il mio e di 8ore e mezza continue dalle 15.15 alle 23.45 e le piante crescono bene, la limnophila una meraviglia cresce a vista d occhio ed è bella verde, solo che il resto del giorno dalle 23.45 fino alle15.15 la mia camera rimane chiusa e in pratica è sempre buio, problemi di alghe non ne ho per i pesci va bene comunque?
ho un neon t8 da 15w non so quanti gradi kelvin però e è un acquario da 65 litri |
va bè aspetto buone nuove allora!
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Note: la luce naturale del mattino (condizioni climatiche avverse) credo non basti ad avviare la fotosintesi. Noto con piacere che questa settimana non ho pulito i vetri. |
Grazie per l'aggiornamento Enza! :-)
Senti, ma hai trovato la possibile causa alle alghe? quelle verdi puntiformi sui vetri (se ho capito bene che sono loro) vengono anche per il caldo, infatti l'estate a volte compaiono anche a me ma già a settembre vanno via e non tornano fino all'agosto successivo...con i valori sempre a posto... Può essere un problema di caldo forse? |
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Ieri sono stata dal mio rivenditore per cercare un altro neon di colore diverso del mio 9000 e ora leggendo l'intervista di Guerraci...... udite udite usa anche lui l'abbinamento 4500-9000; quello che mi dà maggior fastidio sono le filamentose sul muschio, danno fastidio anche alle caridine ed è molto difficile da pulire. |
La questione fotoperiodo spezzato sì o no ciclicamente ritorna alla ribalta.
Il motivo della creazione di un fotoperiodo spezzato è legato alle condizioni particolari che si possono incontrare in acquari particolari. Per spiegarmi meglio devo necessariamente entrare più nello specifico e riportare per convenienza e praticità quanto scritto da me sul topic della fotosintesi (in "Approfondimenti dolce"). Detto in parole povere, l'energia ottenuta con la fotosintesi viene utilizzata per la riduzione del carbonio (sotto forma di CO2) in zuccheri (saccarosio e amido), che vanno a costituire le riserve energetiche della pianta, per la sua crescita ed il suo sostentamento. Questa fase è detta ''Ciclo C3'' o ''Ciclo di Calvin''. Ma la pianta, come ogni essere vivente, respira (24 ore su 24), cioè consuma O2 e zuccheri e produce energia, CO2 e H2O. Durante la fotosintesi il bilancio è a favore della produzione di O2. Durante la notte invece, la pianta respira soltanto (producendo CO2). E, per inciso, i punti di scambio dei gas (che siano O2 o CO2) sono sempre gli stessi, ossia gli stomi, posizionati (nel 90% dei casi) sulla pagina inferiore delle foglie. Fanno eccezione le VERE piante acquatiche che non hanno stomi (a loro non serve controllare la perdita d'acqua attraverso la chiusura degli stomi perchè ci vivono in mezzo all'acqua). Come detto, il processo di respirazione è identico in tutti gli organismi eucarioti (cioè tutti, batteri esclusi). Il regno vegetale, però, possiede un processo particolare (il cui reale significato biologico è ancora tutto da chiarire e dimostrare....), collegato strettamente (ne è parassita) alla fotosintesi, cioè la fotorespirazione. La fotorespirazione, chiamata ''PCO'' o ''Ciclo C2'' è un processo che lavora in antitesi alla fotosintesi e consiste in una ossidazione (anzichè riduzione) del carbonio, con relativo consumo di O2 e produzione di CO2. In pratica succede questo (purtroppo devo parlare un pò complicato, ma non riesco a dirlo diversamente #30). Nel ciclo C3, la carbossilazione del ribulosio1,5-difosfato (che porta alla produzione di zuccheri) è catalizzata da un particolare enzima : la Rubisco (di sicuro l'enzima più abbondante sulla Terra, nonché il più prezioso). Questo enzima risulta particolare perché può catalizzare anche l'ossigenazione (oltre alla carbossilazione) dello stesso ribulosio1-5,difosfato, utilizzando O2 per produrre ATP (e CO2 come sottoprodotto). Il fatto che la Rubisco possa catalizzare entrambe le reazioni, porta ad una diminuzione nell'efficienza termodinamica della fotosintesi. Fortunatamente, dei 4 atomi di C sottratti dalla fotorespirazione alla fotosintesi, ne ritornano 3 (1 è perso come CO2). Il bilancio produttivo tra fotosintesi e fotorespirazione, dipende dal rapporto tra le concentrazioni di CO2 e O2 e dalla temperatura. Cioè, più è basso il rapporto [CO2]/[O2], più è favorita la fotorespirazione. E poiché, più aumenta la T, più diminuisce il