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francesco-av 20-03-2005 15:46

Quote:

Originariamente inviata da MarcoM
Certo che si, anzi di più. Credo che siano proprio pochi al mondo quelli che abbiano capito completamente la filosofia zen (chiaramente non mi riferisco agli acquari, ma nella sua totalità). Per riuscirci devi essere una persona illuminata, o un monaco, che ha dedicato la vita all’esercizio, alla preghiera ed alla meditazione.
Certamente ce ne sono molti che più o meno ne hanno intuito l’essenza, ma prima di tutto devi essere buddista praticante e fare di questo la tua filosofia di vita, questo almeno per comprenderla in modo decente. Per il resto non puoi che averne una concezione infinitamente limitata, qualche concetto più o meno approfondito, ma nulla di più.

ops marco intento a scrivere il messaggio non avevo letto il tuo ;-)
comunque sono daccordo sulla filosofia ma non sulle vasche e che devi essere buddista o scintoista x allestire un acquario!!!!!
secondo me ci vuole una buona tecnica di base e questo vale anche x gli olandesi, e un buon senso artistico e creativo

Simo 21-03-2005 21:41

il primo è un acquario di oliver knott www.plantella.com l altro di un giapponese,come zen si avvicina ma le roccemarmorate non sono il massimo,se avesse messo delle belle rocce ada grigie sarebbe risultato migliore seconfo me. #36#

Dario 22-03-2005 10:39

Probabilmente il vero grande limite di noi occidentali è la necessità di “catalogare” a tutti i costi.
E’ insito nella nostra natura, dobbiamo a tutti i costi collocare qualcosa (e spesso anche qualcuno) all’interno di un prontuaruio o formulario.
Allora ci creiamo l’alibi della pietra o della pianta solitaria, piuttosto che del prato o dello spazio vuoto.
Si accennava al Wabi Sabi. Ennesima testimoniana di quanto dico.
Il vocabolario italiano non trova un termine equivalente (e neanche un equipollente), forse potremmo dire “serenità” ma il termine è assai riduttivo, così come è riduttiva la traduzione del termine Bonsai che in italiano suonerebbe più o meno come “pianta in vaso”.
Torno quindi al mio personalissimo parere. Il Bon Kei, il Suiseki, il Wabi Sabi, il Bonsai… è sufficiente riprendere pedissequamente le regole per la loro realizzazione per riuscire a replicare un sentimento e una filosofia così forti e radicati nella cultura orientale?
Credo di no. Affermare il contrario significherebbe mortificare la nostra intelligenza e la cultura orientale tutta.
Anni fa conobbi Otzumi Terakawa e la moglie Anako, due grandi appassionati dell’arte bonsai.
Otzumi mi raccontava di quanto importante fosse la scelta del vaso per un bonsai.
“Lo so perfettamente”, rispopndevo io. Ma non avevo capito nulla. Per me il vaso era solo forma, altezza e colore, per lui aveva un cuore. Sin da ragazzo il suo mentore, Masahiko Kimura, forse il più grande bonsaista al mondo dopo John Josho Naka, lo abituava a riconoscere la qualità dei vasi bendandolo. I vasi venivano sotterati per anni, e Otzumi, al momento dell’utilizzo ne riconosceva la qualità semplicemente al tatto. Ogni vaso veniva poi “accoppiato” ad una pianta ben determinata.
Pensate ancora che il Bonsai sia solo un albero in vaso?

Orbene, proviamo a realizzare un acquario di piante e facciamolo secondo i riferimenti che preferiamo, ma non fossilizziamoci a cercare a tutti i costi un etichetta perché, ed è parere assolutamente personale, rischiamo di cadere nel banale.
Io amo gli acquari di piante, li definisco plantacquari, ma potrei anche chiamarli olandesi, poco cambierebbe per me.
Ogni acquario è testimone del cuore di chi lo realizza, della sua passione, del suo stato d’animo, della sua ricchezza interiore. Anche tuto questo, forse è ZEN.

