Il senso dei "biotopi"
Riporto un mio recentissimo intervento fatto in "Mostra & Dimostra" -11 in risposta ad un utente che parlava della necessità di rispettare "le rigide regole dei biotipi"... credo se ne possa ricavare uno spunto di discussione, certamente più attinente a questa sezione. Chiedo scusa ai mod per il crossposting.
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Direi che questa persona che ha scritto questo intervento sicuramente è molto lucida e inteligente...pero come lui stesso dice secondo me kn un biotopo si cerca di ricreare quanto piu fedelmente possibile in base alle conoscenze a noi a disposizione il miglior habitat per alcuni tipi di pesci.
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Il vero biotopo in realtà non si può riprodurre.
Si può creare una vasca con pesci piante e valori giusti ma si tratterà sempre di roba artefatta. Per creare un vero biotopo si dovrebbe andare sul posto recintare un pezzo delle dimensioni della nostra vasca e asportarne il contenuto. Comunque bella discussione Nebulus, speriamo che esca fuori un bel dibattito, a me personalmente queste discussioni piacciono un sacco. ;-) |
Nebulus, quoto in pieno, anzi dovessi dire il tuo post mi suona estremamente familiare, ricorda da vicino le discussioni che ho sostenuto su questo forum sostenendo che o il biotopo è rigoroso o non esiste. Comunque che tu abbia o no preso spunto da qualche mio intervento, la pensiamo esattamente nello stesso modo e ti assicuro che siamo in ottima compagnia.
NPS Messina, se ci si vuole spingere ancora più in la', al limite, sarebbe da prendere anche in considerazione la dimensione tempo, nel senso che il biotopo sovente può variare a seconda della stagione. |
Sono d'accordo anche io che rifare un biotopo in pochi litri d'acqua non è possibile, ma credo anche che ci si può avvicinare molto, leggendo, documentandosi sulle caratteristiche del luogo interessato (da intendersi di una precisa zona, fiume), la fauna, la flora ecc...
Io ho cercato sempre di rispettare un certo "senso" dell'allestimento, non riesco ad accettare vasche, si molto belle, ma puramente estetiche, dove si vede piante proveniente da tutte le parti del mondo, messe insieme giusto per fare una scelta cromatica. |
E per rincarare la dose, ritengo anche che in tanti ambienti acquatici quelle alghe, che noi combattiamo come la peste, facciano parte del biotopo.
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Grazie a tutti, non credevo interessasse tanto, mi rende felice :-) .
Federico, non ho avuto il piacere di leggere tue discussioni al riguardo, ma sapere che già tu ne hai tenute mi rende molto orgoglioso ;-) ; Gw@ihir, mi sa che ti sbagli, l'intervento in questione l'ho scritto io :-D, comunque mi hai fatto diventare tutto rosso #12 -11 ). Mah, l'argomento mi è venuto in mente leggendo l'articolo sulla vasca dell'appassionato in questione (quella in "Mostra e descrivi"), ma ho avuto modo di toccare con mano recentemente; ho infatti allestito da circa una settimana una vasca da dedicare agli Endler (Poecilia wingei.... poi dovremmo magari cominciare a chiamarli col loro nome) e mi avrebbe fatto piacere realizzarla in modo che fosse in ogni dettaglio simile alla Laguna de Los Patos. Qui giungiamo al punto sollevato da NPS Messina: è possibile riprodurre un biotopo in toto? Credo sia un punto che vada afrontato con calma e per gradi. Non credo sia possibile che, pur con valori, piante e persino arredi esattamente identici alla natura, i pesci si sentano, per così dire, "a casa"; ci sarà probabilmente sempre un "non so che" di artificiale negli acquari, anche a voler prescindere dalle cinque pareti in vetro che lo delimitano. Ad esempio, il fondo; vedo spesso tantissime persone che si preoccupano di chiedere quali piante siano adatte ad un tale "biotopo" (le virgolette secondo me sono d'obbligo