Io ho fatto entrambi i percorsi. Dal 95 al 2000 mi sono fatto tutti i contratti a termine che il mercato poteva offrire in quel periodo, ivi compresi 2 anni di interinale. Mi sono sposato, ho fatto finanziamenti per i mobili, le uniche difficoltà in tal senso era trovare le garanzie, questa per esempio é una cosa da rivedere e correggere.
Poi nel 2001 il tanto agoniato tempo indeterminato e ora mi ritrovo in cassa integrazione in una società con un attivo di 3000000 di euro, ma che grazie alla Fornero ha potuto mettere in cassa 26 padri di famiglia, che avevano come unica colpa quella di prendere un discreto stipendio, frutto dell'anzianità aziendale. Questa realtà non ovviamente una mia esclusiva, ma appartiene a circa a 700000 lavoratori, guarda caso quelli che sono finiti in cassa dopo i correttivi (leggi mancato guadagno su l'anno precedente) della professoressa(n. d. r l'animadelimejomortaccisua). Tutto questo per dirti, che il problema del lavoro non sono tanto le forme contrattuali, ma le leggi/regole che lo governano. Sono queste che devono essere cambiate. Ti faccio un esempio, cosa credi succederebbe se l'irap /irpef per le aziende fosse modulare in funzione dei contratti a tempo indeterminato (più ne hai maggiore é lo sconto sulle tasse)? Mentre sarebbe piena se la ditta usufruisce di contratti a tempo.
Inviato dal mio M532
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