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Ale87tv 08-02-2014 15:10

puoi impostare l'esperimento con confronti in varie condizioni, tipo:

ceratophillum + pistia gh 10 kh 10

ceratophillum + pistia gh 5 kh 5

con luce co2 movimento identici

variando più fattori devi fare più ripetizioni...

certo un'analisi molecolare ovviamente aiuterebbe :-))

Johnny Brillo 08-02-2014 19:03

Ale sono anch'io d'accordo con IlIV.

Senza analisi chimiche si possono fare solo delle semplici supposizioni senza avere mai la certezza del risultato.

Le variabili in gioco sono moltissime, anzi troppe.

Ci sono piante che prediligono acque dure anzichè tenere, quali acide o basiche, chi gradisce un buon movimento, altre non sopportano temperature troppo alte, necessità di luce differente e via così dicendo.

Sono tutti fattori che andrebbero tenuti in considerazione e che rendono impossibile (IMHO), ad occhio, stabilire se si tratti di allelopatia o della normale crescita e adattabilità di una pianta rispetto ad un'altra.

Ale87tv 08-02-2014 19:48

in parte sono d'accordo, in parte no :-) ... ossia, ho detto anche io che l'analisi chimica aiuta e da la risposta definitiva su quale sia il composto con funzione allelopatica :-)

ma se alla condizione X la pianta A in vasca cresce di Y, ed è la crescita massima tra le varie combinazione di condizioni, e nelle stesse condizioni la pianta B ha una crescita uguale o maggiore di Y; se le piante A e B messe assieme mostrano una evidente differenza con prevalenza di crescita di A su B fino alla sparizione di B, posso presupporre che ci sia un insieme di fenomeni di competizione/allelopatia :-) che poi comunque va confermato su base molecolare.

Certo, ti ci vuole un capannone - serra :-)

Johnny Brillo 09-02-2014 12:48

Messa in questi termini già qualcosa si potrebbe fare.

Bisognerebbe prima coltivare le piante in vasche con le stesse condizioni mantenute costanti per rilevare la crescita Y delle diverse specie separatamente. Magari variando anche qualche parametro come dicevi prima.

Successivamente si dovrebbero mettere nella stessa vasca. Possibilmente offrendo loro spazi ben distinti in modo che non si possano ostacolare materialmente.

Il tutto ha sempre uno scarso valore se l'esperimento non viene suffragato da test scientifici.

Con queste analisi si potrebbe vedere se le piante rilasciano gli allelopatici a prescindere. Cioè anche quando sono isolate in vasche dedicate solo a loro. Oppure riconoscono in qualche modo la presenza di altre specie competitrici e quindi solo in quel caso utilizzano questo tipo di strategia di sopravvivenza.

Ale87tv 09-02-2014 18:52

esattamente... solo che per fare una cosa fatta bene ed avere risposte in tempi attorno ai 2 - 3 anni... ci vuole un sacco di spazio! anche usando vaschette da 10 litri

IlQuarto 10-02-2014 09:09

:-)
sarebbe un lavoro da pubblicazione - "paper"

Johnny Brillo 10-02-2014 10:02

Qualche pubblicazione sull'argomento c'è. Ci sono diversi articoli accademici in lingua inglese dei quali si può consultare solo l'abstract gratuitamente. Il resto è a pagamento.

In italiano ho trovato un interessante pdf di un professore della Federico II di Napoli, ma non so come postarlo.

C'è qualcosa sull'allelopatia, ma si parla quasi sempre di piante terrestri. Queste piante attraverso le radici emanano gli allelochimici, che a volte sono anche più di uno contemporaneamente, per non far germogliare i semi in prossimità della pianta madre.

Chi ha la possibilità di effettuare questo tipo di esperimenti, purtroppo per noi, non ne ha la necessità. Mi riferisco alle varie serre: Anubias, Dennerle, Tropica, ecc.

Le piante vengono coltivate quasi tutte in forma emersa e si vede che in questo tipo di coltivazione non hanno problemi con allelochimici o altro.

Ale87tv 10-02-2014 10:14

anche perchè sono coltivate in un flusso forzato e penso in vasche monospecifiche e monovarietali :-)

Jefri 10-02-2014 15:09

Provo a dare qualche parere alle cose dette finora.

Credo anche io che spesso è difficile, con una valutazione "spannometrica", distinguere competizione e allelopatia. Concordo anche sul fatto che in acqua il fenomeno è meno accentuato che nel fondo.

In vasca ho una cryptocoryne vicino ad una Vallisneria che cresce così così. Un'altra vicino ad una echino che proprio non cresce. Entrambe rispetto ad un altra cryptocoryne che cresce isolata, e che devo potare il triplo.

Per fare una cosa un minimo scientifica, nell'esperimento che riporto nell'articolo, ho cercato apposta di tenere i valori costanti (durezze e fertilizzanti) per assicurare condizioni uguali di crescita quindi confrontare il tasso di crescita della pianta da sola e in accoppiata. Già questo, credo, sia in minima parte significativo.


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