in casi come questi) o a un talatro, magari arrivando a cercare le sottospecie più improbabili, e quasi mai (anzi, mai) uno che si chieda "ma di che colore sarà il fondo laggiù? Ci sarà una ghiaia o, più probabilmente, una terra? E sarà a grana grossa o molto compatta?" . Ovviamente può sembrare, e forse lo è, un eccesso di zelo, ma una volta che uno entra nell'ottica di fare davvero "copia/incolla" di un pezzo di ambiente acquatico, un punto come questo assume un'importanza assolutamente non trascurabile. Altro punto, gli arredi: Corydoras scelti col bilancino, altum fatti arrivare direttamente dal Rio Ucayali e poi.... alè, vai coi legni di mangrovia!! Anche lì, secondo me, volendo esagerare, occorre curare l'aspetto globale della vasca, non solo la parte vivente (mi veniva da scrivere "biota" :-) ). Tutto ciò potrà sembrare esagerato, ripeto, ma rifletteteci un attimo: gli amanti degli acquari di piante "spinti" non sono forse altrettanto e più maniacali nella scelta della varietà, della fertilizzazione del fondo e della colonna? Eppure nessuno li considera dei pazzi esagerati. Beh, nessun appassionato, almeno :-)) . Eppure gli amanti delle piante sono molto ben supportati dall'industria specializzata. Questo ci conduce al primo limite che l'acquario biotopo in senso stretto incontra e secondo me incontrerà ancora almeno nel prossimo futuro: la mancanza di supporto. Trovo giustissimo l'intervento di Federico Sibona sulle alghe e sui cicli temporali: occorre avere un approccio il più olistico possibile, prendere in considerazione il maggior numero di fattori dentro e fuori dall'acqua, la siccità e le piogge. Nei vostri acquari c'è mai acqua torbida? Beh, i pesci in natura la vedono, e come. Ma nel momento in cui un appassionato decide di incamminarsi lungo questa strada, trova una barriera difficile da superare: l'industria specializzata non lo aiuta. Questa produce infatti miriadi di accessori per vasche "spinte" in un altro senso: lampade che fanno invidia al faro di Genova, concimi iperprofessionali che se per sbaglio ne fai cadere una goccia in giardino il giorno dopo c'hai una sequoia ma nulla, a parte alcuni computer peraltro molto costosi, che aiuti l'appassionato nella ricerca della "natura" vera. TwinRay pone poi un altro punto di riflessione molto interessante: cercare le informazioni per allestire una vasca senza dover andare di persona nei luoghi scelti. Bene, io gli dò ragione e sarebbe una cosa davvero meravigliosa; tuttavia, come dicevo di recente, ho appena allestito una vasca destinata agli Endler (che appena sarà presentabile posterò qui) che avrei voluto cercare di rendere il più simile possibile al loro habitat; bene, quando ho voluto impiegare la la potenza di Internet per cercare informazioni su, non dico tanto, ma almeno sulle piante che crescono nella Laguna de Los Patos, l'immane rete globale mi ha saputo dire... niente. Niente, eccetto che vi crescono dei giunchi e che è parecchio inquinata. Stavo pensando di allestirla con tre canne e due sacchi di monnezza, ma mia madre mi avrebbe fatto notare che in salotto avrebbe stonato. Questo dico.. le informazioni vanno bene, ma cerchiamo anche di divulgare un tipo diverso di informazioni che vadano oltre "la Caridina vive nei ruscelli montani asiatici"... ma che cavolo vogliono dire info come questa? Avrei ancora molto da dire, ma per ora ve lo risparmio e anzi se siete giunti fin qui vi ringrazio con le lacrime agli occhi; credo in definitiva che la strada del vero acquario biotopo sia lunga, difficile e richieda una grande e costante dose di informazione e improvvisazione, ma che alla fine possa condurre a risultati di enorme soddisfazione e di inaspettata estetica. |
Secondo me dire che riprodurre alla lettera un qualsiasi biotopo è impossibile,è come aver scoperto l'acqua calda,per le ragioni che sono state gia scritte.
