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In altre parole, i siti adatti alla sopravvivenza e riproduzione degli anfibi sono pochi.
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E aggiungo che sono
sempre di meno, vuoi per il cambiamento climatico, vuoi
soprattutto per il fatto che tutte le zone umide sono considerate dalla popolazione come un qualcosa di inutile, un ricettacolo di zanzare, da sostituire magari con un "bel" pratino verde all'inglese o un parco pubblico ambientalmente banale. Se a questo aggiungiamo che i consorzi di bonifica, che teoricamente dovrebbero occuparsi della gestione delle aree umide e di tutti i canali irrigui (potenziali siti riproduttivi soprattutto per i tritoni) eseguono interventi di sfalcio e manutenzione nei periodi più sbagliati dell'anno (dalle mie parti proprio
adesso, quando ci sono ancora i girini nell'acqua e gli adulti nei dintorni), ecco che sembra un vero miracolo che ancora esistano anfibi in Italia.
Tutti buoni motivi, questi, per lasciare i pochi superstiti dove stanno, e magari impegnarsi per salvaguardare i siti riproduttivi e le aree limitrofe piuttosto che procacciarsi animali da terrario.