MarcoM 22-03-2005 10:43

Quote:

comunque sono daccordo sulla filosofia ma non sulle vasche e che devi essere buddista o scintoista x allestire un acquario!!!!!
secondo me ci vuole una buona tecnica di base e questo vale anche x gli olandesi, e un buon senso artistico e creativo
Beh certo... mi riferivo in generale. Per allestire una vasca non c'è bisogno di passare 4 ore al giorno per vent'anni ad osservare i movimenti della fiammella di una candela :-D

upuat 22-03-2005 12:22

Molto probabilmente sto' per sparare una grossa ca...a, non vogliatemene a male.
Ma a mio avviso non esiste un'acquario zen. Lo zen e' una disciplina, una filosofia di vita e di pensiero.
Se si abbraccia questa disciplina tutto cio' a cui si mette "mano" diviene zen.
In quel momento avremmo acquari zen e moto zen, piatti zen e case zen, giardini zen e persino orti zen!

Lo zen e' una disciplina contemplativa in cui si cerca di cogliere il senso dell'universo, aiutandosi con la visione di "zone" di particolare calma. Un giardino zen, sia esso roccioso o con piante deve ispirare alla riflessione, deve aiutarti a pensare e riflettere. Puo' farlo anche solo con la sua particolare geometria, o con l'assenza totale di geometria (non e' cosi facile come si pensa ricreare l'assenza totale di geometrie in una composizione artificiale). Si arriva al punto che le rocce posizionate in una data posizione creano un giardino zen, mentre se le stesse rocce, o una di esse, viene spostata di qualche cm si perde l'effetto globale che la composizione vuole rendere.
Ma a questo punto, se una composizione zen vuole aiutare a riflettere, a pensare, ad entrare in comunione con l'universo, non si puo' dire che una cosa qualsiasi, anche un'acquario amazzonico, che con la sua visione aiuta a rilassarsi, a distendersi e a pensare sia una composizione zen?

esox 22-03-2005 16:32

Quote:

Sin da ragazzo il suo mentore, Masahiko Kimura, forse il più grande bonsaista al mondo dopo John Josho Naka, lo abituava a riconoscere la qualità dei vasi bendandolo. I vasi venivano sotterati per anni, e Otzumi, al momento dell’utilizzo ne riconosceva la qualità semplicemente al tatto. Ogni vaso veniva poi “accoppiato” ad una pianta ben determinata.
Pensate ancora che il Bonsai sia solo un albero in vaso?
togli la cera, metti la cera... :-D :-D

hector 22-03-2005 23:29

beh..simo nel sito che hai messo ho visto veramente acquari da lustrarsi gli occhi...qualcosa di speciale ..su molti sono rimasto veramente sbalordito ...
stesso discorso quando ne ho visti di brutti ..anche se pochi ci sono ..acuni veramente da ghigliottina :-D come l'acquario con il budda o la vasca degl'altum..
puo anche essere che gli siano stati commissionati...bohhh

Simo 23-03-2005 00:07

gli acquari che fa sono su commissione,quella del budda molto brutta solo per la statua quella degli altum è bella.

Mimmo Fonte 24-03-2005 20:12

Quote:

Originariamente inviata da Dario
Probabilmente il vero grande limite di noi occidentali è la necessità di “catalogare” a tutti i costi.
E’ insito nella nostra natura, dobbiamo a tutti i costi collocare qualcosa (e spesso anche qualcuno) all’interno di un prontuaruio o formulario.
Allora ci creiamo l’alibi della pietra o della pianta solitaria, piuttosto che del prato o dello spazio vuoto.
Si accennava al Wabi Sabi. Ennesima testimoniana di quanto dico.
Il vocabolario italiano non trova un termine equivalente (e neanche un equipollente), forse potremmo dire “serenità” ma il termine è assai riduttivo, così come è riduttiva la traduzione del termine Bonsai che in italiano suonerebbe più o meno come “pianta in vaso”.
Torno quindi al mio personalissimo parere. Il Bon Kei, il Suiseki, il Wabi Sabi, il Bonsai… è sufficiente riprendere pedissequamente le regole per la loro realizzazione per riuscire a replicare un sentimento e una filosofia così forti e radicati nella cultura orientale?
Credo di no. Affermare il contrario significherebbe mortificare la nostra intelligenza e la cultura orientale tutta.
Anni fa conobbi Otzumi Terakawa e la moglie Anako, due grandi appassionati dell’arte bonsai.
Otzumi mi raccontava di quanto importante fosse la scelta del vaso per un bonsai.
“Lo so perfettamente”, rispopndevo io. Ma non avevo capito nulla. Per me il vaso era solo forma, altezza e colore, per lui aveva un cuore. Sin da ragazzo il suo mentore, Masahiko Kimura, forse il più grande bonsaista al mondo dopo John Josho Naka, lo abituava a riconoscere la qualità dei vasi bendandolo. I vasi venivano sotterati per anni, e Otzumi, al momento dell’utilizzo ne riconosceva la qualità semplicemente al tatto. Ogni vaso veniva poi “accoppiato” ad una pianta ben determinata.
Pensate ancora che il Bonsai sia solo un albero in vaso?

Orbene, proviamo a realizzare un acquario di piante e facciamolo secondo i riferimenti che preferiamo, ma non fossilizziamoci a cercare a tutti i costi un etichetta perché, ed è parere assolutamente personale, rischiamo di cadere nel banale.
Io amo gli acquari di piante, li definisco plantacquari, ma potrei anche chiamarli olandesi, poco cambierebbe per me.
Ogni acquario è testimone del cuore di chi lo realizza, della sua passione, del suo stato d’animo, della sua ricchezza interiore. Anche tuto questo, forse è ZEN.


Quoto Dario al 100%
Possiamo solo avvicinarci ad una realizzazzione "Zen" o acquario naturale che dir si voglia magari prendendo anche spunto dai capolavori di Mister Amano o di Oliver knot l'importante e raggiungere un grado di soddisfazione tale che possa ripagare tutti gli sforzi profusi per arrivarci.


Quote:

Lo zen e' una disciplina contemplativa in cui si cerca di cogliere il senso dell'universo, aiutandosi con la visione di "zone" di particolare calma. Un giardino zen, sia esso roccioso o con piante deve ispirare alla riflessione, deve aiutarti a pensare e riflettere. Puo' farlo anche solo con la sua particolare geometria, o con l'assenza totale di geometria (non e' cosi facile come si pensa ricreare l'assenza totale di geometrie in una composizione artificiale). Si arriva al punto che le rocce posizionate in una data posizione creano un giardino zen, mentre se le stesse rocce, o una di esse, viene spostata di qualche cm si perde l'effetto globale che la composizione vuole rendere.

Hai perfettamente ragione, se trasporti questa filosofia in quattro vetri sia che si tratti di una vaschetta da 1 litro che da 10000 litri otterari un acquario Zen.

neofit 27-03-2005 17:00

molto interessante la discussione anche se sembra giri intorno a se stessa, si puo' parlare di acquario zen quando uno nota che l'estetica del layout nn è di impronta occidentale?
cerco di farmi capire senza scomodare la filosofia (che e' cosa ceertamente da adulti) esista un estetica orientale che nn ci appartiene ma di cui possiamo ammirare e copiare i tratti (questo si puo' fare no? senza stare lì a elucubrare se copiare è diverso che essere originali, in fondo se uno fa' un olandese nn lo copia?) chi riesce a comprendere a modo l'estetica zen può senzaltro fare una vasca zen.
es: se mi piace keit haring posso copiare il suo modo di dipingere, nn è che io voglia diventare lui voglio solo fare qualcosa che gli somiglia probabilmente per il fatto di essere stato colpito da cio' che lui ha fatto (e questo gia' mi ha avvicinato a lui la sua sensibilità alla mia) allo stesso modo si puo' fare con una vasca in fondo noi si cerca l'estetica nn interiorita' del gesto.
p.s. se le vasche zen fossero atzeche di sicuro nn saremmo qui a disquisire qual'e' il gesto che fà di una vasca "l'essere zen"
ciao
neofit


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