rapporto CO2/O2, ne deriva che all'aumentare di T, aumenta la fotorespirazione sulla fotosintesi. Per inciso, in una soluzione acquosa a 25°C, il rapporto CO2/O2 è di 0,416 e la carbossilazione (fotosintesi) prevale sull'ossigenazione (fotorespirazione) per un rapporto di 3:1. Da notare che le piante, in acqua, si affidano ad una ''pompa di CO2'', per concentrare questa nel sito di carbossilazione (ed anche evitare così il più possibile la fotorespirazione). Tutto questo in normali e naturali condizioni ambientali. Ma se l'ambiente si fa estremo (come l'ambiente artificioso di acquari “spinti”) allora i meccanismi possono saltare. E un ambiente troppo ossidante (com'è quello saturo di ossigeno di una vasca in “pearling”) può portare alla formazione di radicali liberi (come il superossido O2- appunto, o il singoletto d'ossigeno o il radicale idrossilico). Senza contare che ci sono alcune molecole che aiutano questo processo ossidativo. Ad esempio il ferro bivalente (Fe2+) reagisce con O2 producendo superossidi (Fe2+ + O2- --> Fe3+ + O2-) e con H2O2 producendo i non meno pericolosi radicali idrossilici (Fe2+ + H2O2 --> Fe3+ + OH + HO-). Però anche qui le piante cercano di difendersi: infatti esse assorbono quanto più ferro bivalente possibile (perché indispensabile alla fotosintesi), ma per evitare che il surplus nelle foglie produca radicali liberi, lo immagazzinano (ossidandolo), attraverso una proteina di stoccaggio chiamata fitoferritina. Comunque, come detto, tutto questo si fa più evidente e probabile in acquari molto "spinti", cioè con molta ma molta vegetazione, parecchia immissione di CO2 e continua somministrazione di fertilizzanti nella colonna d'acqua. Tant'è che in tali acquari risulta molto di aiuto la misurazione dei potenziali redox ed il mantenimento di un ambiente riducente (basso potenziale redox). E per questo inoltre che alcune case (come la Dennerle), tempo fa (ma forse ancora ora), proponevano la famosa interruzione del fotoperiodo, per far crescere meglio le piante e scongiurare il pericolo alghe (sempre in acquari “estremi”). Infatti, ponendo la vasca temporaneamente in penombra, non facciamo altro che fare in modo che l'O2 venga consumata ed il rapporto CO2/O2 si ''riassesti'' per ottimizzare al meglio la fotosintesi. Ma tutto questo, vale per le piante come per le alghe. Quindi tale metodo può servire per migliorare ULTERIORMENTE la crescita delle (molte) piante, quando queste sono già in forma e le condizioni ambientali sono “dopanti” (tanta luce, tanta CO2, tanta fertilizzazione……). Ma non serve assolutamente per sconfiggere le alghe o guarire piante malconce. Concludo sottolineando che la fotosintesi viene attivata nella pianta già all'alba, con luce appena sufficiente a vedere. E basta anche solo un lampo di luce per attivarla. Ma altrettanto velocemente si interrompe. Basta fare buio e l'interruzione è immediata. Un pò come dei pannelli fotovoltaici. |
Beh questa pietra pone fine alla discussione :)
Esauriente a dir poco... |
Entropy #25#25
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Chiuso ed amen :-))
D'ora in poi nei prossimi thread che verranno aperti su questo argomento sarà sufficiente rimandare a questo. Però mi è sorta una curiosità: delle svariate piante che usiamo nei nostri acquari quali sono prettamente acquatiche e quali acquatiche facoltative? E' una notizia che si trova da qualche parte? Se no, sarebbe possibile fare noi delle tabelle da mettere in evidenza o aggiungere tale notizia a tabelle/schede esistenti di piante? ;-) E anche: nell'ambito di stesse famiglie di vegetali, possono esistere piante prettamente acquatiche ed altre no? Non credo perchè penso che la presenza o meno degli stomi sia un carattere determinante e caratterizzante. Entropy, perdona l'improprietà di linguaggio (e l'ignoranza) :-)) |
A questo punto, ho avuto la risposta che cercavo! Se la fotosintesi si avvia anche solo con pochi bagliori attivata prevalentemente dal ciclo circadiano a cui ogni tipologia di pianta risponde, io mi ritroverei ad avere avuto un fotoperiodo di oltre 14 ore e dunque mi spiegherei la situazione che cercavo di controllare invano. Però ho un dubbio... le alghe nella loro struttura biologicamente meno sviluppata risultano essere meglio organizzate a superare le crisi rispetto a delle piante maggiormente evolute.....questo potrebbe essere un quesito filosofico.
