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Quote:
Ci sono moltissimi parametri da considerare Prima di tutto l'investimento e la struttura aziendale. E' evidente che una azienda di proporzioni più grandi e con più personale, avrà un costo di gestione superiore che incide sui costi, ma anche i materiali utilizzati: ci sono, ad esempio, vari tipi di plexyglass; i più usati per le attrezzature da acquario sono l'estruso, il colato ed attualmente anche il colato anticrash (utilizzato da una azienda del settore). Naturalmente esistono anche altre plastiche, ben più economiche anche dello stesso estruso, utilizzate da moilti costruttori, specie orientali. A parità di spessore se l'estruso costa 100, il colato costa 200, l'anticrash 200+ il 25%. Il divario aumenta se prendiamo in considerazione un estruso scadente ed un colato di prima qualità. la differenza può diventare come quella tra 80 e 220 (quindi anticrash 220+25%). Mi dirai: "cosa c'entra tutto questo"? C'entra perchè l'investimento di danaro necessario per fare magazzino del prodotto più economico sarà nettamente inferiore a quello necessario per fare magazzino del secondo o del terzo. Quindi i costi che aumentano non sono solo quelli relativi al materiale stesso ma anche quelli relativi agli interessi passivi. Naturalmente questo discorso è da "trasportare" su tutti i materiali (pannelli, raccorderia, ecc). Questo naturalmente giustifica le differenze tra prodotti apparentemente simili) Dobbiamo aggiungere i costi fissi: 1) affitto struttura (che può variare da un sottoscala di pochi mq ad un immenso capannone di 750.433,89 mq J); 2) personale; 3) consumi elettrici e vari; ammortamento macchine, ecc.; 4) ricerca ed innovazione. Poi ci sono gli altri costi legati al prodotto stesso: imballo, garanzia, difettosità, rotture da trasporto, etichette, e chi più ne ha più ne metta. Aggiungiamo ancora le tasse (sul magazzino, sulle scorte, sull’aria che respiriamo, l’IRPEF, l’IVA, l’INPS, il commercialista), gli obblighi di legge come il contratto per lo smaltimento di rifiuti speciali, l’iscrizione al consorzio per lo smaltimento delle pompe (questa è recentissima), la stessa “monnezza” che non c’entra un tubo con i rifiuti speciali, ecc. E qui ancora il prodotto non è sul mercato. Per andare sul mercato c’è bisogno di benzina ed alberghi (per andare a venderlo), di provvigioni ai rappresentanti, dei cataloghi, dei costi di fiere e raduni. E siamo dal negoziante. Il negoziante aggiungerà il suo utile che potrà essere alto quanto vuole (anche a costo di non vendere) ma mai inferiore a quanto stabilito dagli studi di settore…. Già, perchè in Italia ci sono gli studi di settore che ti impongono un minimo di utile, altrimenti non hai ragione di esistere… Tutto questo incide sul prezzo all’utente finale. Da quanto è stato scritto finora mi sembra che molti utenti finali non conoscano queste problematiche e facciano solo riferimento ai costi della materia prima (uniformando erroneamente anche quelli quando si parla di “pezzo di plastica”). Quote:
Oppure fai un poderoso lavoro di marketing e fai in modo che il pubblico "veda" il tuo prodotto posizionato in una fascia di prezzo più alta e quindi sia disponibile a spendere più della media pur di possedere quell’oggetto. E non stiamo parlando di prestazioni ma di materiali e lavorazioni. Quote:
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Ci sono moltissimi parametri da considerare Prima di tutto l'investimento e la struttura aziendale. E' evidente che una azienda di proporzioni più grandi e con più personale, avrà un costo di gestione superiore che incide sui costi, ma anche i materiali utilizzati: ci sono, ad esempio, vari tipi di plexyglass; i più usati per le attrezzature da acquario sono l'estruso, il colato ed attualmente anche il colato anticrash (utilizzato da una azienda del settore). Naturalmente esistono anche altre plastiche, ben più economiche anche dello stesso estruso, utilizzate da moilti costruttori, specie orientali. A parità di spessore se l'estruso costa 100, il colato costa 200, l'anticrash 200+ il 25%. Il divario aumenta se prendiamo in considerazione un estruso scadente ed un colato di prima qualità. la differenza può diventare come quella tra 80 e 220 (quindi anticrash 220+25%). Mi dirai: "cosa c'entra tutto questo"? C'entra perchè l'investimento di danaro necessario per fare magazzino del prodotto più economico sarà nettamente inferiore a quello necessario per fare magazzino del secondo o del terzo. Quindi i costi che aumentano non sono solo quelli relativi al materiale stesso ma anche quelli relativi agli interessi passivi. Naturalmente questo discorso è da "trasportare" su tutti i materiali (pannelli, raccorderia, ecc). Questo naturalmente giustifica le differenze tra prodotti apparentemente simili) Dobbiamo aggiungere i costi fissi: 1) affitto struttura (che può variare da un sottoscala di pochi mq ad un immenso capannone