Personalmente quando definisco la mia vasca un sud-americano,mi riferisco ai soli pesci.L'allestimento,e la conduzione, sono mirate al loro benessere,le piante hanno il loro ruolo,ma fondamentalmente al pinnuto poco gli interessa se in vasca c'è una pianta africa o asiatiaca,invece di una sud-americana,questo concetto ovviamente è nettamente differente dall'abbinare i pesci con provenienza geografica(continenti) diversa,politica che faccio molta difficoltà a digerire, ma che ahimè vedo in molte vasche. Attualmente mi sto interessando ad una conduzione della vasca che rispetti determinati canoni come la variazione di temp. tra giorno e notte,stagione delle pioggie(con tutto quello che comporta),piena e periodo di secca.Sarà sicuramente più piacevole ed interessante una cosa del genere,che rispettare il biotopo. |
Questo è un interessante punto di vista; nota solo che lo fai non per i pesci, in realtà, ma per te.
Sulla politica dei pesci di zone molto differenti in realtà sono d'accordo, ma secondo te ha più senso abbinare una specie asiatica e una africana di acque stagnanti o due specie asiatiche di cui una dei torrenti montani e una delle pozze? Guarda che c'è chi ha dei Colisa e dei Garra e dice che ha una vasca asiatica, eh... |
TuKo, però allora do' ragione a TwinRay, perchè ad un pesce dovrebbe non fregare niente di vedere una pianta africana in un acquario sudamericano e fregargliene qualcosa di convivere con un pesce di un altro continente se compatibile come acqua, comportamento e zona di vita in vasca?
Altra domanda, come fai a decidere le variazioni ambientali se non ti riferisci ad un biotopo rigoroso? Ad esempio, in un ruscello con poca acqua o in una risaia con pochi centimetri di acqua stagnante o quasi, le variazioni di temperatura tra giorno e notte saranno sicuramente più importanti che in un fiume di grande portata. Avrei avuto un'altra domanda, ma l'ha già fatta Nebulus. |
ragazzi, in tutto il discorso c'è anche a aggiungere che i pesci che arrivano a noi non vengono presi nei loro biotopi naturali ma da allevamenti...
sono pesci che nascono e vivono in acque che non hanno i valori delle loro zone d'origine, ma dei nostri valori, e ciò gli da una tolleranza più alta a valori d'acqua differenti quindi, può non avere logica mettere dei guppy con delle caridine e dei neon, ma è anche vero che riescono a vivere insieme senza problemi se invece andate a prenderli nei loro biotopi d'origine, al 99% con gli stessi valori d'acqua (esclusi forse i guppy) i suddetti pesciotti schiattano in 3 giorni |
Non so più come dire che il tutto si fa per la soddisfazione dell' ACQUARIOFILO, non dei pesci! :-)
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Fede non si tratta di avere ragione o meno,credo che non si stia scrivendo per questo.Prendendo un pò tutte le domande che fate penso sia più logico abbinare dei pesci della stessa parte geografica, se pur di zone differenti(sempre che i valori acquatici siano identici o quanto meno simili, e il loro carattere lo permetta), che di continenti differenti,anche se un'eventuale abbinamento studiato sulla carta sia fattibile,personalmente la vedo come una forzatura.Per il discorso delle variazioni ambientali è ovvio che mi riferisco ad un biotopo ben preciso,purtroppo devo riconoscere che per una conduzione della vasca che adotta questa filosofia,si fa difficile trovare riferimenti e/o documentazioni
Texterzo_Mc, posso condividere il fatto che sui pesci che provengono da un allevamento,può non essere cosi influente ricostruire un loro biotipo,in quanto sicuramente non lo hanno mai visto,ma questo resta circoscritto al solo allestimento,no per quello che riguarda i valori,quest'ultimi anche in allevamento vengo mantenuti molto simili a quelli naturali(discorso differente per quello che riguarda le vasche dei negozianti,dove in quest'ultime ci devono stare per poco tempo);infatti nel discorso che fai su guppy e neon,dimentichi un piccolo particolare la longevità del pesce. |
TuKo, OK ho usato un vocabolo sbagliato perchè non me ne è venuto, sul momento, uno più appropriato, sostituiscilo con uno più opportuno, ma il senso non cambia. Sono d'accordissimo che si sta discutendo per confrontare idee e non per aver ragione o no. Però insisto nel dire che una volta che ci sono caratteristiche dell'acqua uguale, movimento acqua uguale, compatibilità caratteriale assodata che si abbinino pesci di una risaia della zona di Canton ed una del Nepal (entrambe asiatiche) oppure una della zona di Canton ed una di una risaia nigeriana (ammesso che esista) non vedo differenza se non di nome convenzionale del continente di provenienza.
