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Quoto 100 le vostre risposte.
Credo che comprendere e saper riprodurre questo tipo di interelazioni sia la vera e secondo me più afascianante acquofilia (nulla togliendo a tutte le varie forme di espressione... :-)) ) |
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La filosofia di base della gestione "low tech" consiste nel piegarci noi alle leggi naturali e non nel cercare di avere vasche esteticamente (ma non solo) pregevoli, ma piegate ad un "sistema mantenimento vita" che esiste ad esempio nei plantacquari spinti (CO2, fertilizzazioni strette, illuminazioni spinte, potature, monitoraggio dei parametri-base...) o nelle vasche reef (skimmer, reattore di calcio, resine anti-fosfati, illuminazioni-Nasa, somministrazione controllata di oligoelementi...) Un esempio nel marino è - ad esempio - nelle vasche med, dove si ricrea una pozza di marea delle nostre scogliere prelevando frammenti del litorale e dei suoi abitanti: ti devi bagnare, prendi freddo, ti sporchi... Ma è differente dall'andare dal solito fornitore e comprare la talea X e poi smadonnare per l'aiptasia invadente o per il fetente granchietto peloso che banchetta felice col tuo molle preferito... E' anche questa Natura: se mettiamo in mezzo metro cubo (se siamo "ricchi") un frammento allo stato brado di oceano, questo seguirà le Leggi che governano la vita acquatica da molto prima della venuta dell'homo sapiens su questo pianeta. Non ci possiamo fare nulla. Nel dolce le condizioni sono differenti per la diversa biologia del sistema in esame, ma le basi sono le stesse: gli organismi viventi (sia gli evoluti vegetali ed animali che i microscopici ed "inferiori" batteri, funghi, muffe, alghe unicellulari, protozoi, etc etc etc ....) seguono precise leggi, che sono complesse ma in massima parte note. Ora - e concludo - se cerchiamo (ed è il mio proposito) di ricreare un ambiente Naturale fra 5 vetri lato 40 cm, dobbiamo obtorto collo seguire le leggi della natura per riuscire ad avere l'equilibrio nell'intorno del nostro interesse. Sono termini matematici forse non assimilati da tutti, ma in parole molto semplici: se vogliamo avere un frammento di natura che abbia una stabilità adeguata alle nostre aspettative, dobbiamo - per forza - seguire una serie (complessa) di dettami. Se allestiamo una vasca alla canis venatici (così non mi bannate...) in un periodo adeguato avremo comunque un equilibrio, ma magari non sarà l'equilibrio-target, trovandoci con una vasca stabilissima ma ricca di cianobatteri, alghe a pennello ed "esseri immondi" varii. In altri termini, se abbiamo un orto e ci mettiamo un maiale, poi avremo un maiale grasso ma un cratere al posto dell'orto; se vogliamo semplicemnte liberarci dei parassiti metteremo coccinelle e libellule (il maiale resta nel recinto, tanto novembre è vicino :-D ) |
Beh, il dott. Lorenz queste cose le ha scritte molto tempo fa...
Mi fate venire in mente la firma di Polimarzio... "alla natura si comanda solo ubbidendole" ;-) ...io comunque sto prendendo la consorte per logoramento... domani vado alle Onde e cercherò di scroccargli 5 vetri... da 40x40 #18 PS la vaschetta, se la faccio, la tengo in terrazzo anche quest'inverno e la riempio esclusivamente con acqua, materiali, piante ed organismi presi dal fontanile dietro casa. DO IT RADICAL |
Io domani allestisco un 3, un 5 e un 20 litri...vediamo cosa ne viene fuori...
maledetti voi e la vostra voglia di sperimentare così contagiosa... Paolo, infatti mi ricordo una nostra discussione sulle vasche di Lorenz, che andava in giro con un ferro e una calza di maglia a pescare microfauna, dafnie e quant'altro. |
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Il libro che mi fece decidere, a 11 anni, di voler diventare un naturalista..... Ne estrapolo un passaggio, perchè ritengo sia molto significativo ed inerente al tema: Ci vuole un certo tatto e molto autocontrollo per permettere a ogni acquario di “trovare la propria fisionomia”, perché anche gli interventi meglio intenzionati possono avere effetti deleteri. Naturalmente si può anche impiantare un acquario “elegante”, con fondo artificiale e piantine ben distribuite ad arte; un filtro eviterà la formazione di fango e l’areazione artificiale consentirà di tenervi molti più pesci di quanto non sarebbe possibile in condizioni più naturali. In questo caso le piante avranno una funzione puramente ornamentale, non essendo necessarie agli animali, cui l’areazione artificiale fornirà abbastanza ossigeno per le loro esigenze vitali. È questione di gusti, ma per me un acquario è una comunità autonoma che si mantiene in vita grazie ad un proprio equilibrio biologico. Altrimenti si tratta di una specie di stalla, cioè un ambiente tenuto artificialmente pulito, igienicamente ineccepibile, che non è un fine in se stesso, ma solo un mezzo per contenervi determinati animali. Con una grande esperienza e con un delicato intuito biologico è però possibile, entro certo limiti, predeterminare il carattere generale del microcosmo che si svilupperà poi in un acquario, scegliendone oculatamente il fondo, la posizione del recipiente, la temperatura e la luminosità, e infine gli animali che lo popoleranno. In questo consiste l’arte dell’acquariofilo………… |
Quel libro anche per me è stato "galeotto" sebbene di più lo furono testi come ad esempio "Le meraviglie del microscopio" di Marcel Roland edito nel 1950 o questo:
http://www.acquariofiliaemicroscopia...ografia1m.html Quello che scriveva Lorenz lo scriveva anche Gerald Durrel (che credo tu Andrea conoscerai)... Tornando al discorso originale credo che il fattore commerciale abbia in questi anni fatto un po' passare in secondo piano ciò che può realmente essere un acquario e come sia possibile gestirlo "alternativamente" senza doverci spendere inutili fortune. Io credo che nel tempo si sia anche un po' perso quel "Sense of wonder" con cui si guardava alla natura ed ai suoi meccanismi e che ci suscitava rispetto. Oggi purtroppo si tendono a seguire scorciatoie che fanno parte di una logica consumistica che in sostanza impediscono una piena comprensione di ciò che è veramente un acquario. |
Mi sono letto tutto il topic (spero di non aver perso nulla) l'idea è molto interessante e secondo me il 50% della riuscita di questo "esperimento" sta nel partire col piede giusto cioè con un fondo giusto.
Vorrei chiedere a Luca come mai inizialmente (e forse tutt'ora) ha deciso di voler fare un fondo unico con solo lapillo e non altro materiale tipo ghiaia di fiume o appunto parlando di metodo Walstad del terriccio, ecc ecc... Seconda domanda riferita a tutti voi che siete davvero esperti ed è un piacere leggere i vostri interventi, ricreare delle zone anaerobiche nel fondo creerebbe una zona di insediamento dei batteri denitrificanti (anche se non ci sarà molto nitrito da smaltire e le piante faranno gia la loro buona parte) perchè quindi non creare un fondo molto alto (circa 10cm) di argilla (tanto per dire un materiale) e ricoprire con uno strato di sabbia mediofine per differenziare la zona sottostante meno ricca di ossigeno da quella superiore che è quella a vista, il problema anossia potrebbe essere risolto con delle tubercolata o altri abitanti (ora non so dire quali). Un po' come nel marino il metodo jaubert. (se dico emerite cavolate troncatemi subito così mi limito a leggere e basta) |
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Traduzione italiana Team: AcquaPortal
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