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Esatto Federico, dobbiamo anche vedere quali piante effettivamente sono prettamente acquatiche e vivono sommerse completamente!
Perchè per la maggiorparte delle specie non è così (almeno a quanto ne so io), noi le potiamo e le "costringiamo" a crescere sommerse, altrimenti tenderebbero ad emergere moltissime piante a stelo. Anche le achinodorus vengono spesso coltivate fuori dall'acqua così come si possono adattare le anubias ad essere "anfibie" per esempio... C'è un famoso coltivatore, Roberto Pellegrini (sta anche qui su AP) che coltiva parecchie specie di piante da acquario in forma emersa con ottimi risultati! Non so se esiste una lista di queste specie, però so che sono moltissime se non quasi tutte! :-) P.s. ovviamente anche coltivate emerse hanno bisogno di costante umidità e radici sempre immerse in acqua, come le piante palustri per intenderci! Questa è una pianta di Ludwigia che io sto coltivando in forma emersa fuori al terrazzo (proviene sempre dalle colture di Roberto): http://s1.postimage.org/wydey7w8r/IMG_2129.jpg http://s7.postimage.org/aa0o4tylj/IMG_2226.jpg |
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Blyxa Egeria Elodea Egeria Hydrilla Hydrocharis Lagarosiphon Limnobium Najas Ottelia Stratiotes Vallisneria In più c'è da considerare il Ceratophyllum, la Cabomba, il Myriophyllum, la Lemna, l'Utricularia, il Nelumbo, la Nymphaea, il Nuphar, l'Eichhornia e il Potamogeton. Ovviamente tutto questo per citare i nomi delle specie da acquario a noi più familiari (l'elenco completo sarrebbe eccessivo). Le piante dei generi sopra elencati vivono completamente sommerse o escono fuori dall'acqua solo per pochi centimetri. Ci sono però altre specie acquatiche che in natura vivono dei periodi sommerse e dei periodi emerse, come ad esempio le Cryptocoryne o le Echinodorus. E questi generi hanno la peculiarità di modificare enormemente la loro struttura fogliare a secondo delle condizioni ambientali in cui si trovano. Questo perchè la funzionalità della foglia fuori e dentro l'acqua cambia enormemente sia nella struttura che nella funzione. I tessuti atti alla fotosintesi contribuiscono, nelle piante acquatiche, con una frazione, sul peso totale della pianta, molto maggiore rispetto a quelle terrestri, in quanto i tessuti per il sostegno e la difesa sono molto meno sviluppati. Cosicchè, nelle cellule dell’epidermide (quelle che ricoprono la superficie della foglia) delle piante acquatiche ritroviamo la clorofilla, che nelle piante terrestri è relegata nel mesofillo (in sezione, la zona centrale della foglia, compresa tra la pagina inferiore e quella superiore). Le piante acquatiche, inoltre, possiedono un aerenchima molto più sviluppato rispetto a quelle terrestri. L’aerenchima è un tessuto parenchimatico con ampi spazi intercellulari in grado di far passare i gas. Cosicché le piante acquatiche riescono ad ossigenare meglio anche le parti sommerse che si trovano in zone povere di ossigeno e riescono ad accumulare la CO2 in tali spazi, per poi riutilizzarla anche quando l’acqua né è povera, ossia dopo mezzogiorno. Considerando inoltre il fatto che la diffusione della CO2 in acqua è 10.000 volte inferiore che nell’aria. Addirittura molte specie accumulano la “preziosa” CO2 prodotta dalla respirazione e la riutilizzano per la fotosintesi. Un’altra questione da considerare è che, nelle piante acquatiche, i tassi di assimilazione di CO2 sono molto più bassi rispetto a quelli delle piante terrestri, per il semplice fatto che la superficie totale dell’area dei cloroplasti per unità di superficie fogliare è minore (2- 6 cm2/cm2) rispetto alle piante terrestri; quindi viene ridotta la conduttività della CO2 e la sua diffusione nei siti di carbossilazione. Anche il numero totale di plastidi per unità di superficie fogliare è minore nelle piante acquatiche (2 - 6 106/cm2). In considerazione di ciò e visto che la perdita di acqua dai tessuti fogliari e le problematiche ad essa collegate non sussistono, nelle piante acquatiche (o in quelle che riescono a modificare la loro struttura fogliare), come detto, regrediscono o scompaiono del tutto gli stomi, ossia quelle aperture regolabili sulla pagina inferiore delle foglie che permettono o meno l’entrata e l’uscita dei gas (come CO2 e H2O), in modo da avere la massima diffusione della CO2 nei tessuti. Nelle piante galleggianti invece (come Nimphaea, Nuphar, Lemna,...), gli stomi si sono spostati dalla pagina inferiore a quella superiore delle foglie e sono sempre aperti. Anche la densità cellulare delle piante acquatiche (1000 mg/dm2) è molto più bassa di quelle terrestri, in relazione all’aumento degli spazi intercellulari e dell’aerenchima, mentre, per lo stesso motivo, hanno uno spessore della foglia molto elevato (2000 µm). Quote:
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Entropy interessantissimo qsulle piante emerse !!! Però stiamo andando OT .. puoi aprire un topic in cui ripeti piu o meno questo? Perchè mi interessa molto il fatto della coltivazione emersa, magari anche su come sperimentarla in acquario o su come poter ricreare vasi con piante semi emerse..:-)
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Coltivazione piante emerse I Coltivazione piante emerse II Magari vedo di metterle in evidenza nella sezione Piante ;-) Quote:
E' lì che si parla della fotosintesi delle piante d'acquario e della differenza con quelle terrestri ;-) |
Cavolo non sapevo nemmeno dell'esistenza.. forse sono finiti indietro perchè non erano in evidenza ... adesso vado a leggerli ;-)
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io sono circa3 settimane/un mese (dopo un anno di attività mi son trovato in mano un opuscolo Dennerle, dunque implicitamente rispondo a chi nelle varie pagine si chiedeva se è ancora in voga) che adotto il fotoperiodo spezzato, con benefici di piante più rigogliose e anche la anubias, sembra aver accellerato.
effettivamente nell'ultimo mese ho cambiato anche altri piccoli accorgimenti su co2, però mi sembra che le foglie siano più belle, più "forti" |
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Il perchè l'ho ampiamente spiegato nel post #86 ;-) |
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una domanda.... mi sono letto tutto il tread (Lavorone) ma non mi sembra che nessuno abbia toccato questa cosa
Ho appena acquistato una lampada a LED che simula ALBA/TRAMONTO ovviamente tutto il fotoperiodo è regolabile può dare qualche vantaggio utilizzare ad esempio un fotoperiodo di 12-16 ore graduali rispetto ad 8 ore al 100% ? come sarebbe meglio regolare il fotoperiodo di alba/tramonto? |
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Questo fondamentalmente per due motivi. Il primo è che le piante, come detto in precedenza, a livello fisiologico, reagiscono immediatamente agli stimoli luminosi con l’inizio della fotosintesi. E, a differenza degli animali, non vengono stressati da un' accensione troppo brusca della luce. Il secondo è che le piante percepiscono il minimo bagliore di luce per iniziare a fotosintetizzare e quasi sempre gli acquari si trovano, al momento dell’accensione delle lampade, in stanze illuminate (naturalmente o artificialmente). Di conseguenza, già si trovano “sveglie” ed attive. E quasi sempre, quando si spengono le luci, le piante hanno già finito il loro ciclo di fotosintesi. Un parametro che invece dovrebbe essere preso in considerazione (ma non lo si fa mai) è, al pari dei pesci, la (eventuale) stagionalità del fotoperiodo. Abbiamo infatti molte specie vegetali che hanno bisogno delle stagioni per crescere al meglio. Questo significa modulare il fotoperiodo con più o meno ore a seconda della stagione (a parte le zone equatoriali, in estate ci sono molte più ore di luce che in inverno). Anche perché tale parametro influisce molto anche sulla fioritura. Specie longidiurne fioriscono quando le ore di luce aumentano, mentre le specie brevidiurne quando le ore di luce diminuiscono. Ovviamente, se si sceglie di modulare il fotoperiodo stagionalmente, si devono inserire in vasca piante (e magari anche pesci) tutte con le medesime esigenze. Altrimenti tale accorgimento risulta inutile. Lo stesso vale per la questione alba/tramonto. Le ore totali di fotoperiodo dipendono totalmente dalle specie che si coltivano in acquario e dalla quantità di lumen prodotti. Ci sono piante che dopo 7 ore sono sature ed interrompono la fotosintesi ed altre che possono protrarla per 12 ore. Stesso discorso se rapportato ai lumen prodotti. Ci sono piante che hanno il loro massimo di fotosintesi a 800 μmol fotoni m−2 s−1 ed altre che saturano a 1500 μmol fotoni m−2 s−1. Illuminare "a stadio" un acquario con sole Anubias sp. e Microsorum pteropus per 12 ore non ha senso; ha invece senso per un acquario con Cabomba furcata, Blyxa alternifolia, Eichhornia diversifolia, Eriocaulon sp., Limnophila aromatica, Ludwigia inclinata e via discorrendo ;-) |
il discorso dei pesci è giusto, se accendi di botto la luce si possono stressare. in realtà poi nella maggiorparte dei casi gli acquari stanno in stanze che non sono completamente buie e le luci artificiali si accendono quando nella stanza c'è già una buona luce naturale da alcune ore, quindi spesso non è necessario fare l'effetto alba-tramonto per non spaventare i pesci, poichè questi sono già svegli quando si accendono i neon. ergo l'effetto alba-tramonto è molto utile in stanze che sono completamente buie e che non possono godere della luce naturale proveniente dalle finestre. in tutti gli altri casi male non fa, ma forse non è poi così indispensabile. dipende da quanta luce naturale c'è nella stanza.