Texterzo_Mc, per adattare degli organismi viventi a vivere in condizioni diverse da quelle in cui si sono sviluppati da secoli, se non millenni, ci vuole ben altro che qualche generazione, perciò ha ragione TuKo, la vita sarà più breve e saranno più soggetti a malattie. |
c'è da dire che il termine "biotopo" è decisamente generale. ovviamente anche se non ci facciamo caso una vasca che abbia scalari ramirezi e tutte piante amazzoniche non può definire un biotopo amazzonico perchè come già detto l'amazzonia comprende un'infinità di biotopi. non si può neanche dire di fare un "biotopo del bacino dell'orinoco" nel caso tenessimo solo ramirezi, questo perchè anche in un solo lago o fiume o risaia valori e fattori ambientali cambiano in base all'altezza del fiume (se alla fonte o alla foce), alla profondità delle acque ecc. come dice giustamente NPS bignerebbe prenedere un pezzo di natura e metterlo nell'acquario.
sono però del parere che l'acquariofilia ci pone dei limiti di spazio e non solo, se prendessimo il fondo di un fiume amazzonico e lo mettessimo in vasca non oso immaginare dopo una settimana lo schifo che c'è. ma questo non mi impedisce di fare un biotopo (ricreare le condizioni ambientali valori ecc di pesci e piante) nei limiti. qualcuno potrebbe dire: eh ma non è un biotopo! sbagliato, ho ricreato tutto (valori dell'acqua, provenienza di pesci e anche di piante) in base alle possibilità imposte. senza dimenticare che ricreando tutto il più possibile fedelmente vivono meglio pesci e piante. non sono d'accordo con quanto detto sopra che non si possa ricreare un biotopo italiano! io posso prendere una pozza d'acqua vicino a qualche campo a Cornaredo e ricrearne le caratteristiche dell'acqua inclusa anche la torpidità metterci un pò d'elodea a caso girini et voilà un biotopo presente in italia e quindi ITALIANO. c'è anche da dire che cmq le esigenze dell'acquariofilo vanno anche rispettate insieme a quelle dei pesci, ci fa molto piacere sentire quando ci dicono "che bell'acquario che hai!!". ricreando un biotopo con qualche filo di pianta e sasso non sarebbe certo piacevole alla vista, e se quest'hobby non fosse anche bello (esteticamente) non esisterebbe neanche. concludo dicendo il succo di tutto: il biotopo è possibile nei limiti imposti e comunque mettere piante e pesci di stessi luoghi o molto vicini che siano non fa certo male a nessuno ;-) |
sarebbe bene distinguere tra biotopo in natura e biotopo in acquariofilia ;-)
questo perchè Terra e acquario non sono proprio la stessa cosa ;-) |
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riprendendo la tua frase io potrei altrettanto correttamente affermare: comunque mettere piante e pesci NON APPARTENENTI agli stessi luoghi non fa certo male a nessuno, PURCHé SIANO COMPATIBILI |
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e cmq biotopo o no l'importante è la salute dei pesci, posso fare una risaia indocinese ma se metto betta con colisa non va bene anche se appartenenti a quel biotopo,ma qui si va ot ;-) |
Secondo me gira tutto intorno a cosa uno ha intenzione di fare con un acquario, e la sua idea di utilizzo:
molti preferiscono allestire una vasca la più scenografica possibile, quindi mi riferisco alle vasce che si vedono nelle mostre, convegni vari...vasche che devono colpire per la bellezza delle forme, dei colori, del senso di profondità; per fare questo prendono le piante per la loro particolare forma e colore e la piazzano nei punti strategigi e via, ad esse ci piazzano i pesci che "stanno bene" con l'allestimento e via. Altri invece puntano sul ricreare qualcosa di più simile (quando dico questo intendo basata su una documentazione fotografica e testuale descrittiva dell'ambiente di origine, ovviamente tralasciando il comportamento dell'acqua ossia temperatura, colonna ecc...sarebbe, come dite bene, impossibile, si parla sempre di vasche...) all'ambiente naturale senza badare ai colori, anche una vasca spoglia se è il caso, il tutto contornato da pesci che vivono insieme