Discussione: Nanismo indotto.-
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Vecchio 03-06-2010, 11:17   #12
rip
Pesce rosso
 
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Condivido le tue parole e aggiungo che secondo me la discriminante fondamentale sone le abitudini in natura dei pesci, soprattutto la distinzione tra pesci di abitudini "pelagiche" e quelli invece stanziali. Mi è capitato più volte sul Mar Rosso di vedere gli stessi pesci (per esempio una bella coppia di Pygoplites, ma anche altri) sempre fermi nello stesso punto della barriera a distanza di giorni. Così come avviene per i pagliacci e molte specie di pomacentridi. Al contrario, gli acanturidi sono sempre in movimento. Credo che, fatte salve certe dimensioni minime che rispettino le esigenze primarie dei pesci, questo sia un criterio valido. Ricordo le parole di Konrad Lorenz, quando scriveva, più o meno, che i visitatori di uno zoo sono portati a provare compassione più per un leone che per un uccelletto chiuso in gabbia, ma in realtà soffre molto di più una rondine, abituata a percorrere migliaia di km in natura, di un leone maschio che passa la maggior parte del tempo stravaccato nella savana.

Ciao

Davide

Originariamente inviata da Alessandro Falco Visualizza il messaggio
Ciao :)
Hai fatto bene a voler approfondire questo discorso, che sono sicuro finirà in caciara ed offese pero'!
Sperando che cio' non avvenga, ti argomento la mia tesi.
Partendo dal presupposto che ho frequentato anch' io diversi reef essendo subacqueo dai 13 anni, posso confermarti che le dimensioni dei pesci in natura sono spropositate rispetto a ciò che vediamo in ogni caso in un acquario.
Il nanismo indotto innanzitutto è un fenomeno presente e riscontrato anche in acqua dolce, a volte confuso con il ritardo di crescita.
Probabilmente entrambe le cose vanno a braccetto e portano ad una condizione infelice per il pesce.
Psicologicamente io non so dirti se un pesce è consapevole del proprio eventuale nanismo e se soffre di un eventuale complesso di inferiorità nei confronti dei conspecifici.
Tornando seri per il pesce è importante potersi muovere e poter assolvere la maggiorparte ( tutte è utopia ) delle proprie funzioni vitali all'interno dell'ecosistema acquario.
Per possedere la sensibilità necessaria comprendere le esigenze del proprio pesce, bisogna avere un occhio clinico scaturito dalla visione in condizioni fisiologiche e in eventuali situazioni di disagio ( colorazione, comportamento ecc. ).
Bisogna anche aver studiato la specie ( con libri recenti, non i pastrocchi anni 80 o quelli della feltrinelli ) per comprendere in linea di massima quali sono le esigenze e le abitudini in natura e decidere se siamo in grado di fornirgliele.
Chi ha visitato l'habitat naturale dei propri animali, come te o me, dovrebbe essere avvantaggiato in tale studio e mostrarsi maggiormente sensibile alla questione.

Inserire quello che ci passa per la mente in una vasca inadatta non è giustificabile dal fatto che "tanto tutti i pesci crescono meno di quel che potrebbero", analogamente all'evadere il fisco perchè tanto lo fanno tutti.

My two cents

ciao
rip non è in linea   Rispondi quotando
 
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