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Originariamente inviata da yeah!
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cmq secondo me resta solo da compatire,e come lui tyson,pantani......tutti capitoli tristi dello sport;che come ci insegnano è uno dei primi posti dove si inizia a socializzare e dove si "dovrebbero" imparare le regole ch e reggono questo mondo.
quindi se il calcio non è religione è lo specchio della società
ecco come la penso
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Certamente il calcio è lo specchio della società. Sono d'accordissimo. Lo dimostra la corruzione che emerge sempre di più dalle varie inchieste, l'impunità dei responsabili, il perdonismo, la pochezza di molti dirigenti e, sopra ogni altra cosa, la mancanza del senso della misura.
Il punto qui però è un altro, perlomeno per me.
Non condivido affatto tutte le affermazioni che stigmatizzano la vita privata di Maradona, che vita privata è, e resta. Può dispiacere, e a me dispiace, può far piacere, può lasciare indifferenti. Però questo continuo e martellante giudizio sul come poteva essere, sul cosa avrebbe dovuto fare e tante altre cose, proprio non mi convince. Sono affari suoi.
Diverso sarebbe se avesse fatto del male a qualcuno, o avesse violato le sacre regole dello sport, come tanti altri hanno invece fatto (ed oggi sono considerati campioni o martiri). A me non risulta sia mai avvenuto, ed il suo comportamento in campo e fuori, in ambito calcistico, è sempre stato assolutamente esemplare. A meno che vogliamo parlare del figlio non riconosciuto, dei vizi privati, della debolezza di un uomo incapace di gestire se stesso. Ma queste cose, e sfido chiunque a smentirmi, non appartengono al calcio, giocato o vissuto, ma alla vita privata di tutti, noi compresi. Con le sue corna, i suoi vizi, i suoi pianti, i suoi errori e quella tendenza all'autodistruzione che magari in misura assai minore, alberga in ognuno di noi.
Non condivido minimamente nemmeno l'accostamento ai vari Tyson o Pantani, per motivi tanto ovvi che ho difficoltà ad indugiarvi sopra.
Mi limito solo a far notare che il primo ha commesso dei gravi reati, violentando almeno in una circostanza (condanna definitiva) una ragazza, e malmenando a destra e a sinistra la gente.
Il secondo è stato squalificato per doping, inteso nel senso di assunzione di sostanze notoriamente idonee ad alterare le prestazioni (EPO ecc.), e che si usano secondo precisi protocolli, anche per sfuggire ai controlli. Poi è scivolato nella droga.
La differenza fra il caso Pantani e quello Maradona è, come accennavo, a dir poco solare. Il calciatore non si drogava per alterare le proprie prestazioni che, semmai, ne hanno probabilmente risentito. Si è portato il vizio sul campo, non ha portato il doping dal campo, o dalla bicicletta, alla vita privata. Non c'erano medici ad aiutarlo, protocolli da seguire per non farsi scoprire, e soprattutto non ha mai imputato al sistema, come hanno fatto altri davanti alla telecamere, le proprie disgrazie, cercando di passare da vittima inconsapevole ed innocente.
Anche questo vuol dire essere uomini, pur con tutte le proprie debolezze.
Resta la pietà per tutti e tre, ma stiamo parlando di cose molto diverse fra loro.