nel proprio habitat. Io questo intendo biotopo e secondo me il tutto è fattibile. Personamente appartengo alla seconda categoria. Apprezzo molto il famoso sito AGA contest, che, se avete fatto caso, diversifica la partecipazione (anche se non detta esplicitamente) tra vasce "scenografiche" e vasche da biotopo, ovvio che non possono compotere le une alle altre visto che molto spesso uno scorcio di habitat naturale è insignificante per le via della colorazione monodirezionale ecc... Penso quindi che non si riuscirà mai ad evere una visione unificata della cosa soprattutto tra due persone che vednono l'acquario in due modi diversi. Roby |
TwinRay, hai parlato di due classi di acquariofili, ma, tralasciando chi vuole solo che l'acquario sia "bello colorato" (e che farebbe meglio a mettersi uno screensaver sul monitor), la maggioranza credo stia a metà strada tra quelle classi. Personalmente non sono nè contro gli acquari da concorso nè contro i biotopi "puri", ma sono per gli acquari naturali, in cui instaurare al meglio un equilibrio biologico, non come obbiettivo teorico, ma perchè sono convinto che in un acquario che si automantiene, anche con il supporto tecnologico ridotto al minimo, anche pesci e piante stiano bene ed in salute a lungo. Questo sproloquio per dire che se sono partito con l'idea di mettere pesci dei fiumi africani (un'idea di cosa fare all'inizio bisogna pure averla) e se poi mi trovo in difficoltà a reperire pesci detritivori di quelle zone, non è un dramma se introduco pesci di altre zone ed anche di altri continenti (lo stesso vale per le piante).
Sicuramente potendo disporre di dieci vasche e risorse non limitate un paio le dedicherei alla sfida degli acquari estetici ed un paio al tentativo di ricreare biotopi rigorosi. I primi per toccare con mano fino a dove ci si può spingere con la tecnologia più avanzata, i secondi per verificare fino a dove si può arrivare nel riprodurre un biotopo. La tipologia di acquari che apprezzo di meno (nel senso che non allestirei acquari del genere) è quella degli acquari da concorso che, in genere, vengono allestiti per stare in piedi il tempo del concorso stesso e non per durare nel tempo. |
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Si, però molti prendo spunto da quelli al concorso per riproporre il concetto nella loro casa, e lì dura nel tempo, se ne vendono molti qui sul forum.
PS: riprendendo quello che ho scritto in precedenza, non mi schiero contro a nessuno, ovviamente, ognuno è libero ti vare quello che crede con la propria vasca. |
Aggiungo un'ulteriore considerazione:
il biotopo "vero" (ed ovviamente con limiti imposti, come giustamente dice h2o) serve a chi sulle vasche vuole effettuare esperimenti di etologia o biologia, un vero biotopo per l'appunto non può rispettare i canoni classici dell'estetica acquariofilia. Ma a questo punto la domanda nasce spontanea: cosa rappresenta per voi l'estetica in acquariofilia? |
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Certo, le vasche stile Amano (che personalmente m'hanno un po' rotto, ma sono io) sono splendide, ma io credo che l'estetica involontaria, selvaggia, di uno stolone di Cryptocoryne verdissimo che si fa strada in mezzo a un tappeto fangoso di foglie di Terminalia catappa possa addirittura esserle superiore in termini di emozione e di vigore, direi quasi forza bruta, espressi. Sono due canoni estetici molto diversi fra loro, che secondo me possono anche esprimere due culture molto diverse fra loro; spingendomi ancora più in là, oso supporre che il secondo tipo di estetica possa essere il più vicino a noi, ma magari si tratta anche di opinioni. E con questo rispondo anche alla domanda di NPS Messina ;-) |
Nebulus,