di 750.433,89 mq J); 2) personale; 3) consumi elettrici e vari; ammortamento macchine, ecc.; 4) ricerca ed innovazione. Poi ci sono gli altri costi legati al prodotto stesso: imballo, garanzia, difettosità, rotture da trasporto, etichette, e chi più ne ha più ne metta. Aggiungiamo ancora le tasse (sul magazzino, sulle scorte, sull’aria che respiriamo, l’IRPEF, l’IVA, l’INPS, il commercialista), gli obblighi di legge come il contratto per lo smaltimento di rifiuti speciali, l’iscrizione al consorzio per lo smaltimento delle pompe (questa è recentissima), la stessa “monnezza” che non c’entra un tubo con i rifiuti speciali, ecc. E qui ancora il prodotto non è sul mercato. Per andare sul mercato c’è bisogno di benzina ed alberghi (per andare a venderlo), di provvigioni ai rappresentanti, dei cataloghi, dei costi di fiere e raduni. E siamo dal negoziante. Il negoziante aggiungerà il suo utile che potrà essere alto quanto vuole (anche a costo di non vendere) ma mai inferiore a quanto stabilito dagli studi di settore…. Già, perchè in Italia ci sono gli studi di settore che ti impongono un minimo di utile, altrimenti non hai ragione di esistere… Tutto questo incide sul prezzo all’utente finale. Da quanto è stato scritto finora mi sembra che molti utenti finali non conoscano queste problematiche e facciano solo riferimento ai costi della materia prima (uniformando erroneamente anche quelli quando si parla di “pezzo di plastica”). Quote:
Oppure fai un poderoso lavoro di marketing e fai in modo che il pubblico "veda" il tuo prodotto posizionato in una fascia di prezzo più alta e quindi sia disponibile a spendere più della media pur di possedere quell’oggetto. E non stiamo parlando di prestazioni ma di materiali e lavorazioni. Quote:
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Non vedo parametri e difficoltà diverse da quelle di qualsiasi altra azienda però...
Anche una ditta di t-shirt richiede tutti questi aspetti, e l'america non le vende alla metà di quello che le paghiamo qui ( esempio banale ) quindi perchè il divario nel settore acquariologico è così ampio? |
Non vedo parametri e difficoltà diverse da quelle di qualsiasi altra azienda però...
Anche una ditta di t-shirt richiede tutti questi aspetti, e l'america non le vende alla metà di quello che le paghiamo qui ( esempio banale ) quindi perchè il divario nel settore acquariologico è così ampio? |
Quote:
Alessandro, io ho risposto alla domanda che è stata posta a me... :-) geppy |
Quote:
Alessandro, io ho risposto alla domanda che è stata posta a me... :-) geppy |
mah! purtroppo la questione è semplice.
Il discorso di Geppy non fa una piega soprattutto sul lato produzione. E non vale per le tshirts dove la produzione è 99,99% in cina ed è un mercato enorme che permette anche agli esercenti italiani di muovere tantissimi pezzi. Quindi non possiamo paragonare prodotti acquariofili con prodottidi largo consumo. La questione semmai è sullo STESSO prodotto STRANIERO che costa meno comprato direttamente online piuttosto che tramite un distributore locale. Qui rimangono solo le leggi dei numeri. Numeri che stanno alla base dei volumi e del costo del lavoro. Numeri che penalizzano la nostra economia, fatta da bassi volumi di vendita (mercato piccolo) ed alto costo del lavoro. Rimango della mia idea, guardate meglio ai prodotti italiani, spesso uguali se non superiori agli stranieri.... ma siamo tutti così esterofili!! Certo, il lumenarc citato costerà probabilmentesempre meno preso all'estero..... Ma costa ancora meno se te lo costruisci tu col fai-da-te :-)) |
mah! purtroppo la questione è semplice.
Il discorso di Geppy non fa una piega soprattutto sul lato produzione. E non vale per le tshirts dove la produzione è 99,99% in cina ed è un mercato enorme che permette anche agli esercenti italiani di muovere tantissimi pezzi. Quindi non possiamo paragonare prodotti acquariofili con prodottidi largo consumo. La questione semmai è sullo STESSO prodotto STRANIERO che costa meno comprato direttamente online piuttosto che tramite un distributore locale. Qui rimangono solo le leggi dei numeri. Numeri che stanno alla base dei volumi e del costo del lavoro. Numeri che penalizzano la nostra economia, fatta da bassi volumi di vendita (mercato piccolo) ed alto costo del lavoro. Rimango della mia idea, guardate meglio ai prodotti italiani, spesso uguali se non superiori agli stranieri.... ma siamo tutti così esterofili!! Certo, il lumenarc citato costerà probabilmentesempre meno preso all'estero..... Ma costa ancora meno se te lo costruisci tu col fai-da-te :-)) |
si si era per proseguire il discorso Geppy, non era necessariamente rivolta a te...
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si si era per proseguire il discorso Geppy, non era necessariamente rivolta a te...
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Traduzione italiana Team: AcquaPortal
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