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Geppy 19-02-2009 19:32

Quote:

["giangi1970"]
Quindi un'imposizione c'e'.....diciamo "velata"........
Non è un'imposizione ma una necessità: gli studi di settore sono uno strumento per il fisco e ti impongono un minimo di utile in funzione dell'attività che svolgi. Francamente lo trovo assurdo ma c'è e ti obbliga a calcolare dei margini minimi al di sotto dei quali non puoi andare.
Ma qui entriamo in un discorso politico che ha poco a che vedere col succo del nostro discorso.
Diciamo che, invece, il prezzo al pubblico è vietato per normativa europea visto che c'è il libero commercio ma è anche vero che c'è un prezzo minimo di vendita da parte del produttore/importatore/distributore e questo, assieme agli altri parametri, fa il prezzo al pubblico. Purtroppo grazie alla mancanza di cultura della maggior parte dei negozianti italiani (parlo in generale e non solo del nostro settore) spesso ci sono (come già accennato da qualcuno) quelli che credono di essere furbi abbassando il prezzo al di sotto della soglia minima. Questo rovina solo il mercato perchè chi è onesto o semplicemente saggio, non tratterà più quel prodotto e l'utente potrebbe non riuscire più a reperirlo.
Secondo me sarebbe importantissimo, invece di cercare il prezzo più basso ad ogni costo (che alla lunga è un falso risparmio), cercare un giusto rapporto servizio/prezzo.

Quote:

Oppure fai un poderoso lavoro di marketing e fai in modo che il pubblico "veda" il tuo prodotto posizionato in una fascia di prezzo più alta e quindi sia disponibile a spendere più della media pur di possedere quell’oggetto.
E non stiamo parlando di prestazioni ma di materiali e lavorazioni.
Quote:

Questo mi ha dato da pensare..........vorrebbe dire che materiali di altissima (si spera) qualita' non sempre va a braccetto con le prestazioni????
Certo: le prestazioni le fa il progetto i materiali fanno la qualità. Un prodotto realizzato con materiali pregiatissimi può essere mal progettato così come uno realizzato con materiali scadenti può essere ben progettato e performante. Nel nostro settore esistono tanti esempi sia dell'uno che dell'atro caso.
Diciamo che, invece, una cosa certa è che a materiali pregiati e lavorazioni sofisticate corrisponde sempre un alto costo mentre a materiali scadenti e lavorazioni semplici corrisponde sempre un basso costo.
Attenzione: ho detto costo, non prezzo di vendita...
Questo a prescindere, come già detto, dalle prestazioni.
geppy

Geppy 19-02-2009 19:32

Quote:

["giangi1970"]
Quindi un'imposizione c'e'.....diciamo "velata"........
Non è un'imposizione ma una necessità: gli studi di settore sono uno strumento per il fisco e ti impongono un minimo di utile in funzione dell'attività che svolgi. Francamente lo trovo assurdo ma c'è e ti obbliga a calcolare dei margini minimi al di sotto dei quali non puoi andare.
Ma qui entriamo in un discorso politico che ha poco a che vedere col succo del nostro discorso.
Diciamo che, invece, il prezzo al pubblico è vietato per normativa europea visto che c'è il libero commercio ma è anche vero che c'è un prezzo minimo di vendita da parte del produttore/importatore/distributore e questo, assieme agli altri parametri, fa il prezzo al pubblico. Purtroppo grazie alla mancanza di cultura della maggior parte dei negozianti italiani (parlo in generale e non solo del nostro settore) spesso ci sono (come già accennato da qualcuno) quelli che credono di essere furbi abbassando il prezzo al di sotto della soglia minima. Questo rovina solo il mercato perchè chi è onesto o semplicemente saggio, non tratterà più quel prodotto e l'utente potrebbe non riuscire più a reperirlo.
Secondo me sarebbe importantissimo, invece di cercare il prezzo più basso ad ogni costo (che alla lunga è un falso risparmio), cercare un giusto rapporto servizio/prezzo.

Quote:

Oppure fai un poderoso lavoro di marketing e fai in modo che il pubblico "veda" il tuo prodotto posizionato in una fascia di prezzo più alta e quindi sia disponibile a spendere più della media pur di possedere quell’oggetto.
E non stiamo parlando di prestazioni ma di materiali e lavorazioni.
Quote:

Questo mi ha dato da pensare..........vorrebbe dire che materiali di altissima (si spera) qualita' non sempre va a braccetto con le prestazioni????
Certo: le prestazioni le fa il progetto i materiali fanno la qualità. Un prodotto realizzato con materiali pregiatissimi può essere mal progettato così come uno realizzato con materiali scadenti può essere ben progettato e performante. Nel nostro settore esistono tanti esempi sia dell'uno che dell'atro caso.
Diciamo che, invece, una cosa certa è che a materiali pregiati e lavorazioni sofisticate corrisponde sempre un alto costo mentre a materiali scadenti e lavorazioni semplici corrisponde sempre un basso costo.
Attenzione: ho detto costo, non prezzo di vendita...
Questo a prescindere, come già detto, dalle prestazioni.
geppy

Marco AP 20-02-2009 01:25

Mi fa molto piacere che alcuni operatori siano intervenuti. Se qualche altra azienda o negoziante vuole intervenire, è il benvenuto.