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Dopo aver letto questa discussione un paio di mesi fa, io ero per partito preso favorevole al fotoperiodo spezzato in due: 4 ore + 2 ore di pausa + 4 ore
fattostà che avevo visto che le piante cominciavano un po' a stentare nella crescita, o anche semplicemente nel mantenersi, sono poi tornato al fotoperiodo unico (però a 9 ore totali) e si è visto in breve tempo che avevano iniziato a benefiarne: foglie più verdi (echinodorus) e steli più "gonfi" (elodea) quindi mi sono convertito al fotoperiodo unico |
io ho sempre utilizzato il fotoperiodo classico da 8 ore... adesso ho aumentato di un ora perche vedevo che le piante nn erano al top :P e devo dire che adesso mi pare che pian piano stiano un po meglio
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che poi e' anche molto piu' naturale il fotoperiodo unico di 8/9 ore
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Le mie tre vasche pur avendo accensione differenti di fasce orario sono sempre impostate sulle 9 ore di continuo.
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non sono un pò troppe 9 ore?
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in che senso sarebbero troppe 9 ore?
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di solito bastano 8 ore che è il tempo necessario alle piante per fare la fotosintesi andare oltre non ha tanto senso visto che servirebbe solo per illuminare le alghe
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mmm... non mi convince per niente...
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dici di no?
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vedi, detto così non ha nessun senso, vuol dire poco secondo me ... è una generalizzazione dire che 9 ore sono troppe, ci sono vasche illuminate per 9 ore che non hanno nessun problema, io ho sempre illuminato per 9 ore circa e non ho mai avuto problemi, dipende da molte cose
un conto è dire che bastano 8 ore , un conto è dire che 9 sono troppe, sono due cose ben diverse |
Sono 3 anni che illumino la vasca per 9 ore,mai avuto nessun problema di alghe e piante in gran forma. Ovviamente sono 5 ore di picco,poi le altre sono con l'illuminazione parziale!
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beh ma nel tuo caso danny il discorso è un pò diverso... ovvio che se ci si trova bene con 9 ore continuate pure con 9 ore... di solito si consiglia di stare sulle 8 ore per non avere problemi con le alghe e perchè alle piante 8 ore di luce bastano...
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Come sempre ripeto, non bisogna generalizzare troppo.
Ci sono piante (con elevati tassi fotosintetici e veloci ritmi di crescita e accumulo di fotosintati) che riescono a fotosintetizzare bene anche per 9 o 10 ore di fila. Quindi molto dipende da quali e quante specie abbiamo in vasca, nonchè dagli altri parametri ambientali di crescita (valori acqua, reperibilità nutrienti, competizione intra e interspecifica,....). |
... e fortunatamente le piante ci 'parlano' mostrandoci anche quando non hanno più bisogno di luce 'chiudendosi' ... e andando a nanna ;-)
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Inviato dal mio Samsung Galaxy S3 con Tapatalk 2 |
Mi pare che innanzitutto ci siamo dimenticati di conoscere attentamente il clima tropicale da cui provengono la quasi totalità delle piante acquatiche, che non è limitabile ad una schema giornaliero uniforme per tutto l'anno. Nel clima equatoriale, dove cresce la foresta pluviale ci sono acquazzoni tutti i giorni nel pomeriggio, mentre spostandosi verso i poli l'attività meteorologica si distribuisce su periodi maggiormente piovosi, rispetto ad altri siccitosi.
Mi pare che prima di pronunciarsi sul come dosare il fotoperiodo nella vasca, bisogna valutare un diagramma realistico delle condizioni di luminosità in natura, calcolando la possibilità di modificare la distribuzione da un giorno all'altro, considerando che sono tutti diversi, se non per la nuvolosità, per la durata ed il filtro atmosferico dell'irraggiamento solare. |
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Traduzione italiana Team: AcquaPortal
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