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Vecchio 23-03-2011, 18:05   #4
loren
Batterio
 
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Visto che nessuno mi ha ancora risposto vi riporto cio che ho letto in merito all'argomento, personalmente ritengo che questo sistema sia valido, noto dei giovamenti sia quanto riguardo alla vegetazione che in merito ai pesci.


Il ciclo dell'azoto
Un acquario, in generale, rappresenta una riproduzione miniaturizzata di un ecosistema fluviale o marino, e come tale esso presenta gli stessi cicli biogeochimici presenti negli ecosistemi naturali. Di questi cicli prenderemo qui in considerazione il ciclo dell’azoto, e quindi cercheremo di fare chiarezza sull’importanza del mantenimento di un corretto equilibrio tra le sue varie forme, rappresentate appunto dagli ioni ammonio (NH4+), nitrito (NO2-) e nitrato (NO3-). Queste tre forme dell’azoto inorganico, solubili in acqua perché in forma ionica, hanno diversi effetti sulla flora e sulla fauna dell’acquario, oltre a rappresentare degli indici di lettura delle condizioni in cui versa la vasca. Prima di spiegare il significato e l’effetto di ognuno di questi ioni sul sistema acquario sarà necessario spiegare in breve quali sono gli equilibri che coinvolgono queste varie forme ioniche, o meglio, spiegare il cosiddetto ciclo dell’azoto.
L’azoto è presente in natura sotto forma di gas atmosferico; esso può blandamente disciogliersi in acqua ma nella sua forma elementare rimane poco assimilabile da animali e piante, sia terrestri che acquatiche, che ne necessitano per incorporarlo in molte molecole biologiche indispensabili, come acidi nucleici e proteine. Esistono in natura specie batteriche (Azotobacter spp. e Rhizobium spp. nel suolo) ed alghe (cloroficee nelle acque dolci) che si fanno carico di trasformare l’azoto atmosferico nella forma ionica ammonio facilmente assimilabile dalle piante, oltre che solubile in acqua; queste ultime lo incorporano nelle loro molecole biologiche così che attraverso la catena alimentare possa poi passare al mondo animale.
L’ammonio (NH4+) rappresenta il punto di partenza delle trasformazioni che avverranno in acqua a carico dei composti azotati inorganici; esso può derivare quindi direttamente dai microrganismi attuanti l’azotofissazione oppure dalla degradazione di sostanza organica animale o vegetale (escrementi ed urine dei pesci, avanzi di mangime, alghe, piante o batteri morti).
La sua trasformazione in presenza di ossigeno (O2) a nitriti (NO2-) viene attuata principalmente dai batteri Nitrosomonas spp. ed è chiamata nitrosazione, successivamente i nitriti così prodotti possono essere ulteriormente trasformati in nitrati (NO3-) dai batteri Nitrobacter spp., responsabili del processo di nitricazione. Il tutto schematizzabile secondo le seguenti reazioni chimiche ossidative:
· Nitrosazione
2 NH4+ + 3 O2 → 4 H+ + 2 NO2- + 2 H2
· Nitricazione
2 NO2- + O2 → 2 NO3-
Il nitrato è anch’esso una forma di azoto inorganico facilmente assimilabile dalle piante e anche dalle alghe; negli ecosistemi acquosi naturali talvolta si verifica, per la presenza di un carico eccessivo di sostanza organica degradata, un accumulo di nitrati accompagnato da una grossa riduzione di ossigeno disciolto nel corpo acquoso a causa del consumo massivo avutosi nella nitrosazione e nella nitricazione.
Questa condizione, definita ipossia, fa sì che alcune specie batteriche specializzate, che ripercorrono in modo inverso nitrosazione e nitricazione, utilizzino il nitrato come “surrogato” dell’ossigeno per il loro metabolismo, cioè come ossidante nelle reazioni ossidative del loro metabolismo producendo nuovamente azoto molecolare e chiudendo così il ciclo biogeochimico dell’azoto; tale processo è detto denitrificazione. Altrimenti il nitrato viene assorbito dalle piante o dalle alghe, che lo inglobano nelle loro molecole organiche rendendolo di nuovo disponibile nella catena alimentare.
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Loren 70-21
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