Tornando al discorso, cito questa frase di geronte.

Quote:

ma vi sottolineo che la politica dei margini in America è molto ridotto perchè c'è un mercato 10 volte superiore al nostro e la pressione fiscale è limitata.
Questo è anche un fattore non da trascurare. La pressione fiscale in Italia è altissima rispetto a molti altri paesi industrializzati. Non pensate che se un negoziante che paga un prodotto 50 Euro e lo rivende a 100 Euro, il negoziante ha guadagnato 50 Euro puliti... magari così fosse. A quei 50 euro vanno tolte le tasse e raramente sono al di sotto del 50%... Restano quindi 25 euro, ma a questi vanno tolti i costi della gestione di un negozio, di un magazzino, di un dipendente ecc. ecc. Alla fine se restano 15 euro puliti è un miracolo. Questo naturalmente vale per tutti i settori. Queste sono cose che chi non ha mai avuto un'attività di commercio difficilmente sa o difficilmente riesce a capire. Capita spesso, inoltre, che uno apre una nuova attività... vede che rientrano una discreta quantità di soldi e si dà alla bella vita... ma non sa che quei soldi, poi a Giugno, la metà andranno allo stato. E quando poi il commercialista gli dice che ci sono da pagare 20#30 mila euro di tasse... questo si strappa i capelli perchè quei soldi li aveva spesi tutti o li aveva investiti in malo modo. Quanta gente conosco, anche al di fuori di questo settore, che hanno aperto la propria attività e che dopo il primo euforico anno, il secondo chiudevano o fallivano perchè non avevano i soldi per pagare le tasse...
Questo discorso per farvi capire che non è tutto oro quello che luccica e che non è così semplice far quadrare i conti e che, ricollegandomi al discorso del mio precendete post, non bisogna adagiarsi sugli allori, ma sempre e cmq farsi il mazzo.
Se quindi in Italia c'è questa sensazione, che i negozianti fanno la cresta sul povero malcapitato cliente, non è così... la cresta semmai la fa lo stato e la burocrazia assurda che c'è in italia... ma se noi compriamo all'estero e diamo i nostri soldi all'estero, non facciamo altro che peggiorare la situazione e dimnuire il benessere di tutti, compreso di colui che ha risparmiato 5, 10 o 50 euro.
Naturalmente il discorso della globalizzazione è un bellissimo discorso ed è una bella cosa, ma in questo momento di crisi generale, io penserei prima ad aiutare noi stessi... e un domani, quando questa crisi, si spera, sarà passata, ci sarà modo di intraprendere nuovamente la strada per la globalizzazione.

Ciao ;-)

Marco AP 20-02-2009 01:25

Mi fa molto piacere che alcuni operatori siano intervenuti. Se qualche altra azienda o negoziante vuole intervenire, è il benvenuto.

Tornando al discorso, cito questa frase di geronte.

Quote:

ma vi sottolineo che la politica dei margini in America è molto ridotto perchè c'è un mercato 10 volte superiore al nostro e la pressione fiscale è limitata.
Questo è anche un fattore non da trascurare. La pressione fiscale in Italia è altissima rispetto a molti altri paesi industrializzati. Non pensate che se un negoziante che paga un prodotto 50 Euro e lo rivende a 100 Euro, il negoziante ha guadagnato 50 Euro puliti... magari così fosse. A quei 50 euro vanno tolte le tasse e raramente sono al di sotto del 50%... Restano quindi 25 euro, ma a questi vanno tolti i costi della gestione di un negozio, di un magazzino, di un dipendente ecc. ecc. Alla fine se restano 15 euro puliti è un miracolo. Questo naturalmente vale per tutti i settori. Queste sono cose che chi non ha mai avuto un'attività di commercio difficilmente sa o difficilmente riesce a capire. Capita spesso, inoltre, che uno apre una nuova attività... vede che rientrano una discreta quantità di soldi e si dà alla bella vita... ma non sa che quei soldi, poi a Giugno, la metà andranno allo stato. E quando poi il commercialista gli dice che ci sono da pagare 20#30 mila euro di tasse... questo si strappa i capelli perchè quei soldi li aveva spesi tutti o li aveva investiti in malo modo. Quanta gente conosco, anche al di fuori di questo settore, che hanno aperto la propria attività e che dopo il primo euforico anno, il secondo chiudevano o fallivano perchè non avevano i soldi per pagare le tasse...
Questo discorso per farvi capire che non è tutto oro quello che luccica e che non è così semplice far quadrare i conti e che, ricollegandomi al discorso del mio precendete post, non bisogna adagiarsi sugli allori, ma sempre e cmq farsi il mazzo.
Se quindi in Italia c'è questa sensazione, che i negozianti fanno la cresta sul povero malcapitato cliente, non è così... la cresta semmai la fa lo stato e la burocrazia assurda che c'è in italia... ma se noi compriamo all'estero e diamo i nostri soldi all'estero, non facciamo altro che peggiorare la situazione e dimnuire il benessere di tutti, compreso di colui che ha risparmiato 5, 10 o 50 euro.
Naturalmente il discorso della globalizzazione è un bellissimo discorso ed è una bella cosa, ma in questo momento di crisi generale, io penserei prima ad aiutare noi stessi... e un domani, quando questa crisi, si spera, sarà passata, ci sarà modo di intraprendere nuovamente la strada per la globalizzazione.

