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Vecchio 19-01-2011, 01:35   #1
Rox R.
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Diffusione di CO2 con due tasselli da muro

Descrivo questa mia esperienza per correggere un’inesattezza che troppo spesso leggo sul Web: il sistema di CO2 a gelatina, si dice, sarebbe adatto solo per acquari piccoli, 60 - 80 litri, qualcuno si spinge a 100, pochissimi arrivano a dire 120.
Secondo la mia esperienza non è affatto così.

Nella mia vasca da 100 litri è installato il classico impiantino artigianale da 3 Euro, che trovate descritto un po’ dappertutto (Coca da 2 litri, gelatina per dolci, deflussore per flebo, ecc. ecc.).
Il primo giorno che lo montai ci fu quasi una catastrofe: in un solo pomeriggio il pH scese di oltre un punto, da 7.6 a 6.4, nonostante il KH, piuttosto alto, garantisse una certa tranquillità.
Ora sono costretto a tenere la rotellina del deflussore quasi completamente chiusa, con la bottiglia che sembra di pietra e la produzione di gas che va avanti per più di un mese, anche un mese e mezzo.

Nonostante la strozzatura estrema, eseguendo qualsiasi test e consultando qualunque tabella, risulta sempre un livello di CO2 addirittura troppo alto, specialmente d’Estate, quando l’attività dei lieviti è più vivace.
Se avessi una vasca più piccola sarei costretto ad accendere l’aeratore ogni tanto, per buttarne via un po’….

Come è possibile? Eppure dovrei essere al limite, con 100 litri…
Credo che la soluzione del mistero sia molto semplice.
La CO2 non si misura in “bolle al minuto”, ma in mg/litro. Non importa se ne eroghiamo un quintale sprecandola in superficie, conta solo quella che rimane disciolta nell’acqua.
Ritengo, quindi, che il fenomeno sia legato all’efficienza del mio metodo di diffusione, che vi propongo qui nella speranza di essere utile a qualcuno.

Serviranno soltanto due tasselli da muro, detti anche “tappi Fisher”, quelli per stringere le viti fissando lampade, pensili, orologi, ecc., e soltanto le nostre mani per montarli, senza nessun attrezzo particolare, nemmeno un cacciavite, niente di niente.

Cominciamo osservando questa foto:



Forse vi starete chiedendo che cos’è quel tubicino che penzola, in alto a destra…
…E’ il mio diffusore!
Ora sembra bruttino, ma ho piantato diverse talee di Bacopa proprio là sotto.
Tra circa un mese raggiungeranno la superficie, e lo nasconderanno.

Ho fatto un disegnino schematico dello stadio finale del filtro (interno), che vi invito a guardare prima di continuare a leggere.



Quando acquistate il deflussore per flebo, nella busta c’è anche un ago, che di solito rimane inutilizzato.
Io l’ho infilato nel tubo di uscita della pompa, come nel disegno a sinistra.
Dalla parte opposta ho piazzato uno spezzone da 8 - 10 cm. di tubo per aeratore, piegato verso il fondo della vasca (poi vedremo come piegarlo).
Il tubicino rimane in posizione perché incastrato da due tasselli da muro (io ho usato quelli da 6), che fanno anche “da tappo” riducendo la sezione del tubo principale (chiaramente visibile nel disegno a destra, “Vista Frontale”).
Per il Teorema di Bernoulli, diminuendo la sezione si aumenta la pressione, con conseguente aumento della velocità di espulsione dell’acqua.

Il getto originale si divide pertanto in due parti:
- La prima (che chiameremo “getto 1”) continua ad uscire orizzontalmente dalle fessurazioni rimaste tra i tasselli (vedere disegno a destra), ma con una velocità così alta da far sentire i suoi effetti fino alla parete opposta dell’acquario.
- La seconda (che chiameremo “getto 2”) si incanala lungo il tubicino in modo turbolento, frammenta le bolle già piccole che escono dall’ago, e infine se le trascina dietro in una nube che arriva fino a lambire il ghiaietto sul fondo. Queste particelle sono nebulizzate così finemente che impiegano anche 10 - 12 secondi per risalire.

In ogni caso, tutte le microbolle prodotte dal getto 2, quando risalgono vicino alla superficie, vengono spazzate via dal getto 1 che le disperde fino al lato opposto della vasca (il mio acquario è lungo un metro).

