Visualizza un messaggio singolo
Vecchio 17-06-2006, 13:29   #1
Alex Carbonari
Ciclide
 
L'avatar di Alex Carbonari
 
Registrato: Sep 2004
Città: Roma
Acquariofilo: Dolce
Età : 45
Messaggi: 1.778
Foto: 1 Albums: 0
Post "Grazie" / "Mi Piace"
Grazie (Dati):
Grazie (Ricev.):
Mi piace (Dati):
Mi piace (Ricev.):
Mentioned: 4 Post(s)
Feedback 0/0%

Annunci Mercatino: 0
Introduzione all'allestimento di un plantacquario

Credo sia importante puntualizzare, per coloro che si avvicinano a questa disciplina, le peculiarità insite nella realizzazione e gestione di un plantacquario.

E’ ovvio, tanto per cominciare, che non si tratta di un acquario semplice e alla portata di tutti. A differenza di una vasca normale, infatti, gli aspetti legati alla cura degli allestimenti e alla coltivazione delle piante sono predominanti.
Appare chiaro che una tale premessa porta con se diverse implicazioni.
Innanzitutto la passione dell’individuo. Voler realizzare un progetto simile (sia esso zen che scape) vuol dire dedicargli molto tempo e molte cure, specie nelle prime settimane di vita. Ma credo che questo sia un concetto abbastanza scontato, no?
Meno scontato è l’aspetto tecnico e, di conseguenza, economico. Inutile nascondersi dietro un dito: questo è un hobby costoso e lo sappiamo tutti. Quando si parla di piante, però, le spese da affrontare sono decisamente superiori, per motivi abbastanza ovvi. Per quanto uno voglia tirare la cinghia, non può risparmiare sui fertilizzanti, non può risparmiare sulla luce, non può rinunciare alla CO2. Questo almeno è ciò che la mia brevissima esperienza mi ha insegnato. Acquistare un prodotto che costa 10€ in meno rispetto ad un altro può portare nel tempo a doverne sborsare il doppio (per non parlare del tempo sprecato) ed io ne so qualcosa.
Accettando questo, si può parlare di come spendere meglio i propri soldi, ma non credo si possa prescindere dal mettere le mani in saccoccia abbastanza a fondo.

Certo, esistono dei bellissimi acquari che possono essere mantenuti con un minimo di cure settimanali, ma secondo me a quel livello ci si arriva con l’esperienza e la pazienza che solo una lunga militanza nel campo può fornire. E, comunque, la base ci deve necessariamente essere.

Un’utopia, quindi, voler creare plantacquari low tech? Ni.
Tralasciando il metodo Walstad, denigrato e bocciato senza appello, dovremo cercare altrove le nostre risposte (non perché io non lo ritenga valido, ma semplicemente perché chi legge il forum sa a cosa mi riferisco).

Partiamo dall’inizio:

La vasca.
Il principio da applicare vale per tutti i litraggi, basta dimensionarli alle esigenze.
Un acquario aperto è decisamente consigliabile. Questo perché sarete con le mani in acqua per la maggior parte dei vostri interventi manutentivi, quindi tanto vale evitare di coprire il tutto. E poi è più bella!

La luce.
Qui sta a voi. Spingere sulla luce vuol dire forzare la crescita. E questo incide direttamente sulla fertilizzazione e sulla somministrazione di CO2. E’, quindi, palese che se sparate 200W su 100 lt scarsi dovrete pompare per evitare di trovarvi con elementi limitanti in acqua. Appare chiaro che l’appuntamento coi cambi diventa irrinunciabile, pena la comparsa di alghe e compagnia bella.

Questo, secondo me, è il fattore chiave che determinerà il futuro della vostra vasca. Limitarsi con la luce vuol dire camminare col freno a mano tirato e avere crescite magari senza problemi, ma lente. E in un plantacquario può rappresentare un problema, poiché le tendenze ed i fabbisogni vengono evidenziate con maggiore lentezza. Di conseguenza gli interventi da parte nostra saranno ritardati. Di buono c’è che, evitando di forzare, non correte il rischio di sovradosare e, in caso di vostra assenza, trovarvi con problemi da risolvere.
Questo è un concetto che non calza su di me, semplicemente per una scelta personale. Mi piace vedere subito le conseguenze delle mie azioni.

Il fondo.
Questo è un altro aspetto fondamentale. La mia testardaggine mi porta tuttora a pagare dazio in questo senso.
Avere un fondale fertile è un altro aspetto da non trascurare affatto. Certo, una confezione vi costa anche il doppio rispetto a del ghiaino normale, ma a lungo andare vi accorgerete della differenza e non rimpiangerete affatto quei soldi.

I fertilizzanti e CO2.
Qua non si scherza. Che siano PMDD o linee commerciali, questi non devono mancare. E non parlo del ferro chelato 2 volte a settimana.
Bisogna assicurarsi, nel tempo, di assicurare alle piante tutto lo spettro di nutrienti, sia macro (Azoto, Fosforo, Potassio) che elementi in tracce.
Avrete notato che ho messo insieme anche la CO2. Per quanto possa sembrare superflua, secondo me rappresenta una parte irrinunciabile dell’acquario di piante. Il carbonio è la base della fotosintesi ed il mattone su cui la pianta costruisce la propria struttura. Quindi va fornita. Sul metodo da utilizzare, poi, ci sono diverse correnti di pensiero. Molti usano quella fatta in casa, con buoni risultati, ma io preferisco affidarmi ad un impianto, anche se non professionale. Una bombola con riduttore e micronizzatore vi costa 50€ e sono soldi ben spesi.

L’acqua.
Qui non mi ritengo ferrato. Ci saranno persone molto più qualificate di me che potranno spiegarvi tutto sull’H2O e su come trattarla prima di immetterla in vasca.
Io apro il rubinetto e riempio. Sicuramente sono biasimabile, ma ho appurato i valori della mia acqua anni fa, accertandone i valori e l’assenza di cloro.
Ormai non uso più neanche il biocondizionatore.

Il filtro.
In un plantacquario potrebbe bastare una pompa di movimento o un filtro meccanico.
L’ultima tendenza orientale, però, è di sovradimensionare i filtraggi. Ma questo credo sia legato alla natura estrema degli allestimenti. Comunque un duetto o un eden o un pratiko fanno l’acqua più limpida.


Conclusioni:
Ora, alla luce di ciò che abbiamo detto, risulta evidente che un acquario di piante low tech appare molto più difficile da realizzare rispetto ad una vasca hi. E questo proprio per le esigenze di molte delle piante che ci troveremo a coltivare. Infatti si può drasticamente ridurre il “metabolismo” di una vasca, ma decisamente non si può stopparlo con scelte votate al risparmio. Si può realizzare un buon acquario spendendo e curandolo meno, ma il nodo centrale è che la base deve essere solida. E ciò implica degli investimenti in ogni senso, almeno all’inizio.
Se non si è disposti a questo, il mio consiglio è di rivolgersi verso qualcosa di meno impegnativo ma che ugualmente può dare grosse soddisfazioni. Ci sono piante che crescono benissimo con poca luce ed un minimo di fertilizzazione su substrati inerti e senza CO2 . Ovviamente a quel punto sta alle capacità del singolo trarre il massimo da una vasca simile, operando di fantasia. Basta guardare gli acquari di alcuni utenti, esempi lampanti di capacità creativa e grande dedizione.

Questo è il mio pensiero, spero di ricevere commenti e smentite!
Alex Carbonari non è in linea   Rispondi quotando
 
Page generated in 0,16205 seconds with 16 queries