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Vecchio 17-03-2005, 11:29   #2
Nico
Pesce rosso
 
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Se la poniamo davvero in termini di filosofia zen, sarà difficile arrivarne a capo. Perdonatemi dunque se la pongo in maniera più modesta -e ripeterò quanto ho già detto e ho visto che Marco ha annotato (ottima idea quella del cubo; ci penso anch'io da parecchio ma...).

Parliamo di acquari zen perché Amano ha definito così le sue vasche. Il riferimento più esplicito, e già menzionato da A.D.A. e altri è al giardino zen. Effettivamente basta confrontare un giardino zen e un giardino occidentale per intendere quale differenza corra. Ed è, per sintetizzare, la differenza tra vuoto e pieno...

Il giardino occidentale tende sempre a essere colmo d'una grande varietà di piante, mentre il giardino zen è realizzato con pochissime piante -e a volte proprio non ce n'è... Qualche roccia, la sabbia, nient'altro. Ecco uno solo dei tanti possibili esempi:



Il giardino occidentale (dovremmo distinguere tra quello all'italiana, geometrizzato, e quello all'inglese, "naturale", ma insomma...) in genere sottolinea le piante, e ne raccoglie il più possibile, nel giardino zen ciò che conta è la disposizione degli elementi.

Mentre nel primo varietà e quantità sono essenziali, nel secondo conta il disporre pochi elementi. Altrettanto noteremmo a confrontare una composizione floreale occidentale, in cui come al solito contano varietà e quantità, e l'ikebana, in cui s'arriva a esporre un solo ramo...

Un altro aspetto fondamentale dei giardini zen è la stilizzazione. Non solo la disposizione è rigorosissima, è tutto, ma ha anche un significato: la sabbia rastrellata indica le onde dell'oceano, le rocce gli animali marini sacri. In questo tipo di giardino insomma, fatto di sabbia e rocce (interessante per un acquariofilo...) e con modeste o nulle presenze vegetali, si stilizza un 'paesaggio naturale' assolutamente non secco, cioè il mare...

Amano, dunque, non solo s'è ispirato a questi giardini -e perciò ha chiamato zen i suoi acquari- ma ha ripreso l'idea di comporre un 'paesaggio naturale' con elementi diversi. Sebbene per lui la roccia possa rappresentare una montagna, e la Glossostigma una foresta ai suoi piedi. Quando Amano parla di "acquario naturale" intende dire che imita un paesaggio naturale, niente di più...

Il discorso è evidentemente identico anche per l'acquario olandese e le vasche 'zen'. Lo chiarisce lo stesso Amano (in Acquari zen):

Sommariamente un acquariofilo deve allestire il proprio acquario scegliendo essenzialmente due principi: la prima possibilità si orienta verso la costruzione artistica di un paesaggio simile a un'aiuola di fiori; l'altra strada, invece coglie gli insegnamenti direttamente dalla natura e crea paesaggi sommersi seguendo quest'ultima.
Lacquario allestito seguendo il primo caso è il cosiddetto "acquario olandese"... Questi paesaggi ostentano un effetto finale sorprendente, brillante, poiché vengono utilizzate soprattutto piante ad alto stelo...
Quando invece, al contrario, si cerca di imitare la natura vi sono moltissime possibilità di combinazione delle piante... Ma l'elemento essenziale di questo secondo metodo consiste nel fatto di "imparare dalla natura e riproporre poi in acquario ciò che si è imparato"
(p. 154)

Troviamo più avanti quanto si vede a occhio nudo, a osservare le due vasche a confronto:

L'utilizzo dello spazio aperto è il fondamento di tutte le forme artistiche, sia in pittura, musica, fotografia, arte dei giardini o arhitettura. Anche in natura, persino nella fitta giungla, esiste lo spazio libero. Non lo dico per esagerare quando affermo che non è la qualità delle piante acquatiche l'elemento determinante per una buona disposizione, bensì è molto più importante il giusto inserimento di uno SPAZIO LIBERO in vasca. (p. 158)

Più chiaro di così...

Come l'architettura cifra e qualifica un vuoto, per esempio con un arco, così dovrebbe essere una vasca zen.

Fare molto con poco, dare significato persino all'insignificante. Potrebbero essere due principi utili e validi per realizzare una vasca "zen".
__________________
Ciao, Nico

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