Ciao ;-)

geronte 20-02-2009 10:28

Ciao Marco una piccola precisazione, se un commerciante acquista a 50 e vende a 100 ai cento devi togliere l'iva che grava prettamente sul consumatore finale, quindi diventa 83. Il margine sul prodotto risulterebbe di 33. A questi vanno tolte le spese di gestione e tasse. Quindi se alla fine ci guadagna 18-20 è stato bravo.

Ciao

geronte 20-02-2009 10:28

Ciao Marco una piccola precisazione, se un commerciante acquista a 50 e vende a 100 ai cento devi togliere l'iva che grava prettamente sul consumatore finale, quindi diventa 83. Il margine sul prodotto risulterebbe di 33. A questi vanno tolte le spese di gestione e tasse. Quindi se alla fine ci guadagna 18-20 è stato bravo.

Ciao

tenkan 20-02-2009 10:59

- ed il costo finanziario di un prodotto che sta a magazzino del tempo prima della vendita
- ed il tasso di mortalità del vivo
- e gli insoluti
- eccetera eccetera eccetera

come già detto e ribadito da Marco sulla mortalità dei neo-imprenditori del secondo anno, se la gente si facesse dei seri e dettagliati business plan, supportati da commercialisti competenti, eviterebbe danni a se ed al mercato. Rinunciando ad aprire oppure facendolo con cognizione di causa e magaro POI farci anche dei soldi.

tenkan 20-02-2009 10:59

- ed il costo finanziario di un prodotto che sta a magazzino del tempo prima della vendita
- ed il tasso di mortalità del vivo
- e gli insoluti
- eccetera eccetera eccetera

come già detto e ribadito da Marco sulla mortalità dei neo-imprenditori del secondo anno, se la gente si facesse dei seri e dettagliati business plan, supportati da commercialisti competenti, eviterebbe danni a se ed al mercato. Rinunciando ad aprire oppure facendolo con cognizione di causa e magaro POI farci anche dei soldi.

SJoplin 20-02-2009 12:24

condivido al 90% gli interventi fatti da fabbricanti e/o distributori dei prodotti, ma un po' meno il discorso degli studi di settore. il concetto andrebbe sviluppato un po' meglio, se non altro per far capire a chi non è ferrato in contabilità cosa significhi avere una "marginalità non inferiore a".

in parole povere, non è che si possa tradurre in: compro una cosa a 100 e non la posso vendere a meno di 130 perchè lo Stato mi impone di avere una marginalità minima del 30%. occorre ragionare in termini di risultato d'esercizio e quindi un valore medio ricavato dall'attività dell'azienda. potrebbe forse funzionare nel caso in un'azienda monoprodotto, ma è un concetto da valutare in termini di bilancio, con tutti gli annessi e connessi. per farla breve, a mio avviso, non è quello il motivo per cui i prezzi dei prodotti non possono scendere. penso sia pure sbagliato lasciare intendere che il prezzo del prodotto derivi da una logica di mark-up. sono veramente poche le aziende che operano in tal senso.

riguardo al mio intervento precedente:

- non sparo nel mucchio, dicendo che tutti i negozianti son ladroni, per carità.
ho avuto le mie brutte esperienze, come tantissimi altri, qua, ma ho trovato pure qualche negozio preparato al quale sono più che disposto a corrispondere un giusto guadagno. sono consapevole che in un negozio di pesci, spesso e volentieri si passano delle giornate senza che entri un cliente, mentre le spese ci sono sempre, tutti i giorni. non potrò mai dimenticarmi però, un negozio che agli inizi mi ha incxxxto 16 euro per 6,5 litri d'acqua salata, o un altro che badava solo a rifilarmi boccettine per sistemare una situazione che non era sistemabile, o un altro che vendeva una roccetta di xenia a... 100 euro. vabbè, qui mi fermo perchè mi rendo conto che andrei completamente fuori argomento. la cosa che mi dà fastidio è che QUALCHE negoziante è riuscito a rovinare quest'hobby, per quell'unico grasso affare che ha portato il cliente a credere che l'acquariofilia marina sia troppo difficile o troppo costosa per le sue tasche. e qui potrei portare decine di testimonianze che non provengono dal forum, ma da quel rimanente 93% che si affida ai canali tradizionali. ma non credo di dire nulla di nuovo... voglio solo ricordarlo bene.

