Semplificando: accendendo un tubo fluorescente, la corrente elettrica va a ionizzare il gas contenuto all'interno, tali ioni eccitano i fosfori distribuiti sulla superficie interna del tubo provocandone la fluorescenza con conseguente emissione di luce.
Esistono tubi trifosforo e pentafosforo in dipendenza da quante miscele diverse di composti di fosforo sono depositate all'interno. In genere, per ogni tipologia di fosfori si ha un picco nell'emissione di certe lunghezze d'onda della luce visibile (compresa tra 400nm e 700nm circa).
Distribuendo opportunamente questi picchi, lavorando sulla composizione dei fosfori, si riesce ad ottenere uno spettro soddisfacente. Teoricamente è più facile ottenere un buon spettro con cinque picchi (pentafosfori) che con tre (trifosfori).
Lo spettro è considerato tanto più "buono" quanto più si avvicina a quello della luce diurna, da qui in concetto di resa cromatica (Ra).
Considerato convenzionalmente 100 lo spettro della luce diurna, per i nostri impieghi è considerata buona una lampada che si avvicina almeno per l'80% allo spettro della luce diurna, da qui l'indicazione di Ra 80 o Ra 90 e le indicazioni 8xx e 9xx sulle lampade.
Io potrei avere una lampada con 6500K di temperatura di colore, ma con un pessimo spettro di emissione, quindi, per giudicare la bontà di una lampada è utile conoscere sia la temperatura di colore (K) che la resa cromatica (Ra).
Riassumendo ancora di più: la temperatura di colore è la grandezza che mi dice se la luce emessa è calda o fredda mentre la resa cromatica mi dice che speranza ho di vedere l'intera gamma dei colori come li vedrei in natura
