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alessandro , non mi riferisco a te, personalemte non ti ho mai visto agressivo con nessuno, poi per l'amor di dio, di tanto in tanto la giornata no capita, ma quasto capita a tutti ... per il discorso nanismo , più di un tanto non so... per quanto riguarda il dosatore chiedi
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Condivido le tue parole e aggiungo che secondo me la discriminante fondamentale sone le abitudini in natura dei pesci, soprattutto la distinzione tra pesci di abitudini "pelagiche" e quelli invece stanziali. Mi è capitato più volte sul Mar Rosso di vedere gli stessi pesci (per esempio una bella coppia di Pygoplites, ma anche altri) sempre fermi nello stesso punto della barriera a distanza di giorni. Così come avviene per i pagliacci e molte specie di pomacentridi. Al contrario, gli acanturidi sono sempre in movimento. Credo che, fatte salve certe dimensioni minime che rispettino le esigenze primarie dei pesci, questo sia un criterio valido. Ricordo le parole di Konrad Lorenz, quando scriveva, più o meno, che i visitatori di uno zoo sono portati a provare compassione più per un leone che per un uccelletto chiuso in gabbia, ma in realtà soffre molto di più una rondine, abituata a percorrere migliaia di km in natura, di un leone maschio che passa la maggior parte del tempo stravaccato nella savana.
Ciao Davide Quote:
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E comunque questo genere di atteggiamento viene mostrato da animali che hanno un territorio dominato.Più o meno ampio. In acque basse anche ed anzi sopratutto durante il periodo di riproduzione ho avuto modo di vedere (solo) pagliacci che però, in natura e per rimanere in tema della discussione, hanno dimensioni veramente esagerate. Rimanendo nel particolare richiamato "riproduzione" credo che , forse, questa potrebbe essere una discriminante nel senso del benessere o meno degli animali ospitati o meglio il metro per misurare la giustezza dell'ambiente ad essi riservato. Tutto sommato questo genere di cosa può essere forse meglio rilevata con una comparazione con specie di acqua dolce in specifico tra quelle ritenute "facili" e quelle ritenute "difficili" nelle riproduzioni. E' a mio avviso ipotizzabile una scarsissima possibilità di riproduzioni in acqua marina di esemplari in cattività causata proprio da una oggettiva inadeguatezza di fondo delle condizioni. Ma le mie sono ora chiaramente solo idee personali e non necessariamente esatte. |
Ciao a tutti.
Un paio di giorni fa ho avuto occasione di andare a trovare un amico che ha una vasca di circa 250 litri veramente bellissima.Fatta e gestita senza minimamente badare a spese.E si vede...coralli meravigliosi e pesci in ottima salute. Ma... Ha un Paracanthurus Epathus, bello ed in buona salute, che è ospitato da almeno un paio di anni, ma che non si è accresciuto minimamenente.Eppure è veramente bello, vivace...alimentato in maniera diversificata.Mi domandavo quanto il pesce si sia adattato in maniera positiva al suo stato di cattività e quanto il suo "nanismo indotto" possa influire sul suo benessere reale. Alla fine l'animale stà bene ed è trattato con ogni riguardo... |
Un qualsiasi animale "nano" vive di meno, anche le persone.
Non credo però siano state studiate nel dettaglio le dinamiche che intercorrono nei pesci. Dei riscontri fisiologici ci saranno sicuro, mi viene in mente a livello di osmoregolazione o chissà cos'altro... Settimana prossima vado ai computer dell'università, spero di ricordarmi e faccio una breve ricerca... ciao! |
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Esattamente, come dicevo all'inizio il nanismo è un "espediente fisiologico" piu' che una "malattia"
ciao |
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perchè non parliamo di un'anomalia derivante a volte da un'insufficiente sviluppo corporeo, ma (come da te ribadito) un adeguamento naturale, tant'è che si parla di pseudonanismo Girando la converzione in ambito dolce (dove ci sono più sicurezze) ci sono i laghi con capacità sensibilmente variabile perchè utilizzati per scopi irrigatori, cui la popolazione di carpe si è dimostrata mediamente di dimensioni inferiori a laghi per così dire convenzionali, ma non di vita inferiore. Poi ci sono specie più soggette e specie meno soggetto, in primis la specie più autoregolante in questo senso è il persico trota se non erro, ma non avviene in altre specie come nel luccio (se la memoria non mi inganna) Alcune specie in regime di sovrasaturazione provvedono con il cannibalismo, altri con lo pseudo nanismo, altri si ammalano ed altri ancora provvedono al cannibalismo E' chiaro che ci sono casi di disfunzioni in cui cui si ammalano e dimagriscono, ma qui parliamo di condizioni per così dire idonee Quindi secondo me dipende dalla specie, e purtroppo in ambito marino questi discorsi sono decisamente approssimativi |
Non possiamo paragonare pesci corallini a pesci di lago, tralaltro tra i più resistenti.
Il nanismo levantiano dovrebbe essere in poche parole quello che dici tu, ed ha il suo riscontro in bacini limitati. In un oceano, dove la biomassa o meglio la densità ( pesci ) è irrisoria rispetto a un lago di carpe, non possono esserci quindi gli stessi adattamenti in una carpa e uno Zebrasoma. Il sovraffollamento in natura quindi lo distinguerei dal sovraffollamento in acquario, perchè i pesci corallini non sono abituati a queste condizioni e di conseguenza non hanno la capacità di adattarsi. |
Ale, lo so che non si possono paragonare carpe e pesci corallini,
ma la mia era una provocazione più che altro per dire che purtroppo non si può affermare con certezza che il nanismo ne riduca la vita, e neppure che sia dannosa a livello biologico, ... ma forse lo è a livello psicologico .... e questo è più doloroso |
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Traduzione italiana Team: AcquaPortal
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