euro
(*) questo è un esempio in cui il movimento in vasca supera abbondantemente le indicazioni standard secondo le quali sarebbe stata necessaria una pompa da 200 lt/ora

Vasca da 30 litri, il classico wavebox 30

Vasca 30x30x35
Solaris 18W 75 euro
Zainetto niagara
Solaris 18W aggiuntiva 40 euro (cercatela usata perché non vale questa cifra)
Riscaldatore 50w 15 euro
Pompa nanokoralia 25 euro
Osmoregolatore auto costruito 30 euro TOTALE 185 euro

La vasca da tenere in considerazione per un nanetto medio di molli/lps è quella da 30 litri.

A questa cifra va’ poi aggiunto il costo del rifrattometro (strumento indispensabile per la misurazione della salinità, da non sostituire assolutamente con altri meno affidabili, quali, densimetri a lancetta o a galleggiante) che si può trovare a circa 25 euro su ebay, le rocce, con un prezzo medio variabile dai 10 ai 20 euro al kg, sale, acqua e un kit di test.
In una configurazione veramente essenziale, anche ricorrendo all’usato o al faidate, si può stare nell’ordine dei 300/350 euro, ma è facile che “scappi” qualcosa in più nel corso della gestione (integratori, carbone, ecc. ecc.).

chi la volesse in formato stampabile la può trovare a questo indirizzo: http://acquaportal.it/_sjoplin/guidanano2010.pdf

qui trovate la seconda parte (la chimica)
http://www.acquariofilia.biz/showthread.php?t=150228

Ultima modifica di SJoplin; 19-05-2010 alle ore 19:51. Motivo: sistemati link e robette varie
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Vecchio 04-12-2008, 03:35   #2
balabam
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La temperatura di colore, misurata in gradi Kelvin è appunto il colore della luce, che nelle lampade a uso civile sta attorno ai 4-6000K.
Sei sicuro? Le lampade a incandescenza fanno una luce molto calda... sotto i 3000°K... no?!
__________________
.
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Vecchio 04-12-2008, 10:05   #3
SJoplin
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Originariamente inviata da balabam
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La temperatura di colore, misurata in gradi Kelvin è appunto il colore della luce, che nelle lampade a uso civile sta attorno ai 4-6000K.
Sei sicuro? Le lampade a incandescenza fanno una luce molto calda... sotto i 3000°K... no?!
In effetti...
Grazie
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Vecchio 04-12-2008, 15:08   #4
SqualoBruto
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sjoplin, liscio come l'olio, scritto in maniera eccellente e di facile comprensione.
SqualoBruto non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 04-12-2008, 15:14   #5
SJoplin
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francescoCic, iniziano già ad arrivare le rettifiche per mp

poi mi sono accorto che manca un punto importante nelle luci, e che non me l'ha fatto ancora notare nessuno...
vediamo chi lo scopre per primo
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Vecchio 04-12-2008, 15:50   #6
Auran
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sjoplin, hai un m.p.....è un mio dubbio sulla classificazione del nanoreef in base alle misure o al litraggio... secondo me nel testo c'è un imperfezione.... nulla di importante comunque... volevo trovare l'ago nel pagliaio...
__________________
La mia vasca
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Vecchio 04-12-2008, 16:29   #7
pepa_90
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molto ben fatto....e anche capibile al 100% (parola di deficiente )
e bravo lo zio
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....io lo so cos'è quello.....è un moto....moto...motoschifo......
pepa_90 ora è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 04-12-2008, 18:03   #8
Giuansy
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Ammazza Sandro...stavolta ti sei superato .....l'ho letto due volte.......
una per il gusto di leggerlo e l'altra ho fatto finta di essere uno che non ne
sappia niente e che mi sia venuta la voglia di farmi un nano...be dopo la lettura avrei senz'altro le idee piu chiare ......avrei una base .....saprei a cosa vado incontro.....insomma so come devo fare per iniziare al meglio....
piu di così.........

il problema cmq è sempre lo stesso....bisogna vedere se chi inizia
prima di fare qualsiasi mossa lo legge.......a questo proposito
proporrei di mettere questo post in evidenza .......o quantomeno nelle guide.........

se mi posso permettere ci sono due aspetti (che sono legati l'un l'altro) che
non hai evidenziato ma (imho) molto importanti:

La pazienza: di solito il neofita è poco propenso a pazientare/aspettare
parte in quarta sotto tutti i punti di vista, vasca atrezzatura
per non parlare dell'introduzione degli animali in vasca
prima del tempo .......a fine mese di buio ....in pieno fotope
riodo gia si comincia a popolare ...senza aspettare o sapere
che la piena maturita/stabilità del nano si ha dopo 5/6 mesi
altro che mese di buio.............

Aspettare: leggo e leggero (ne sono sicuro) di utenti che hanno il
pesce (quasi sempre pagliaccio) in 30lt e dicono "ma sta bene
i coralli pure ed è già un mese che vive nel nano".........
cioè non ci si rende conto che gli effetti negativi si avranno
sul medio lungo periodo (altro che un
mese) ...ad esempio lo dici anche tu parlando dei LED
potrebbero essere il futuro dell'illuminazione in acquariofilia
(specialmente nei nano) ma appunto non si è ancora sicuri
sugli effetti che avranno sugli animali.......insomma qualcuno
già li usa (qualche mese) ma occorre del tempo per
rendersi conto della loro effettiva efficacia/valore........

finito ...chiaramente tutto quanto sopra è IMHO

ciao
__________________
Genoani si nasce e io ....modestamente lo naqui (Totò docet)
Giuansy non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 04-12-2008, 18:38   #9
SJoplin
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Giuansy, grazie

allora, tanto per dare un'idea di come voglio portare avanti la cosa:

- introduzione. per capire cosa ci si può aspettare da un nanoreef. e lì mi pare d'averlo scritto.

- allestimento. in pratica cosa comprare e cosa costa. sto finendo le luci e la parte tecnica. stasera aggiorno.

- chimica batteri & co. sono il punto successivo che va assolutamente digerito, altrimenti non si capisce nulla dei punti successivi.

- gestione: dalla maturazione in poi. e lì salteranno fuori le varie ramanzine a cui fai riferimento te.

se poi uno vuol far di testa sua, o come gli consiglia il negozio, occhè... beh, io più di così non posso.
la mia idea è di tirar giù qualcosa di ordinato e completo che comprenda i vari post e articoli sparsi in qua e in là.
non inserirò approfondimenti, curiosità e menate varie perchè alla fine questo non è un libro, ma solo un orientamento di massima per chi vuole iniziare.
forse ce la posso fare prima di Natale
SJoplin non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 04-12-2008, 21:55   #10
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grazie sjoplin
bella guida scorre che e' una bellezza resto in attesa del resto
mi faro' una bella stampata ,anzi non si puo mettere nella sezione download

principiante alle prime armi.
claudio2005 non è in linea   Rispondi quotando
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