Con questo sistema, la quantità di CO2 disciolta è elevatissima, il tutto si monta con due dita ed il costo è praticamente pari a zero.
L’ago fa già parte del deflussore.
Il tubicino potete “rubarlo” al vostro aeratore, o in alternativa potete tagliare un pezzetto di tubo del deflussore.
Dovete procurarvi solo i due tasselli Fisher, come dicevo all’inizio, ma quasi tutti li abbiamo già in casa.

Ultima cosa: la piegatura del tubo per aeratori.
- Infilateci un filo elettrico, di sezione quasi uguale all’interno del tubo. Va bene anche un filo di ferro, o di stagno per saldature. Io ho usato il filo rosso della piattina rosso/nero, comunemente impiegata per le casse Hi-Fi.
- Avvolgete il tubo su una matita, in modo da formare un tornante, una “U”.
- Ora scaldate la curva con un accendino, muovendo la fiamma velocemente in modo da non sciogliere la gomma. Dovete solo ammorbidirla un po’.
- Dopo qualche secondo, si sarà raffreddata. Sfilate il cavo elettrico.
- A questo punto, il tubo si raddrizzerà un po’, ma non tornerà più diritto come prima. Manterrà una certa curvatura, proprio come quella che serve a noi.

Per finire, mostro una foto del risultato, un po’ più da vicino:



Quei puntini bianchi, davanti al muso dello Scalare Koi, sono le bollicine di Anidride Carbonica mentre risalgono. Normalmente sono molto più piccole, ma ho dovuto aprire un po’ l’erogatore in modo che si vedessero nella foto.
Si capisce anche dal fatto che si fermano a circa mezza vasca, invece di arrivare sul fondo come dovrebbero.
La mia modesta fotocamera non mi permette di mostrarle nel loro aspetto abituale, ma vi garantisco che la nebulizzazione è finissima.

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Prima di concludere, propongo qualche trucco relativo alla preparazione della ricetta, sempre in base alla mia esperienza personale:

1) La massa zuccherina sul fondo (300 g di zucchero e 150 ml di acqua) va preparata con 4 fogli di gelatina in Estate, ma solo 2 in Inverno (il composto rimarrà più liquido). Questo compenserà la differente vivacità dei lieviti legata alla diversa temperatura ambiente.

2) La durata dell’erogazione non è legata alla quantità di zucchero, ma all’acqua.
Quando l’alcool satura la soluzione, i lieviti si bloccano e la CO2 si “spegne”.
Normalmente lo zucchero avanza. Non è lui che finisce.
Usate quindi bottiglie da 2 litri, non da 1.5, e riempitele fino a 8 - 10 cm dal tappo, senza preoccuparvi della famigerata schiuma. Con il metodo di diffusione descritto, dovrete tenere l’erogatore così chiuso che nessuna schiuma si formerà mai.

3) Usate lievito di birra liofilizzato (si trova nel reparto delle farine). Quello fresco ha un’efficacia che cala con il passare dei giorni, e quando lo comprate non sapete da quanto tempo è stato consegnato al discount. Inoltre costa di più, e quello che non usate non è recuperabile per la prossima volta, perché sarà scaduto.
Attenzione! “Liofilizzato” non significa “chimico”. Non usate quelle polverine lievitanti che si trovano nel reparto dei budini. Quello non è lievito di birra.

4) Trucco “invernale”. Quando riempite la bottiglia, usate inizialmente acqua fredda. Arrivati a poco più di metà, introducete i lieviti ed aspettate che precipitino sulla gelatina. A questo punto inserite gli ultimi due bicchieri dal rubinetto dell’acqua calda (circa 50°). Cadendo in quella fredda si miscelerà istantaneamente, portando subito la temperatura a circa 25°. In questo modo, la produzione di CO2 inizierà subito, e la bottiglia andrà in pressione entro due-tre ore.

5) Nell’ultimo bicchiere, prima di versarlo dentro, sciogliete un cucchiaino di zucchero e uno di Bicarbonato di Sodio (lo trovate nel reparto del sale da cucina, al supermercato). Lo zucchero sarà immediatamente disponibile per i lieviti, prima che la gelatina cominci a sciogliersi, facendo partire subito la produzione di CO2.
Il bicarbonato tamponerà l’acidità dell’alcool, facendo durare di più la vostra acqua.

Spero di aver dato una mano a qualcuno, con questa idea.
Buona CO2 a tutti!

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ATTENZIONE! Aggiornamento importante.
Il metodo descritto in questo post annulla e sostituisce quello che avete appena letto.

Ultima modifica di Rox R.; 10-05-2011 alle ore 20:04.
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