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Vecchio 10-07-2012, 12:50   #13
slevin
Guppy
 
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Bah.... diciamo che l'acquario fondamentalmente è pazienza... pazienza per tutto, dalla vegetazione alla riproduzione oppure la selezione, insomma perchè no la maturazione??
Dover correre all'inizio per "guadagnare" una ventina di giorni mi sembra rischioso, e anche un pò menefreghista (se campa bene, se muore vediamo che si può fare).

In ogni caso nessuna morale e ognuno fa quel che pensa sia opportuno. Sappi però che la Sera fu condannata dal garante per pubblicità ingannevole, da pagina 92 trovi tutto http://www.agcm.it/trasp-statistiche...431-12-03.html.

E per par condicio riiporto un intervento di un addetto ai lavori della Sera preso da un altro forum, magari può essere utile

Nitrivec: questo sconosciuto
Salve a tutti.
Mi presento per chi non mi conosce: sono Maurizio Lodola, consulente scientifico per Sera Italia.
Ho letto con attenzione i vari post di questa discussione (di cui sono venuto a conoscenza per caso) e credo che sia utile chiarire alcuni punti.
Una premessa necessaria riguarda i batteri e la loro classificazione diciamo così, "alimentare".
I batteri si possono distinguere in due categorie: eterotrofi ed autotrofi.
I primi si nutrono di sostanze organiche e sono quelli che in natura, come in acquario, permettono la demolizione degli escrementi, degli avanzi di cibo e dei tessuti morti. Ce nesono di diversi tipi (Bacillus - Pseudomonas Micrococcacee - Acromobatteriacee) e specifici circa il substrato alimentare che utilizzano (proteine, albumine, aminoacidi, ecc.) tramite reazioni enzimatiche ad hoc (proteolisi e deaminazione). Ovviamente sono aerobi e quindi necessitano di un ambiente ossigenato. L'insieme dei processi prende il nome di solubilizzazione e sta ad indicare che questo materiale organico viene disciolto (solubilizzato) nell'acqua. Il prodotto finale è l'ammonio.
Il secondo gruppo (gli autotrofi) utilizzano l'ammonio (prodotto non più organico ma minerale) che ossidano prima a nitriti (come acido nitroso) e poi a nitrati (come acido nitrico). Il processo prende il nome di mineralizzazione ed è aerobio anch'esso. I batteri che intervengono in questi processi sono Nitrosomonas - Nitrospira - Nitrosococcus per il primo passaggio (ammonio -> nitriti) e Nitrobacter - Nitrospira - Nitrococcus per il secondo (nitriti -> nitrati).
I batteri di questo secondo gruppo, poichè si nutrono di sali minerali, non possono essere patogeni; sono sessili e quindi non possono vivere liberi in acqua ma necessitano di un substrato su cui ancorarsi.
Fatta questa lunghissima premessa, veniamo al Nitrivec.
E' una soluzione purificata (cioè ripulita dalla presenza di altri batteri) di Nitrosomonas (20%) e Nitrobacter (80%). La loro concentrazione, di ca.16x 10 alla 10, è tale da facilitare il dosaggio anche per acquari piccoli (non è diluito a caso...). Questi batteri, quindi, non potranno MAI innescare una proliferazione batterica patogena.
Il prodotto va usato in successione all'Aqutan poichè quest'ultimo elimina il cloro e lega i metalli pesanti che potrebbero danneggiare i batteri (la tossicità dei metalli è data dalla loro capacità di sostituirsi all'idrogeno in molte reazioni metaboliche). Questa operazione garantisce l'incolumità dei batteri (che nel Nitrivec sono vivi, ma quiescenti) e la loro successica attività depurante e disinquinante. Questi termini stanno a indicare che i batteri presenti nel Nitrivec elimineranno il binomio ammonio/ammoniaca e i nitriti (tossici) trasformandoli in nitrati (non tossici se non a concentrazioni particolarmente elevate).
Durante l'avviamento dell'acquario la somministrazione del Nitrivec (solo lui senza l'Aqutan) va ripetuta dal 2° al 10° giorno. Questo procedimento ha lo scopo di garantire la popolazione batterica sufficiente all'ossidazione delle sostanze azotate prodotte dai pesci che via via (e non tutti insieme) saranno inseriti nell'acquario.
L'aggiunta di Nitrivec ad ogni cambio d'acqua ha lo scopo di compensare la perdita di batteri dovuta non solo alla loro eliminazione fisica tramite la pulizia del filtro e sifonatura del fondo, ma anche alle mutate condizioni generali dell'acquario proprio a seguito del cambio d'acqua; variazioni che saranno tanto maggiori quanto maggiore è la quantità d'acqua sostituita.
Spero di aver risposto a tutti i dubbi. Per poca disponibilità di tempo mi sarà difficile seguire e rispondere in tempi ragionevoli ad eventuali sviluppi di questa discussione, ma resto a disposizione di chi mi voglia contattare all'indirizzo m.lodola@seraitalia.com .
Buon fine settimana a tutti.
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Maurizio Lodola - consulente scientifico - Sera Italia
Maggiori informazioni al sito www.seraitalia.com
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