abbiamo le stesse vedute ;-) volevo rispondere dopo un paio di interventi, ma mi hai preceduto, ti quoto per intero. E comunque neanche a me piace Amano, che sviluppa il 99% delle sue creazioni solo per uno scopo: fare soldi e sponsorizzare una famosa ditta. Amano non è un'acquariofilo, è un professionista, quindi ha scopi diversi rispetto ai nostri. Il giocatore di biliardo (di calcio,di basket,di racchettoni,di calciobalilla) professionista ha come scopo accumulare soldi e fama (che porta a guadagnare altri soldi), mentre l'amatore ha un suo scopo, unico e molto personale. C'è chi gioca a calcetto per divertirsi con gli amici, chi fa footing per dimagrire, chi gioca a racchettoni sulla battigia per farsi il figo con le ragazze etc. etc. etc. In acquariofilia è uguale, e secondo me l'estetica di una vasca è legata indissolubilmente con lo scopo che si prefigge l'acquariofilo. Faccio un esempio: Possiedo una vasca con i cacatuoides e dentro c'è un pezzo di pluviale in pvc, che serve da tana, per me quella vasca sarà bellissima nel momento in cui i caca deporranno e porteranno avanti la prole. |
voglio rispondere alla domanda di NPS, ma prima una precisazione all'intervento di Nebulus:
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se ci pensiamo su l'acquariofilia è nata esclusivamente come estetica. ai cinesi che allevavano pesci rossi nei loro laghetti privati poco fregava se questi si riproducevano e tanto meno interessarsi al loro comportamento. quando l'acquariofilia è sbarcata (agli inizi) in Europa o America la gente si avvicinava a quest'hobby solo per attrazione verso quei colori cosi' esotici, pensata che bella figura faceva una famiglia borghese con un acquario in salotto coi conoscenti. sarà che all'inizio poco si sapeva, sarà che le specie erano poche, sarà che i pesci non campavano più di tanto in quelle vasche, ma ai tempi l'unica cosa che interessava era la bellezza.col tempo poi la gente (magari biologi o etologi) era sempre più interessata anche ai comportamenti (anche perchè col tempo la tecnologia gli andava incontro con strumenti sempre più sofisticati e versatili), finchè l'acquariofilia non è diventata un pò quella che conosciamo noi :-) in fin dei conti, a parte quei pochi fortunati che sin da piccoli avevano già un acquariofilo in casa che gli trasmettesse la passione, chi non si è inizialmente avvicinato a quest'hobby solo per il suo fascino? ripeto quello che ho già detto nell'altro messaggio sopra: l'acquariofilia senza la sua bellezza estetica non sarebbe mai esistita. |
per la cronaca anche a me Amano ha rotto un pò il (bip!!). ;-) le sue vasche sono quasi tutte uguali ormai e sta perdendo di originalità. preferisco di gran lunga belle vasche che vedo fra noi utenti.
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Errore! I fanghi, anzi, svolgerebbero proprio parte del'azione del filtro, RIDUCENDONE il carico e non aumentandolo! In natura mica i batteri hanno le spugne da colonizzare... attenzione, però: anche qui un buono startup è fondamentale, non bisogna fare l'errore di confondere "naturale" con "alla membro di segugio". Non mi assumo alcuna responsabilità per quanto scritto sopra -11 |
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H2.O, attenzione, stai parlando con uno che ha allestito il primo acquario nel 1956 e ti assicuro che ho sempre dato la preferenza, compatibilmente con la disponibilità, a pesci interessanti piuttosto che a pesci belli, e studiavo sui pochi libri sull'argomento che c'erano allora. Però non nego che può darsi fossi un'eccezione. In un periodo della mia vita ho avuto 8 vasche di cui due di acqua salmastra, ora molto trascurata, per conoscere i comportamenti di quei pesci. E non era solo una mia tendenza acquariofila, perchè ho tenuto anche iguane e camaleonti, era proprio curiosità di osservare comportamenti di animali, magari non belli, ma che ritenevo interessanti come comportamento, dando loro il meglio che si poteva, e si sapeva, come ambiente.
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non so sui fanghi ecc ma io (ignorantemente) credo che detriti. melma e fango soffochino il suolo e tutti i batteri presenti... in attesa di contestazione...
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Il discorso dei fanghi è molto complesso... ad ogni modo, sarò BREVE!!
