Di solito su articoli o libri dedicati all'acquariofilia quando si affronta il capitolo della "chimica" in acquario ci si limita a cenni piuttosto brevi sul ciclo dell'azoto.
Tutti sappiamo quindi che le sostanze di scarto presenti in acqua vengono decomposte grazie all'aiuto di batteri aerobi, che producono prima ammonio/ammoniaca, quindi nitriti e infine nitrati (anche le proteine vengono decomposte prima in amminoacidi e quindi in ammonio rientrando poi nel ciclo).
I nitrati che si accumulano in acquario vengono solo parzialmente metabolizzati dalle piante superiori e inferiori (alghe) presenti in vasca.
Un residuo di nitrati tenderà quindi sempre ad accumularsi, in quanto difficilmente nei nostri acquari riusciranno a crearsi le condizioni per una colonizzazione sufficiente da parte di batteri anaerobi, in grado di completare il ciclo dell'azoto (esistono anche i filtri denitratori, ma questo è un discorso che meriterebbe un altro post).
I testi "sacri" dell'acquariofilia quindi giustificano la necessità dei cambi d'acqua parziali a causa di questo accumulo di nitrati, ma anche dei fosfati.
E' necessario infatti evitare che i fosfati siano presenti in alte concentrazioni, in quanto impediscono l'utilizzo di sostanze come ferro e zinco da parte delle piante superiori (ciò comincia ad avvenire quando i fosfati superano gli 0,5 mg/l).
Qualche volta oltre ai nitrati e ai fosfati, che sono oggetto di ampie disquisizioni, vengono citate anche "altre sostanze", la cui concentrazione verrebbe diluita grazie ai cambi parziali.
Comunque, indipendentemente dal livello di approfondimento e da quanto ci si voglia addentrare nei meandri della chimica, è assodato ed universalmente accettato dagli acquariofili che sono necessari cambi parziali di acqua più o meno ravvicinati e più o meno cospicui perché l'ecosistema acquario possa sopravvire.
Questo è l'importante. Poi ovviamente ognuno, se gli va, è libero di approfondire, ma si rischia di sconfinare in altre "discipline".
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