ANGOLAND
20-09-2013, 00:01
GIULIO
Era tutto solo quando è partito per il suo primo viaggio dopo 283 giorni di tranquillità assoluta; obiettivo: attraversare quei 45 cm di tessuto materno caldo e amorevole, e farlo tutto d’un fiato; destinazione: il nostro mondo, quello da dove provengono tutti quei suoni, quelle luci e le carezze che dal primo giorno ha percepito in modo così intimo
In 3 ore, passando dall’oscurità a quello spiraglio sconosciuto fino ad arrivare a quella luce accecante, ha vinto il suo premio più importante: LA VITA
E non solo. Ha cambiato elemento scrollandosi coraggiosamente di dosso le tracce di quella culla umana che lo ha sempre protetto e nutrito, rispondendo a tutti questi ostacoli con un improvviso accesso di pianto, un piccolo ruggito!
Nell’incubatrice di passaggio non ha chiuso gli occhi un attimo, senza piangere, osservando attento tutte quelle novità e probabilmente domandandosi dove fosse finita sua madre in tutto quel trambusto. Una madre tenera ma anche forte come una roccia che lo ha condotto fino alle mie braccia senza un solo lamento. Ulteriore prova di coraggio, ha affrontato tutto questo da solo, persino l’attesa della prima poppata – almeno 5 ore – per noi una bazzecola
Poi la riunione con la madre, la prima poppata, vagiti e persino la prima popò. Sono tutti progressi che a molti, io per primo fino ad avantieri, passano inosservati ma chiunque abbia un figlio se li vive a fondo pensando a quanto siamo stati fortunati ad aver un simile dono
Lo vedo sdraiato dalla vetrina del nido muovere le mani, direttore di un’orchestra fantastica che vede e capisce solo lui, sento il suo “piccolo” respiro, ma così regolare e sicuro. Fin qui tutto bene, ma poi apre quegli occhi e li piazza nei miei. Mi fissa senza fretta o imbarazzo o malizia
Io ci precipito dentro e m’innamoro, scopro l’amore e trovo una risposta semplicissima a una difficile domanda: quando siamo pronti a un figlio? Quando lo sapremo riempire di tutto il nostro amore senza volere alcunché in cambio
Sono le parole un po’ schizzate e deliranti di un neopapà col cuore colmo e la testa in palla e che spera di essere all’altezza degli eventi miracolosi visti e quelli a venire
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PS: grazie amore, sei grande!
Era tutto solo quando è partito per il suo primo viaggio dopo 283 giorni di tranquillità assoluta; obiettivo: attraversare quei 45 cm di tessuto materno caldo e amorevole, e farlo tutto d’un fiato; destinazione: il nostro mondo, quello da dove provengono tutti quei suoni, quelle luci e le carezze che dal primo giorno ha percepito in modo così intimo
In 3 ore, passando dall’oscurità a quello spiraglio sconosciuto fino ad arrivare a quella luce accecante, ha vinto il suo premio più importante: LA VITA
E non solo. Ha cambiato elemento scrollandosi coraggiosamente di dosso le tracce di quella culla umana che lo ha sempre protetto e nutrito, rispondendo a tutti questi ostacoli con un improvviso accesso di pianto, un piccolo ruggito!
Nell’incubatrice di passaggio non ha chiuso gli occhi un attimo, senza piangere, osservando attento tutte quelle novità e probabilmente domandandosi dove fosse finita sua madre in tutto quel trambusto. Una madre tenera ma anche forte come una roccia che lo ha condotto fino alle mie braccia senza un solo lamento. Ulteriore prova di coraggio, ha affrontato tutto questo da solo, persino l’attesa della prima poppata – almeno 5 ore – per noi una bazzecola
Poi la riunione con la madre, la prima poppata, vagiti e persino la prima popò. Sono tutti progressi che a molti, io per primo fino ad avantieri, passano inosservati ma chiunque abbia un figlio se li vive a fondo pensando a quanto siamo stati fortunati ad aver un simile dono
Lo vedo sdraiato dalla vetrina del nido muovere le mani, direttore di un’orchestra fantastica che vede e capisce solo lui, sento il suo “piccolo” respiro, ma così regolare e sicuro. Fin qui tutto bene, ma poi apre quegli occhi e li piazza nei miei. Mi fissa senza fretta o imbarazzo o malizia
Io ci precipito dentro e m’innamoro, scopro l’amore e trovo una risposta semplicissima a una difficile domanda: quando siamo pronti a un figlio? Quando lo sapremo riempire di tutto il nostro amore senza volere alcunché in cambio
Sono le parole un po’ schizzate e deliranti di un neopapà col cuore colmo e la testa in palla e che spera di essere all’altezza degli eventi miracolosi visti e quelli a venire
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PS: grazie amore, sei grande!