Igorbolo, è proprio perchè si può andare incontro a questi problemi che ho cercato per mesi le migliori formulazioni per la fertilizzazione del phytoplancton...
Il rilascio di fosfati può derivare principalmente da due sole cose:
-coltura in fase morente che viene somministrata, e che quindi rilascia ciò che ha precedentemente assorbito.
-Residuo di inquinanti non consumati dal fito stesso.
E' molto probabile la seconda ipotesi secondo me, per un motivo molto semplice: immagina una cellula di fitoplancton come una casa. Per costruire questa casa servono principalmente cemento e mattoni (nel caso di una cellula di plancton vegetale, N e P). Se il muratore non ha le giuste quantità di cemento e mattoni, ma per esempio si ritrova con quintali di cemento e pochissimi mattoni, non potrà costruire questa casa, ed una volta esauriti i mattoni disponibili si ritroverà con un fardello di cemento inutilizzato... Lo stesso avverrà per il fitoplancton se si troverà con delle quantità squilibrate di N e P, che utilizzerà entrambi gli elementi finchè questi si troveranno disponibili, ma come nel caso del muratore che ha finito i mattoni, la cellula di fitoplancton non potrà crescere ulteriormente nel momento in cui gli mancheranno i mattoni per continuare a costruire... a quel punto il fitoplancton si troverà con un avanzo di cemento che gli era stato fornito di cui non sà più di che farsene, e che quindi lascerà inutilizzato... Il cemento avanzato in questo caso è il fosfato... che rimane in soluzione fintanto che il fito non avrà altri mattoni (nitrato) da utilizzare per continuare a crescere e moltiplicarsi, o se vogliamo, per finire la casa...
Tra poco arriverà lo Scubla, che teoricamente rispetta tutte le caratteristiche di purezza e bilanciamento nutritivo che ci occorrono per ottenere una coltura pura, e vedremo se con questo si riuscirà ad ottenere i risultati che tutti cerchiamo.