- sul discorso prezzi italiani dei prodotti cinesi, ci stendo veramente un velo pietoso, sopra. sono convinto che il mercato saprà perfettamente come regolarsi.

ritornando un attimo al topic, se volessimo raccogliere l'inno patriottico di Marco AP, cosa dovremmo fare?

contattare distributori o produttori nazionali presentandoci con una richiesta di 'x' pezzi? non credo ci darebbero seguito, perchè per loro, significherebbe alterare degli accordi commerciali con i loro rivenditori, e mi sembra più che giusto, che non lo facciano. e qui si spiega perchè se ci si rivolge, chessò, al distributore tedesco, al quale poco importa di ciò che succederà qua. sintetizzando, non penso sia possibile ragionare in termini di gruppo d'acquisto su base nazionale, come non penso che quelle poche occasioni di acquisto all'estero che ci son state, possano rappresentare un problema per l'economia del nostro paese.

SJoplin 20-02-2009 12:24

condivido al 90% gli interventi fatti da fabbricanti e/o distributori dei prodotti, ma un po' meno il discorso degli studi di settore. il concetto andrebbe sviluppato un po' meglio, se non altro per far capire a chi non è ferrato in contabilità cosa significhi avere una "marginalità non inferiore a".

in parole povere, non è che si possa tradurre in: compro una cosa a 100 e non la posso vendere a meno di 130 perchè lo Stato mi impone di avere una marginalità minima del 30%. occorre ragionare in termini di risultato d'esercizio e quindi un valore medio ricavato dall'attività dell'azienda. potrebbe forse funzionare nel caso in un'azienda monoprodotto, ma è un concetto da valutare in termini di bilancio, con tutti gli annessi e connessi. per farla breve, a mio avviso, non è quello il motivo per cui i prezzi dei prodotti non possono scendere. penso sia pure sbagliato lasciare intendere che il prezzo del prodotto derivi da una logica di mark-up. sono veramente poche le aziende che operano in tal senso.

riguardo al mio intervento precedente:

- non sparo nel mucchio, dicendo che tutti i negozianti son ladroni, per carità.
ho avuto le mie brutte esperienze, come tantissimi altri, qua, ma ho trovato pure qualche negozio preparato al quale sono più che disposto a corrispondere un giusto guadagno. sono consapevole che in un negozio di pesci, spesso e volentieri si passano delle giornate senza che entri un cliente, mentre le spese ci sono sempre, tutti i giorni. non potrò mai dimenticarmi però, un negozio che agli inizi mi ha incxxxto 16 euro per 6,5 litri d'acqua salata, o un altro che badava solo a rifilarmi boccettine per sistemare una situazione che non era sistemabile, o un altro che vendeva una roccetta di xenia a... 100 euro. vabbè, qui mi fermo perchè mi rendo conto che andrei completamente fuori argomento. la cosa che mi dà fastidio è che QUALCHE negoziante è riuscito a rovinare quest'hobby, per quell'unico grasso affare che ha portato il cliente a credere che l'acquariofilia marina sia troppo difficile o troppo costosa per le sue tasche. e qui potrei portare decine di testimonianze che non provengono dal forum, ma da quel rimanente 93% che si affida ai canali tradizionali. ma non credo di dire nulla di nuovo... voglio solo ricordarlo bene.

- sul discorso prezzi italiani dei prodotti cinesi, ci stendo veramente un velo pietoso, sopra. sono convinto che il mercato saprà perfettamente come regolarsi.

ritornando un attimo al topic, se volessimo raccogliere l'inno patriottico di Marco AP, cosa dovremmo fare?

contattare distributori o produttori nazionali presentandoci con una richiesta di 'x' pezzi? non credo ci darebbero seguito, perchè per loro, significherebbe alterare degli accordi commerciali con i loro rivenditori, e mi sembra più che giusto, che non lo facciano. e qui si spiega perchè se ci si rivolge, chessò, al distributore tedesco, al quale poco importa di ciò che succederà qua. sintetizzando, non penso sia possibile ragionare in termini di gruppo d'acquisto su base nazionale, come non penso che quelle poche occasioni di acquisto all'estero che ci son state, possano rappresentare un problema per l'economia del nostro paese.


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