Una volta, ancor prima dell'avvento dei moderni filtri biologici, si riusciva(non sempre) ad ottenere delle grandi vasche caratterizzate da un ciclo biologico completo, cioè chiuso, nel quale i nitrati venivano trasformati in azoto che si liberava direttamente in aria eliminando la necessità di fare frequenti cambi appunto per abbassare i nitrati. Questa eliminazione dei nitrati veniva attuata appunto dai cosiddetti fanghi batterici che si formavano sul fondo o che più propriamente lo costituivano dopouna mescolanza con i detriti.Dunque i fanghi possone essere una cosa molto positiva se si vuole allestire una vasca naturale piuttosto particolare, tenendo conto che non si potrà certo andare a smuovere il fondo per ripiantumare ogni settimana o avere forti correnti che alzino tutti i detriti, come per esempio uno strato di foglie. Voglio far notare come questa gestione sia totalmente opposta ai metodi moderni di gestione di un acquario, che prevedono addirittura il sifonamento del fondo, ma non per questo voglio criticarli, anzi ritengo i metodi dell'aquariologia moderna molto più efficaci e sicuri. Infatti questi fanghi si sviluppano in acquario in condizioni particolari e non certo con la facilità con la quale si insediano i comuni batteri denitrificatori del filtro. Inoltre anche l'altezza del fondale è piuttosto importante, infatti da una parte bisogna lasciare la possibilità a questi fanghi di instaurare processi anaerobici, dall'altra vi è una forte possibilità che, esagerando, si sviluppino invece dei fenomeni anossici eccessivi e nocivi. preciso, per non invogliare nessun neofita a fare una cosa del genere, che la cosa non sempre riusciva, gli acquari erano piuttosto grandi e poco popolati, con gestioni di più ampio respiro(non paragonabile a il canonico mese di maturazione) Ad ogni modo quella coi fanghi, pur essendo una gestione agli antipodi di quelle moderne, è una gestione che in realtà mi affascina e ci sono molte altre discussioni aperte a riguardo. Volendo tentare di avvicinarsi a un "biotopo" inteso come riproduzione di un certo luogo presente in natura e dotato di certe caratteristiche chimico fisiche e biologiche, insomma il più naturale possibile, in realtà non si può ignorare questo importante anello del ciclo biologico. |
Ci sono esempi importanti di vasche che hanno come suolo le foglie ;-)
Nulla di nuovo sotto il sole. Ovvio che bisogna essere competenti per realizzare un'opera del genere. A proposito, in una vasca "biotopo" di qualsiasi parte del mondo sia ci vuole anche la "falda" ed un riscaldamento del fondo. La falda dovrebbe simulare insieme al suolo riscaldato ciò che avviene in natura, ossia il continuo scambio tra il fondo e la colonna d'acqua. Anche questi due accorgimenti tecnici ci riportano al passato. |
Ho sistemato il topic come importante, dai contribuite tutti che questa discussione è molto interessante e proficua per lo sviluppo di una sana coscienza acquariofila.
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:-D :-D :-D :-D :-D :-D :-D :-D :-D Ciao Enrico |
malawi, cavolo, magari anche quella che credevo un'iguana era in effetti un Velociraptor :-D :-D . Comunque il Celacanto (o Latimeria) volevo prenderlo, ma avevo vasche troppo piccole :-D :-D
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Ciao Enrico |
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io sono passato da un bel po alla gestione lenta e nn lo rimpiango . con questo nn voglio dire che un metodo sia migliore dell' altro , anzi , ilalla fine permettono entrambi di allevare alle condizioni ottimali la fauna e la flora che vive nei nostri acquari |
Wow, discussione "importante"!! E chi ci sperava, grande NPS! :-)
Oggi mi è venuta in mente un'altra cosa... gli appassionati di acquariofilia marina sono noti per badare prima di tutto all'aufwuchs, ai piccoli abitatori del sedimento e schifezze assortite simili; perché non fare una cosa simile con l'acqua dolce, procurandosi limo di altri acquariofili, facendo attenzione ai vari animaletti che compaiono più o meno spontaneamente.. che dite? Io la butto lì, date un'occhiata allla vasca WIP di cyana per averne un'idea più chiara... |
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Traduzione italiana Team: AcquaPortal
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