Ciao Gilberto, questo discorso mi interessa perchè ne ho studiato per un po' e sono rimasti dei punti oscuri
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nel denitratore a zolfo il cibo per i batteri è proprio lo zolfo, non il carbonio, infatti si installano batteri solforiduttori. L'ossigeno lo ricavano riducendo i nitrati a nitriti ed i nitriti ad azoto gassoso; quando mancano i nitrati allora si produce H2S, come dici giustamente, che è un casino. Lo zolfo si riduce proprio perchè viene mangiato dai batteri, e alla fine se ne va in vasca, questo è uno di problemi. L'effluente è molto acido anche a funzionamento normale, e richiede quindi una neutralizzazione su sabbia corallina in uscita ("strippaggio" lo chiamano i chimici, e qualche volta si trova descritto così anche in qualche articolo sugli acquari). Normalmente servirebbero 2 volumi di graniglia aragonitica per ogni volume di zolfo (cioè 1 litr di zolfo + 2 litri di aragonite). Ne ho parlato parecchio con Randy Holmes-Farley mentre lo sperimentavo (su reefcentral), e ci ho fatto anche delle analisi in laboratorio. Randy ha sviluppato i calcoli stechiometrici della reazione, trovando che l'arricchimento in calcio è irrisorio a partità di nitrati consumati; questo però sembra non concordare con alcune esperienze, e mi sembra che il tuo amico ne sia una prova. A fine processo si verificherebbero delle reazioni con l'aragonite che portano alla produzione di solfato di calcio, cioè gesso, che pur essendo poco solubile alle condizioni standard arricchisce l'acqua di mare in modo notevole di solfati; fino ad un certo punto può andare, dopo vedi i polipi che non si aprono, i cerianti che non sono in forma ecc ecc; se vale nel med, anche nella vasca tropicale penso sia lo stesso. I nitrati, per scendere scendono, ma in più di una prova si sono attestati comunque su valori ancora sensibili (12 ppm); questo però può dipendere dal design del reattore di zolfo, che richiederebbe la circolazione interna come nel denitratore a base carbonio (quello tradizionale); con il problema di un'acqua molto più aggressiva nei confronti delle plastiche e degli alberini delle giranti. Insomma, è sicuramente meno problematico del denitratore tradizionale, ma i suoi bei problemi ce li ha; e, come per il denitratore tradizionale, ritengo non possa essere messo in mano ad acquariofili "di primo pelo". Non conosco nessuno che l'abbia portato avanti per anni. Il tuo amico da quanto lo tiene in funzione? com'è il suo? mi hai risvegliato la curiosità!
ciao
Stefano